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Tops and Flops 2015

Eccoci come di consueto al momento dell'anno in cui volgiamo il nostro sguardo indietro e armati di pennarellone nero indelebile ci prepariamo a tirare una bella riga sotto questo anno videoludico.
Di seguito potrete trovare i migliori e i peggiori giochi dell'anno secondo i redattori di Console Tribe.
Attenzione non parliamo di migliori o peggiori in senso assoluto, ma anche di cocenti delusioni seppur a fronte di un gioco decisamente sopra la media, o di sorprese inaspettate.

di: Redazione

Eccoci come di consueto al momento dell’anno in cui volgiamo il nostro sguardo indietro e armati di pennarellone nero indelebile ci prepariamo a tirare una bella riga sotto questo anno videoludico.
Di seguito potrete trovare i migliori e i peggiori giochi dell’anno secondo i redattori di Console Tribe.
Attenzione non parliamo di migliori o peggiori in senso assoluto, ma anche di cocenti delusioni seppur a fronte di un gioco decisamente sopra la media, o di sorprese inaspettate.

Macchiaiolo

Tops

  1. The Witcher 3: Inutile stare a spiegare il perché, nonostante le magagne tecniche il gioco dei CD Projekt si è dimostrato un capolavoro sotto svariati aspetti riuscendo a catturare la mia attenzione e a rubare il mio tempo.
  2. Xenoblade Chronicles X: L’epico viaggio su Mira offerto dai talentuosi Monolith Soft mi ha affascinato e emozionato e continua a farlo.
  3. Batman: Arkham Knight: L’avventura conclusiva di Batman è stata anche la più grande e immersiva che abbia giocato. Bello da vedere e da giocare.
  4. Mad Max: Vestire i panni di Max è stato divertente e liberatorio. Gli Avalanche sanno come far sentire la libertà in un gioco.

Flops

  1. Halo 5: Guardians: Ammetto di aver forse riposto troppe speranze nell’ultimo capitolo della saga di casa Ms, ma mi sono ritrovato un insieme di belle idee buttate nel macero. Un gameplay ormai anacronistico che cerca di svecchiarsi con qualche mossetta acrobatica, una storia che non decolla nonostante le ottime premesse e soprattutto la morte dell’IA, fiore all’occhiello della saga.
  2. The Order 1886: Come sopra probabilmente mi sono approcciato al gioco con le aspettative sbagliate. Mi aspettavo un bel binarione e mi sono trovato un incrocio tra un gioco di Cage e un tentativo di sparatutto in terza persona che peccava di inesperienza. La grafica spaccamascella lascia presto il posto ad una povertà di contenuti disarmante, condita da una longevità imbarazzante. Peccato, speriamo che un seguito addrizzi il tiro, sarebbe un peccato buttare via un’ambientazione così vincente.
  3. Evolve: Sulla carta un gioco decisamente interessante, flagellato da una commercializzazione al limite del criminale ed un gameplay fin troppo limitato. Una campagna in cooperativa avrebbe aiutato. Molto deluso
  4. Final Fantasy Type 0: La mia bulimia di Jrpg mi ha portato a prendere questo Final Fantasy. Penso di non aver mai visto niente di più brutto. Ma c’era la demo di Final Fantasy XV! Un aggravante in pratica.

Menzioni d’onore

Ci sono alcuni giochi che non ho inserito nella classifica, ma che voglio comunque ricordare per il divertimento che mi hanno regalato:

  • Splatoon
  • Yoshi’s Wooly World
  • Monster Hunter 4 Ultimate

The_WLF

Se guardo la pila dei giochi che ho accumulato in questo cadente 2015 mi sento quasi in colpa, dato che l’ammontare dei denari spesi sarebbe sufficiente a risanare il bilancio di un piccolo stato. Ma visto che su Console Tribe trattiamo, per l’appunto, di videogames e non di economia, ecco che vi presento la mia personalissima lista dei top e dei flop che anno caratterizzato l’anno che ci sta per salutare.

Tops

Partiamo con i bambini buoni.

  1. The Witcher 3: millemila bug (anche se io in realtà ne avrò imbroccati un paio in n^3 ore di gioco), DLC ridicoli spacciati per omaggi leggendari, downgrade pesantissimo rispetto al primo trailer. No, non è il primo dei flopponi del 2015, bensì il gioco che più mi ha appassionato nel corso dell’anno: un’avventura immensa, perfettamente caratterizzata e, di sicuro, il primo assaggio di VERA next gen.
  2. Bloodborne: ok, messa brutalmente si può definire come un mero reskin della formula Souls. E chissenefrega. Bastardo, ispiratissimo e finalmente con un aspetto tecnico (quasi) al passo dei tempi. Yharnam e dintorni sono stati capaci di risucchiarmi senza speranza all’interno della sadica mente diHidetaka Miyazaki, senza che avessi la benché minima voglia di aprire gli occhi per tornare alla realtà.
  3. Destiny: Il Re dei Corrotti: si può premiare un costosissimo DLC? Ecco, pure se sono refrattario a simili operazioni, mi risulta impossibile non premiare il lavoro di Bungie che, grazie a questo imperdibile add-on ha finalmente chiuso il cerchio attorno al suo epico titolo: tantissime cose nuove da fare, armi ed equipaggiamenti inediti e aree di gioco ampliate rendono, finalmente, Destiny il titolo che avremmo voluto davvero vedere al day one.
  4. Yakuza 5: lo sto giocando in questi giorni, a ben 3 anni di distanza dall’uscita nipponica. E ancora non riesco a capire come questa spettacolare serie non riesca a fare breccia nel cuore dei players occidentali. E dire che gli ingredienti ci sono tutti: una trama appassionante e ben scritta, personaggi che per quanto stereotipati bucano letteralmente lo schermo, un gameplay vario e ricco di deviazioni come non si vedono in nessun altro titolo. Uscisse come spin-off di GTA o Sleeping Dogs farebbe il botto, peccato che spesso ci si fermi solo alla copertina…
  5. Wolfenstein: The Old Blood: impossibile non premiare uno spin-off che per 20 miseri Euro regala un’esperienza in grado di rivaleggiare, sbeffeggiare e sotterrare titoli ben più blasonati venduti a prezzo pieno. Dove lo trovate, a questo prezzo, un FPS nudo e crudo che vi accompagnerà per 15 adrenaliniche ore, nell’arco di due differenti campagne ricche di proiettili, proiettili e proiettili? C’è solo da togliersi il cappello al cospetto deiMachine Games.

Flops

Ed ecco il turno dei cattivi!! Che sono meno dei buoni perché in fondo sono un bravo bambino…
  1. Fallout 4: già mi sono beccato un cazziatone dai piani alti per il voto non altisonante che ho rifilato al titolo Bethesda, nonostante sia quello con il quale sto trascorrendo il maggior numero di ore, quindi chissà che verrà fuori ora che lo metto in cima ai flop. Il bello è che non lo faccio perché sia un gioco brutto, anzi, ma solo per aver brutalmente disilluso il mio bel carico di aspettative. Fosse uscito una generazione fa mi sarei stracciato le vesti e avrei corso nudo per la strada, inneggiando ai Minutemen. Peccato che tutto sia tranne che un gioco degno delle nuove macchine su cui è chiamato a girare.
  2. The Order 1886: sono pochissimi i giochi che mi hanno fatto arrabbiare dopo esser giunti ai titoli di coda. Ecco, il titolo Ready at Dawn è uno di questi. L’ira è dovuta unicamente al mostruoso potenziale buttato letteralmente alle ortiche, all’aver voluto forzare su PS4 un titolo PALESEMENTE nato su PS3 solo per proporre un mix che non riesce a non essere né carne né pesce: fasi TPS sin troppo sporadiche e neppure ispiratissime si mescolano a sezioni narrative mal bilanciate e a QTE ben studiati ma buttati quasi a caso nella mischia. E meno male che l’ho pagato 20 Euro…
  3. Sony: ah ah ah, chiudo con un non gioco. Eppure la palma di delusione dell’anno era impossibile non tributarla, con annesso coro di pernacchie, al colosso nipponico che, a dispetto del suo roboante slogan #fortheplayers, ha trascorso gli ultimi mesi a prendere a pesci in faccia la propria utenza, incurante delle vagonate di Yen che, miracolosamente, stanno riversando quasi senza motivo nelle sue casse. Volete forse dire che una line up di esclusive di peso altalenante, rinvii come se non ci fosse un domani, titolo annunciati e con una data di uscita fissata al 2000poi, aumenti indiscriminati degli abbonamenti online e una retrocompatibilità PS2 a pagamento (PS2!! Rendiamoci conto!!) non sono sufficienti?

Menzioni d’onore

Ovviamente non poteva mancare la lista degli outsiders, titoli che per un capello non ho ritenuto degni della vetta.
  • Dragon Quest Heroes: i musou mi fanno abbastanza schifo, a causa del loro essere tremendamente tutti uguali tra loro. Questo ibrido riuscitissimo, però, si erge a dimostrare che se ben studiate e lavorate anche le minestrine più scontate possono trasformarsi in ottimi piatti.
  • Rocket League: il gioco dell’estate? Considerando la penuria di pesi massimi che ha caratterizzato il periodo non posso che confermare. Un gameplay semplice ma impegnativo allo stesso tempo dimostra come le buone idee esulino dalla grafica luccicante e dai budget mostruosi.
  • Mad Max: sarei curioso di conoscere il genio che ha deciso di farlo uscire in concomitanza di MGS V. No, davvero. Mad Max, pur nella sua ripetitività, ha saputo tenermi incollato al pad per giorni e, a dispetto di un mondo volutamente spoglio, è riuscito a tenere viva la voglia di raccogliere anche l’ultimo rottame nascosto nel più sperduto degli squallidi accampamenti.
  • Until Dawn: ci speravo in Until Dawn. Ci speravo quando lo annunciarono come survival horror per Move. Poi quando il progetto cambiò decisamente rotta lo tolsi volutamente dal radar. Sbagliando. Supermassive ha saputo creare, finalmente, un film interattivo in cui le scelte compiute riescono davvero ad assumere contorni concreti (impara Cage!!), confezionandole attorno ad una storia che, per quanto banale, se vissuta in prima persona si è rivelata appassionante ed avvincente.

Lucas93

È tempo di fare un resoconto di questo 2015 videoludico. Ho giocato tantissimo ma non abbastanza a quanto pare da riuscire a stare al passo con il grande numero di uscite (la “To Play list” si fa sempre più grande) , mi mancano infatti alcuni nomi illustri come The Witcher 3: Wild Hunt e Fallout 4 che fortunatamente i miei illustri colleghi hanno citato nel loro spazio. Tra i flop e i top di questo 2015 ho deciso di inserire tre giochi ciascuno. Potete notare che nella mia top ci sono tre videogiochi completamente differenti, questo perchè ho voluto dividere la mia classifica in tre diverse categorie (nell’ordine: miglior sportivo, miglior racing e GOTY). Per tutto il resto trovate le menzioni d’onore e i flop.

Tops

  1. NBA 2K16: Resto stupefatto di come ogni anno i ragazzi di Visual Concepts riescano a tirar fuori un autentico capolavoro nel campo delle simulazioni sportive. Anche quest’anno infatti la serie NBA 2K detiene lo scettro di miglior sportivo dell’anno grazie principalmente a un gameplay calibrato alla perfezione. A tutto ciò si aggiungono modalità capaci di intrattenere qualsiasi tipo di giocatore, persino chi nei giochi cerca una trama. La modalità MyCareer ci presenta infatti la storia ‘Living a Dream’ a opera del famoso regista Spike Lee capace di catturare e emozionare il giocatore. NBA 2K16 è il perfetto esempio di come gestire una serie videoludica a cadenza annuale.
  2. Project CARS: La community scorre potente in Project CARS. Slighty Mad Studios ha coinvolto i suoi fan in ogni aspetto dello sviluppo di questo racing game con un risultato eccellente grazie a un gameplay tra i più simulativi in circolazione e una modalità carriera capace di differenziarsi dal filone creato da serie come Gran Turismo e Forza Motorsport. I donatori infatti non solo riceveranno (o hanno già ricevuto?) una percentuale dei guadagni, ma hanno partecipato giorno dopo giorno in modo attivo sui lavori del gioco. Era dai tempi di Shift 2 che non godevo così tanto in un simulatore di guida e anche in quel caso c’era di mezzo Slighty Mad Studios. Una coincidenza? Non credo proprio.
  3. Batman: Arkham Knight: Avete presente la scena finale di Batman Begins? Quella in cui Gordon dice a Batman “non ti ho mai detto grazie” ricevendo come risposta “non dovrai mai farlo”? Quando ho finito Batman: Arkham Knight al 100% (un evento più unico che raro finire per me un gioco al 100%) mi sentivo esattamente come Gordon nella scena citata poco sopra. Perchè Rocksteady, come Christopher Nolan in campo cinematografico, ha dato nuova linfa vitale al Cavaliere Oscuro creando una saga emozionante che mi ha emozionato dal primo fino all’ultimo capitolo (tra questi ci metto pure Arkham Origins anche se di un altro team). “Be the Batman” recitava lo slogan della campagna marketing del gioco, e mai slogan fu così azzeccato. Perchè Batman: Arkham Knight ti fa essere davvero il Cavaliere Oscuro. Il free flow system, sistema di combattimento che ha rivoluzionato nel bene e nel mano il genere, permette con una semplicità disarmante di danzare sul campo di battaglia mettendo al tappeto decine di nemici come solo Batman. Le fasi stealth ti fanno sentire un predatore che instilla nei nemici la paura da sfruttare come un’arma. E poi c’è lei, la Batmobile, il mezzo che ogni nerd vorrebbe avere nel proprio garage che rappresenta la grande novità di quest’ultimo capitolo della saga. La storia chiude il ciclo iniziato nel 2009 e il fan del Cavaliere Oscuro che è in me non vi nasconde di essere arrivato al finale con gli occhi lucidi.

Flops

  1. The Order: 1886: Avete presente quando al ristorante vi portano un piatto buonissimo ma in una porzione così ridotta da finirla in due bocconi lasciandovi con un amaro in bocca? Questo è The Order: 1886. Un’ambientazione ricco di fascino, una grafica spaccamascella, un gameplay solido e una storia dal grande potenziale. Peccato che tutto finisce sul più bello quando la storia si stava facendo davvero avvincente. The Order: 1886 è il perfetto esempio di come la storia di un videogioco non deve finire. Cara Ready at Dawn hai per le mani una serie dal grande potenziale. Non sprecarlo.
  2. PES 2016: Sinceramente non capisco tutti gli apprezzamenti che ha ricevuto questo nuovo capitolo della serie calcistica di Konami. Che sia chiaro, PES 2016 non è un brutto gioco e l’80 che gli ho dato in sede di review ne è la prova, ma è ancora molto lontano dall’essere il miglior simulatore di calcio.
  3. Afro Samurai 2: Revenge of Kuma: Io ho ancora gli incubi se penso ad Afro Samurai 2: Revenge of Kuma, il gioco a cui nella mia piccola carriera da redattore ho dato il voto più basso che tra l’altro è anche il voto più basso che un gioco si è beccato qui sul Tribe. Come si fa a sviluppare e lanciare sul mercato uno sgorbio del genere? La giustizia divina però esiste: gli sviluppatori hanno cancellato i restanti due episodi dopo l’insuccesso (non) a sorpresa del primo episodio. Sono stato fortunato, il solo pensiero di dover rimettere mano a questo gioco con gli altri due volumi che lo componevano mi faceva accapponare la pelle.

Menzioni d’onore

  • Dying Light: Quando c’è un gioco con gli zombie sono il primo a seguire con attenzione il progetto. Dying Light però mi ha sorpreso. Non mi aspettavo un videogioco confezionato così bene. Dopo l’esperienza maturata con Dead Island, Techland ha rivisto la formula di gioco rendendola molto più dinamica. Prendete Mirror’s Edge, aggiungeteci Dead Island ed il risultato che ne viene fuori è proprio Dying Light.
  • White Night: White Night è una piccola perla. Un prodotto indipendente di genere horror che presenta un’atmosfera, un comparto artistico, una colonna sonora eccezionali. Il tutto senza trascurare l’aspetto narrativo che rapisce il giocatore e lo trascina in una storia dalle tinte noire. Fatevi un piacere e andate a recuperare questa perla che il 2015 ci ha regalato.
  • Le cronache di TellTale: I videogiochi TellTale si amano o si odiano. Io faccio parte della prima categoria e con immensa gioia quest’anno ho giocato Tales from the Borderlands e Game of Thrones. Per entrambe le serie TellTale ha creato una trasposizione fedele e coerente agli universi narrativi di cui fanno parte. La formula di gioco merita probabilmente di essere rivista, ma al momento riesce ancora a funzionare e intrattenere i fan.
  • Il ritorno della tattica:  Quest’anno abbiamo assistito al debutto su console di due videogiochi che fanno parte di un genere ormai finito nel dimenticatoio. Mi riferisco a Wasteland 2: Director’s Cut e Divinity: Original Sin Enhanced Edition che riportano in auge gli RPG tattici a turni. La mia speranza è che tutto ciò porti alla rinascita del genere.
  • Metal Gear Solid V: The Phantom Pain: Per Metal Gear Solid V: The Phantom Pain devo prima fare un disclaimer: dopo 55 ore di gioco non sono arrivato neanche a metà gioco. Perchè menzionarlo allora? Perchè l’opera dell’innominabile Hideo Kojima è un’ode allo stealth. Per usare altri termini: il quinto capitolo della serie Metal Gear Solid è la massima espressione dello stealth nei videogiochi. Se amate il genere non potete non amare il gameplay di The Phantom Pain. Per quanto riguarda la storia ne riparliamo magari in un’altra sede visto che ne ho ancora di ore da giocare, anche se al momento devo dire che mi sta piacendo.