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Recensione Recensione di Prince of Persia

Recensione di Prince of Persia di Console Tribe

di: Redazione
Rapido, silenzioso e imperscrutabile balzo da un appiglio all’altro. Il
mio corpo è in perfetta sintonia con l’ambiente circostante, i miei
movimenti disegnano artistiche linee mentre si libra nell’aria. Il
termine sbagliare non può appartenermi ma basta una frazione di secondo
e il vuoto è li ad accogliermi. Una mano però è lì tesa a salvarmi,
quella della mia Principessa.

Poter rimediare ai propri errori, questo è il vero potere e la chiave per perfezionarsi.





Favola Next-Gen



Nelle favole i principi sono gentili e coraggiosi, belli ed educati.
Attraverso le loro eroiche gesta riescono sempre a salvare la loro
principessa, per poi vivere insieme felici e contenti. La nuova fatica
Ubisoft, seppur dalle forti tinte fiabesche, non ricalca i classici
personaggi alla “c’era una volta”, ma cambia le carte in tavola
proponendo un cast affascinante ed innovativo. Il principe è in realtà
un ladrone che sbeffeggia la corte reale, ruba dalle tombe e con
l’irriverenza che lo contraddistingue, ha sempre la battuta pronta. Le
sue ambizioni si addicono più a un malvivente che a un eroe, i suoi
desideri non sono la pace e la salvezza ma la ricerca costante di donne
e ricchezza. Quello che rende nobili non è certamente il sangue blu, ma
è la bontà d’animo a farci essere migliori ed è proprio in questo che
il nostro ladro è “Principe”. In ogni favola che si rispetti c’è sempre
una principessa in pericolo e il titolo Ubisoft non farà eccezione, la
nostra gentil donzella si chiamerà Elika. Protagonista femminile che
non attenderà un bacio per risvegliarsi ma sarà parte integrante della
storia, sarà attivamente presente durante tutto il gioco. Un principe,
una principessa, i presupposti ci sono tutti, mancherebbe semplicemente
un cattivo, ma ogni storia che si rispetti ha il suo antagonista, nello
specifico è Ahriman: divinità oscura il cui risveglio farà calare le
tenebre sul mondo. Luce e oscurità si contrappongono secondo il più
classico schema, il mondo sta cadendo in rovina, si decompone e l’aria
e satura di corruzione. Il male quindi si manifesta non semplicemente
nei nemici, la malvagità è addirittura ambientale, il paesaggio stesso
è la prova che Ahriman è pronto a tornare, insinuandosi in tutto quello
che ci circonda. Per salvare il mondo dovremo privarlo dell’oscurità e
inondarlo con la luce, simbolo del bene. Risanando questi territori la
trama verrà fuori poco alla volta, i dialoghi saranno sempre
interessanti e spesso ci soffermeremo a parlare con Elika proprio per
saperne di più. La fiaba scritta da Ubisoft farà felice il giocatore
incollandolo letteralmente allo schermo fino ai titoli di coda senza
mai annoiarlo.





Game Over is Over.



Il marchio di fabbrica della saga è la presenza di numerose acrobazie
che il Principe riusciva a compiere per raggiungere piattaforme e
luoghi inaccessibili a un comune mortale, durante queste peripezie se
si cadeva nel vuoto c’era la possibilità di riprovare tornando indietro
nel tempo. Il meccanismo nella sua essenza è rimasto invariato,
tuttavia ci sono piccole rivisitazioni che nel bene o nel male hanno
reso questo nuovo Prince of Persia diverso dai predecessori. La novità
risiede tutta in Elika: stavolta sarà l’affascinante principessa a
riportarci indietro quando un salto non andrà a buon fine, servendosi
dei suoi poteri magici non permetterà mai che il buon principe faccia
una brutta fine, che cada nel vuoto o che un nemico gli infligga il
colpo di grazia. È scontato chiedersi se i poteri di Elika andranno a
esaurirsi, stavolta i programmatori hanno deciso di eliminare
completamente il Game Over a favore della continuità di gioco, scelta
in parte condivisibile ma che allo stesso tempo diminuisce notevolmente
la difficoltà del titolo. I poteri di Elika non si fermeranno qui, la
dolce principessa avrà modo di rendersi utile anche in battaglia.
Prendendo parte attiva nei combattimenti, infatti, alle sue azioni sarà
associato il tasto “magia”, di primaria importanza in gran parte degli
scontri.

I territori da risanare sono tanti e per raggiungerli di certo non
basterà una tranquilla passeggiata, lo spirito classico del titolo
viene fuori proprio in queste fasi. Per raggiungere i terreni fertili
ci saranno una serie di puzzle ambientali in cui solo sfruttando ogni
appiglio e sporgenza si riuscirà ad avanzare, tutte queste sessioni
fungeranno da “checkpoint” visti i gentili servigi che la principessa
ci offre.

Nella fase esplorativa non ci sono particolari differenze, troveremo le
solite colonne, i muri da scalare, le sporgenze e quant’altro è utile
ai due protagonisti per riuscire a procedere. Se si vogliono trovare
differenze si dovrà fare attenzione al panorama, allo scenario, che in
questo capitolo next-gen appare molto più curato con una
diversificazione degli ambienti notevole. Ogni nuovo territorio che
andremo ad esplorare, seppur rispetti la linea architettonica generale,
presenta dei nuovi elementi capaci di affascinare e stupire il
giocatore, sorprendendolo davanti ad ogni singola ambientazione.

Certamente spostarsi da un luogo all’altro con movimenti circensi dà
una certa soddisfazione, ma solo i combattimenti riescono a portarci
nell’olimpo del divertimento. Impossibile non immaginare le truppe di
Ahriman, i numerosi guerrieri oscuri da sconfiggere e i nemici che ci
circondano per testare fino a che punto si spinge la nostra forza.
Esperienza che di certo regalerebbe tanti momenti di gioia e di
frenesia, ma stavolta i combattimenti seguiranno una modalità diversa,
più ragionata, improntata maggiormente sullo “stile” che sulla forza. A
sbarrarci la strada sarà sempre un singolo nemico, ma il più delle
volte si tratterà di uno dei tantissimi duelli contro i boss, quindi
niente più orde di nemici da battere ma un singolo avversario da
sconfiggere prima usando il cervello e poi i muscoli. I combattimenti
risulteranno cambiati radicalmente, il ritmo d’azione è meno frenetico,
quasi come si fosse puntato sull’epicità di ogni momento piuttosto che
sull’azione vera e propria. Le combo non mancheranno, ogni colpo di
spada sarà concatenabile con azioni acrobatiche e agganci e come se non
bastasse anche Elika potrà prendere parte ai combattimenti con i suoi
colpi magici. A disposizione del giocatore ci sono ben quattro
attacchi, ognuno dei quali da sfruttare in un determinato momento,
inoltre in alcune occasioni è possibile sfruttare l’ambiente
circostante a favore, oppure subirne gli effetti se sarà il nemico a
usufruire di questo genere d’espediente.

In definitiva il gameplay senza troppi cambiamenti riesce a portare una
ventata d’aria fresca nella saga, allo stesso modo il meccanismo di
combattimento, grazie alle varie novità, è ora più maturo e raffinato.
In molti apprezzeranno i nuovi duelli ma allo stesso tempo non sarà
difficile incontrare disappunto visto che non è possibile sfidare più
di un nemico per volta. La scelta stilistica resta comunque
apprezzabile anche da chi preferisce un’azione più frenetica grazie
alla spettacolarità che accompagna ogni singolo scontro.





Favola da mille o una notte?



Per portare a termine l’intera avventura basteranno tranquillamente
dodici ore, tempo accettabile per un gioco del genere. Il tempo
trascorso per portare a compimento il titolo fila via liscio e solo in
qualche occasione si avvertirà una sensazione di monotonia. Purtroppo
una volta terminata la storia principale non ci saranno molti extra da
poter sbloccare, quindi il fattore rigiocabilità è quasi del tutto
inesistente, se si escludono gli achievements e i trofei delle due
versioni. Di certo, in termini di longevità, non ci si aspetta molto
dalla storia principale, quindi in questi casi è auspicabile la
presenza di modalità secondarie o minigiochi accoppiati alla presenza
di extra da sbloccare. Come se non bastasse non è presente nessuna
modalità multiplayer, forse lo stile di gioco sarebbe cambiato, ma una
modalità cooperativa per ricominciare il titolo sarebbe stata cosa
sicuramente gradita.

Nel complesso la longevità non è delle peggiori ma si poteva fare decisamente meglio.





La potenza del Cell-Shading



Dai primi screenshots rilasciati, nei cuori dei fan aleggiava una certa
perplessità riguardo all’uso del cell-shading, il tempo ha dato
decisamente ragione ad Ubisoft. Il comparto grafico infatti è tra i
migliori di questa generazione, lo stile usato pur essendo molto
diverso dai titoli più altisonanti riesce alla perfezione nel suo
ruolo. Le emozioni che ci regalano le ambientazioni sono
indescrivibili, paesaggi a perdita d’occhio, effetti di luce, i
protagonisti, i castelli diroccati, ogni elemento contribuisce a creare
un pathos fantastico. Difficile non rimanere folgorati da quello che
appare su schermo. Non solo paesaggi fantastici da ammirare a gioco
fermo, anche durante l’azione Prince o Persia stupisce, con effetti
luminosi che accompagnano le stupende animazioni, ogni movimento è
realizzato alla perfezione, una sorta di danza dai tratti orientali,
tutte le movenze rendono ancora più epica l’esperienza di gioco per la
felicità del giocatore.

Una sinergia perfetta tra tecnica e arte che crea un mondo fiabesco e
onirico, quasi come si stesse vivendo un sogno piuttosto che un
videogioco.

A migliorare ancora di più l’ottima realizzazione tecnica è il comparto
sonoro, anch’esso di grande calibro. La colonna sonora accompagnerà
sempre egregiamente ogni singola situazione di gioco senza mai
risultare pesante o invasiva. Ogni elemento sonoro è studiato
appositamente per richiamare una determinata sensazione nel giocatore,
che in definitiva non può che rimanerne estasiato.





Successione al trono?




Terminata questa fantastica avventura possiamo brevemente riassumere
cosa ci dobbiamo aspettare da Prince of Persia. Il titolo Ubisoft,
richiamando le meccaniche classiche della saga, aggiunge qualche
elemento innovativo al combattimento. Questa scelta è un’arma a doppio
taglio perché da un lato appassiona e intriga mentre dall’altro lato
delude, vista l’impossibilità di affrontare più nemici
contemporaneamente. La sceneggiatura messa a punto ha un chiaro stampo
fiabesco che vede ancora una volta l’eterna lotta tra bene e male,
nonostante la struttura classica i temi trattati sono piuttosto moderni
ed evitano comunque di scadere nel banale. Grazie allo stupendo uso del
cell-shading il comparto grafico unitamente a quello sonoro è uno dei
migliori di questa generazione, in questo i programmatori hanno svolto
un lavoro davvero magistrale. Unica pecca del titolo è sul fattore
longevità/rigiocabilità da cui ci si aspettava decisamente di più.

Favolosa, incantevole, la saga del Principe di Persia in questo nuovo
episodio è ancora una volta una di quelle storie che difficilmente
dimenticheremo.