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Recensione di Rainbow Islands: Towering Adventure

Recensione di Rainbow Islands: Towering Adventure di Console Tribe

di: Giovanni Manca

È il 1986 l’anno in cui Fukio Mitsuji, Ichiro Fujisue e Nishiyori Bubble Bobble, inventano un mondo coloratissimo in cui due simpatici draghetti, Bub e Bob, devono affrontare cento livelli prima di riuscire a riacquistare le sembianza umane. Siamo dunque a metà degli anni ’80, l’epoca d’oro delle sale arcade popolate da milioni di appassionati alla ricerca di sfide elettroniche sempre diverse ma, per il titolo Taito, diventare l’assoluto protagonista delle gettoniere di tutto il mondo è facile: la caccia all’highscore è una febbre che contagia rapidamente chiunque entri a contatto con i simpatici draghetti. Dopo un solo anno la casa nipponica decide di bissare il successo e pubblica Rainbow Islands: The Story of Bubble Bobble 2, proponendo importanti novità: Bub e Bob hanno le sembianze umane e degli arcobaleni hanno preso il posto delle bolle.
A distanza di 20 anni il franchise Taito è considerato una leggenda del mondo arcade come pochi altri: possibile che i moderni sistemi casalinghi non proponessero un remake? Assolutamente no, ecco infatti pad alla mano davanti al nuovo Rainbow Island offerto dal Marketplace al prezzo di 800 Microsoft Points.

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Datemi un arcobaleno

Il concetto di gioco è piuttosto semplice ed è rimasto sostanzialmente invariato rispetto a due decenni or sono. Il protagonista ha un tempo determinato per scalare un livello che si estende in linea verticale: una volta che il countdown si azzera, rimangono pochi secondi per raggiungere l’ultima piattaforma prima che l’intero livello sia invaso dalle acque. La scalata all’inizio è piuttosto semplice e facilitata da un sistema di controllo elementare, retaggio di tempi andati, oltre che di un numero di mostri nemici, contemporaneamente su schermo, piuttosto esiguo. Perfettamente in linea con la tradizione della serie, l’unica arma a disposizione di Bub e Bob è la possibilità di sparare degli arcobaleni “multifunzionali”, fondamentali sia per essere utilizzati come piattaforme per la scalata sia per intrappolare e sconfiggere i nemici. Nei livelli più avanzati le situazioni si fanno più toste e diventa fondamentale accumulare più in fretta possibile i diversi power-up ottenibili sconfiggendo determinati nemici, grazie ai quali è possibile aumentare il tempo di vita degli arcobaleni e il numero “sparabile” con un solo colpo, la velocità di Bub e Bob, secondi preziosi che si aggiungono al countdown o power bomb in grado di spazzare via tutti i mostri su schermo. In un’epoca dominata da gameplay e sistemi di controllo molto complessi, in cui spesso otto pulsanti di un joypad non sono più sufficienti a coprire l’intero ventaglio di movimenti a disposizione, Rainbow Island potrebbe sembrare piuttosto anacronistico, poco coinvolgente e per nulla appagante. Tutto passa dopo pochi minuti di gioco in cui è quasi impossibile non farsi catturare dallo stimolo di salire qualche metro in più nella scalata, di raccogliere la sfida che il titolo lancia dopo ogni game over.

Lassù verso il cielo

L’immancabile Story Mode è la modalità principale in cui si dipana l’avventura di Bub e Bob: dieci isole dalla difficoltà crescente popolate da nemici di ogni tipo. Nonostante sia piuttosto lunga e impegnativa, ha i connotati di una sessione di allenamento per le inedite modalità proposte da Taito: Challenge, Time Attack e il Versus Online. La prima potremmo definirla come la scalata infinita, in quanto non c’è il limite dei 1000 metri e questo impone determinate scelte strategiche nella ricerca dei power-up “temporali”. Il Time Attack consiste nella ricerca del miglior tempo possibile nella scalata di uno schema fisso di 1000 metri.
Di buon livello il comparto online che, oltre a proporre decine e decine di statistiche, dà la possibilità di affrontare la scalata sfidando un giocatore umano: ovviamente vince chi arriva per primo sull’ultima piattaforma.

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I colori dell’arcobaleno

Considerato il titolo non può stupire il tipo di palette di colori scelta dal team di sviluppo. Immaginate i colori più accesi e sgargianti, sparateli sullo schermo senza preoccuparvi degli accostamenti e, poi, mettetevi un bel paio di occhiali da sole: l’apoteosi del colore in ogni angolo remoto del gioco, sia nei diversi livelli sia nei menu. Peccato per la caratterizzazione dei due protagonisti, Bub e Bob, che nel restyling hanno perso del tutto la tenerezza e la simpatia degli originali e per le animazioni, caratterizzate da pochissimi frame poco ispirati. Da sottolineare come in tutte le modalità di gioco, fatta eccezione per lo Story Mode, è possibile utilizzare il proprio avatar personalizzato: vedere il proprio alter-ego sgambettare e sparare arcobaleni aggiunge un motivo in più per divertirsi online e fa dimenticare, in parte, la nefandezza fatta con i vecchi protagonisti. Pollice verso per la colonna sonora, poco coinvolgente e troppo chiassosa ma il fastidio provocato può essere eliminato disattivando le musiche. Sarebbe stata utile un’opzione di questo tipo per la vivacità dei colori.

La cima della salita

A meta degli anni ’90 Taito annunciò di aver perso i codici sorgenti dei vecchi arcade e tutti si preoccuparono della difficoltà di eventuali conversioni e remake. Rainbow Islands: Towering Adventure sembra non aver accusato le conseguenze di tale perdita ma piuttosto le scelte fatte in fase di sviluppo. Il gameplay è ancora capace di catturare per ore il giocatore che, però, rischia di rimanere insoddisfatto o, addirittura, infastidito da una realizzazione tecnica discutibile. Chi considera invece secondario sia l’aspetto grafico che quello sonoro e cerca un titolo in grado di trasmettere il feeling dei vecchi giochi da sala, magari utilizzando il proprio avatar personalizzato, può prendere in seria considerazione l’acquisto di Rainbow Islands: Towering Adventure.