Recensioni

Shining Resonance Refrain

di: Simone Cantini

Che strano il mercato videoludico. A volte vengono sviluppati giochi che, in occasione del loro debutto originale, non si sognano neppure di avventurarsi al di fuori dell’angusto arcipelago nipponico, salvo poi sbarcare praticamente su qualsiasi hardware esistente in occasione di un loro restyling. È il caso di Shining Resonance Refrain, la cui release iniziale vide la luce su PS3 soltanto in Giappone, ma che arriva oggi su PS4, Xbox One e Nintendo Switch grazie ad un interessante remaster.

Per visualizzare i video di terze parti è necessario
accettare i cookie con finalità di marketing.

L’anno dei dragoni

C’era una volta l’antica isola di Alfheim, in cui elfi e dragoni vivevano in pace, almeno fin quando la divinità Deus non decise di dare sfogo alla sua volontà di creare un mondo ritenuto da lui ideale, dando così vita ad una selvaggia guerra che avrebbe segnato la scomparsa della vita. Fu così che due fazioni di elfi e draghi si diedero battaglia per secoli, fin quando una di queste alleanze uscì vincitrice dal sanguinoso conflitto, segnando la sconfitta di Deus e riportando la pace su tutta Alfheim. La nostra storia ha inizio moltissimi anni dopo la fine degli scontri, ma non mancherà di catapultarci all’interno di una nuova serie di lotte per il potere, in cui dragoni ed elfi torneranno a vestire i panni dei protagonisti. Di sicuro non certo priva di cliché cari al genere dei jrpg, la narrazione di Shining Resonance Refrain si è dimostrata comunque funzionale e tutto sommato interessante, anche se i veterani di questa tipologia di giochi potrebbero rimanere decisamente più freddini al cospetto di un campionario di situazioni e personaggi che odorano di già visto sin dalle prime battute. Ciò nonostante la produzione SEGA non manca di proporre un mondo di gioco dotato di alcune caratteristiche peculiari senza dubbio intriganti e ben orchestrate, modellate attorno ad una struttura ruolistica anche essa molto derivativa, ma dotata di un pizzico di personalità che di certo non guasta.

 

Botte da orbi

La saga Shining, composta da quasi quattro decine di episodi, è stata sin dagli albori caratterizzata da differenti approcci ludici, capaci di spaziare dal jrpg più classico, al tattico, passando per il dungeon crawler. In Shining Resonance Refrain, invece, si è scelto di adottare una soluzione decisamente più action, a cui si accompagnano elementi più affini al mondo dei giochi di ruolo canonici. Parlando di combattimenti, questi avvengono in tempo reale, con il nostro party di personaggi che potrà contare su due attacchi corpo a corpo di base (in perfetto musou style) a cui si affiancano le varie abilità speciali, che è possibile attivare combinando la pressione del dorsale sinistro con i pulsanti frontali. L’unico limite al button mashing selvaggio è da riscontrare nella barra degli Action Point, sempre visibile attorno al personaggio che controlliamo, il cui valore decresce ad ogni affondo. È comunque sufficiente rimanere immobili per un paio di secondi per recuperare le forze spese. Gli scontri, pur al netto di questa meccanica, sono comunque sempre frenetici, anche in virtù del fatto che inanellando alcune combo è possibile rompere per alcuni secondi le difese avversarie, causando stordimento ed una conseguente amplificazione dei danni arrecati (feature utilissima contro i boss). Controllando Yuma (uno dei protagonisti della storia), inoltre, avremo anche la possibilità di tramutarci in draghi, così da poter contare su di una potenza ancora maggiore: attenzione però a non abusare dei suoi poteri, dato che esagerando potremo mandare fuori controllo il nostro avatar, che inizierà così a scatenare la sua potenza contro nemici ed alleati.

Musica maestro!

Fin qua, comunque, siamo sempre all’interno dei canoni del jrpg. Ciò che rende particolare Shining Resonance Refrain è invece il substrato che strizza l’occhio ai dating sim, e che ricorda in parte i legami visti in Persona: di tanto in tanto potremo conversare in intimità con i nostri compagni di avventura, così da aumentare il grado di confidenza. Questo, unitamente ad alcune peculiari situazioni, ci permetterà di sbloccare alcuni particolari tratti che potremo sfruttare per collegare tra loro, tramite un apposito schema, i vari personaggi: in base alle relazioni che creeremo andremo, quindi, a dar vita a singolari effetti bonus durante i combattimenti. Interessante anche il sistema denominato B.A.N.D., ovvero una sorta di attacco combo continuato che, tenendo fede ai legami chela serie ha da sempre con il mondo della musica, vedrà il nostro party scatenarsi in alcune canzoni, i cui effetti varieranno di volta in volta in base al brano che decideremo di eseguire. Si tratta di soluzioni senza dubbio interessanti, e che riescono a risollevare un infrastruttura ruolistica che, altrimenti, sarebbe apparsa decisamente sin troppo anonima e già vista.

 

Figlio del suo tempo

Sul versante tecnico, trattandosi di un remaster, Shining Resonance Refrain mostra tutti i segni della sua appartenenza alla scorsa generazione: spazio quindi ad una presentazione decisamente sotto tono dal punto di vista dell’impatto estetico complessivo, ma che riesce comunque a godere di una pulizia e di una fluidità sicuramente solide. Ottimo il comparto audio, che presenta il duplice doppiaggio giapponese/inglese (tutto non sottotitolato in italiano) ed una colonna sonora davvero ben eseguita. Per quanto riguarda le aggiunte introdotte con questo remaster, oltre ad un quantitativo spropositato di costumi alternativi per i vari personaggi giocabili, troviamo un corposo set di dungeon accessori, oltre alla presenza della modalità Refrain, tramite la quale sarà possibile mettere le mani sui character di Excella e Jinas, anche se a livello puramente narrativo la loro introduzione del party rappresenta una stortura davvero evidente.

C’è davvero di che essere felici dell’approdo occidentale di Shining Resonance Refrain, anche se i motivi di soddisfazione sono più da ritrovare nel vedere una saga storica del genere da queste parti, piuttosto che per le qualità intrinseche della produzione SEGA. Il titolo, difatti, pur essendo comunque godibile e dotato di alcuni spunti interessanti, risulta essere davvero derivativo e privo di qualità peculiari in grado di renderlo davvero imprescindibile per i fan dei jrpg. Shining Resonance Refrain si lascia comunque giocare più che dignitosamente e, magari, complice anche la calura estiva, può risultare un piacevole riempitivo in attesa della consueta abbuffata autunnale.