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Recensione Tornano i fantasmi con Ghost Recon Future Soldier

Quando durante una vecchia partita ad H.A.W.X eravamo stati chiamati a fornire supporto aereo ad una squadra Ghost, immediatamente ci eravamo chiesti se e quando sarebbe giunto il nuovo capitolo di uno dei brand più amati dai fan videoludici di Tom Clancy.
Nonostante non fossero mancati i nuovi capitoli del famosissimo Rainbow Six, il pressoché totale snaturamento di quest’ultimo aveva, di fatto, lasciato molto amaro in bocca a tutti coloro che avevano giocato le vecchie iterazioni della serie. Se sulle nostre console avevamo avuto due capitoli di Ghost Recon Advance Warfighter , il risultato ancora una volta non si era rivelato all’altezza della fama storica che tale gioco si portava dietro e l’attenzione del pubblico si era affievolita complice anche l’incedere dei nuovi standard segnati dal gradimento ottenuto da titoli come COD. L’arrivo di questo Ghost Recon Future Soldier ci permette finalmente cosa è stato fatto per riportare ai vertici una serie così particolare come questa.

di: Claudio "Evil_Sephiroth" Perfler

Quando durante una vecchia partita ad H.A.W.X eravamo stati chiamati a fornire supporto aereo ad una squadra Ghost, immediatamente ci eravamo chiesti se e quando sarebbe giunto il nuovo capitolo di uno dei brand più amati dai fan videoludici di Tom Clancy.
Nonostante non fossero mancati i nuovi capitoli del famosissimo Rainbow Six, il pressoché totale snaturamento di quest’ultimo aveva, di fatto, lasciato molto amaro in bocca a tutti coloro che avevano giocato le vecchie iterazioni della serie. Se sulle nostre console avevamo avuto due capitoli di Ghost Recon Advance Warfighter , il risultato ancora una volta non si era rivelato all’altezza della fama storica che tale gioco si portava dietro e l’attenzione del pubblico si era affievolita complice anche l’incedere dei nuovi standard segnati dal gradimento ottenuto da titoli come COD. L’arrivo di questo Ghost Recon Future Soldier ci permette finalmente cosa è stato fatto per riportare ai vertici una serie così particolare come questa.

Fantasmi modernizzati

Dobbiamo ammettere che il primo impatto è stato devastante in senso negativo, in quanto l’abbandono della gestione dei membri della squadra durante la campagna, ci si è palesata davanti agli occhi suscitando in noi il terrore di essere davanti all’ennesimo tentativo di cavalcare l’onda del successo degli sparatutto completamente Arcade. L’idea non è chiaramente negativa a prescindere, in quanto tali scelte offrono sicuramente una tipologia di gameplay immediata e mai frustrante o noiosa ma parlando di serie con svariati capitoli alle spalle, tali repentini cambi di direzione raramente soddisfano l’utente.
Per nostra fortuna dopo pochi minuti di gioco la spina dorsale di Ghost Recon è tornata a mostrarsi pressoché intatta, con il sapiente mix di stealth e azione che hanno sempre contraddistinto il titolo e il cambio di visuale forzato dalla prima alla terza persone perde immediatamente di importanza, risultando praticamente solo stilistico. In primo luogo le hitbox e il profilo danni del gioco, pur non raggiungendo le vette punitive di giochi come Raven Shield o A.R.M.A. limitano quasi totalmente le possibilità di azioni alla Rambo o di “schivata proiettili saltellante”. La IA stessa dei nemici e dei nostri compagni si comporta ottimamente, invitando il giocatore a sfruttare tutte le possibilità di approccio alla battaglia al fine di risolvere nel modo migliore gli scontri a fuoco. Tale intelligenza artificiale sommata alla struttura delle missioni porta alla luce la doppia anima di questo titolo: quasi sempre infatti ci verrà chiesto di non farci notare al fine di superare le prime parti della battaglia, passate le quali lo scontro diventerà via via più sanguinoso.
Nel caso fallissimo in ciò, tranne alcuni casi, non incontreremo il game over, ma passeremo da subito ad uno scontro a fuoco ben più acceso ma esponenzialmente più difficile, data il mancato completamento di determinati obiettivi precedenti. Inoltre, la presenza in ogni missione di varie sfide relative all’utilizzo di differenti armi (e quindi approcci alla battaglia) concorrerà a spingere il giocatore a operare di volta in volta scelte e percorsi nuovi, che concorreranno anche a modificare il punteggio che ci verrà assegnato al termine di ogni nostra sortita. Come però avrete probabilmente già intuito affrontare furtivamente la campagna è di gran lunga la scelta più saggia, data anche la presenza di innumerevoli gadget tecnologici che ci verranno in aiuto in tal senso.
Rilevatori termici e magnetici, droni volanti e sensori portatili permettono, infatti, di localizzare i nemici anche dietro angoli e muri e la possibilità di sincronizzare il fuoco su un numero massimo di avversari pari a quattro da la possibilità di liberarci di gruppi avversari senza che nessuno dia l’allarme.
La scelta dei nemici da colpire per primi rimane però fondamentale, data l’impossibilità di rimuovere i cadaveri, il cui avvistamento inesorabilmente ci farà scoprire. Fra le tecnologie a disposizione dei nostrifantasmi è impossibile non citare la presenza di una mimetica ottica che pare, in parte estrapolata direttamente dal mondo di Metal Gear o di Ghost in the Shell. A differenza del camuffamento made in Konami (no, non esiste veramente) o pensato da Masamune Shirow, quella che avremo a disposizione in Ghost Recon sarà di gran lunga meno performante e da usare con attenzione, dato che colpi sparati, ricevuti o scatti repentini porteranno il nostro gadget tecnologico a disattivarsi momentaneamente. Alcuni di questi trucchetti non sono ovviamente replicabili durante le partite contro avversari reali, ma l’ossatura di Ghost Recon si mantiene quasi totalmente anche nel comparto multiplayer competitivo, dove Future Soldierci presenta modalità varie e ugualmente divertenti.
Conflitto, la principale offre un’alternanza di obiettivi differenti da affrontare con la nostra squadra di otto giocatori al termine dei quali verrà decretato il team vincitore. Esca è forse l’introduzione più divertente in quanto pone le due squadre di fronte a tre differenti condizioni da raggiungere, di cui due si riveleranno false, dando il via alla caccia finale per la vittoria e potenzialmente ribaltando gli equilibri anche di scontri all’apparenza già decisi. Sabotaggio riprende invece i canoni del classico cattura la bandiera, in cui i vari giocatori dovranno impedire agli avversari di avanzare, tentando a loro volta di insinuarsi fra le linee nemiche. Per quanto riguarda assedio invece ci si trova davanti alla vera anima di Ghost Recon, che trae le proprie origini dal vecchioCounter Strike. In tale modalità infatti il tempo è limitato e la morte del nostro personaggio sarà permanente per quella partita, senza possibilità di respawn. Tale condizione rende ovviamente ancora più importante la circospezione e la collaborazione, in quanto ogni decesso metterà il proprio team in grandissimo svantaggio svantaggio. Proprio la necessità di collaborare senza lanciarsi in sconsiderate azioni solitarie è enfatizzata dal fatto che, se storditi o uccisi daremo ai nemici la possibilità di hackerare i dispositivi di comunicazione del nostro soldato, rivelando al team nemico la posizione sulla mappa di tutti i nostri compagni. Proprio in quest’ottica di collaborazione è impossibile non notare come le classi a disposizione durante il multiplayer siano completamente differenti e vitali ai fini della vittoria.
Difficilmente infatti, a differenza di altri titoli, una squadra sbilanciata riuscirà ad avere la meglio, tali sono i vantaggi tattici forniti dall’utilizzo delle ricognizione aeree, dai droni e dal passaggio dei dati raccolti alle classi da assalto e ai tiratori dalla lunga distanza. Di fatto una squadra senza “intellicence” si troverà ad affrontare nemici consci della posizione degli avversari, così come un team che fa affidamento solo su potenza di fuoco a corto raggio si troverà alla merce dei cecchini. Questa radicale differenziazione fra le specializzazioni del gioco, unita alla necessità di operare scelte precise nello sviluppo del nostro personaggio di fatto rendono potenzialmente questo Ghost Recon perfetto dal punto di vista del bilanciamento, disincentivando l’abuso di determinate build. 
Non possiamo che ritenerci soddisfatti da tali scelte operate dai ragazzi di Ubisoft che, di fatto, spingono il gioco in una direzione totalmente differente da quella individualistica che spesso caratterizza titoli come Call of Duty, mostrando alle varie Software House come copiare chi vince non sia la sola via percorribile. L’unico neo generato da questo desiderio di ridurre l’individialismo è riscontrabile nell’impossibilità di accedere da soli alle partite classificate, riservate a squadre create nel menù di gioco. Per quanto la costruzione di una squadra sia effettuabile in pochi passaggi dobbiamo soffermarci sul fatto che tale pratica sia abbastanza difficile fra persone che non si conoscono o che non dedicano molto tempo a Ghost Recon e di fatto renda quasi impossibile al giocatore occasionale prendere parte a tali scontri.
Nonostante la competizione sia l’aspetto in cui Ghost Recon mostra il meglio di se è da citare con soddisfazione l’inserimento della possibilità di giocare la campagna in cooperativa con altri tre giocatori, anche se solo online e una sorta di modalità orda giocabile però sia via internet sia in split screen. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico del networking non abbiamo ravvisato un lag esagerato in pressochè nessuna modalità, anche se è possibile notare un certo vantaggio da parte dei giocatori americani, difetto questo che non crediamo sia imputabile al netcode del gioco, quanto alla situazione delle linee internet nostrane. In ultima analisi è da segnalare la possibilità di customizzare le varie armi in pressoché qualunque componente (grilletto, calcio, impugnatura, spegnifiamma e ecc.) variando profondamente le caratteristiche del nostro ferro e adattandolo a qualsivoglia situazione e ambientazione, con differenze sempre visibili e spesso vitali alla riuscita in determinati scontri a fuoco.

Gli spettri non stupiscono

Passando all’immancabile analisi tecnica possiamo dire che dopo i vecchi video mostrati alle varie fiere questo Ghost Recon non stupisce…. Nonostante non ci siano punti estremamente bassi il gioco fallisce se si tratta di stupire e mostra talvolta qualche texture un po’ spalmata e a bassa risoluzione. Inoltre il frame rate per quanto sia pressoché stabile durante le fasi giocate mostra qualche scatto, anche importante, durante gli intermezzi andando, pur non disturbando la partita a creare almeno un po’ di disappunto.
Ottima invece la resa visiva delle armi e delle varie personalizzazioni e da segnalare la perfetta realizzazione della perdita di visibilità durante condizioni climatiche avverse. Una mancanza inspiegabile è invece prettamente stilistica, in quanto, nonostante le uccisione furtive siano eseguite tramite colpi a bruciapelo o coltellate, manca completamente la componente sangue. Alla luce del rating del gioco che è pegi 18 non sappiamo spiegarci tale dimenticanza, sicuramente non funzionale al gioco, ma disturbante data la inequivocabile natura delle uccisioni corpo a corpo. Passando al comparto audio invece stupisce in positivo l’ottimo doppiaggio, anche se il lipsync non sempre convince e la presenza di alcuni temi musicali adattissimi al contesto. Vari e credibili gli effetti di armi ed esplosioni.

Spiriti per tutti

Che dire quindi di questo Ghost Recon Future Soldier? Un titolo che porta sulle spalle la pesante eredità di un brand da sempre baluardo di un gameplay ultimamente sempre più in disuso.
I dubbi che il successo commerciale di serie come COD e Battlefield avesse portato Ubisoft a tentare di cavalcare l’onda erano legittimi e spaventavano più dei vari ritardi subiti.
Col senno di poi è lecito affermare che l’innovazione di una saga storica non ha, in questo caso, portato a disastri, riuscendo a rendere Ghost Recon fruibile ad una larga fetta di utenza, senza però possibilità che i fan siano scontentati. Future Soldier mantiene infatti una connotazione sicuramente lontana dagli sparatutto arcade, senza risultare però frustrante come titoli che puntano tutto su una sorta di “simulazione”.
La trama, sebbene ricalchi oramai i classici e abusati stilemi di Tom Clancy riesce ad essere sempre realistica e a supportare efficacemente l’azione di gioco. Un peccato l’abbandono del controllo dei vari membri della squadra, cambio però necessario per snellire leggermente le meccaniche di gioco e adattarle ai repentini cambi di situazione presenti in questo ultimo capitolo. Caldamente consigliato a tutti, specialmente a coloro che non sopportano più la ridicola possibilità di schivare proiettili saltando, senza però la necessità di passare più tempo morti che in partita e a chi crede che la collaborazione sia meglio dell’azione a vita persa