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Recensione Replay: VHS is not Dead

di: Santi "Sp4Zio" Giuffrida

Nello sconfinato panorama videoludico, se c’è un genere che non troverà mai dimora due metri sottoterra, è quasi sicuramente quello dei puzzle game. Replay: VHS is not Dead, però, non è un puzzle game qualsiasi, perché ha dalla sua un gameplay alquanto bizzarro e creativo. Scopriamo insieme perché.

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Rewind

Pensandoci bene, una cosa va subito sottolineata: il titolo firmato Neko Entertainment non è solo un puzzle game ma, a suo modo, è anche un platform, con tanto di boss battle tra un mondo di gioco ed un altro. Ambientato negli anni ’80 (quanti di voi ne sono figli?), Replay: VHS is not Dead vede protagonista un ragazzo come tanti, un certo Harvey Hachess, con la passione per i film in VHS. E sarà proprio questa sua passione a catapultarlo, è proprio il caso di dirlo, al centro dell’azione. Dopo aver noleggiato alcuni film ed essersi perso negli occhi della commessa, sulla strada del ritorno il nostro alter-ego viene sorpreso da una strana tempesta di fulmini che, colpendo i nastri, cancellano alcune scene dei film. Tornato a casa, come se non fosse già successo abbastanza, il nostro protagonista viene letteralmente risucchiato all’interno del tubo catodico e si ritrova ad avere a che fare con i protagonisti dei lungometraggi poco prima noleggiati, col compito ultimo di girare le scene mancanti ed uscirne illeso. Una trama assurda, completamente fuori di testa, eppure azzeccata. Azzeccata perché dà un senso al gameplay partorito dagli sviluppatori. Con una grafica che richiama per forza di cose quanto giocato qualche decennio fa, Replay: VHS is not Dead impegnerà le nostre meningi facendoci realizzare, tra un salto ed un altro, l’ideale sequenza utile a portare a termine ciascuno dei circa 70 livelli disponibili, tutti distribuiti in quattro differenti “universi hollywoodiani” che simpaticamente fanno il verso a dei classici dalla popolarità fragorosa.
Per riuscire nell’impresa, avremo dalla nostra la facoltà di manipolare il tempo, semplicemente riavvolgendo la pellicola. Così facendo, potremo “saltare” da un personaggio ad un altro controllandone e registrandone i movimenti, con l’obiettivo di incastrare le rispettive azioni e condurre così ogni personaggio verso il proprio portale d’uscita. Ovviamente sarà necessario tenere a mente tutte le mosse già eseguite, avendo cura che tutti i personaggi riescano ad interagire tra di loro senza rimanere incastrati o, peggio ancora, passare a miglior vita. Completare ogni stage richiede una certa logica e l’interazione con alcuni elementi dello scenario è altresì fondamentale. Credeteci, è più facile giocarci che spiegarlo.
La curva di apprendimento ci è sembrata perfetta: la difficoltà aumenta in maniera intelligente, scongiurando quella fastidiosa frustrazione che molti rompicapo si portano dietro. Poi, diciamolo, sia i dialoghi che i personaggi sono divertenti, colorati e perfettamente integrati nel loro rispettivo mondo di gioco. Certo, alla lunga potrebbe farsi viva una certa ripetitività, ma vi sarà sufficiente giocarlo a piccole dosi, tra un titolo tripla A ed un altro, dopotutto stiamo sempre parlando di un gioco il cui prezzo del biglietto ammonta a 9,99 €, decisamente abbordabile.

Play

Replay: VHS is not Dead è un titolo sicuramente non adatto ai giocatori di primo pelo, soprattutto per via dell’aspetto grafico ormai particolarmente datato, ma ha il grande pregio di essere originale e stiloso. Se siete avvezzi al genere e i brufoli sono ormai un lontanissimo ricordo, Replay: VHS is not Dead rappresenta senza alcun dubbio un pixelloso snack da sgranocchiare pad alla mano.