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Recensione Recensione di Mortal Kombat vs DC Universe

Recensione di Mortal Kombat vs DC Universe di Console Tribe

di: Redazione

Cosa accade quando due mondi si scontrano?

In termini puramente fisico-astronomici diremmo una catastrofe immane. Basti pensare che un semplice meteorite della grandezza di un campo da calcio spazzerebbe via per sempre il nostro amato pianeta blu, se solo venisse a impattare con la superficie terrestre.
Immaginatevi cosa andrebbe a causare il collasso con un altro pianeta delle dimensioni pari al nostro, la “botta” sarebbe talmente forte da non accorgercene nemmeno. Pensate, state facendo colazione inzuppando i vostri biscotti preferiti nella tazza di latte caldo e d’improvviso, bang! Tutto si disintegra in un attimo, frollini compresi.

Per fortuna esistono i film, i cartoni animati e i videogiochi che superano la fantasia, e ci spingono un passo più avanti della realtà, del possibile, del fattibile, oltre a farci godere la colazione in santa pace.
Nel caso del cinema, una trama del genere avrebbe lasciato perplesso anche un non vedente, e il protagonista assoluto non sarebbe potuto essere altro che il mitico Chuck Norris, recitando il ruolo di “ammortizzatore galattico” nell’impatto tra i due pianeti, capitanati dagli “aggraziati” Jan Claude Van Damme e Steven Seagal.
Nel mondo dei cartoni animati, invece, le scelte sono molto più divertenti e semplici da fare. Ci piace immaginare cinicamente uno schianto tra il regno dei Puffi e quello di Ken il Guerriero, oppure la Springfield dei Simpson che impatta contro le montagne di Heidi.
A quel punto direste “ciao per sempre” alle caprette.

Nel mondo dei videogiochi ci ha pensato Midway, che tra una tazza di caffè e l’altra, durante le fasi di pausa lavoro, se ne sarà venuta fuori con questa bizzarra idea: “Perché non facciamo scontrare l’universo dei personaggi di Mortal Kombat contro quello dei fumetti DC Comics?”
Chissà se è andata veramente così, ma sappiamo per certo che questa trovata ha preso forma, è divenuta reale e soprattutto giocabile.

Come dicevamo, l’impatto tra due mondi genera indiscutibilmente una catastrofe immane.
Ma il nostro quesito è: “catastrofe” anche in termini ludici?
Scopritelo con noi.


E tu, di che Mortal Kombat sei?

Esistono tre tipologie di giocatori che amano Mortal Kombat, e tutte e tre possono mischiarsi consapevolmente tra loro.

C’è “Il Fan”, colui che poteva dire “io c’ero” quando per la prima volta nel lontano 1992 lo vide entrare nelle sale giochi sotto forma di coin-op, e che per lui segnò un nuovo modo di concepire il genere picchiaduro.

Poi c’è “L’Anticonformista”, ovvero il giocatore che per partito preso predilige l’americanità di Mortal Kombat, in quanto detesta a prescindere lo “stampo giapponese” tipico marchio di fabbrica che contraddistingue il genere da sempre. Basti pensare a Tekken, Virtua Fighter, Street Fighter, Fatal Fury e Dead or Alive, per rendersi conto che una buona percentuale dei picchiaduro in commercio appartiene indiscutibilmente al mondo nipponico.

Infine “Il Crudele”, l’amante del sangue, della carne, degli smembramenti e della violenza pura condita insieme a un pizzico di stile trash, tutti elementi che hanno reso celebre (e più volte censurata) la longeva serie di Mortal Kombat.

Se vi siete identificati in una di queste tre categorie vi farà piacere scoprire che l’ultimissimo capitolo della saga Midway non deluderà le vostre aspettative, qualunque siano, anche se in parte vi lascerà nel dubbio.

I fan, per esempio, potranno ritrovarsi a proprio agio in quanto rispolvereranno dal cassetto i vecchi ricordi grazie ai personaggi più celebri dei primi capitoli della serie, rivisitati ovviamente in chiave next-gen.
Gli ultimi episodi di Mortal Kombat erano stati dedicati, infatti, alla comparsa di una caterva di nuovi combattenti molto simili tra loro e con una caratterizzazione a volte pessima, sia in termini estetici che di utilizzo.

Anche gli anticonformisti avranno di che accontentarsi, visto che la messa in scena dei personaggi è tutto fuorché giapponese. Benché ci siano combattenti celebri dallo stampo orientale come Liu Kang e Kitana o gli ancor più storici e carismatici Scorpion e Sub Zero, dei veri e propri ninja, la mossa creativa (e commerciale?) di inserire nel ring virtuale di Mortal Kombat anche gli eroi e gli anti-eroi appartenenti all’etichetta DC Comics conferisce al gioco uno stampo ancor più occidentale. Superman, Wonder Woman, Flash e Batman sono la prova schiacciante che si ha a che fare con i paladini americani per eccellenza, anziché con soggetti presi a casaccio direttamente dal sol levante.

Solo i giocatori crudeli, invece, troveranno poca carne al sangue per le loro fauci. Per la prima volta, infatti, la serie Mortal Kombat assume una connotazione meno sanguinolenta, o se preferite “raffinata”, soprattutto rispetto agli smembramenti del passato. Sembra impossibile, eppure persino in copertina il bollino del limite di età consentito per giocare è impostato a 16 anni: una vera e propria svolta storica se si prende in esame il motivo per cui la serie ha raggiunto la massima popolarità, e che da sempre era rimasta ancorata a un solido “vietato ai minori di 18 anni”.
Questo leggero sbilanciamento ha portato Mortal Kombat VS Dc Universe ad essere il capitolo più commerciale della saga, riteniamo che sia infatti un gioco per chi vuole assaggiare un picchiaduro dal sapore diverso e insolito, anziché un prodotto realizzato specificatamente per i fan.


Due mondi al prezzo di uno

Ma veniamo al dunque.
Lo sposalizio tra le due realtà popolari di videogiochi e fumetti ci è piaciuta sin da subito. Fremevamo all’idea di scontrarci con Catwoman impersonando lo stregone Shang Tsung, oppure di vestire i circensi indumenti del Joker per batterci contro Raiden.
Il tutto poi gestito attraverso quattro modalità di gioco molto divertenti, anche se innovative solo in piccola parte.
La classica modalità Arcade permette di lottare in modo casuale contro i vari combattenti in una scalata al vertice oramai nota ai più, mentre la Sfida Kombinata non è altro che un allenamento per i vostri polpastrelli nell’eseguire 10 attacchi con combo al limite della precisione tempistica, variabili in base al personaggio selezionato.
Infine, la modalità Versus per due giocatori rappresenta una delle motivazioni maggiori che giustificano l’esistenza di questo genere violento: cosa c’è di meglio dalla vita che spaccare la mascella a un nostro amico sfidante? Solo nel gioco, ovviamente, a meno che non abbiate amici autolesionisti.

Ma la vera novità è proprio quella che vede le due realtà dell’immaginario fumetto-ludico scontrarsi in una doppia storia interattiva molto particolare.
Di certo non parliamo del canovaccio in sé, che in alcuni frangenti lascia un po’ a desiderare, ma dell’idea di integrare personaggi appartenenti a universi differenti tra loro eppure molto simili, diremmo persino complementari.
Entrambe le fazioni, per esempio, dispongono di eroi e personaggi con poteri sovrannaturali, che lottano per una precisa ragione (buona o cattiva che sia), verso la conservazione del proprio mondo d’origine.
Sono, quindi, tutti combattenti con precise doti e abilità di lotta, oltre ad avere un carattere molto personale.

Agli inizi vi verrà data la possibilità di seguire il “punto di vista” narrativo del mondo Mortal Kombat oppure quello Dc Universe, ma non abbiate timore nella scelta in quanto sarà possibile percorrere entrambe le strade parallelamente e continuare la partita lì dove l’avevate lasciata, anche se voleste saltare da una storia all’altra.

Entrambi i racconti sono divisi in capitoli, intitolati a loro volta con un nome di un rispettivo personaggio. Questo vi permetterà di assistere a scontri incrociati con i vari protagonisti del gioco, e utilizzarli direttamente in varie sfide per prendere dimestichezza con le meccaniche di ognuno.

Non sappiamo fino a che punto sarebbe stato complesso, ma avremmo preferito di gran lunga una trama dinamica e sempre cangiante anche rifacendola da capo. Intendiamo dire che se a un certo punto della storia dovessimo morire utilizzando Batman, ci sarebbe piaciuto osservare la trama evolversi e prendere forma in base agli sbagli o le vincite che ne conseguono, quindi imboccando un binario narrativo differente.
Ogni volta che morite, invece, dovrete scegliere semplicemente se “tornare al menu principale” o “continuare”, quindi riprovando più volte la stessa lotta, fino ad arrivare alla conclusione della storia.

Ma in linea di massima ribadiamo che il cocktail tra due realtà e contesti diversi, utilizzando personaggi appartenenti a strumenti d’intrattenimento di differente tipologia (i fumetti e i videogiochi) si è saputo amalgamare dignitosamente, con un certo fascino e sicuramente tingendosi di un pizzico di innovazione.


Ti spiezzo in due!

Un altro degli aspetti che ha distinto la celebre serie Mortal Kombat dagli altri picchiaduro è un approccio alla lotta molto arcade, con una pressione dei tasti a volte persino casuale, eppure allo stesso tempo estremamente mnemonica per quel che riguarda l’utilizzo di mosse speciali. I classici movimenti come “indietro-indietro-calcio alto” o “su-giù pugno basso” si presenteranno all’appello anche questa volta, permettendovi di esibire le abilità che contraddistinguono i 22 personaggi del gioco.

La filosofia di Mortal Kombat, comunque, è che non vuole apparire un simulatore di lotta, ma divertire in modo spensierato chi desidera semplicemente sfogarsi a piede libero.
Le mosse speciali sono una sorta di valore aggiunto al gioco, una componente che accontenta giocatori abili ed esigenti che spesso perdono intere giornate a perfezionarsi nella rapidità delle combo.
Se non siete abituati farete un po’ di fatica all’inizio, ma le soddisfazioni arriveranno in poco tempo. Capirete ben presto cosa vuol dire “affezionarsi” a un personaggio, solo perché a quel punto conoscete tutte le relative mosse speciali che può effettuare, e allo stesso tempo usarle con una certa tempistica strategica.

Tra i vari personaggi “nuovi” ci è piaciuto particolarmente Batman, insolito nelle vesti di picchiatore, eppure così abile e divertente specialmente nell’uso dei gadget come i bat-rang. Anche il suo nemico per antonomasia è realizzato con un tocco di stile molto convincente. Ovviamente stiamo parlando del Joker e dei suoi giocattolini “a sorpresa”: spettacolare il guantone da pugile che si allunga con un meccanismo retrattile o la stretta di mano elettrica, il tutto accompagnato da risate isteriche e saltelli pazzi che hanno reso l’antieroe una tra le personalità più affascinanti del panorama fumettistico e cinematografico.
Per non parlare di Flash, che potrà godere di una velocità quasi doppia rispetto agli altri personaggi, utilizzando abilità talmente rapide da confondere persino l’orientamento del giocatore, ma allo stesso tempo provocando danni minimi.

Non ci basterebbe l’intera recensione per descrivere le qualità e le pecche di ogni combattente, ma vi basti sapere che per quanto le loro meccaniche di lotta si assomiglino in fase di attacchi comuni (pugni e calci), diventeranno complesse, uniche e molto originali durante l’esecuzione di mosse speciali.


Qualcosa in meno, qualcosa in più

In un progetto nuovo, si sa, bisogna decidere cosa tralasciare e cosa portare avanti. Questo capitolo di Mortal Kombat è sicuramente “fresco e genuino”, ma da un certo punto di vista anche inspiegabilmente obsoleto. Potremmo riassumere tutte le nuove caratteristiche principali del gioco in tre aspetti positivi e altrettanti tre negativi.

Il primo tra i lati positivi è rappresentato dalla modalità Rage (Rabbia) sotto forma di una piccola stringa gialla posta in basso alla barra d’energia, e che va a riempirsi quando il combattente subisce una certa quantità di danni. Una volta attivata, la rabbia permetterà di usufruire di 5-6 secondi di potenza d’attacco superiore al 50% della norma, oltre a conferire una sorta di scudo protettivo invalicabile.
La seconda e la terza novità positive rispondono al nome di Freefall e Closer Fight. Trattasi di sequenze cinematografiche interattive in cui dovrete continuare a lottare mentre sarete in caduta libera verso una piattaforma sottostante, o ritrovarvi a fare a pugni in faccia con l’avversario in tipico stile boxe.
A volte capiterà persino che riusciate a spingere il nemico attraverso i muri di una palazzina adiacente, per poi uscirne impolverati dal lato opposto; a quel punto la pressione ripetuta dei tasti deciderà la percentuale di danno che avrete inflitto o che avrete subito.

Per quanto riguarda gli aspetti negativi ci sentiamo in dovere di segnalare prima di tutto la mancanza di vere e proprie Fatality, le mitiche mosse finali che portano i personaggi ad una morte ai limiti dell’orribile.
Il gesto e il nome sono rimasti, ma il vero significato “splatter” delle Fatality è stato rimpiazzato con delle mosse raggentilite e per nulla cattive come invece avremmo voluto assistere per abitudine.
L’unica giustificazione che riusciamo a dare è che la stessa DC Comics si sia resa conto della brutalità di tale atto, censurandolo in parte poiché avrebbe cozzato con la filosofia “candida e rosea” di alcuni personaggi buoni, per esempio Superman o Green Lantern, giusto per citarne due a caso.
Per quanto sia dark e tenebroso, è difatti persino difficile immaginarsi Batman che stacca una spina dorsale ad un avversario, per poi spellarlo vivo o dividerlo in due parti facendo merenda col suo stomaco (!).
Gli altri due restanti aspetti negativi possiamo riscontrarli nella mancanza di maggiori arene da combattimento, qui ridotte al limite, e dell’assenza di alcuni minigiochi e/o modalità extra che avrebbero spezzato un po’ la noia dei combattimenti, come invece riuscì a suo tempo l’eccellente capitolo della serie Deception.

Del resto, come diciamo sin da inizio recensione, il nuovo Mortal Kombat è veramente nuovo, e forse per certi versi “fin troppo” rispetto al nome stesso che porta sulle spalle.

Se comunque la mancanza di alcune modalità inerenti alle sfide in singolo non dovessero bastare, Midway ha messo a disposizione l’opportunità di sfidare il mondo intero attraverso il supporto online.
Le partite sono senza dubbio pregne di adrenalina; sapere per certo di battersi con un giocatore “in carne e ossa” ci mette nella condizione di dover vincere a tutti i costi, e di rimanerci davvero male in fase di sconfitta. Difatti le sfide online uno-contro-uno, come per esempio il tennis in ambito sportivo, mettono in luce le potenzialità e la bravura del singolo giocatore, che appunto è alle prese con sé stesso e che non dipende dagli sbagli di una squadra, ma solo dai propri.
Ci dispiace solo dell’apparente frettolosità con cui è stato realizzato il comparto multiplayer, che si riduce alla scelta di partite classificate, rapide o personalizzate. Non sarebbe stato male dare vita a veri e propri tornei organizzati, con appuntamenti segnati a mo’ di tabellone calcistico, oppure gestire una sorta di ranking alla Call of Duty 4, magari basato sulle partite vinte e decidere, quindi, di sfidare direttamente chi è in testa alla classifica in quel momento.


Tu mi fai girar come fossi una bambola…

La fama di Mortal Kombat risiede le proprie origini anche “grazie” al livello di violenza visivo-interattiva offerta al giocatore. Ma in termini puramente grafici, estetici o di design ha lasciato sempre molto a desiderare.
La colpa, anche se può apparire contorta, va attribuita alla tecnologia. I primi 3 capitoli della serie erano stati sviluppati in due dimensioni, con attori reali fotografati di sana pianta nelle loro mosse e risistemati all’interno del gioco davanti a dei fondali disegnati a priori. Anche se nascondeva un certo gusto trash, questa scelta si è rivelata la carta vincente della saga, in quanto il giocatore si identificava nei nomi dei personaggi e addirittura in loro stessi, proprio perché aveva a che fare con attori umani e non con “pupazzi fatti di pixel”.

Con l’avvento di Mortal Kombat 4, la serie decide di fare una svolta epica, cioè di passare alle tre dimensioni.
Il boom sulle schede grafiche, sui personal computer e sulle console dell’epoca divise letteralmente in due parti i fan che avevano apprezzato il gioco Midway fino a quel momento. Non era concepibile per molti indossare i panni di un poligonale Scorpion, piuttosto che l’attore a cui erano da sempre abituati. Insomma, era uno di quegli esempi schiaccianti in cui le due dimensioni superano di gran lunga il potenziale del 3D.
Gli anni seguenti, la saga di Mortal Kombat è stata altalenante, presentandosi con una grafica ottima e al contempo spartana persino nello stesso disco di gioco.
Fino a questo momento.

L’ultimo episodio può vantarsi di sfoggiare la potenza dell’ormai inflazionato Unreal Engine 3, e non possiamo negare che la differenza “si vede”. Finalmente il binomio grafica pessima/Mortal Kombat non regge più, anzi, ci siamo trovati di fronte a un prodotto talmente fresco e nuovo da volerlo distaccare persino dalla stessa serie a cui appartiene.

I personaggi sono realizzati con una cura eccellente, tanto che sarà possibile studiarne i minimi particolari, come per esempio la trama su un determinato tessuto anche a una certa distanza. Il character design ha preso finalmente la giusta strada, rifacendosi ai canoni dei primi episodi ma con l’aggiunta di animazioni realizzate in un motion-capture davvero encomiabile.
Tutti i 22 combattenti hanno una storia alle spalle, una certa postura e ovviamente un proprio modo di affrontare la lotta, tutti elementi che non sono stati assolutamente trascurati dal team di sviluppo diretto da sempre dall’eccentrico Ed Boon.

In quanto redazione “oggettiva” non neghiamo di avere comunque delle nostre personali preferenze: ci è piaciuto particolarmente Sub Zero, con le storiche mosse speciali congelanti davvero ben fatte e alcune nuove molto geniali (è stupendo guardarlo cadere di spalle a terra e sciogliersi in una pozza ghiacciata, per poi ricomparire dalla parte opposta col petto in avanti).
Una menzione speciale va senza dubbio al Joker, che si aggiudica l’oscar di “miglior personaggio insolito in un contesto picchiaduro”, Batman con il suo eterno fascino oscuro e i gadget letali, Flash e la sua celerità disorientante e infine Green Lantern che sa come stupire con il suo anello “multiuso”. Non quello della Durex.

Qualunque combattente scegliate vi accorgerete che sarà bello provarli tutti, di entrambe le fazioni, e che la loro personalità andrà a impossessarsi dei vostri cuori, delle vostre passioni al punto tale da immergervi totalmente nelle loro abilità, nei loro modi di fare, e volendo anche nelle loro tutine attillate.

Le stesse tute accusano i danni inflitti durante la lotta, saranno visibili quindi i graffi, tagli, strappi e persino pezzi svelati di alcune maschere eroiche. Il sangue e il livello di violenza di puro stampo splatter sono stati ridotti vertiginosamente, ma il senso della lotta, e per “lotta” intendiamo ossa che si spezzano, carne e pugni che si scontrano e schianti sulle varie superfici, fanno il loro magico e doveroso lavoro.
Questo grazie anche a un sonoro davvero ben realizzato, pulito e chiaro ad ogni singolo movimento.
Ci ha colpito particolarmente il colpo rimbombante della pistola di Deathstroke, i pugni supersonici di Flash e la frusta di Catwoman.
Persino la colonna sonora musicale, benché si riduca a poche tracce, richiama i mitici fraseggi orchestrati che accompagnano le strade di Gotham City, nell’originale pellicola diretta da Tim Burton.
Il doppiaggio è in italiano, ottimo e ben distinto per ogni personaggio del gioco. Capiterà quindi di essere sedotti dalle moine sensuali di Catwoman o impauriti dalla voce tenebrosa di Batman o rallegrarci con quella rasserenante di Superman.
La traduzione nella nostra lingua ha però un rovescio della medaglia: il labiale dei combattenti è leggermente fuori sincrono e ovviamente non risponde alle varie sillabe pronunciate e concepite per l’idioma originale americano.

Un ultimo aspetto che vogliamo menzionare è la fluidità con cui tutto il meccanismo ludico gira. Se c’è un merito che bisogna attribuire ai ragazzi di Midway è quello di aver sempre restituito una velocità di gioco senza intoppi, a volte compromettendo persino la qualità grafica. Ora invece gli ingranaggi sono ben oliati e da un punto di vista puramente tecnico abbiamo a che fare con un ottimo prodotto, sia in termini estetici che di gameplay.

L’unica titubanza è sulla quantità di arene da combattimento totali presenti nel gioco, davvero irrisorie considerando invece la quantità di personaggi in nostro possesso, ma che comunque fanno la loro bella figura sia nelle inquadrature ravvicinate che nelle panoramiche più ampie.


Finish Him!!!

Se c’è un gioco che si è saputo in qualche modo rinnovare, presentandosi agli occhi di vecchi e nuovi fan con un certo stile inaspettato e originale diremmo a voce alta Mortal Kombat vs Dc Universe.

Ci chiediamo, tuttavia, quanto sia stata coraggiosa la scelta di inserire personaggi forse fin troppo di nicchia, come Shazam, DarkSeid o Deathstroke appartenenti a un universo di fumetti a volte messo in secondo piano rispetto al popolarissimo mondo Marvel.

A questo punto la domanda nasce spontanea: come sarebbe stato un ipotetico Mortal Kombat vs Marvel Comics? Ci immaginiamo Wolverine, Spiderman, Capitan America, Hulk, i Fantastici 4, Dare Devil e tantissimi altri personaggi alle prese con cazzotti e botte da orbi, ma ad essere onesti in fin dei conti a noi sta bene così: l’etichetta Marvel e il suo equipaggio di eroi è stato fin troppo inflazionato, abusato e sviscerato al punto tale da rendere saturo qualsiasi campo audiovisivo, multimediale e d’intrattenimento.
Il mondo DC quindi, potrebbe far storcere il naso ad alcuni nuovi adepti, ma in un certo senso garantisce una certa immunità, una sorta di “esclusività” che non fai mai male, anzi è un grandissimo pregio soprattutto nel settore videoludico.

Ora però è arrivato il momento di salutarci, dobbiamo andare a salvare il mondo.
O a devastarlo?
Non ci ricordiamo mai quale delle due è quella giusta.

Male che vada faremo entrambe le cose.