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Recensione Recensione di Prototype

Recensione di Prototype di Console Tribe

di: Redazione
Ingegneria genetica e cospirazioni militari, affetti e dolore, lotta
per la sopravvivenza e ricerca della verità: sono questi i temi
caldi che tengono le fila della storia del giovane Alex Mercer, passato
da ragazzo di strada ad arma biologica. Alex è capace di
modificare il suo aspetto e trasformare il suo corpo, una creazione
unica nel suo genere. Non si può dire lo stesso del lavoro dei Radical Entertainment che riprendono e rielaborano un format già sperimentato con successo: il grezzo sand-box di Hulk
viene traghettato verso un genere più maturo e completo,
ampliando le possibilità d’interazione ambientale e
aggiungendo un corposo bagaglio di strumenti.





Puzzle genetico


Manhattan, isola su cui sorge l’omonimo distretto più famoso di
New York, è da sempre meta prediletta di sceneggiatori e
scrittori per far da sfondo alle proprie storie. L’immaginazione
collettiva la vede spesso associata a grandi catastrofi naturali,
alieni, mostri e tutto quello sia in grado di creare panico e
scompiglio tra la popolazione.

Questa volta è il turno di una grande infezione che cambia la
struttura genetica dei cittadini fino a trasformarli in aberranti
creature. Sarebbe facile aspettarsi di essere uno dei sopravvissuti
all’infezione, ma questo è vero solo in parte: in Prototype ci ritroviamo ad essere praticamente un mostro, braccato dalle autorità e nemico numero uno della popolazione.

La storia inizia quando l’infezione è già diventata
incontenibile ed il nostro protagonista Alex ci racconta, attraverso lo
svolgimento del gioco, come sia avvenuta la contaminazione di massa. La
narrazione si presenta subito piuttosto articolata seguendo fasce
temporali diverse e il ritmo con cui i fatti si svolgono è
variabile, riuscendo a creare un clima di tensione misto a voglia di
scoprire. E’ proprio questo il punto di forza della narrazione.
Si vive l’avventura sempre con una sensazione di dover sapere di
più, di dover proseguire. Molti sono i misteri che si celano
dietro la mutazione avvenuta in Alex: ci si ritroverà a
chiedersi chi sono i veri amici e quali siano i nemici, e se dietro a
questi eventi si nascondono progetti e ambizioni più grandi. In
poche parole la curiosità spinge il giocatore a portare a
termine le missioni e, come se non bastasse, la linea narrativa
è strutturata come un puzzle da ricostruire. Per completare
l’opera Alex dovrà non solo portare affrontare le missioni
ma anche inglobare nella propria struttura genetica persone che si
incontrano per strada in modo da acquisirne i ricordi. Il sistema
chiamato “Trama degli Intrighi” è appunto il connubio perfetto
tra lo sviluppo della storia e le fasi di gameplay.

Il clima che si respira semplicemente girovagando per le strade di New York
è volutamente cinematografico, con la presenza massiccia di
militari a contenere l’infezione ed ovviamente persone in preda al
panico. Inoltre, proseguendo nel gioco, le situazioni divengono di
volta in volta più variegate, creando nel complesso un’atmosfera
surreale quasi apocalittica che ben si sposa con il resto dell’opera.

I personaggi appaiono credibili e ben si prestano alla tipologia di
narrazione, i dialoghi talvolta appaiono scontati ma nel complesso la
sceneggiatura, avendo una base solida, riesce nel suo intento.





La rabbia di Mercer tra genetica e distruzione




Prototype è nella sua linea fondamentale un titolo che
segue una struttura forte, unica e abbastanza lineare. Alex Mercer, a
caccia della verità, dovrà affrontare una serie di prove
legate a delle missioni, in cui faremo un massiccio utilizzo delle
potenzialità del novello supereroe. Dovrà dare fondo a
tutte le sue risorse inseguendo, distruggendo e infiltrandosi tra le
linee nemiche nel tentavo di collezionare i piccoli pezzi che
costituiscono la rete degli intrighi. I Radical, all’interno di
questa “corrente principale”, sono riusciti ad inserire una
serie di colpi di scena che corrispondono a delle virate sostanziali
riscontrabili poi nel gameplay. Se all’inizio il nostro
protagonista avrà come uniche armi d’attacco il lancio di
automobili e di pochi oggetti dello scenario, con il progredire della
storia le sue capacità, e con esse le sue possibilità, si
amplieranno considerevolmente. Ogni missione sblocca un certo numero di
punti esperienza che potremo spendere liberamente nelle migliorie, per
far acquisire al nostro eroe delle qualità inusitate. Alex
evolverà velocemente, e da attacchi semplici si passerà a
sistemi d’offesa complessi: le sue mani si trasformeranno ora in
artigli, ora in pesanti guantoni di pietra, fino alla completa
trasformazione della massa corporea in una nera armatura. Mercer
è uno che non va per il sottile e predilige attacchi devastanti
e su larga scala. La mancanza di un approccio tattico si rispecchia nel
sistema di controllo che permette una certa velocità e
precisione nel colpire il nemico ma castra completamente le strategie
offensive. La selezione rapida, affidata al d-pad, permette
l’attivazione di un solo potere per categoria, assegnato ad una
direzione attraverso una macchinosa ruota richiamabile dal dorsale
sinistro. E’ più facile adattare il proprio stile di gioco
ad ogni avversario che cercare di cambiare potere per raggiungere una
maggiore efficacia mortale. Per fortuna i nemici si presteranno
abbastanza pazientemente alle nostre offensive; siano essi parte della
popolazione infetta o arruolati tra le fila dell’esercito, la
tattica rimane sempre la stessa: riunirsi in gruppi e colpire
massicciamente con coraggioso disprezzo per la morte. Nei gruppetti che
affronteremo non si trova quasi mai la varietà che ci saremmo
aspettati: stessi modelli poligonali che si ripetono pedissequamente,
impreziositi dalla presenza dei cacciatori, mostri geneticamente
modificati che con la loro potenza e velocità alzano leggermente
il livello di sfida. Gli scontri sono completamente bilanciati su uno
spirito “fast and fun”, che fa della quantità dei nemici su
schermo e del massacro indiscriminato le sue componenti principali. A
condire ulteriormente il bagno di sangue con un sapore metallico,
contribuiscono i mezzi corazzati e gli elicotteri che spesso si
uniranno alla festa, permettendoci di sperimentare il piacevole caos
della guerriglia cittadina. Il controcanto è costituito dalle
sezioni in cui è necessario camuffarsi per accedere ai
pochissimi interni che il gioco propone. Alex può assorbire le
fibre corporee di altri uomini e trasformasi in uno di loro, ed
è proprio in questi frangenti che assumere le sembianze di un
soldato di alto grado ci permetterà di accedere alle basi
militari dove potremo ricevere specifiche abilità: la
capacità di guidare mezzi corazzati o di maneggiare armi da
fuoco non è sbloccabile attraverso i punti esperienza ma solo
con l’assorbimento di personale tecnico che detiene queste
competenze. Il vantaggio della consunzione degli uomini è legato
anche ai ricordi che Alex assorbe: parti della rete degli intrighi
saranno sbloccabili solo pedinando e assorbendo dei target specifici.
In via definitiva l’assorbimento e il camuffamento costituiscono
una piacevole pausa dai momenti frenetici, anche se non raggiungono la
profondità che avremmo sperato. Questa tipologia di gioco,
infatti, va ad accompagnare quella frenetica, riuscendo a contribuire,
seppur in parte, ad una tatticità di gioco che difficilmente
riesce ad emergere.

Bisognerà usare la testa durante gli scontri con i boss, in cui
oltre alla forza fisica sarà d’obbligo usare un minimo di
astuzia per sconfiggere gli energumeni geneticamente modificati che ci
sbarrano la strada.

Alla linea principale delineata sopra sono state aggiunte una serie di
variazioni che impreziosiscono l’esperienza di gioco. Alex
è un atleta provetto capace di correre sulle facciate dei
palazzi e planare per brevi tratti, tutto con estrema facilità
per le nostre dita: il trigger destro controlla in toto le acrobazie,
permettendoci di concentrare la nostra attenzione sul percorso e sugli
eventuali ostacoli; per spingere fino in fondo queste capacità,
i Radical ci hanno messo a disposizione una serie di sfide a tempo,
valutate secondo il medagliere olimpionico (oro, argento e bronzo) e
con una proporzionata ricompensa in termini di punti esperienza.
Purtroppo le corse in stile parkour e le “planate on target”
costituiscono una sfida adeguata per i nostri riflessi e il nostro
tempismo solo nelle prime fasi di gioco: con il potenziamento massiccio
delle abilità di Mercer gran parte delle gare sarà
archiviabile con l’impiego di uno sforzo minimo.





Diamo un altro morso alla grande mela (sperando che non ci vada di traverso)



Di città nei free-roaming ne abbiamo viste tante. Abbiamo visto
metropoli futuristiche, paesaggi underground e riproduzioni fedeli di
città realmente esistenti. Ma quella che ci viene proposta
più spesso è New York, e videoludicamente parlando col
tempo abbiamo iniziato a sentirci cittadini onorari. La versione
newyorkese proposta in Prototype è sicuramente un buon risultato: è facile aggirarsi tra i quartieri di Manhattan e riconoscerne le strade.

Il motore grafico che spinge il gioco è di buona fattura ma
purtroppo ha l’arduo compito di dover caricare una ingente mole
di oggetti su schermo. Per questo è impossibile aspettarci
palazzi e strade perfette, essendo le strutture architettoniche della
città realizzate con un numero di poligoni non troppo elevato;
girando per la città non ci dobbiamo aspettare quella perfezione
grafica vista in altri titoli. Quello che sembra essere un difetto
è in realtà un punto di forza, difatti proprio grazie a
questo tipo di realizzazione, il motore grafico regge ogni tipo di
situazione, anche la più caotica. Nonostante il livello di
interazione con gli scenari non sia totale, riesce comunque a
contribuire in maniera positiva arricchendo il gameplay e creando una
vasta gamma di situazioni tutte adeguatamente gestite. Impossibile
quindi incappare in bug, pop-up o caricamenti incompleti. Anche nel
caos e nella distruzione più totale non si avranno rallentamenti
ed il frame rate riuscirà ad essere costante.

Di buon livello anche i modelli poligonali dei personaggi, sia il
protagonista che i suoi nemici sono realizzati discretamente. Inoltre
anche le animazioni sono state create con perizia tecnica non
indifferente e ovviamente la cura maggiore è stata riservata ad
Alex e ai suoi incredibili poteri.

Dal punto di vista artistico il titolo eccelle in alcuni effetti
particellari e nella scelta di uno stile dalle tinte
“forti”. Stesso discorso vale per altri elementi grafici
come le ombre e tutte quelle piccole finezze tecniche che di fatto
aumentano il coinvolgimento.

Il comparto audio che ci accompagna durante l’avventura riesce a
creare il giusto clima, tuttavia spesso è quasi silente e
difficilmente vi ritroverete a ricordare a memoria motivetti e
arrangiamenti vari. Ottimo invece il doppiaggio in lingua inglese, sia
per il cast scelto che per l’ottimo lip-synch messo a punto.

Un comparto audiovisivo di buona qualità ma che, come il titolo, lo si può definire solo un prototipo.





The Last Chromosome



Questa la nuova creatura Activision; cimentarsi in questo gioco
è senza ombra di dubbio un’esperienza interessante. Un gameplay
divertente, frenetico e sanguinolento: queste le sfaccettature del
titolo, forse mancante di quello spessore e di quella profondità
capace di trasformare Prototype
in un prodotto completo e fruibile da tutti. Sia la trama che gli altri
aspetti del gioco sono curati ed hanno la capacità di
affascinare ed incuriosire il giocatore, che per un buon numero di ore
rimarrà letteralmente incollato allo schermo.

Se avete voglia di far schizzare un po’ di sangue chiamate Alex…