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Recensione Tearaway: Avventure di Carta

Tra gli oggetti di uso quotidiano c’è forse qualcosa di più comune e sottovalutato della carta? Sia essa impiegata per scribacchiare distrattamente un appunto al volo, pulire un vetro seguendo dettami tramandati dalle nonne, oppure nettarsi le terga dopo aver espletato i bisogni mattinieri, mentre le membra sono ancora avvolte dal sonno più profondo. Sì, messe così sono tutte attività abbastanza banali, alcune anche decisamente poco nobili, o per lo meno lontane anni luci dall’entertainment videoludico. Poi però decide di prenderla letteralmente in mano un team che, almeno in fatto di creatività, ha ben pochi rivali al mondo, riuscendo a trasformare un ammasso di (quasi) insignificante cellulosa in un mondo a portata di pad. Certo, ci aveva già provato con successo quasi due anni fa, ma la magia che si cela dietro Tearaway: Avventure di Carta è rimasta pressoché inalterata.

di: Simone Cantini

Tra gli oggetti di uso quotidiano c’è forse qualcosa di più comune e sottovalutato della carta? Sia essa impiegata per scribacchiare distrattamente un appunto al volo, pulire un vetro seguendo dettami tramandati dalle nonne, oppure nettarsi le terga dopo aver espletato i bisogni mattinieri, mentre le membra sono ancora avvolte dal sonno più profondo. Sì, messe così sono tutte attività abbastanza banali, alcune anche decisamente poco nobili, o per lo meno lontane anni luci dall’entertainment videoludico. Poi però decide di prenderla letteralmente in mano un team che, almeno in fatto di creatività, ha ben pochi rivali al mondo, riuscendo a trasformare un ammasso di (quasi) insignificante cellulosa in un mondo a portata di pad. Certo, ci aveva già provato con successo quasi due anni fa, ma la magia che si cela dietro Tearaway: Avventure di Carta è rimasta pressoché inalterata.

Messaggio in bottiglia (di carta)

Se vivete al di fuori della cerchia composta dai dieci disperati (tipo il sottoscritto) che hanno deciso di puntare, perdendo clamorosamente, sul cavallo chiamato PS Vita, sicuramente non avete mai fatto la conoscenza diretta di iota e atoi, i protagonisti della prima incarnazione del titolo di Media Molecule. In questo caso, anche per non tediare ulteriormente chi il gioco lo conosce a menadito, vi invito a leggere la recensione del capitolo originale, di modo da potervi fare un’idea più precisa delle meccaniche ludiche di Tearaway: Avventure di Carta. Siccome però so benissimo che molti di voi sono dei pigri, capaci unicamente di sbirciare il voto in fondo alla review, vi dico brevemente che il tutto altro non è che un platform/adventure in 3D, ambientato in un magico universo interamente composto da origami realizzati direttamente dal team, che poi ha provveduto a digitalizzare il tutto e a renderlo interattivo. Ecco, concettualmente parlando, il gioco è rimasto immutato in questa sua versione estesa: prepariamoci dunque ad accompagnare il nostro messaggero lungo il viaggio che lo porterà a recapitarci un prezioso messagio, diretto unicamente a noi. Sarà che, in fondo in fondo, proprio in quell’angolo buio e polveroso laggiù in basso, sono un inguaribile romantico e sognatore, però pur avendo già concluso questa avventura in mobilità quasi ventiquattro mesi or sono, non ho potuto fare a meno di rimanere ancora una volta affascinato da questo piccolo e tenero racconto: ai più sembrerà infantile (e la difficoltà globale tarata decisamente verso il basso non fa altro che corroborare tale sensazione), ma se riuscirete a calarvi in maniera ancora più calzante nei panni del Tu chiamato in aiuto del messaggero, sono sicuro che arriverete ai titoli di coda con in faccia dipinto il più incantato dei sorrisi.

Poche nuove, buone nuove

Quando un titolo come Tearaway nasce per sfruttare appositamente tutte le feature ospitate sulla macchina su cui sarà chiamato a girare, come è stato nel caso di PS Vita, risulta davvero difficile immaginarlo su di un hardware dotato di caratteristiche assai differenti come PS4. Su questo aspetto, però, bisogna riconoscere come lo studio inglese si sia dimostrato ancora una volta abilissimo nel cesellare il suo lavoro attorno al dispositivo di riferimento: dalla luce del controller, al touch pad, passando per accelerometri e giroscopi e arrivando a sfruttare, in maniera opzionale, anche la polverosa PlayStation Camera, ogni sistema di input della console Sony trova il suo intelligente e funzionale impiego in Tearaway: Avventure di Carta. Nel dettaglio il led servirà per illuminare e rivitalizzare parti di scenario contaminate dalle Cartacce, il touch ci permetterà di sfruttare i trampolini rimbalzanti e lanciare proiettili, i sensori di movimento ci consentiranno di ruotare (ovviamente) ponti mobili e altre amenità, mentre la camera ci proietterà direttamente all’interno del gioco, finendo con il farci assumere in maniera più tangibile il ruolo di guida divina. Tutto funziona alla perfezione, sia chiaro, se non fosse però che tale sistema di interazione arriva dopo quello sperimentato con PS Vita: il distacco che si ha tra pad e TV e che era annullato in caso dell’handheld, dissipa in maniera sensibile quel senso di contatto tra giocatore e iota/atoi che ben si sposa con la natura intima della trama e che aveva costituito un fattore aggiunto nella sua prima incarnazione. Va comunque sottolineato come siano dettagli che chiunque non abbia mai giocato Tearaway in origine quasi sicuramente non noterà. La mancanza di alcune delle feature presenti su PS Vita, retro touch in primis, hanno portato il team a ridisegnare completamente alcune sezioni di gioco, oltre ad aggiungere alcune sezioni inedite che, comunque, non permettono a Tearaway: Avventure di Carta di vedere impennato in maniera concreta il fattore longevità, che si attesta (almeno per la prima run) attorno alle 6-7 ore. Ovvio che se vorrete sbloccare tutto, compresi i simpatici origami scaricabili dal sito web, il contatore si incrementerà ulteriormente. Divertente aggiunta è costituita dalla compatibilità con la PlayStation App, tramite la quale un secondo giocatore potrà personalizzare ulteriormente il mondo di gioco con foto e creazioni manuali, tutto rigorosamente in tempo reale.

Un mondo di colori

Già sul piccolo schermo di PS Vita, Tearaway rappresentava un vero spettacolo per gli occhi, grazie ad un mondo vivo e coloratissimo, ricco di spunti e trovate semplicemente geniali. Pensate, dunque, come possa rendere su di un pannello in alta definizione: non sarà fotorealistico o degno di rivaleggiare con gli eye candy più sfacciati, ma la resa visiva è una delle più belle in circolazioni. Basta salire sul faro di Sogport e dare uno sguardo alla città portuale per capire cosa intendo. La cura ricostituente ha permesso al motore di girare quasi interamente a 60 fotogrammi al secondo, salvo alcuni rari e fondamentalmente inspiegabili cali in alcuni frangenti, ai quali si aggiungono dei microscatti in occasione dei checkpoint: niente di trascendentale, ma siamo pur sempre su PS4! A braccetto con queste magagne va una gestione della telecamera che in qualche situazione rende decisamente poco leggibile l’azione: per fortuna capita solo in fasi tranquille, ma è comunque una pecca degna di nota. Il sonoro, fortunatamente, è rimasto ottimo come due anni fa.

Accidenti, non avrei mai pensato di spendere così tante parole per un porting. I più maligni potrebbero quasi sostenere che è più lunga la recensione del gioco (sbagliando). Per lo meno nelle conclusione, dunque, vedrò di essere breve: se non avete giocato Tearaway su PS Vita questa è l’occasione giusta per farlo, anche in virtù di un prezzo allettante. A tutti gli altri, anche a causa di una mole di contenuti inediti non certo esorbitante, posso solo suggerire di chiedersi quanta voglia hanno di rivivere assieme a iota ed atoi questa delicata favola.