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Recensione Warriors Orochi 4

di: Simone Cantini

È sempre bello quando un genere riesce a rinnovarsi, ribaltando o annichilendo le convinzioni pregresse dei player. Sì, perché in fondo chi è che non ama sperimentare sempre cose nuove, rinnovare schemi ludici oramai incancreniti dallo scorrere degli anni? Ed è quando ciò si verifica che non possiamo fare altro che applaudire l’estro dei vari designer, così come l’abilità dei programmatori e la lungimiranza dei publisher. Ecco, tutte situazioni estremamente belle che non si applicano in (quasi) nessun caso al mondo dei musou, il cui corposo elenco di cloni si è da poco ingrandito grazie all’avvento di Warriors Orochi 4.

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C’erano un samurai, un dio e…

Quando una produzione simile a Warriors Orochi 4 poggia tutta la propria narrativa su di un semplice escamotage, utile unicamente a giustificare la presenza di personaggi provenienti dagli universi di Dynasty e Samurai Warriors, aspettarsi una narrativa di spessore sarebbe quanto mai sciocco. Ed infatti il titolo Tecmo Koei si incasella diligentemente all’interno della sezione delle trame strampalate che, ricollegandosi all’epilogo del precedente capitolo, vede adesso scendere in campo gli dei dell’Olimpo: in seguito ad un capriccio di Zeus e all’utilizzo di alcuni bracciali creati dalla testa di Medusa, ecco che viene creato un nuovo mondo, al cui interno verranno nuovamente catapultati gli eroi di tante battaglie. Stara a loro, riuniti ancora una volta in seguito all’uccisione di Orochi vista nel terzo capitolo, tentare di riportare lo scorrere del tempo e dello spazio sui binari corretti. Per farlo potranno contare sull’aiuto di un redento Perseo (l’uccisore di Medusa), che donerà ai combattenti alcuni artefatti divini, in grado di potenziare le già notevoli capacità dei 170 personaggi giocabili presenti in Warriors Orochi 4. Insomma, aspettatevi un guazzabuglio di situazioni al limite dell’improbabile, assemblato unicamente per giustificare la solita carneficina di inermi soldatini dalla demenza artificiale galoppante.

A kind of magic

Difficile chiedere di più al combat system e alla struttura ludica di un musou, ed in questo senso Warriors Orochi 4 si mantiene fedele ai propri principi: al netto di un hub testuale alquanto macchinoso, utile soltanto per potenziare le caratteristiche dei nostri personaggi, ampliare i bonus passivi generali, modificare e creare l’equipaggiamento in nostro possesso, il gioco si svolgerà unicamente sulle consuete mappe ricolme di nemici da falcidiare. Per farlo potremo contare sul noto sistema che prevede l’utilizzo di due tasti per l’attacco pesante e quello leggero, che potranno essere combinati per dare vita alle varie combo. Non manca, inoltre, la canonica modalità furia ottenibile dopo un certo numero di uccisioni, a cui si aggiunge un attacco ad area combinato che mette in campo tutta la potenza del nostro party (3 personaggi attivi alternabili in qualsiasi momento, più 4 di supporto). Si tratta di meccaniche già note ai fan del genere e che, da un punto di vista innovativo non fanno nulla per modificare la tradizione. Non manca, comunque, una gradita new entry in grado di movimentare un po’ le cose: sto parlando della magia. Per mezzo degli artefatti divini donati da Perseo, difatti, combinando la pressione del dorsale destro con quella di uno dei 4 pulsanti del controller, sarà possibile dare vita a peculiari attacchi magici, in grado di ampliare piacevolmente il parco mosse a nostra disposizione, oltre a garantire ad alcuni personaggi la possibilità di trasformarsi per un breve tempo in divinità, con conseguente aumento della potenza distruttiva. L’idea è concettualmente molto semplice, ma l’impatto sul gameplay classico è comunque notevole, soprattutto dopo che abbiamo trascorso anni a compiere in loop il medesimo pattern di attacco. Spogliato di questa feature, però, Warriors Orochi 4 riprende rapidamente ad affondare nei suoi cliché più noti, pertanto largo ad orde di innocui fantocci che non aspettano altro che di essere fatti a pezzi. Gli unici guizzi di un blando tasso di difficoltà sono rappresentati dai vari generali e dai boss, i quali comunque raramente rappresentano una sfida proibitiva. Va da sé, dunque, che se spogliato dell’aggiunta magica, il gameplay di Warriors Orochi 4 rappresenta il consueto button mashing caotico e per certi aspetti mediocre e privo di profondità, ma che riesce comunque a galvanizzare il giocatore proprio in virtù del suo senso di scala completamente sballato: la fisicità degli scontri e dei fendenti, difatti, riesce a restituire un senso di onnipotenza davvero marcato, trasformando il tutto nel più innocuo (ma riuscito) dei titoli passatempo.

Vestito nuovo

Pur essendo sempre lo stesso gioco, difatti, grazie al roster massiccio e ad una maggiore cura nella realizzazione generale, Warriors Orochi 4 si presenta come uno dei migliori musou attualmente in circolazione, pur con tutti i difetti storici del genere. Fa piacere, però, constatare come anche il comparto tecnico abbia subito un leggero boost, in grado di farci dimenticare gli scempi visti in Dynasy Warriors 9. La fluidità generale, almeno su PS4 Pro, si attesta difatti su livelli più che discreti, con sporadici cali di frame che si verificano quando lo schermo è letteralmente ricolmo di personaggi. Il colpo d’occhio generale è decisamente gradevole, forte di una caratterizzazione dei vari combattenti davvero pregevole (splendi i design bidimensionali che li accompagnano), mentre rimangono sempre decisamente un po’ troppo spogli gli elementi ambientali. Di buona fattura l’accompagnamento sonoro, che presenta un mix di brani vecchi e nuovi che ben si sposano con l’azione, mentre al solito è eccellente il doppiaggio in lingua giapponese. Spiace, invece, constatare il passo indietro nei confronti dell’italiano rispetto all’ultimo Dynasty Warriors.

Warriors Orochi 4 è un musou in tutto e per tutto, con i suoi pregi ed i suoi difetti endemici. Il titolo sviluppato da Omega Force, però, grazie all’introduzione della magia, ad un comparto tecnico maggiormente curato e ad una fisicità degli scontri soddisfacente, si presenta all’appuntamento in vesti meno dimesse del previsto. Pur al netto della sua indubbia ripetitività, difatti, Warriors Orochi 4 riesce comunque a divertire: siamo lontani da un’auspicata ed attesa rivoluzione, ma nel mare magnum delle produzioni clone di casa Tecmo Koei è indubbiamente tra le più meritevoli della nostra attenzione.