Recensioni

Recensione Road Rage

di: Simone Cantini

E dire che pensavo di averla fatta franca in questo 2017 oramai prossimo alla fine. Ci ho sperato davvero, visto che lo scorso anno mi toccarono ben due perle del calibro di Coffin Dodgers e Horse Racing 2016, ma evidentemente la buona sorte redazionale ha visto bene di puntare forte sul sottoscritto, riservandogli una delle soprese più belle e piacevoli degli ultimi (quasi) dodici mesi. Ho incrociato le dita, ho pregato forte i numi del gaming, ho bruciato pile di console in segno di supremo sacrificio, ma ciò nonostante Road Rage si è ugualmente installato nell’hard disk della mia PS4.

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Il tempo di morire

La città di Ashen è oramai un polveriera, un agglomerato urbano in subbuglio e definitivamente preda del caos, in cui a dettare legge sono spietate gang di motociclisti divenute le padrone indiscusse delle strade. Al governo non rimane quindi che blindare la città, rinchiudendola all’interno di un impenetrabile muro di confine, lasciando gli abitanti in balia del proprio funesto destino. Ed è in questo idilliaco clima a base di cuoricini e fiori di campo che entriamo in scena noi, uno degli appena citati biker, di cui ancora continua a sfuggirmi il significato, nonostante le ore passate a scorrazzare felice per le strade di Ashen. Sì, perché la blanda è orribilmente recitata sceneggiatura sembra buttata praticamente per caso all’interno di Road Rage, dato che la consistenza ludica delle varie missioni che compongono lo story mode sembra non avere alcuna attinenza con quanto ci viene narrato sullo schermo. Gli incarichi che caratterizzano questo open world su due ruote ci vedranno impegnati in gare su circuito, eliminazioni di altri centauri, prove acrobatiche e molto altro, peccato che tutto si sia rivelato completamente privo di mordente, oltre che scarsamente divertente. Colpa di un sistema di guida quanto mai approssimativo che, pur essendo sfacciatamente arcade, si è rivelato impreciso e palesemente abbozzato in più di un’occasione. Le stesse dinamiche di combattimento sono al limite della frustrazione, complice una legnosità del nostro avatar a cui fa da eco una gestione delle hit box completamente sballata: tra colpi all’aria in grado di sbalzarci misteriosamente dalla sella, fendenti andati a segno che lasciano intatti gli avversari, a cui si aggiunge una sequela di collisioni di cui ancora mi sfugge la logica, gli scontri tra biker fanno rimpiangere quelli non certo entusiasmanti di Full Throttle. E ho già detto tutto. Se a questo si aggiunge una sequela di bug impressionante, con auto che compaiono magicamente dal cielo (giuro!), compenetrazioni inventate in grado di farci sprofondare nell’asfalto in punti random, oltre ad una fisica che sfugge ad ogni comprensione, appare palese come il comparto ludico/tecnico di Road Rage sia un vero e proprio disastro. E dire che almeno a livello contenutistico le premesse potrebbero quasi trarre in inganno, grazie a moto da sbloccare e customizzare (si esteticamente che a livello di performance) con i crediti guadagnati, nuovi avatar per il nostro biker ed una mappa di gioco da sbloccare progressivamente come vuole la tradizione. Peccato che tutto finisca con il perdere magicamente di interesse non appena prenderemo il controllo del nostro personaggio, semplicemente perché Road Rage risulta essere l’antitesi del divertimento. A meno che non proviate piacere nel flagellarvi con produzioni completamente sbagliate. È in questi casi che apprezzerete lo split screen per quattro giocatori, oppure il comparto online in grado di ospitare un allegro quartetto di squilibrati: vorrei potervi dire di più, ma durante le mie prove non mi sono imbattuto in nessuno disposto a percorrere assieme a me le strade di Ashen, sia reale che virtuale.

Moderni anacronisimi

Se è vero che Road Rage è in grado di fregiarsi di una caratura ludica ampiamente rivedibile, il comparto tecnico generale non fa nulla per nobilitare la già precaria situazione del titolo. Il motore di gioco si è rivelato stabile e fluido, ma le performance sono da imputare ad un impatto scenico che ricorda in tutto e per tutto l’epoca PS2, al punto che sembra di giocare ad un remaster di San Andreas (ma mille volte più brutto). Tale povertà si ripercuote anche nella densità dell’ambiente, che ci proporrà strade praticamente deserte in cui sparuti passanti si alternano a rarissime automobili che sembrano mosse da istinti suicidi, incapaci come sono di evitarci in ogni situazione. Da dimenticare il voice over in inglese, a tratti ai limiti del comico a causa di una qualità recitativa completamente da rivedere. A voler essere buoni si potrebbe apprezzare la soundtrack in stile tardi anni ’90, composta da un mix di brani hard rock e metal che sembrano però quasi tutti plagi di hit famose (un campionamento dei Prodigy è quasi da denuncia!). Chiudo evidenziando la fastidiosa scelta di ripetere ad libitum, a distanza ravvicinatissima, la telefonata che ci introduce la missione successiva qualora scegliessimo di ignorare il task principale per dedicarci alle varie missioni secondarie (trascurabili), oppure ad un po’ di sano cazzeggio. Oh, mica vorremo goderci le gioie del free roaming e lasciarci alle spalle l’emozionantissima trama?

Sono sempre dispiaciuto quando mi trovo a stroncare una produzione videoludica, ma quando i risultati sono pari a quelli di Road Rage è davvero difficile far prevalere la bontà. La produzione Team6  è difatti priva di qualsiasi ragione di essere, minata come è da una sequela di bug impressionante e da una consistenza ludica che avrebbe faticato ad emergere anche più di una decade fa. Missioni buttate là a caso, modello di guida abbozzato e un divertimento che rasenta lo zero assoluto rendono Road Rage un titolo completamente da bocciare, soprattutto in un anno come quello che ci apprestiamo a salutare, che è stato in grado di regalarci perle qualitative di assoluto spesso.