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Final Fantasy Saga

In occasione dell'imminente arrivo del nuovo capitolo di una delle serie videoludiche piu' longeve e acclamate di sempre, siamo orgogliosi di proporvi questo speciale al fine di ripercorrere insieme, passo dopo passo, la storia di Final Fantasy, dalle origini piu' lontane ai giorni nostri. Lasciatevi trasportare dolcemente dalle onde magiche di questa opera artistica ventennale made in Japan. Seguiteci.

di: Redazione

Angelo caduto

Lo sanno anche i muri: ogni Final Fantasy è ambientato in universi sempre nuovi e propone ogni volta una storia diversa svincolata dal precedente episodio. Come giudicare allora il famigerato Final Fantasy X-2 (2004)?
Per la prima volta viene infatti proposto un vero e proprio sequel di un capitolo della saga, che nasce peraltro con costi di produzione particolarmente contenuti, visto che ripropone il mondo di Spira praticamente invariato rispetto al suo prequel.

Già questo potrebbe bastare a far inorridire i più tradizionalisti, ma non gli appassionati di RPG, che potrebbero affermare speranzosi: “Finalmente un po’ di novità”. Non è tuttavia questo il nocciolo della questione. X-2 è il degno inizio della politica post-fusione delle due compagnie, ovvero lo sfruttamento del marchio fino all’inverosimile, contando sulle vendite sicure che il solo nome di Final Fantasy garantisce. Non basteranno i pur non assenti pregi tecnici di questo gioco, come l’ottima grafica o il divertente job system che contamina precedenti esperienze mutuate da FF3 e 5, a farne una pietra miliare. La storica saga, spogliata dei suoi padri artistici, è stata venduta al pubblico di Beyblade e delle trasmissioni pop-idol. Non si poteva immaginare destino peggiore. Sebbene Square-Enix vorrà in seguito aggiustare il tiro con FF12, Final Fantasy X-2 non è semplicemente la pecora nera della famiglia, un errore a cui si può riparare con un successivo miglior tentativo: è l’epitaffio canterino e rosa shocking su una tomba senza più dignità, che se potesse piangerebbe.
The world is Square, no more.

I mesi successivi alle critiche scatenate dall’ultimo nato in casa Final Fantasy, che pure realizza nel mondo un numero di vendite tutt’altro che deprecabile, vedono poi il profilarsi all’orizzonte di un altrettanto inquietante andazzo: nasce l’idea, che sulle prime galvanizza, poi fa riflettere i più accorti, della Compilation of FFVII. Questo progetto puntante al “polymorphic content”, con lo scopo di portare il marchio Final Fantasy al più ampio pubblico possibile data la varietà di supporti e generi proposti, comprende diversi sequel, prequel e spin-off tutti ruotanti, appunto, attorno al settimo capitolo della saga. Essendo questo forse il meglio riuscito, più amato e certamente più venduto della serie, ecco che diviene il perfetto agnello sacrificale da immolare sull’altare del Dio denaro, con l’intento malcelato di spremerne fino al midollo il successo commerciale e cavalcarne l’onda, peraltro inarrestata dal 1997.

Le danze vengono aperte da Final Fantasy VII: Advent Children (2005), il già citato lungometraggio in CGI concepito per il mercato dell’Home Video per la regia di Tetsuya Nomura. Presentato in pompa magna alla biennale di Venezia, il film si configura come il seguito ufficiale dell’RPG amato da milioni di giocatori nel mondo, completa (si fa per dire) le vicende dei personaggi originali e ne introduce di nuovi. Il capolavoro d’animazione digitale non può riuscire esente da critiche, fondamentalmente perché si limita a sfruttare l’appeal delle creature di Sakaguchi senza riuscire davvero a catturarne l’essenza. Del resto questo è un discorso da estendere all’intera Compilation, certamente rea di aver tirato troppo la corda.

Il film, senza dubbio poco più che un fan-service tecnicamente superlativo, totalizza nel tempo circa 2.4 milioni di copie vendute in tutto il mondo, dando dunque un tacito avallo ai successivi capitoli della Compilation. Dirge of Cerberus: Final Fantasy VII è uno shooter 3D incentrato sulla figura di Vincent Valentine, l’ex Turk dall’oscuro passato; Final Fantasy VII: Before Crisis ci narra invece la storia dal punto di vista dei Turks, il braccio più violento della ShinRa Corporation: si tratta di un videogame specifico per il mercato dei telefoni cellulari, mai distribuito fuori dal Giappone; mentre a Final Fantasy VII: Crisis Core spetta il compito di svelare il mistero su cosa successe davvero “5 anni fa”, visto che funge da antefatto agli eventi di FF7 (o almeno ad una piuttosto fantasiosa interpretazione) e ci mostra per la prima volta in diretta il coraggio di Zack Fair e ne dispiega il rapporto con la ShinRa, con Aerith Gainsborough, con Sephiroth e anche con delle new entries forzatamente inserite nel cast, come il cantante pop Gackt. Prologo a questo action-RPG per PSP il cui gameplay ricorda quello di Kingdom Hearts è Last Order, cortometraggio anime curato dallo studio Mad Cow Animation.

Frattanto è stata la volta dell’uscita di Final Fantasy XII (2006). Più di cinque anni di sviluppo (anche se non esclusivo, come abbiamo visto) conclusi nel 2006 inoltrato hanno portato ad un dodicesimo capitolo della saga che sulle prime ha stupito molti principalmente per la sua ambientazione nel mondo di Ivalice, ovvero l’universo che aveva fatto già da sfondo a Final Fantasy Tactics, Final Fantasy Tactics Advance e Vagrant Story, capolavoro uscito nel 2000 su PSOne.

Gameplay rivoluzionato, grafica eccelsa, storia complessa e grandi influenze dal mondo dei MMORPG (e quindi da Final Fantasy XI Online) rendono questo capitolo davvero un ottimo gioco da molteplici punti di vista; un concept tutto nuovo elimina gli incontri casuali lasciando i nemici sempre visibili su schermo, automatizza tramite comandi Gambit le azioni in battaglia, vengono presentate invocazioni nuove (viste in FFTAdvance), visto che sarebbe stato difficile proporre qualcosa di migliore di Shiva, Ifrit e Anima di FFX, essendo l’hardware ancora il medesimo, ma… ci si rende presto conto che la pretesa di farne “il FF7 per PS2” ha ben poco a che fare con le atmosfere della settima meraviglia Square.
Perché anche FF12 diviene, ancor prima della sua uscita in occidente, parte di un nuovo progetto commerciale del tutto analogo alla Compilation of Final Fantasy VII. Si tratta della Ivalice Alliance, che al momento comprende i titoli Final Fantasy XII: Revenant Wings, Final Fantasy Tactis Advance 2 (entrambi per Nintendo DS) ed un porting su PSP di FFT, detto The Lion War, oltre ovviamente ai già presenti e citati FF12, FFT, FFTA, e non è da escludere la possibilità di un prossimo FFXII-2. È inoltre una strenna unicamente giapponese una versione riveduta di Final Fantasy XII, che comprende un rinnovato sistema di sviluppo e che include un “Zodiac Job System” degno degli altri capitoli ambientati ad Ivalice; un cambiamento sostanziale quindi, a differenza delle versioni International viste in passato che apportavano apprezzabili ma spesso poco sostanziosi cambiamenti.

A parte le modifiche che questa riedizione apporta al sistema delle License Board, che molti nostalgici avrebbero probabilmente apprezzato anche da questa parte del mondo, non si può certo dire che la trama di FF12 brilli per particolare potere di coinvolgimento: soffermandosi su complesse vicende di guerra e politica, concentra parecchio l’attenzione sui fatti di sangue che sconvolgono Ivalice più che sull’approfondimento psicologico dei sei personaggi principali, che restano sostanzialmente attori senza sugo, quando non addirittura fuori luogo come nel caso di Vaan e Penelo, a detta di molti appassionati.

 

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