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Resident Evil 6

L'Umbrella non vuole saperne di lasciarci in pace. Ancora una volta il mondo è minacciato dalle aberrazioni create dalla compagnia. Per forturna gli eroi storici, insieme a delle nuove aggiunte, non tarderanno ad imbracciare le armi più disperate per mettere fine a questa angosciante situazione. Sullo sfondo di diverse parti del globo Leon, Chris e Jake sono pronti a crivellare di colpi chiunque si metterà sulla propria strada. Resident Evil sta per tornare...

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Almeno non chiamatelo Resident Evil. Quante volte questa frase ci è passata per la testa nel corso degli ultimi anni? L’abbiamo pronunciata, l’abbiamo sentita dire spesso. Era lì, da qualche parte, a raccontarci di come un survival horror poco a poco si trasformasse in uno shooter più canonico, di come un brand lasciava un glorioso passato per seguire un futuro figlio delle ottiche di mercato. Nostalgia contro rivoluzione. Vintage contro moderno.
Il nocciolo della questione sembrava essere tutto lì e noi ci siamo dimenticati della cosa più importante.

La strada fin qui

Nel 2005 il quarto capitolo della saga dimostrò come era possibile abbandonare i canoni del survival horror e produrre comunque un capolavoro. La cosa più importante è proprio la qualità. Le console, i giochi e le filosofie cambiano, ciò che dovrebbe restare è solo la capacità di entusiasmare il pubblico. Chiamatelo Resident Evil, chiamatelo in qualunque altro modo, ma fate un buon gioco. E’ questo che deve fare Capcom. Tutto il resto è chiacchiera per chi ha tempo da perdere.
Nel 2012 la demo del sesto capitolo ci preannuncia che Capcom sembra aver perso completamente la testa. Sul serio, se questa fosse una recensione fatichereste a trovare pareri positivi. Fatto sta che si tratta di una prova su un prodotto incompleto e non potremmo esprimerci, non potremmo dirvi che Resident Evil 6 è una delusione. Fatto sta che siamo arroganti, e ve lo diciamo lo stesso.
Ti svegli, è uno di quei giorni di cui anche il calendario farebbe a meno, sei stanco, assonnato e sudato. Dici a te stesso che distrarsi un po’ con i videogame non sarebbe affatto male. Il destino, il caso, la coincidenza oppure, come amano chiamarla molti, la sfiga vuole che tu abbia la possibilità di provare in anteprima la demo di Resident Evil 6. Calma mista eccitazione ti accompagnano durante il download. Sei carico, fai partire la demo. Ci sono tre campagne possibili: scegli quella di Leon.
Vogliamo spoilerarvi e dirvi subito cosa si fa in questa parte della demo: nulla. Davvero non capiamo il senso di aver inserito questa parte di gioco in via dimostrativa. Tutti i giochi hanno di questi momenti: i personaggi parlano, girano qualche corridoio, si accenna un po’ alla trama e finisce lì. Una noia che possiamo definire contestuale. Inserire in una demo una parte del genere… non sappiamo come definire tutto ciò. Le nostre sensazioni a riguardo sono piatte. Non proviamo nulla, se non delusione. Nella demo si uccide un solo zombie in una sorta di QTE, il resto è solo dialoghi e attesa. Terminata la sequenza una schermata ci ricorda che il titolo uscirà il 2 ottobre. Interessante.
Ok, andiamo avanti, è il turno di Chris. Una breve introduzione ci mostra il nostro eroe ridotto male: beve, non ricorda il suo lavoro, è stanco, svogliato, ferito. A rimetterlo in sesto ci pensano i suoi colleghi. Ecco, siamo pronti, finalmente un po’ d’azione. Prendiamo confidenza con i comandi. Sono più o meno gli stessi. Tra le aggiunte: un fuoco rapido senza mirare, la possibilità di scivolare a terra e sparare e per concludere le immancabili coperture dinamiche. Resident Evil 6 è uno shooter. Peccato che in questo genere risulti veramente pessimo.
La mira è calibrata alla bell’e meglio. Dozzinale, scomoda, lenta. La situazione migliora solo smanettando un po’ tra le impostazioni. Tra l’altro il menù è tanto cool quanto scomodo, ma vabe, non vogliamo essere eccessivamente pignoli, per ora.
Nei panni di Chris ci dirigiamo verso una postazione – probabilmente nemica – passando per alcuni tetti, popolati da quelli che una volta erano “solo” zombie ed ora sono armi biotecnologiche armati di pistole, mitra e lanciarazzi. La location è complessa, ricca di sali scendi e spazi stretti. Perfetta per delle sparatorie… se solo le sparatorie non fossero così penosamente strutturate. Come già detto la mira non è il massimo, ma ci abituiamo abbastanza in fretta. Sfruttiamo subito il sistema di coperture per divertirci alle spalle dei malcapitati. Ci avviciniamo ad un cornicione e subito ci rendiamo conto che qualcosa non va. Nelle vicinanze di qualsiasi riparo è possibile scavalcarlo premendo un singolo tasto, per coprirci bisogna tener premuto lo stesso tasto unitamente al dorsale. Facile a dirsi, ma complicato a farsi. Il sistema è davvero poco preciso: non sempre si riesce ad accucciarsi al primo colpo, la fluidità è un elemento ancora sconosciuto nella demo. In questo clima confusionario e irritante portiamo avanti la sessione di Chris senza particolari intoppi e senza la minima soddisfazione ludica. Non ci aspettavamo Gears of War o Uncharted, ma ancora una volta Capcom sembra aver prodotto un ibrido: uno shooter che non è shooter vista la poca semplicità nelle azioni più semplici; un survival che non è survival perché si sprecano proiettili come nulla fosse.
Passiamo il resto della prova in una sezione contro un boss molto simile al Nemesis. Qui le cose sembrano migliorare. Il nemico va sconfitto sparando in prossimità dei classici barili esplosivi. La zona è vasta e ricca di ripari. Il level design, bisogna dirlo, è più che ottimo. Certo traspare ancora un senso di dozzinalità e approssimazione, ma almeno finiamo la prova pensando che il gioco non è poi da buttare. Buone le esplosioni. Discreto il sistema di attacchi con pugni e calci e accettabile il nuovo menù di selezione rapida di armi e oggetti curativi. Questo il riassunto di tutti gli elementi visti.

Still waiting 

La demo ci ha delusi e tanto. Nelle nostre mani un titolo confusionario, ambiguo e incapace di percorrere totalmente la strada intrapresa ormai da qualche anno. Ogni uscita sembra avvicinarsi ad un nuovo genere, senza mai però segnare un confine netto. Nel quinto capitolo era l’impossibilità di camminare e sparare, qui invece le coperture scomode e tutt’altro che dinamiche. Resident Evil 6, stando alla demo, è ancora un titolo a metà. Il tempo per migliorare c’è. La build rilasciata potrebbe essere vecchia. La speranza, del resto, è l’ultima a morire.
In poche parole prendiamo atto di ciò che abbiamo visto, consci che non ci è piaciuto. Abbiamo accompagnato la saga per mano in tutti questi anni, sempre fiduciosi. Ottobre sarà il mese in cui ci separeremo?