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Recensione Recensione di The Beatles: Rock Band

Recensione di The Beatles: Rock Band di Console Tribe

di: Redazione
Come ben saprete, il genere dei rythm game ha subito, negli ultimi
anni, un’impennata eccezionale che ha portato non solo ad ottimi
riscontri di critica e pubblico, ma anche ad un incoraggiamento allo
sviluppo di un numero sempre maggiori di titoli da parte delle software
house. Se all’uscita del primo Guitar Hero potevamo avere non
più di un paio di titoli l’anno, con l’avvento di
Rock Band ed il favore dei giocatori, si è assistito alla
nascita di una “guerra” che ha comportato lo sviluppo di un
numero sempre maggiore di titoli. È ovvio che in un’ottica
del genere occorra sviluppare idee nuove ed allettanti, ed ecco che
quindi l’industria ha compiuto un successivo passo in avanti
passando dalla commercializzazione di titoli musicali dal carattere
“vario”, alla creazione di giochi dedicati a singole band,
onde celebrarne non solo la carriera, ma anche il riscontro di mercato
e dei fans. È proprio su quest’onda che nasce The Beatles:
Rock Band (da ora abbreviato in The Beatles: RB), primo vero spin-off
della serie di Harmonix (non contiamo il mediocre AC/DC) e diretto
concorrente del massimo esponente di genere della distinta concorrenza,
Guitar Hero : Metallica. Pronti? Si torna nel 1960!




I Got a Feeling (Let It Be – 1970)



La prima caratteristica fondamentale di The Beatles: RB, e che
certamente salterà per prima all’occhio dei giocatori
più navigati, è la limatura del gameplay principale del
gioco, in questa incarnazione privato di tutte le feature che hanno
reso celebre (e soprattutto differente) il brand rispetto alla
controparte Guitar Hero. In The Beatles: RB mancano infatti tutte le
aggiunte al gameplay che permettevano la gestione del gruppo in buona
parte delle sue caratteristiche quali: staff, mezzi di trasporto e
personalizzazioni varie. Una scelta che ai più, dato il retaggio
del gioco, risulterà stravagante ma che si giustifica
perfettamente se si tiene conto della qualità generale del
titolo nelle sue caratteristiche più propriamente estetiche.
Sebbene infatti il gameplay sia sostanzialmente quello cui siamo
abituati sin dalle origini, la particolare associazione del brand ai
Fab Four rende l’esperienza coinvolgente ed onirica, ed
inaspettatamente varia. Harmonix ha preferito, in tal senso, condurre
il giocatore passo passo in quella che è stata la reale
formazione dei Beatles, senza permettergli di intaccarne la storia e
quindi, in un certo senso, snaturarla. Sarà quindi il gioco
stesso a modificare gli strumenti, gli abiti e le situazioni, basandosi
sulle reali evoluzioni dei Fab Four passati, nell’arco di circa
un decennio, da canzonette come ”I Want To Hold Your Hand” ai testi culturalmente e politicamente impegnati di “Taxman” o “Here Comes the Sun”.
Una strada quindi “atipica” per la serie ma che
saprà, nonostante gli innumerevoli dubbi, regalare ore di
autentico intrattenimento. Dove invece c’è stata una
modifica, e piuttosto sostanziale, delle caratteristiche più
propriamente ludiche è nelle opzioni di gioco settabili, il cui
numero è esponenzialmente aumentato al fine di concedere a
qualsiasi genere di utente un’esperienza il più
gratificante possibile. Si passa dal semplice livellamento del volume,
alla riproduzione in formato dolby delle tracce per poi passare,
infine, alle tre principali novità del titolo, le opzioni “velocità smodata”, “modalità realistica” e “modalità esibizione”.
Detto in parole povere: la prima delle tre opzioni permetterà al
giocatore di aumentare la velocità delle note su schermo, la
seconda si occuperà, invece, di rendere il coinvolgimento del
pubblico verosimile con quello di un pubblico da arena (con effetti
davvero sorprendenti), mentre con la terza modalità le note su
schermo spariranno! Permettendo al giocatore di suonare con il mero
ausilio della propria memoria. Attenzione però, non si parla
però di vere e proprie modalità di gioco, quanto
più di semplici opzioni che possono essere attivate o
disattivate in qualsiasi momento utili, se non altro, ad adeguare il
gioco alle vostre “esigenze”.




Ticket To Ride (Help! – 1965)



Il vostro biglietto per il mondo dei Beatles, nonché cuore del
gioco, è, come si diceva sopra, la modalità
“storia” cui verremo introdotti con un video misto di
animazione e computer grafica la cui bellezza vi lascerà
certamente basiti. Il giocatore verrà dunque condotto per mano
attraverso i passaggi più significativi della band,
attraversando alcune delle tappe fondamentali della beatlesmania per
poi dedicarsi a tre lunghe sessioni per l’incisione di
“Abbey Road”, testamento musicale della band. Andando per
ordine si partirà dal leggendario “Cavern Club” di Liverpool, dove il quartetto fece una delle sue prime e più famose esibizioni, per poi passare per l’”Ed Sullivan Show”, lo “Shea Stadium” di New York, il “Budokan” di Tokyo e l’indimenticabile tetto della “Apple Corps” del
1969 dove i quattro si esibirono insieme per l’ultima volta.
Ognuno delle suddette location costituirà, di fatto, uno stage,
nonché un capitolo della principale modalità di gioco e
servirà al giocatore non solo per conoscere, seppur con
brevità, i fondamentali della storia dei Beatles, con i loro
cambi di immagine, tematiche e costumi, ma anche a sbloccare, per mezzo
delle “stelle”, alcuni contenuti aggiuntivi come fotografie
e video, con commenti di situazioni ed eventi del gruppo talvolta poco
noti. Tali stelle avranno, come al solito, un numero variabile da uno a
cinque e costituiranno la principale moneta per lo sblocco dei
contenuti bonus. Con una prestazione mediamente valida, e
l’ottenimento di tre stelle, si avrà accesso al primo dei
due contenuti (delle fotografie) legati ad una qualsiasi traccia,
mentre con un’esibizione da cinque stelle si avrà accesso
al secondo contenuto. L’accumulo di stelle e fotografie
porterà poi all’ulteriore conseguimento dei bonus video,
tra i quali si annoverano alcune chicche (ovviamente sottotitolate) che
i fans degni di questo nome non vorrebbero perdersi! Un tributo che ci
ricorda da molto vicino quanto di buono aveva già fatto
Activision con il suo gioco a tema Metallica, ma con la sostanziale
differenza dovuta ad una ricerca della caratterizzazione certosina che
rende il gruppo perfettamente riconoscibile ed immerso nei determinati
contesti storici nel quale le canzoni sono state scritte e presentate
al pubblico. Non una semplice riproduzione delle location, ma una vera
e propria immersione nel fenomeno Beatles, con alcuni excursus onirici
(soprattutto durante le sezioni di Abbey Road), che sembrano
estrapolate direttamente dalla cultura, dalla mentalità e dal
pensiero in forza negli indimenticati anni 70. Qualcosa di intenso e
bellissimo, ma purtroppo molto breve, dato l’esiguo numero di
capitoli, ridotti a soli otto, e lo scarso numero di tracce presenti.
Ed è proprio la brevità del gioco forse il punto che fa
più storcere il naso a qualsiasi amante del rythm game moderno,
se si considera che, già rispetto al recentissimo Guitar Hero 5,
devastante nelle sue ottantotto tracce, The Beatles: RB può
essere completato in appena una decina di ore, con uno scarto di ancora
qualche ora se si intende completare al 100% le principali sfide
sbloccabili con il completamento della modalità carriera. A
ciò si aggiunge, inoltre, una curva di difficoltà solo
raramente in salita, e comunque valicabile se non si tiene conto delle
difficoltà più elevate (la qual cosa giustifica
l’opzione introdotta con la “velocità
smodata”). Il tutto si riscontra, ovviamente, con delle precise
scelte della produzione, intenzionata come non mai a rendere
l’esperienza di gioco accessibile a tutti; anche se
l’implementazione di qualche traccia in più, in
virtù soprattutto dell’immenso catalogo musicale messo in
piedi dai Beatles, e della volontà di Harmonix di lucrare sin da
subito sui contenuti scaricabili, ci ha fato storcere il naso, e non
poco! Anche stavolta una modalità online nella media (costituita
dalla semplice esecuzione delle tracce assieme ad altri utenti) ed i
trofei/achievements presenti nelle versioni PS3 e Xbox 360 arginano in
qualche modo alla longevità del titolo, tuttavia si tratta poco
più che di palliativi il cui impegno profuso varia di giocatore
in giocatore.




Come Together (Abbey Road – 1969)



Per ciò che concerne il reparto tecnico, The Beatles: RB
è una gioia per gli occhi e per le orecchie. Complice la recente
ri-masterizzazione di tutti i brani della band inglese, effettuata con
tecniche d’avanguardia e frutto di un lavoro che è durato
ben quattro anni, le tracce sono pulitissime, e prive di tutte le
imprecisioni o le imperfezioni dovute ai mezzi di registrazione
dell’epoca. Molte tracce godono addirittura delle campionature di
programmi radio, da sempre presenti nelle versioni originali delle
canzoni, ma sino ad oggi mai pubblicate su disco! Una gioia per i fans,
ma anche un’occasione più che degna per chiunque di
ascoltare dell’ottima musica. In tal senso parliamo quindi di
tracce godibilissime in tutti i loro strumenti che variano dalle
semplici chitarre, ai bassi, i sirtaki, i violini e quant’altro
il quartetto abbia suonato nel corso della sua carriera; unica pecca
è forse la non sempre eccelsa sincronizzazione tra note suonate
e note a schermo che, anche a media difficoltà, complice forse
l’estrema varietà di strumenti presenti in una traccia,
dà talvolta l’impressione che non si stia realmente
suonando quel che si sente, quanto piuttosto note fantasma o un
“miscuglio” di vari strumenti. Il lip-sinc è invece
perfetto, la qual cosa rende i modelli poligonali ricchi di carattere e
credibili nonostante il loro stile cartoon. Passando proprio alla
grafica, come abbiamo più volte accennato, questo capitolo di
Rock Band non è, probabilmente, già di per se la miglior
rappresentazione grafica per la serie, ma è forse
(esteticamente) il miglior titolo dedicato ad una sola band mai apparso
sino ad ora! Seppur è difatti vero che il titolo non gode di
tutto quel lavoro di motion capture cui siamo stati abituati con GH:
Metallica, è altrettanto vero che gli sviluppatori hanno messo
in piedi un’opera di coinvolgimento attraverso ambienti,
pubblico, strumenti, animazioni ed abiti tale da giustificare una
grafica forse un po’ più “rozza” in
virtù di una bellezza incisiva ed oggettiva. Un’immersione
nel mondo dei Beatles a 360° di impareggiabile fattura e
praticamente perfetta!




While My Guitar Gently Weeps (White Album – 1968)



Spendiamo infine due parole sulla strumentazione del gioco, per
l’occasione rivista, e fedelmente replicante gli strumenti
originali (e preferiti) del gruppo. I controller/strumenti di questo
The Beatles: RB sono bellissimi e ricercati nei dettagli, la qual cosa
offre ai fortunati acquirenti (“fortunati” visto il prezzo
esoso del bundle completo) forse la migliore strumentazione disponibile
per Rock Band. Se è vero che il fronte Guitar Hero è
ancora imbattuto sul piano della qualità hardware, con questo
spin-off Harmonix ha comunque registrato un lieve miglioramento sia
nella resistenza, che nella comodità e nella velocità di
risposta. Si è posta molta enfasi sulle chitarre, davvero
bellissime nella loro incarnazione ”beatlesiana”, e solo
marginalmente si è cercato di rendere la batteria ed il
microfono degni dell’impostazione retrò del titolo
(limite, lo ammettiamo, dovuto più all’effettiva
costituzione degli strumenti che alla volontà di Harmonix). Sul
piano hardware abbiamo quindi una promozione a pieni voti, anzi, se
siete in cerca di nuovi strumenti o avete semplicemente voglia di
acquistare una chitarra (di plastica) in più, forse The Beatles:
RB è l’occasione che stavate cercando!
Compatibilità con Guitar Hero inclusa nel prezzo.




The End (Abbey Road – 1969)



Tirando le somme: The Beatles: Rock Band è figlio di un retaggio
potente sia sul piano dello sviluppo, sia su quello più
puramente musicale. Guardando alla concorrenza (i famosi Metallica) ed
alle esperienze passate (il disco sugli AC/DC proprio non ci è
piaciuto), eravamo praticamente convinti di trovarci per le mani un
prodotto mediocre e privo di mordente. Mai come stavolta siamo felici
di esserci ricreduti. The Beatles: RB non è un prodotto fans only,
quanto piuttosto una celebrazione della musica vissuta attraverso il
leggendario quartetto londinese. Certo la scarsa durata delle ore di
gioco ed una scaletta non proprio completa deluderanno parte
dell’utenza; tuttavia negarsi la possibilità, a priori, di
provare un titolo come questo significa due cose: non capirne niente di
musica e non capirne niente di videogame! Da comprare per i fans della
serie e dei Beatles, almeno da provare per tutti gli altri.



“And in the end the love you take is equal to the love you make”.