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Recensione Volare è un’arte per gli uomini che sanno osare

Tra i sogni più inflazionati della storia dell’umanità al primo posto c’è sicuramente quello di volare. E’ proprio dagli aeroplani che molti videogame prendono ispirazione per regalare ai fan esperienze di gioco uniche. Il genere ha vissuto parecchi alti e bassi su console, passando da produzioni arcade a titoli più simulativi, incontrando tanti successi quante delusioni. In questa generazione il miglior esponente è sicuramente IL-2 Sturmovik: Birds of Prey che torna oggi col il seguito ufficiale: Birds of Steel.

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Tra i sogni più inflazionati della storia dell’umanità al primo posto c’è sicuramente quello di volare. Chi almeno una volta nella vita non ha desiderato librarsi in aria? Probabilmente è un pensiero comune a molti. L’essere umano, abbandonato il tentativo fallimentare di Icaro, si è dedicato agli studi sulla fisica e sulla meccanica, riuscendo infine a costruire i primi velivoli intorno al 1900. E’ proprio dagli aeroplani – e quindi dall’ebbrezza del volo – che molti videogame prendono ispirazione per regalare ai fan esperienze di gioco uniche. Il genere ha vissuto parecchi alti e bassi su console, passando da produzioni arcade a titoli più simulativi, incontrando tanti successi quante delusioni. In questa generazione il miglior esponente è sicuramente IL-2 Sturmovik: Birds of Prey che torna oggi col il seguito ufficiale: Birds of Steel.


Fly me to the moon

Ok, è un gioco d’aerei. Si vola, e fin qui ci siamo. La domanda è, perché si vola? Oltre l’immancabile piacere di governare tonnellate di metallo sospesi in aria, c’è una guerra da portare a termine! Per l’ennesima volta nella storia dei videogame, ci ritroviamo durante la Seconda Guerra Mondiale, nulla di particolarmente innovativo, ma tant’è che come al solito il lavoro sporco tocca a noi. Immagine di giocoInutile farvi una lezione di storia, sapete tutti benissimo quali sono i conflitti e le potenze in campo. Vi basti sapere che, sia nel ruolo degli americani, sia in quello dei giapponesi (e ditelo che state già immaginando a quanto è divertente fare i kamizake) rivivremo alcune delle battaglie storiche studiate sui libri di scuola o, molto più probabilmente, viste in qualche produzione hollywoodiana. La campagna principale seguirà in maniera abbastanza precisa gli avvenimenti realmente accaduti, tra avamposti da conquistare, nemici da abbattere e donne da sedurre in ogni città, l’avanzare del gioco fila abbastanza liscio senza – ahi noi – entusiasmare più di tanto. Complice una certa linearità degli obiettivi e missioni parecchie simili, l’entusiasmo per la guerra andrà via via scemando. Per spezzare un po’ la monotonia della riproduzione storica, gli sviluppatori hanno pensato di inserire anche altre due modalità: Campagna dinamica e Missioni singole. Su quest’ultime non ci sono tante parole da spendere: i soliti stage molto simili alla campagna classica senza un minimo di storia. Ben più interessante la Campagna dinamica che ci dà la possibilità di cambiare letteralmente la storia: prendendo come base eventi realmente accaduti possiamo settare a nostro piacimento alcuni parametri, creando scenari di guerra e condizioni di vittoria del tutto inaspettati.
Se nel complesso le modalità di gioco non entusiasmano più di tanto, la parte giocata è sicuramente importante. Volare è una piacevole soddisfazione, in tutti i sensi. Non solo divertimento senza senso, ma una vera e propria conquista delle condizioni ottimali di volo ci costringe ad un impegno senza precedenti. Eliminati tutti gli aiuti, Birds of Steel diventa un simulatore di volo che sa dire la sua, facendo il verso persino a quelle piccole perle che si vedono solo su mercato PC. Sin dal decollo sentiamo la pesantezza del veicolo, ed una sottile paura s’impadronisce di noi ogni volta che viriamo o tentiamo una manovra azzardata. Il rovescio della medaglia è sicuramente la mole di rottami e di “may day” che saremo costretti a vedere durante il corso del gioco. La curva d’apprendimento è spostata verso l’alto e non permette da subito di godere di tutte le gioie del volo, per fortuna un discreto tutorial e tantissimi suggerimenti ci vengono incontro prima di schiantarci per l’ennesima volta da qualche parte. Il realismo è tale che ad inizio missione si sceglie se giocare con proiettili e carburante infiniti, oppure lanciarsi in un’esperienza che, oltre che realistica, sfida i nostri nervi in una sorta di survival ad alta quota. Da brividi. In un vortice di impegno e testardaggine il gioco ci conquista proprio per la sua natura simulativa, ben studiata e che lascia pochi aspetti al caso.
Il tutto è incorniciato da un comparto tecnico di buona fattura, figlio sia di una grafica pregevole che di uno studio della fisica ottimale. Completa l’opera un modesto multiplayer: solite modalità viste e riviste, accompagnate però da una solida connessione che non lascia scampo anche al più impercettibile lag.

I believe I can fly

Volare è bello, ma incredibilmente difficile. Dimenticate del tutto la serie Ace Combat, in Birds of Steel è richiesto impegno e dedizione. La discreta struttura di gioco fa da perno ad un game design ben studiato, volare è sempre un’emozione, soprattutto per i fan al genere. Chi non mastica pane e aerodinamica ne stia alla larga, Birds of Steel non perdona i principianti. Tutti quelli che hanno apprezzato IL-2 si rechino pure in negozio. Fate il pieno di carburante, mandate a casa la hostess e sarete subito pronti a volare, per bene.