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PSN e Xbox Live sotto attacco! Faccia a faccia con un Hacker

Ultimamente si fa un gran parlare relativamente gli attacchi Hacker, proprio nei giorni scorsi, e mi limiterò alle notizie circolate su diverse testate, sono stati attaccati il PSN (PlayStation Network) e l’Xbox Live, i due servizi online di contenuti videoludici e informazione gestiti rispettivamente da Sony e Microsoft, la prima azienda non è nuova a questo tipo di attacco, già nel 2011 il PSN venne compromesso da alcuni Hacker che violarono i sistemi Sony appropriandosi di migliaia di informazioni sensibili relative agli utenti registrati.

di: JimmyWoods

Ultimamente si fa un gran parlare relativamente gli attacchi Hacker, proprio nei giorni scorsi, e mi limiterò alle notizie circolate su diverse testate, sono stati attaccati il PSN (PlayStation Network) e l’Xbox Live, i due servizi online di contenuti videoludici e informazione gestiti rispettivamente da Sony e Microsoft, la prima azienda non è nuova a questo tipo di attacco, già nel 2011 il PSN venne compromesso da alcuni Hacker che violarono i sistemi Sony appropriandosi di migliaia di informazioni sensibili relative agli utenti registrati.

Ma chi è un Hacker? Cosa fa, come lo fa e perchè? in questo articolo cercheremo di capire le motivazioni filosofiche e pratiche che portano una persona ad addentrarsi in un mondo che per la legge è illegale e ingiustificata tanto quanto un comune furto.

Un Hacker per definizione è un individuo che tramite la creatività riesce a raggirare delle restrizioni imposte, questo in tutti gli ambiti, il termine Hacker infatti è erroneamente legato esclusivamente al campo informatico per il quale il termine corretto invece è Cracker.
Una delle caratteristiche fondamentali dell’Hacker, (e da qui continueremo a chiamarlo così come in uso comune) è l’anonimato, il rimanere in incognito prima durante e dopo la sua attività, un Hacker che si definisce tale non può esserlo in quanto non dovrebbe nemmeno esistere.

Negli anni 60 grazie allo sviluppo tecnologico, all’innovazione e alla presa coscienza delle potenzialità dei sistemi informatici sia i governi che le grandi multinazionali cominciarono ad affidare nelle mani di programmatori esperti le loro informazioni sensibili, la Guerra Fredda e la delicata situazione politica dell’epoca favorirono il prolificarsi di attività di spionaggio sia industriale sia per la difesa nazionale di conseguenza furono necessarie persone capaci si di creare software in grado di proteggere ma anche di rompere questi sistemi al fine di appropriarsi di tutte le informazioni segrete possibili dei potenziali nemici, la guerra informatica così cominciò le sue battaglie e gettò le basi per creare quella che è l’ideologia filosofica che conosciamo oggi e che sta alla base dell’Hacking.

Se volessimo fare un identikit di un Hacker sarebbe quello di una persona che vive al di sopra delle regole, un anarchico, una sorta di Robin Hood moderno che per proprio diletto sfida le istituzioni dimostrando la sua superiorità nei confronti di un mondo sempre più omologato e restrittivo, un narcisista informatico che con orgoglio riesce a dimostrare al mondo che anche i sistemi più sicuri sono violabili e che l’apparente sicurezza della società moderna nella quale il comune cittadino si culla può comunque venire meno per dare spazio al caos.

In effetti come ci sentiamo quando prendono piede notizie come quelle di questi giorni sugli attacchi informatici a dei colossi mondiali come Sony e Microsoft? Impotenti, questa è la parola, impotenti verso un nemico sconosciuto e verso delle aziende che definivamo inattaccabili, dall’alto dei loro grattaceli e le loro migliaia di dipendenti, e quindi il caos, server offline, nessuna partita giocabile, bug e molteplici problemi su console che sono sempre più dipendenti dalla rete per poter funzionare, e poi la violazione della privacy ed al patrimonio personale, immediatamente veniamo pervasi da pensieri sul “saranno al sicuro i miei dati personali?” oppure “dovrò bloccare la carta di credito? meglio chiamare la banca per verificare gli ultimi movimenti” ci sentiamo violati e nel caos, vengono scardinate le fondamenta di tutto il sistema.

E’ comico e paradossale pensare che il violare un sistema informatico abbia come effetto una violazione del senso di libertà comune, siamo così legati al sistema, che in un certo senso invece è proprio esso a limitarci in un illusoria sensazione di libertà individuale, da sentirci violentati se quest’ultimo dovesse venire a mancare.

Fino ad ora abbiamo parlato di quelle che possono essere le implicazioni filosofiche, ma ovviamente l’attività degli Hacker è anche votata ad interessi specifici trasformando lo stesso in una sorta di mercenario, come ad esempio nel caso di:
– propaganda politica o pubblicitaria anche conosciuta come Spam;
– raccolta di dati, attacco a database per recuperare informazioni personali utili per indagini di mercato o spionaggio;
– vandalismo web mirato a compromettere siti internet specifici chiamato anche Deface;
– mettere fuori uso un server non permettendo allo stesso di fornire il servizio per cui è creato, anche chiamato Denial Of Service, Dos o DDos, attacco simile a quello ricevuto in questi giorni da Sony e Microsoft di cui abbiamo parlato qui sopra;
– attacchi ad infrastrutture di pubblico servizio, centrali elettriche, distribuzione acqua, informazioni, trasporti, sanità ecc ecc…;
– attacchi alla difesa nazionale e spionaggio strategico militare.
Non tutto il male viene per nuocere, l’hacking nella storia infatti è stato in alcuni casi utile a migliorare i sistemi informatici favorendone l’evoluzione proprio per mano degli stessi autori della violazione, tra i più famosi Kevin Mitnick che nel 1983 a soli 19 anni penetrò nei computer del Pentagono, bersaglio dell’FBI per diversi anni venne poi arrestato e condannato a 5 anni di prigione per diventare poi consulente di sicurezza nazionale oltre che proprietario di un’azienda Mitnick Security.
Secondo ma non meno importante Kevin Poulsen, ora conosciuto come il capo redattore della rivista WIRED, forse non tutti sanno che all’età di 17 anni violò il sistema informatico legale statunitense e fu condannato a quattro anni di prigione.