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Recensione WWE 2K18

di: Ulell

Il wrestling: questo fantastico mondo dove finzione e realtà si fondono fino a diventare una cosa sola, fino a rendere la vita di tutti i giorni meno noiosa e più appassionante, l’unico mondo capace di farti tifare per un personaggio anche quando è cattivo, l’unico capace di tenere in auge un personaggio che nessuno vorrebbe vedere campione del mondo è tornato a vivere nelle nostre console grazie ai ragazzi di Yuke’s sotto l’egida di 2K con la sua nuova declinazione: WWE 2K18!

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Time to play the game

Dopo aver inserito il disco nella nostra console, ci troveremo davanti ad una vastissima scelta di modalità di gioco che ci farà strabuzzare gli occhi. Cominciamo dalla classica Esibizione dove potremo scegliere chi far affrontare e le modalità dello scontro. Una volta scelto il nostro lottatore fra il vastissimo roster di Star attuali e del passato, oltre quelli che andremo a creare noi, potremo scegliere le stipulazioni (come vengono chiamate in gergo) con le quali si affronteranno: si passa dal classico 1vs1 dove si vince per schienamento o sottomissione, al Tag team match, al Triple Threat match  o ancora Hell in a Cell, TLC e molto altro. Grande novità di questa versione del gioco è la possibilità di far scontrare fino a otto lottatori contemporaneamente sul ring, cosa che rende i match molto caciaroni ma spettacolari: immaginatevi una Royal Rumble con otto personaggi in contemporanea!

Lasciando da parte la modalità Esibizione possiamo passare alla Carriera: grazie ad un editor molto profondo (anche se all’inizio scarno di contenuti per alcune scelte discutibili delle quali parlerò dopo) dovremo creare il nostro personaggio e farlo crescere all’interno dei vari roster WWE, fino a portarlo a vincere il titolo di WWE Universal Champion. In questa modalità potremo vivere il backstage, dove incontreremo alcuni lottatori della WWE con i quali interagire ed organizzare match, anche se la maggior parte delle volte saranno i booker (ovvero chi scrive gli eventi) a decidere per noi. Inoltre potremo migliorare il nostro personaggio tramite un sistema poco approfondito che richiama un po’ il mondo degli rpg, A questo si aggiungono dei promo da eseguire sia sul ring che durante le interviste: se riusciamo a mettere insieme dei concetti coerenti fra loro, il nostro status di Superstar aumenterà facendoci guadagnare soldi di gioco grazie alla vendita di magliette e portandoci sempre più vicino alla vittoria del titolo. La modalità centrale del gioco permane tuttavia il WWE Universe dove dovremo vestire i panni dei booker e quindi costruire gli show settimanali e i pay-per-view della compagnia di Stanford, scegliendo quale lottatore portare Over, quale degradare dal Main Event ad una più bassa mid-card e così discorrendo. Non manca l’online, dove si presenta la nuova modalità “Road to Glory” dove un personaggio da noi creato potrà scalare le vette fino a giungere ai tanto agognati main event in PPV, magari a Wrestlemania.

Goldust

Nonostante la mole di modalità presentate nel paragrafo precedente, una sequenza di errori tecnici e di scelte da parte degli sviluppatori di Yuke’s minano seriamente l’esperienza di gioco. La storica legnosità dei personaggi rimane esattamente come nei capitoli precedenti, nonostante visivamente siano stati migliorati, anche se di poco. Ad esempio capita che il nostro lottatore sia finito a terra e non vorrà più saperne di rialzarsi, nonostante la barra dell’energia sostanzialmente piena. A questo si aggiunge che durante il match per poter schivare i colpi del nostro avversario dovremo premere in un determinato momento il tasto R2 per effettuare una contromossa: il problema è che molte volte lo spazio di pressione del tasto è molto breve e ci troveremo per lunghi minuti in piena balia del nostro avversario, senza poter intervenire per salvarci. Inoltre il numero di contromosse consentite è limitato: ogni tipologia di wrestler ne avrà alcune, ma i lottatori più lenti e potenti (tipo Rhyno) ne avranno soltanto due e se per sfortuna vi andrete a scontrare con personaggi più tecnici ma meno potenti che ne hanno 5, si farà molta fatica a resistergli nonostante si sia più resistenti in quanto l’IA raramente sbaglierà una contromossa anche nel livello di difficoltà normale. L’IA merita poi un capitolo “Saga degli errori” a parte: ci capiterà di scontrarci contro avversari che a causa del succitato sistema di contromosse ci porteranno facilmente e in pochi minuti a “fine corsa” e quando siamo alla sua completa mercé l’IA invece di concludere il match con la finisher e lo schienamento come avviene nella realtà, molte volte farà mosse insensate e purtroppo comiche come ad esempio salire sulla terza corda e cominciare a dare calci nel nulla all’infinito, oppure uscire fuori ring e cominciare a fare centinaia di taunt senza senso. Nella modalità carriera inoltre mentre percorreremo il backstage noteremo dei fastidiosi e anacronistici effetti di tearing, oltre a personaggi che passano attraverso le porte senza aprirle, per non parlare poi dei dialoghi, che sfociano alcune volte al livello “asilo nido” che neanche ai tempi della WWE pre-rottura della Keyfabe si sentivano. Le animazioni stesse dei dialoghi sono fatte davvero male, e vengono assegnate randomicamente tanto da dare l’impressione di non avere la minima corrispondenza tra il parlato e le espressioni facciali. Per non parlare della modalità creazione: La maggior parte dei costumi saranno bloccati e si sbloccheranno solo andando avanti nel gioco e nella modalità carriera. Questo sarebbe bello se la modalità carriera fosse stimolante, ma con una modalità così mal costruita si trasforma automaticamente in una forma di tortura psicologica che dovrebbe essere vietata dalla convenzione di Ginevra. A tutto questo aggiungete una brutta compenetrazione poligonale, una cattiva gestione della scelta delle “scene memorabili” a fine match, una estrema lentezza del personaggio nei movimenti durante il backstage e tantissimi, troppo caricamenti fra una fase e l’altra, e vedrete magicamente una buona idea venir trasformata in una cattivissima esecuzione.

Tombstone Piledriver

Così come accade alla WWE nel mondo reale, la mancanza di un vero concorrente nel mondo dei giochi di wrestling sta facendo male ai ragazzi di Yuke’s che non si stanno impegnando assolutamente a migliorare quanto di buono fatto nei primi anni di passaggio del gioco da THQ a 2K. Purtroppo delle ottime idee (come la modalità carriera) vengono affossate da una messa in opera davvero di scarsa qualità. Sperando che in futuro avremo finalmente un gioco di wrestling che si possa davvero definire tale.