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The Division

Insultata per il web, presa a male parole ogni qualvolta esce uno dei suoi titoli di punta, sbeffeggiata in lungo e in largo per i forum del pianeta. Se davvero le grandi major dell’industria videoludica dessero perennemente ascolto alla voce dell’utenza, Ubisoft avrebbe già chiuso i battenti da tempo. Oppure si sarebbe limitata a giostrarsi in eterno Rayman e Beyond Good and Evil. Invece, se c’è un plauso che va tributato al colosso che fuInfogrames, è quello di andare dritta per la sua strada, non risparmiandosi tutti i coraggiosi rischi legati al rilascio di una nuova IP. Ed ambizione è una parola che ben si sposa con il plurichiacchierato The Division, che dopo rimandi, voci e risatine, si è da pochissimo mostrato in byte ed ossa grazie ad una versione alpha. Che mi sono concesso il lusso di provare per voi su Xbox One.

di: Simone Cantini

Insultata per il web, presa a male parole ogni qualvolta esce uno dei suoi titoli di punta, sbeffeggiata in lungo e in largo per i forum del pianeta. Se davvero le grandi major dell’industria videoludica dessero perennemente ascolto alla voce dell’utenza, Ubisoft avrebbe già chiuso i battenti da tempo. Oppure si sarebbe limitata a giostrarsi in eterno Rayman e Beyond Good and Evil. Invece, se c’è un plauso che va tributato al colosso che fuInfogrames, è quello di andare dritta per la sua strada, non risparmiandosi tutti i coraggiosi rischi legati al rilascio di una nuova IP. Ed ambizione è una parola che ben si sposa con il plurichiacchierato The Division, che dopo rimandi, voci e risatine, si è da pochissimo mostrato in byte ed ossa grazie ad una versione alpha. Che mi sono concesso il lusso di provare per voi su Xbox One.

Mela marcia

New York è allo sbando. Messa in ginocchio a causa di una misteriosa epidemia, la città simbolo degli Stati Uniti sta oramai collassando: cittadini inermi, in balia di un virus letale, si accavallano lungo le strade e gli edifici devastati, vittime della follia omicida che sin dagli albori dell’umanità contraddistingue gli esseri umani in preda al caos. Toccherà a noi, un membro dei Division, corpo speciale al soldo dello Zio Sam, sbarcare in città nel tentativo di risollevare la situazione assieme ai nostri compagni. Ovvio che da una sessione di gioco così in anticipo su quella che (si spera) sarà l’uscita ufficiale, fissata per il prossimo mese di marzo, è difficile delineare un quadro chiaro del plot che fungerà da collante alle azioni di gioco. Bisogna però riconoscere come, seppur con un tempo così risicato a disposizione, il senso di smarrimento e precarietà messo in scena dai ragazzi di Massive Entertainment è tangibile e ben orchestrato. Anche se animato da tematiche e atmosfere sostanzialmente differenti, il clima che si respira in questa New York allo sbando mi ha ricordato in più frangenti quanto assaporato, con le giuste proporzioni, in The Last of Us. E questo ci è piaciuto.

Esperienza di piombo

Contrariamente a quanto si poteva pensare in occasione dell’oramai remoto reveal mondiale, The Division non sarà un banale TPS online, bensì un vero e proprio RPG in cui solo gli scontri assumeranno i contorni di un canonico shooter. A sottolineare questo aspetto ci ha pensato direttamente un responsabile del team di sviluppo in apertura della beta, tramite un breve tutorial che illustra le caratteristiche basilari di The Division. Pad alla mano sono subito saltati all’occhio i rami delle abilità, upgradabili al salire dei livelli, che si dividono in tre rami principali: difensivo, supporto e distruttivo. Queste skill possono essere assegnare ai pulsanti dorsali del pad (non più di due per volta) e possono aumentare la loro efficacia man mano che si sale di livello. L’aumentare di tale valore permetterà anche di accedere ad ulteriori perk, il cui uso è però disabilitato durante l’alpha. Il livello andrà inoltre ad influire sugli equipaggiamenti utilizzabili, siano armi che pezzi di armatura. Non mancheranno poi i vari capi di vestiario, che avranno però unicamente un valore estetico. Chiude il cerchio un sistema di crafting che, sempre strizzando l’occhio a quanto visto nell’acclamato titolo di Naughty Dog, ci consentirà di creare nuovi oggetti tramite l’impiego di materiali recuperate nell’area di gioco, oppure smontando e riciclando ciò che non gradiremo conservare. La prova ci ha permesso anche di entrare in contatto con quella che sarà la nostra base operativa che, data la situazione di caos, sarà nostro dovere rendere nuovamente funzionante, riattivando le sue tre strutture centrali. Per fare ciò, inizialmente, dovremo recuperare il personaggio incaricato del suo mantenimento che, ovviamente, sarà stato rapito dai criminali che imperversano per le strade di New York. L’alpha ci ha permesso di intraprendere unicamente una di queste missioni, che altro non sono che l’incipit della campagna principale, la quale ci ha visto irrompere in una sorta di ospedale da campo improvvisato nel tentativo di mettere in salvo il personale medico. Ovviamente, come ogni gioco di ruolo che si rispetti, non mancherà una serie di missioni secondarie, che ci porteranno ad esplorare in lungo e in largo l’enorme mappa di gioco. Questa funziona in maniera molto simile a quanto sperimentato in Destiny: avremo a che fare con un universo di persistente, in cui i vari player potranno liberamente entrare in contatto tra di loro e stringere alleanze più o meno temporanee. Di tanto in tanto, durante gli spostamenti, sarà possibile incappare in brevi missioni mordi e fuggi, in cui dovremo difendere un bersaglio, oppure liberare una zona occupata: niente di trascendentale ma contribuiscono a rendere più vivo il mondo di gioco, oltre a fornire preziosi punti esperienza. Alla luce di tutto ciò pare quasi passare in secondo piano la presenza delle già citate fasi shooter che, nel corso di questa breve prova, si sono stranamente rivelate la parte più debole del pacchetto, complice un gunplay abbastanza impreciso ed un sistema di gestione delle coperture decisamente da rivedere: ereditando quanto reso imprescindibile da Gears of War, nascondersi dietro i ripari diventa un aspetto fondamentale durante gli scontri a fuoco, pertanto è assai spiacevole vedere il proprio personaggio sparare, sporgendosi dal riparo, solo per crivellare di proiettili un angolo dello stesso, ignorando di fatto la miglior linea di tiro disponibile. Cosa che non affligge invece i nemici, i quali si sono rivelati dei cecchini decisamente letali, seppur mossi da routine di intelligenza artificiale piuttosto grezze. Sotto questo aspetto mi auguro che il team si prenda gli ultimi mesi per correggere in maniera sensibile simili pecche.

L’unione fa la forza?

Basandosi su di un mondo di gioco persistente appare ovvio sin da subito, anche se non si è seguito per intero la genesi del titolo, come The Division presenti una modalità multiplayer online, sia competitiva che cooperativa. La prima, in maniera del tutto analoga a quanto sperimentato con Destiny, permetterà di creare squadre per affrontare le varie missioni della campagna, sia sfruttando la propria lista amici che altri player reclutati direttamente nell’area di gioco. Discorso differente se si sceglie di entrare nella Dark Zone, un’area che taglia praticamente in due l’isola di Manhattan e all’interno della quale è possibile sperimentare il PvP. Una volta superate le recinzioni che separano le due zone di guerra, sarà compito del proprio team localizzare e recuperare del materiale, in questo caso altamente prezioso, per poi procedere all’estrazione della squadra. Tutto semplice, se non fosse che bisognerà fronteggiare gruppi di NPC ostili a cui si aggiungeranno i team degli altri giocatori, anche essi mossi dai nostri stessi obiettivi. Lo scontro, però, non sarà l’unica opportunità offerta dalla Dark Zone: qualora decidessimo di collaborare con gli altri giocatori, piuttosto che affrontarli, potremo rendere più semplice il completamento del nostro obiettivo, finendo con il portare però a casa una ricompensa di valore inferiore. L’idea alla base sembra molto stuzzicante, anche se c’è da augurarsi che Massive Entertainment spinga lievemente di più il piede sul pedale della varietà: d’altro canto la concorrenza, soprattutto in campo online, è sempre più forte.

Con i piedi per terra

Inutile negare come il trailer di presentazione di The Division abbia fatto cadere a terra numerose mascelle, grazie ad una resa grafica di tutto rispetto, trasudante next generation da ogni poligono. Peccato però che gli episodi di downgrade, a partire dai famosi casi Watchdogs e The Witcher 3, abbiano alimentato un sentimento di disillusione nei confronti dei vari reveal trailer. Purtroppo anche The Division non sfugge a questa situazione: dimenticate le mirabolanti meraviglie tecniche ammirate mesi fa e siate, invece, pronti ad accogliere un gioco dall’impatto scenico decisamente più modesto. Ad onor del vero c’è comunque da dire che il motore proprietario realizzato dal team, pur non titillando le nostre pupille con prodigi estetici estremi, si è rivelato decisamente valido e, cosa rara di questi tempi, decisamente stabile. Alla luce della grandezza e complessità dell’area di gioco, tutta accessibile senza caricamenti apparenti, non si può che essere più che soddisfatti dalla resa visiva di The Division.

Il primo impatto con The Division, superata la delusione per il ridimensionamento grafico, è stato decisamente positivo. L’idea messa in campo daMassive Entertainment è quanto mai interessante e l’inusuale mescolanza di elementi ruolistici con meccaniche prettamente shooter è sembrata molto ben congeniata. A questo punto restano solo da appurare la solidità della campagna principale e la capacità del comparto online di garantire un’esperienza duratura e variegata. Il biglietto da visita, però, lascia ben sperare.