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Recensione Super Pokemon Rumble: la prima avventura 3D dei Pokemon

Uno tra i brand che si è imposto sul mercato negli ultimi anni è indubbiamente quello legato alla saga ideata da Satoshi Tajiri. Immancabile, quindi, l’ennesimo capitolo della serie sviluppato, stavolta, per la nuova “piccola console” tridimensionale della grande N: diamo un'occhiata a Super Pokemon Rumble!

di: Giovanni "Abari" Pinizzotto

Uno tra i brand che si è imposto sul mercato negli ultimi anni è indubbiamente quello legato alla saga ideata da Satoshi Tajiri, che si è fatto strada grazie al successo ottenuto sulle console di casa Nintendo e si è spinto verso il successo del grande pubblico, complici anche i cortometraggi, i lungometraggi, i manga e gli anime che sono stati via via prodotti.
Immancabile, quindi, l’ennesimo capitolo della serie sviluppato, stavolta, per la nuova “piccola console” tridimensionale della grande N, pronto a catapultare il giocare verso un mondo magico che, per l’occasione, si presenta in un’innovativa veste tridimensionale.

Un cambiamento inaspettato

A differenza di ciò cui si era abituati, Super Pokémon Rumble rappresenta più uno spin-off votato all’azione che un vero e proprio seguito della saga ufficiale. Chi ha avuto modo di giocare a qualche precedente titolo non tarderà ad accorgersi – fin dai primissimi minuti – di come sia stata stravolta la giocabilità, prendendo confidenza con una dimensione parallela rispetto alla solita.
L’allenatore, o quel che ne rimane, come novello Pinocchio nel Paese dei Balocchi, avrà a che fare con una miriade di giocattoli, che altro non sono che le rappresentazioni dei vari Pokèmon, dalla stessa indole combattiva ma “caricati a molla”.
A differenza dei titoli che lo hanno preceduto, in questo nuovo episodio 3D è stata volutamente abbandonata la componente meramente pianificativa per dare maggiore spazio a quella action, con la conseguenza che, adesso, i combattimenti non rispettano più le classiche turnazioni ma fanno spazio agli scontri in tempo reale e a scorrimento, con l’innegabile risultato di essere noiosi e ripetitivi.


L’appiattimento delle strategie di gioco risulta una scelta audace ma non azzeccata, visto che, in questo modo, viene meno una delle colonne portanti del gameplay. Lo stilo del 3DS, come lo schermo touch, sembrano quasi essere caduti nel dimenticatoio e, a parte l’abuso dei pulsanti A e B, così come del cursore analogico (in tutti i tipi di lotta previsti: Battle Royale, Lotta a squadre, Lotta d’assalto), con il resto dei tasti ci si fa davvero poco.

La semplicità degli scontri è imbarazzante e sbaragliare i nemici o annientare i boss giganti non è mai troppo impegnativo.
Anche l’avanzamento tra i vari livelli e la crescita dei personaggi che compongono il proprio team rivestono un’importanza marginale, ridotta solamente alla possibilità di aumentare le tecniche di combattimento conosciute. Questo sistema porta come conseguenza quella di non puntare tanto sul tipo di squadra che si compone, visto che i benefici delle scelte sono quasi del tutto ininfluenti per arrivare alla fine del gioco, perdendo così sia gli stimoli delle sfide che la voglia di affrontare nuove avventure.
Positivo, al contrario, il numero dei Pokèmon giocattolo messo a disposizione durante il gioco, giacché si superano le seicento unità.
Bella, ancora, l’idea di inserire delle password di sblocco, rilasciate nel tempo, con le quali sarà possibile liberare Pokèmon speciali per arricchire il ventaglio delle scelte.
Le location sono distribuite alla classica maniera, una mappa per gli spostamenti e, una volta raggiunto il luogo di interesse, l’esplorazione del punto di interesse, compiendo determinate azioni che la trama – peraltro debole – suggerisce.
Sicuramente, nel tentativo di aumentarne la longevità, i programmatori hanno scelto di adoperare un sistema che prevede delle missioni secondarie e un ritorno ai luoghi già visitati, talvolta per familiarizzare con qualche esemplare raro di Pokèmon e accrescere la propria squadra, talaltra per completare qualcosa che si era lasciato in sospeso. Nella maggior parte dei casi, sebbene questo sia un cliché abusato in altri titoli, tali visite forzate hanno l’unico scopo di mortificare ulteriormente l’esperienza di gioco, fatta eccezione per la possibilità di usare delle scorciatoie (tunnel) che velocizzano gli spostamenti tra un punto e l’altro della mappa.

Un 3D solo a metà

La grafica, visti anche i potenziamenti che la console ha ricevuto, è senza dubbio il punto di forza del titolo, tuttavia non convince fino in fondo.
Gli sfondi risultano spogli, ben caratterizzati ma non capaci di incantare come ci si sarebbe aspettato. Texture nella media e rappresentazioni dei personaggi che regalano qualche soddisfazione per gli occhi, soprattutto nel vedere i particolari tridimensionali dei piccoli Pokèmon giocattolo, ma nel complesso, ancora una volta, poco soddisfacenti.
Le cose non migliorano a livello audio, poiché l’accompagnamento musicale è ridotto alla solita musichetta ridondante, inizialmente piacevole ma alla lunga irritante. “Il silenzio è magnifico da ascoltare…” (T. Hardy), e ci si rende conto di quanto questo sia vero già dopo un’oretta di gioco a volume attivo.

Sfide ed esplorazioni multigiocatore limitate

Giocare in compagnia, soprattutto con titoli del genere, vuol dire puntare sul coinvolgimento e sul divertimento delle sfide. Ecco perché, non è raro aspettarsi un comparto multiplayer ben strutturato e supportato, che non sempre, però, è in grado di soddisfare tali pretese.
Iniziamo subito a far presente come, prima di poter iniziare a calcare i campi delle battaglie wireless e delle esplorazioni a “quattro mani”, sarà necessario aver vinto la Battle Royale almeno una volta. Quello appena descritto, tuttavia, non è il solo “unico limite” alle sfide a due giocatori, ma è necessaria anche la cartuccia di gioco in entrambe le console. Una volta avviata, la delusione è tanta quando ci si accorge che potranno essere visitate solo le zone che entrambi i giocatori hanno già avuto modo di superare e non si potrà, invece, accedere alla Battle Royale, piuttosto che alle Lotte d’assalto o a squadre. Decisamente utile il poter recuperare punti PS andando vicino ad un Pokèmon che ne è sprovvisto, oppure fare amicizia con quelli a tappeto, il tutto facendo in modo che i due giocatori condividano le loro chiavette.
Coloro che avranno avuto la pazienza di completare il gioco, potranno anche scambiare i Pokèmon raccolti usando la struttura regalo, che autorizzerà il passaggio di elementi da una collezione all’altra, perdendo dal proprio team quelli che si saranno trasferiti.

Scenario a parte apre lo streetpass il quale, una volta attivo, fa in modo che si possano ricevere visite dei Mii di altri utenti nel proprio “negozio di giocattoli”, luogo in cui viene contenuta la personale collezione di Pokémon, con la possibilità di far scontrare il proprio gruppo con quello degli altri permettendo, anche agli ospiti, di fare acquisti virtuali in cambio di dispensamosse, “moneta di scambio” per ottenere specifiche particolari del personaggio che si sta utilizzando.

La prima volta in 3D

Il confronto con una nuova console, ma soprattutto con una “nuova” tecnologia quale quella 3D, non rappresentava sicuramente un compito facile da assolvere. La scelta di portare avanti un brand con uno spin-off sperando di trascinare, per lo meno, i fan storici è inoltre una scelta coraggiosa.
Il gioco in sé risulta molto limitato, ripetitivo e troppo semplice da portare a termine. Buona, ma solo in parte, la rappresentazione in 3D, deludenti le impostazioni della campagna a due giocatori, che hanno ridotto notevolmente il divertimento confinando il tutto ad una mera esplorazione in compagnia. Unico aspetto degno di nota va all’uso intelligente che si può fare dello streetpass, comodo in più di un’occasione.
L’esperimento sembra non essere riuscito dato che si sta parlando di un gioco completo e non di un contenuto scaricabile che tenga impegnati qualche ora o che vada ad arricchire un titolo che già si possiede.
I più accaniti sostenitori di Pikachu e compagni potrebbero anche essere incuriositi e vedere di che si tratta, mentre gli altri – soprattutto coloro che intendono approcciarsi alla serie per la prima volta – farebbero bene a tenersi a debita distanza.