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Lightning Return: Final Fantasy XIII – Community Event

Se pensate che lì da voi la temperatura sia alta e non esista di peggio, non venite in Giappone durante l’estate. Perfino in una piccola cittadina la calura si fa sentire, e ringraziamo la presenza dei condizionatori d’aria che ci permettono di sopravvivere. Il discorso è leggermente differente nelle metropoli asiatiche dove i grattacieli di ferro e acciaio rendono il caldo molto più opprimente. Svegliarsi la mattina con il suono delle cicale, talmente forti da sembrare di averle sotto al cuscino, non è piacevole.
Ma è pur sempre la terra di manga, anime e videogiochi e quindi noi di Console-Tribe resistiamo al caldo per goderci questo splendido paese e le opportunità che offre.

di: Alessandro "Reil" Gallucci

Se pensate che lì da voi la temperatura sia alta e non esista di peggio, non venite in Giappone durante l’estate. Perfino in una piccola cittadina la calura si fa sentire, e ringraziamo la presenza dei condizionatori d’aria che ci permettono di sopravvivere. Il discorso è leggermente differente nelle metropoli asiatiche dove i grattacieli di ferro e acciaio rendono il caldo molto più opprimente. Svegliarsi la mattina con il suono delle cicale, talmente forti da sembrare di averle sotto al cuscino, non è piacevole.
Ma è pur sempre la terra di manga, anime e videogiochi e quindi noi di Console-Tribe resistiamo al caldo per goderci questo splendido paese e le opportunità che offre.

Dopo esserci fatti odiare nel primo paragrafo, speriamo che continuerete nella lettura di questo particolare reportage dall’altra parte dell’oceano. Per chi di voi che non è interessato al resoconto di viaggio, vi rimandiamo direttamente alla parte della prova con mano cliccando QUI. Se invece volete saperne un po’ di più sulle nostre folli avventure (prime, di una serie possibilmente) … ora inizia il nostro racconto.

Resoconto di Viaggio – Facendoci odiare sul JR per Tokyo.

Partiamo da una provincia un po’ lontana da Tokyo: Shizuoka. Cosa c’è qui? Oh beh probabilmente nulla che possa interessarvi dato che è famosa per le fragole, mandarini ed il monte Fuji. A metà fra Nagoya e Tokyo, e con un costo della vita relativamente basso è una buona meta per chi desidera soggiornare in Giappone per studio per lunghi periodi senza cadere sul lastrico con affitti di Tokyo (ma comunque abbordabili con qualche stratagemma). Se seguite Console-Tribe, la vostra meta ideale sarebbe per l’appunto la capitale con i suoi quartieri tecnologici, sui cui edifici spiccano graziose ragazze in 3D le quali vi invitano a visitare il loro negozio. 
Purtroppo non è tutto così, il Giappone. La stessa zona di Shinagawa in cui ci siamo diretti ne è la prova, con grattacieli architettonicamente splendidi ma che non presentano il lato del Giappone che più ci si immagina dagli stereotipi: è infatti una zona aziendale dove son presenti per lo più uffici e laboratori.

 

Ci dirigiamo alla stazione di buona leva alle sette del mattino. Purtroppo gli sponsor non ci pagano abbastanza e dobbiamo accontentarci del treno più lento – ringraziamo di non dover usufruire di trenitalia – che con tre ore ci porterà a destinazione lasciandoci comunque diverse ore libere prima dell’evento. Ne approfittiamo per proseguire con il nuovo acquisto per 3DS tale Ace Attorney: Dual Destinies e di tanto in tanto vediamo la lucina dello StreetPass illuminarsi; ovviamente non si vedono PSVita in giro. 
Dopo circa due ore, con l’avvicinarsi a Yokohama, i palazzi aumentano di altezza e nuovi grattacieli ci vengono incontro per darci il benvenuto. Preciso, come un orologio svizz…giapponese, arriviamo alla stazione. Avendo qualche conoscenza dalle parti di Tokyo, decidiamo di intrattenere il tempo prima dell’evento con una classica routine nipponica: cucina giapponese, negozi di gadget a Ikebukuro per cercare di completare una collezione di DanganRonpa e infine vari tentativi andati a vuoto agli Ufo Catcher, dopo che due ragazze prima di noi erano riuscite con successo ad ottenere un peluche di Monokuma.

Inutile dire che il tempo è volato in men che non si dica, e leggermente in ritardo ci dirigiamo al luogo dell’appuntamento congedandoci dai nostri amici. 
Risaliamo sulla Yamanote, linea circolare della Japan Railway che copre numerose località turistiche e molto utile per spostarsi nella metropoli, e ci dirigiamo nella stazione di Shinagawa. Dopo cinque minuti riusciamo a trovare l’uscita giusta e a passo spedito proseguiamo ad inoltrarci nella strada, minuscola al cospetto dei grattacieli. Da lontano vediamo un logo a noi caro. E’ posto alla sommità dell’edificio, e per quanto ai giapponesi possa essere ormai naturale fa una certa impressione vederlo. Lo stesso logo che abbiamo visto ogni qualvolta abbiamo inserito un disco nell’ormai pensionata playstation. L’impero Sony – o per meglio dire, tutta la sezione Computer Entertainment – era lì in quell’edificio.

Alla base, una nuova targa più grande ci dà accoglienza nel regno Playstation. 

Al lato destro, l’ingresso con un piccolo segnale indicante l’evento per Lightnings Returns. Entriamo un po’ incerti sull’avvenire, mentre delle simpatiche receptionist giapponesi ci danno il benvenuto, anche se il nostro sguardo è catturato dai poster posti sulla sinistra e relativi al videogioco.

Final Fantasy XIII – Una piccola pausa di riflessione –

Durante il viaggio, abbiamo pensato diverse volte a cosa aspettarci. Ovviamente non solo per le modalità dell’evento, ma anche per il gioco in sé. Di recente la società giapponese ha iniziato a dare numerose informazioni su di esso, ed al Japan Expo è stato possibile giocare ad una demo. Ci sarebbe piaciuto vedere un po’ di più, se possibile. 
Final Fantasy XIII è stato da sempre un titolo molto discusso. Da grandi premesse, la delusione che molti hanno ricevuto si è riscontrata col sequel: nonostante sia un bel gioco, corregge molti problemi del primo titolo e ne amplia il plot narrativo, le sue vendite non sono state proficue, segno che i fan non hanno più comprato ad occhi chiusi illusi dalla pubblicità. Evidentemente alla Square quei guadagni son bastati per pensare di continuare con lo stesso passo, rifilandoci un nuovo titolo, migliorato indubbiamente, e dalle simili meccaniche. Ma era proprio necessario? Grazie ai salti temporali del secondo, la storia è divagata e ha aperto lo spazio al finale con Lightning Returns che copre una narrazione nuova e quasi slegata dal resto se non per l’ambientazione e tutti i caratteri ereditati dagli altri due giochi. Mancano sette giorni alla fine del mondo, e Bhunivelzenon può evitare di fermarla. Selezionerà una persona – che guarda caso è proprio la nostra Lightning al momento cristallizzata – per salvare le anime dei vari cittadini e condurle poi al nuovo mondo che nascerà dopo la distruzione. La bellezza dai capelli rosati, nel compiere questo atto di salvezza guadagnerà Eradia, una forma di energia che ci consentirà di allungare la vita di Nova Chrysalia fino a tredici giorni. E successivamente la Luna cadrà. Ah no, quello è un altro gioco. Ma l’orologio che scorre c’è anche qui. 

Questo è l’incipit narrativo, che a mio parere poteva essere la base per una nuova e coinvolgente IP. Che venga usata come canto del cigno della trilogia di Lightning e se sia una scelta azzeccata, lo sapremo all’uscita autunnale/primaverile in base al continente. 

 

Ritorniamo dunque al vivo del nostro racconto.

Dentro la sede Sony. Qualche piano più in sotto di qualche PlayStation 4.

Dopo aver firmato vari documenti che ci spiegavano l’evento, e quasi un po’ di fretta dato che mancavano cinque minuti all’inizio dello stesso, veniamo scortati da una delle guardie fino all’ascensore. “Diciassettesimo piano e poi giri a destra, mi raccomando”. 
Quella in cui ci troviamo è una grande sala adornata con numerose artwork, guide ufficiali e anche i differenti premi vinti dal titolo disposti in una teca di vetro. L’attesa è breve, veniamo infatti fatti spostare in una sala più grande dove sono disposti una moltitudine di schermi Bravia sui quali si staglia il volto di Lightning in attesa nel menu di avvio. Sotto di essi, nascoste da un panno, delle console Sony Playstation 3 e un paio di cuffie di qualità sempre della suddetta marca. Ci accomodiamo sul piccolo divanetto in pelle – scomodo per altro, a lungo andare – e attendiamo istruzioni. 
Dopo poco, è lo stesso Yoshinori Kitase a presentarsi e darci il benvenuto. Avremo un’ora di tempo per giocare al titolo, e successivamente avverrà uno scambio di battute fra gli sviluppatori, con possibili domande da parte nostra. Non vogliono tediarci a lungo, sanno che vogliamo giocare. Indossiamo le cuffie e premiamo start, per poi creare un nuovo salvataggio. Parte il filmato iniziale. Ora siamo Lightning, siamo la salvatrice ed il nostro compito è salvare il mondo… in un’ora.

Nella sala erano disposti numerosi proiettori: lo staff controllava l’andamento del nostro gioco, anche per vedere le impressioni sui volti. La qualità grafica dimostrata dai filmati in Computer Grafica è assolutamente eccezionale, come sempre dimostrato dalla casa del chocobo. Il video iniziale dura abbastanza, anche per ricapitolare gli eventi dei primi due titoli per chi non li ricorda perfettamente. La scena si sposta nel palazzo dove Snow, ormai capo della città di Yussnan, sta tenendo una festa. Notiamo subito come i vari combattimenti aerei dei filmati riprendano lo stile del film Advent Children, e ovviamente anche Final Fantasy XV: la Square Enix ne sta abusando un po’ troppo, mancando un po’ di originalità e semplicità, a mio parere. L’arrivo di Lightning non è il solo a disturbare le danze, anche il Chaos – entità che sta portando il mondo alla sua fine e che circonda Nova Chrysalia– fa la sua comparsa e con esso i primi mostri.
Anubys è il nostro primo avversario e il tutorial che ci fa spezzare il ghiaccio nel nuovo ATB System. Nei precedenti giochi, il sistema di combattimento Active Time Battle manteneva le caratteristiche a turni dei giochi di ruolo, mentre nel nuovo capitolo l’azione sarà resa molto più in stile Action. 
Il player avrà sempre a disposizione una barra ATB che verrà consumata mano a mano che verranno selezionate le azioni. Questa volta, però, non sono selezionate da un menu a tendina ma ogni azione corrisponderà ad uno dei tasti del vostro joypad. Premendo il corrispondente tasto, attiverete la suddetta azione (anche il semplice comando attacco).

Potrete dunque colpire ripetutamente il nemico fino alla fine della vostra barra, e in questo capitolo è possibile bloccare, schivare o attaccare in tempo reale. Lightning si muoverà di conseguenza ai vostri attacchi: le magie sono a distanza, dunque si allontanerà dal nemico mentre per gli attacchi fisici si avvicinerà ad esso automaticamente.
Una volta terminata la barra, sarete “costretti” a cambiare outfit. Ricordando un po’ il predecessore Final Fantasy X-2, Lightning vanterà di diversi vestiti che le doneranno differenti abilità. La maggiore differenza in questo nuovo sistema è che il player ha una completa libertà di personalizzazione, scegliendo le abilità, i comandi, e l’aspetto finale. Data la moltitudine di componenti – durante la conferenza si è parlato di più di 80 outfit differenti – possiamo affermare che per il lato della personalizzazione e gathering di tutti i componenti, il gioco potrebbe vantare un lungo postgame e numerose missioni aggiuntive.

I tasti R1 ed L1 funzioneranno dunque da switch, che vi faranno passare da un costume all’altro mentre quello precedente inizierà a ricaricarsi e voi potrete sferrare nuovi attacchi. Possiamo controllare la protagonista in maniera quasi totalmente libera.

  

Questo sistema, consentitemi una blasfemia, appare molto buono e permette numerose varianti. Per quanto la serie sia stata concentrata sul sistema a turni, ormai la Square ha intenzione di portare il tutto in stile Action RPG. Con Final Fantasy XIII si notava un certo disagio tra la staticità dei turni e gli effetti grafici, movimenti e altri accorgimenti usati per fingere un sistema molto più dinamico. Se c’è da fare il passaggio, sono d’accordo con il farlo prima possibile. 
Sconfiggiamo i primi nemici facilmente e ci addentriamo nella loggia, cercando di inseguire Snow e guidati via radio da un ringiovanito Hope Estheim. In questa fase vediamo come i movimenti siano più liberi: oltre a correre e saltare liberamente, dovremo arrampicarci in diversi punti, appostarci o nasconderci dietro dei muri e via dicendo. Oltre ad andare avanti seguendo un percorso unico, e sperando sia solo per il tutorial – ci troviamo di fronte una ragazza con le stesse fattezze di Serah. Si chiama Lumina e dalle sue azioni capiamo che sarà una spina nel fianco per il resto del gioco. Ci lascia infatti a combattere uno Zaltys, mentre parte il tutorial dello Stagger.
Cosa significa? Semplicemente, durante le battaglie dovrete provare differenti tipi di attacchi per capire qual è il più efficace contro il nemico con cui state combattendo – avrete poi una sorta di bestiario da visualizzare in tempo reale per capirlo immediatamente – e in caso sia efficace verrà visualizzata una piccola schermata che diventerà rossa mano a mano che attaccate. Al completamento, l’avversario cadrà e sarà paralizzato per un certo periodo di tempo dandovi la possibilità di infliggergli numerosi danni.

Altro sistema è quello dei punti energia. Essi sono ottenibili sconfiggendo i nemici e possono essere utilizzati per ricaricare i punti vita, oltre che per usare determinate abilità come Overclock (Lightspeed in Europa) la quale rallenta oppure ferma il tempo durante le battaglie, e sarà utile anche fuori dalle battaglie.

Lightning torna nell’Ark, un luogo dove Hope controlla la situazione dello Yggdrasil, albero della vita che ci consente di allungare la vita del mondo fino a tredici giorni, e riceveremo numerose informazioni, quasi un po’ tediose in quanto ci terranno bloccati per una decina di minuti senza poter giocare. Essendo stati buttati nell’azione un po’ all’improvviso, riceviamo altre notizie tramite flashback, come ad esempio il fatto che Lightning è divenuta la salvatrice scelta da Bhunivelze, per poi passare all’incontro con Hope e la spiegazione di quant’è accaduto a Snow nel frattempo: vi ricordiamo che sono passati ben 500 anni. 

Alziamo un po’ lo sguardo sui riflettori e vediamo che altri player sono molto più avanti di noi, saltando ovviamente tutorial e quanto altro.

Ci viene dunque spiegato il sistema degli Schema, o meglio gli Outfit che si possono cambiare durante il combattimento e ce ne verrà regalato uno nuovo che andremo subito a personalizzare. Nuovo dialogo e quando stiamo quasi per stancarci, veniamo mandati in una nuova città ad iniziare il vero gioco.

Qui iniziamo a notare dei primi difetti grafici, che speriamo siano solo temporanei: ovviamente il modello di Lightning è molto curato, ma questo spicca troppo dagli altri di normali cittadini o anche dall’ambientazione dietro e sembrano quasi appartenenti ad una generazione precedente. Poco dopo il tutto migliora, entrando nella città dove inizieranno varie subquest. Prima fra tutte è, un po’ a sorpresa, una missione investigativa. Ci sono state recenti morti nella zona e Lightning indaga sull’accaduto. Parliamo con vari personali della stazione e prendiamo anche una nuova quest in cui dobbiamo prima di tutto cercare un npc e poi accompagnarlo alla stazione nord. Una volta completata, le anime dei due verranno sigillate nel cristallo sul petto di Lightning e avremo guadagnato i nostri primi Eradia. Continuiamo l’investigazione avvicinandoci a dei punti di interesse, riconoscibili dai bagliori luminosi, e quando stiamo per entrare nel vivo della missione.. un’addetta della Sony ci si avvicina informadoci che la prova è finita. 
L’ora è quasi volata, un po’ troppo nei vari filmati che ci spiegavano la storia e nei tutorial per capire come muoverci nel gioco.

 

Impressioni. Questo Final Fantasy non s’ha da continuare.

Un nuovo modulo da compilare è posto vicino a noi, dobbiamo ovviamente dare un feedback alla Square sulla sequenza giocata ed è qui che parleremo delle impressioni ricevute.
Come già citato, il sistema di combattimento è forse il migliore della trilogia e spezza dal sistema a turni. Cambiare schema da un momento all’altro non è da subito immediato, anzi è possibile che non lo si faccia finché non si termina la barra ATB. Con l’andare avanti nel gioco probabilmente diventerà il tutto molto più istantaneo. Forse il problema principale, con numerosi schemi, sarà quello di ricordarsi i tasti assegnati ad ognuno di essi senza che ci fermiamo durante la battaglia.

La funzione Lightspeed è, per chi non lo sapesse, stata staccata dal sistema ad Eradia: in principio, gli stessi punti ottenuti per aumentare la vita del mondo potevano essere usati in battaglia, per curarsi e via dicendo. Per evitare che i giocatori si trattengano dall’usarli, hanno inserito i punti energia. Avrei preferito di gran lunga un sistema unico ma che mettesse alla prova l’abilità del giocatore: usarli e avere meno tempo oppure non usarli e andare sul sicuro ma rischiare in battaglia; le varianti sarebbe state a mio parere un incentivo per ripetere il gioco garantendo diversi esiti. Temo che, come molti notano nel panorama videoludico generale, anche Final Fantasy stia diventando più semplice per adattarsi ai giocatori di oggi e dare un nuovo appeal. Se infatti la Square ha voltato un po’ pagina ai fan di sempre, sta comunque cercando di mantenere il brand sul mercato.

Questo “TrediciTre” e la sua storia. La mia idea sul titolo, da grande fan della saga per giunta, è abbastanza chiara: perché esiste? L’ho pensato dal primo episodio della trilogia, e avrei preferito che questo gioco esistesse con un altro nome. E’ un bel titolo, niente da dire (oltre ai vari difetti che ha). Il sequel può starci benissimo. Ma la storia intrapresa con Lightning Returns poteva benissimo accendere una nuova IP, nuovi personaggi, una bella storia parlante della fine del mondo in tredici giorni. Perché Lightning e compagnia bella? (O per meglio dire, perché un titolo con su scritto Final Fantasy?)

Se con le poche vendite ricavate dal secondo si sono sentiti soddisfatti, avranno pensato bene di continuare in questo modo: un nuovo sequel con pochi sforz…costi, e con dei guadagni quasi certi data la fan base. Essendo confermata la fine della storia con questo capitolo, tiriamo un sospiro di sollievo. Ormai l’attenzione è monopolizzata dal quindicesimo titolo, e in parte dalla rinascita del gioco online con A Realm Reborn. Ovviamente con questa piccola riflessione personale non insinuiamo che il gioco sia pessimo. Anzi, probabilmente sarà un buon gioco e, data la possibile mancanza di titoli nel febbraio 2014, sarebbe un buon acquisto per chi smania di giocare ad un jRPG e non sa verso che titolo dirigersi. Quel che resta però della Fantasia Finale è un po’ uno spettro di titoli in grado di infonderti emozioni, di toccarti dentro come non mai; di quelli che ti prendono ore e vuoi andare avanti perché hanno un qualcosa da raccontarti, sono opere d’arte e resteranno per sempre nella nostra memoria. Sarà un mio caso, ma ultimamente sono pochissimi i titoli in grado di avere lo stesso effetto.

Discussione con gli sviluppatori. Bust Up a parte.

L’evento è seguitato con l’intervento dei vari sviluppatori del gioco, partendo dai programmatori, grafici e via dicendo. Ognuno ha risposto a differenti domande. Le prime erano quelle richieste su internet, mentre poi abbiamo avuto la possibilità di porne noi stessi.
Le news relative circolano ormai da settimane nel web, ma fra queste citiamo appunto gli 80 outfit possibili, e anche la possibilità di avere i completi di Final Fantasy XIII e Final Fantasy XIII-2 sbloccabili semplicemente con un salvataggio dei due precedenti giochi salvato in memoria. Sono stati presentati trailer per i vestiti di Yuna e Cloud (Mh ma è Giulia Passione Moda?) e la particolare domanda a cui molti giapponesi premeva: il seno di Lightning è aumentato? Esattamente, a quanto pare è un tema caldo e Kitase ha ammesso di aver dato chiari ordini di farlo più grande. Altre persone venute ad assistere sono quindi intervenute chiedendo la durata media del gioco, e se ci siamo evocazioni. Ovviamente non a tutte è stato possibile rispondere chiaramente, ma con qualche giro di parole sappiamo che il titolo durerà parecchio, anche grazie agli ormai stoici DLC, e che le evocazioni ci saranno in qualche forma ma non utilizzabili in combattimento in quanto tutte decedute nel corso della storia.

La conferenza, di una durata di due ore compresa la prova con mano, termina con un saluto da parte di Kitase. Ci aspetta infatti prima dell’uscita insieme a Toriyama per darci un poster firmato dai due. Un piccolo contentino per essere venuti fino a lì. 

Ce ne andiamo dunque dal paradiso Sony per tornare nella nostra prefettura. La prova ci ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, forse perché speravamo qualche di più sorprendente come evento; il titolo in sé invece si è rivelato esattamente come previsto, un Final Fantasy XIII-2 migliorato che probabilmente piacerà a molti. Piacerà anche a noi, ma sarà un gioco degno da venir ricordato? Forse l’avventura più grande è stato proprio l’evento in sé e il viaggio effettuato in quel di Tokyo, fino alla sede Sony, perché un’esperienza simile non potrà mai essere impressa in un disco ma sarà conservata nelle nostre memorie.