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Recensione The Elder Scrolls V: Skyrim VR

di: Marco Licandro

The Elder Scrolls V: Skyrim VR è quanto di più familiare ed al contempo straniante ci possa essere.

Nel caso abbiate vissuto sotto una roccia per gli ultimi sei anni, Skyrim è la quinta installazione della serie The Elder Scrolls, che narra le vicende di un individuo soprannominato Dragonborn, il quale dovrà andare in giro per Skyrim, per l’appunto, a sconfiggere draghi, acquisirne il potere e scoprire il perché del loro misterioso ritorno.

Sin dall’uscita, nel Novembre 2011, il titolo ha saputo conquistare un numero estremamente grande di giocatori, facendo scuola per i futuri RPG a venire per via delle meccaniche di esplorazione, esperienza, navigazione, scoperta, e via discorrendo, incredibilmente avanti con i tempi. Da lì, Skyrim tornò nelle nostre case con l’avvento della corrente generazione di console con una Special Edition, che aggiunge oltre ad un comparto grafico rinnovato, la possibilità di creare ed aggiungere mods direttamente dal gioco.

Il gioco è approdato ora su Nintendo Switch, per essere così sfruttato in mobilità e per la prima volta arriva in un formato completamente nuovo: in VR.

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Tornando a quanto detto prima, dunque, iniziare a giocare Skyrim su Playstation VR è effettivamente una sensazione curiosa, in quanto il gioco è in tutto e per tutto quello che abbiamo imparato a conoscere ed amare, ma la profondità e l’immersione regalati dal VR lo portano totalmente ad un altro livello.

Sebbene conoscessimo a menadito le strade, i percorsi, e le città del gioco, sentirsi dentro e poterle esplorare semplicemente ruotando la testa e osservando, rende il tutto un’esperienza diversa. Mai le città sono sembrate più vive, in particolare se paragonate alla visione su schermo, dove solitamente facciamo caso a ciò che accade di fronte a noi, ma mai per esempio in cielo, o sul terreno. La tridimensionalità degli ambienti, la loro altezza e spazialità, prendono vita di fronte ai nostri occhi, facendoci scoprire dettagli a cui magari non avevamo mai fatto caso, prendendo coscienza di nuovi fattori basati sull’effettiva grandezza degli ambienti e distanze da quelli esterni.

Graficamente, nonostante i limiti imposti dalla tecnologia, il gioco si pone bene o male come quanto visto su PS3/Xbox 360, con texture in bassa definizione, ma sufficienti per dare una visione dell’insieme. Le migliorie della Special Edition, uscita successivamente, saranno comunque presenti, grazie ad un comparto tecnico più realistico, anche se è da far notare l’assenza delle mod, che per buona parte dei giocatori potrebbe essere una grande delusione in caso volessero una versione “definitiva” del gioco.

I veri problemi sorgono, purtroppo, riguardo al gameplay in VR. Si presuppone che la realtà virtuale inganni in qualche modo il cervello, così da renderci partecipi di ciò che avviene a schermo, dimenticandoci dei controlli. In Skyrim VR, invece, la parte più complessa è ricordare a quale pulsante corrisponda cosa e soprattutto come interagire con un sistema di inventario vecchio di 6 anni, assolutamente non pensato per essere utilizzato in questo modo. Gli sviluppatori di Bethesda non hanno voluto, o magari per via di un budget ristretto non hanno potuto, sviluppare un sistema di gioco adatto ai Playstation Move.

Dal punto di vista del combattimento, i movimenti che faremo saranno riportati in maniera fedele su schermo, avendo così spada, scudo e magie letteralmente a portata di mano. Ciò significa anche che agitare una spada come fosse una bacchetta da scintille di Natale sarà incredibilmente efficace, visto che ogni micro movimento corrisponderà ad un danno. Il vantaggio di gameplay è usufruibile anche nei movimenti, visto che una modalità ci permetterà di teletrasportarci con la pressione del Move poco vicino a noi. Premerlo rapidamente e a ripetizione ci farà percorrere lunghe distanze in un terzo del tempo, cosa impossibile se giocato invece con un controller tradizionale.

La gestione del menù e dell’inventario è esattamente quella già vista, senza essere né riveduta né corretta per essere usufruita in VR. Addio quindi all’immediatezza da realtà virtuale, ma anche a quella provata in un inventario complesso ma semplice come potrebbe essere quello di Legend of Zelda: Breath of The Wild. Bethesda ripropone infatti la stessa esperienza, resa probabilmente più complessa dal fatto di dover effettuare entrambi movimenti e pressione di pulsanti per poterla utilizzare a pieno.

I bug rimangono, essendo questi ormai parte del fascino intrinseco del gioco, proponendo sempre scene particolarmente divertenti, specialmente ora che accadono davanti ai nostri occhi. Scordatevi i vostri salvataggi su Skyrim Special Edition, visto che questi non verranno rilevati, costringendovi a ricominciare il gioco per quella che sarà probabilmente la terza o quarta volta nel giro di pochi anni, viste le varie edizioni uscite fino ad ora.

In conclusione Skyrim VR non è esattamente l’esperienza che tutti i fan speravano, ma è sicuramente una esperienza che, inutile dirlo, non dovreste perdervi. Qualunque cosa si dica al riguardo, Skyrim rimane una regione estremamente vasta ed affascinante, che già “solamente” su schermo manifestava tutto il suo carattere in ogni punto della mappa. Motivo per il quale, anche il solo fatto di poter esplorarla come mai prima d’ora, grazie al PlayStation VR, è una ragione più che valida per l’acquisto. Le due modalità di movimento permetteranno libertà totale agli stomaci forti del VR, e comunque godibile a tutti gli altri, aggiungendo anche un fattore casual grazie ai combattimenti con i controlli di movimento. Lasciamo quindi ora la parola alla vostra personale esperienza, nell’attesa di un degno successore per la serie, o semplicemente di un nuovo, sorprendente modo di godere nuovamente dell’ormai sempreverde Skyrim.