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Recensione Recensione di Medal of Honor: Airborne

Recensione di Medal of Honor: Airborne di Console Tribe

di: Redazione
La Seconda Guerra Mondiale è stata fino ad ora una delle tematiche più
sfruttate del mondo dei videogiochi. Sono stati pubblicati talmente
tanti titoli che chiunque almeno una volta nella vita ha imbracciato le
armi e combattuto contro i Nazisti (virtuali, per fortuna). Il teatro
di guerra di metà secolo è stato riproposto in tutte le salse e in ogni
veste possibile e immaginabile, ma pare che ancora non ne abbiamo avuto
abbastanza. Ed è questo quello che pensano alla EA, continuando a
propinarci un altro episodio della serie Medal of Honor, come se le
medaglie a valore le avessero assegnate solo durante la Grande Guerra!
A differenza di altre serie come Battlefield e Call of Duty che hanno
deciso di battere altre strade nella creazione dei loro FPS, Electronic
Arts continua a perseverare, irretita dalla magia degli anni Quaranta e
incapace di staccarsi da tutta quella serie di clichés che ha
contribuito enormemente a creare. Con questa premessa ci troviamo di
fronte al nuovo capitolo di una delle serie più longeve della casa
americana, MoH Airborne, prima installazione sulla XBOX360.
Adesso non ci resta che affrontare i maledetti Crucchi e vedere di vincere la Guerra (per l’ennesima volta!)


The Story, so far

C’è davvero bisogno di fare un altro excursus storico
sull’ambientazione di questo gioco? Io direi che nessuno ne sente la
necessità. Ormai tutti dovrebbero conoscere a menadito tutto il
periodo, dall’inizio fino all’epilogo mostruoso delle due atomiche.
Possiamo solo dire che nel titolo EA sono state ricostruite alcune tra
le più importanti battaglie combattute sul suolo europeo. Si tratta di
alcune tra le più rilevanti e rischiose operazioni militari eseguite
dagli Alleati ai danni dei Nazisti, tra le quali l’Operazione Market
Garden e l’operazione Neptune (che precede il famigerato sbarco in
Normandia). E in mezzo ai proiettili, a rischiare la pelle ci sarete
voi nei panni di Boyd Travers, l’eroe di turno, soldato della divisione
Paracadutisti, pronto a svolgere le dure missioni assegnatigli senza
batter ciglio.
Qui ritroviamo una delle innovazioni portate da EA per rinverdire un
po’ fasti della sua serie preferita. Infatti ogni missione inizierà con
un lancio da un aereo, da cui il nostro intrepido paracadutista
raggiungerà il livello da affrontare. Durante il volo verso il suolo
potremo ammirare lo splendido panorama sottostante, solcato dal fuoco
dell’antiaerea e illuminato dalle esplosioni delle granate dei nostri
compagni che cercano di tenere testa ai nemici. Mentre volteggiamo
nell’aria, dobbiamo trovare dei punti precisi della mappa dove
atterrare, delle zone ormai conquistate dalle forze alleate che ci
garantirebbero un atterraggio sicuro e scevro da rischi. Queste zone
sono indicate da fumogeni verdi sparsi qua e là nel livello,
generalmente nei pressi di uno degli obiettivi da completare durante lo
svolgimento della missione. In realtà al giocatore è permesso di
atterrare dove più gli aggrada, con l’unico svantaggio che mettere i
piedi in terra nemica potrebbe costare molto caro. Per aumentare la
posta in gioco, sono stati inseriti nei vari livelli dei punti di
atterraggio ‘segreti’, o meglio strategici, come i tetti di alcuni
palazzi, le torri di qualche chiesa, che potrebbero regalarci un minimo
di vantaggio sui nostri nemici. Questi punti sono evidenziati da
paracaduti abbandonati in loco. Trovarli tutti è una bella sfida anche
se in definitiva ai fini del gameplay non cambia nulla.
L’atterraggio col paracadute non è una delle manovre più agevoli da
eseguire, come si può facilmente intuire, e alla fine di ogni ‘viaggio’
verremo valutati: eseguire un ‘atterraggio perfetto’ non è una
passeggiata e ci troveremo molto spesso a rovinare a terra finendo
carponi e arrancando per rimetterci in piedi.
Una volta a terra, il gioco si trasforma in quello che è sempre stato:
un FPS con armi d’antiquariato. Non che la cosa sia spiacevole, ma la
veridicità della ricostruzione storica impone delle regole ferree da
seguire e una di queste riguarda proprio la ricostruzione delle armi.
Quindi non ci sorprende quando ci troviamo per le mani ancora il fucile
Garand o la mitragliatrice Thompson, visto che all’epoca i soldati
combattevano proprio con quelle armi. Per rinvigorire il gameplay, i
realizzatori hanno introdotto un sistema di upgrade dei vari fucili che
imbracceremo. Infatti alla destra del nostro schermo è presente un
disegno stilizzato dell’arma che stiamo utilizzando per spazzare vie i
nemici: questo disegno pian piano si riempirà di azzurro e più nemici
abbattiamo più velocemente si riempirà. Quando sarà completamente blu
possiamo usufruire dell’upgrade. Nulla di trascendentale, sempre per
rigore storico: ci ritroveremo con un’arma che potrà caricare più
proiettili, o ne verrà aumentata la velocità di ricarica o potenziato
lo zoom. I livelli di miglioramento delle armi sono tre per ognuna e
raggiungerli tutti è quasi un must per affrontare i livelli finali del
gioco.
Combattere e sparare in MoH Airborne non è un affare da poco e
malauguratamente il motivo non è attribuibile a una difficoltà insita
al gioco stesso ma purtroppo a una cattiva realizzazione delle
collisioni dei proiettili con i corpi dei soldati. Infatti capita
spesso di avere nel mirino il busto di un nemico, sparare e constatare
che il colpo non è andato a segno, come se il proiettile fosse stato
spostato da una folata improvvisa di vento! Si potrebbe imputare la
cosa a una scarsa padronanza dei comandi o a qualche movimento
improvviso della levetta del joypad non controllato dal videogiocatore,
ma non è così. Fallire un colpo ogni tanto è una cosa normale, ma nel
titolo EA ci troviamo di fronte a una vera e propria cattiva
programmazione, come se tutto fosse stato fatto in fretta. Inoltre le
armi sono affette drammaticamente da un eccessivo rinculo, tanto che
non è possibile effettuare delle raffiche più lunghe di una manciata di
proiettili, altrimenti ci si trova a sparare alle stelle. La stessa
cosa però non avviene per le armi dei Nazisti, che invece possono
scaricarci addosso interi caricatori senza sbagliare un colpo! Questo
sbilanciamento nell’uso delle armi finisce per frustrare anche il
giocatore più imperterrito che si trova a combattere ad armi impari
contro un intero esercito.
La meccanica di gioco, per quanto collaudata da anni di esperienza, è
stata arricchita con qualche altra aggiunta nel gameplay che potrebbe
dare anche un sapore strategico in più a un titolo che comunque ha
un’anima frenetica. Si tratta dell’introduzione della copertura.
Possiamo infatti nasconderci dietro un muro e con la levetta destra
fare capolino un centimetro alla volta per avere un colpo sicuro senza
esporci troppo. La trovata, per quanto non proprio nuovissima, è
ammirevole per lo sforzo compiuto dai realizzatori per rinnovare il
gioco, ma purtroppo la cattiva fisica dei colpi inficia non poco la
bellezza di questa nuova feature.
Lo scorrere delle missioni è ben realizzato grazie a una struttura dei
livelli non lineare. Questo vuol dire che spesso ci troveremo a girare
in tondo svolgendo compiti e completando obiettivi, trovandoci spesso
al punto di partenza. Nei primi livelli comunque la sequenza di azioni
da compiere è abbastanza meccanica e consequenziale, mentre dopo la
metà del gioco la libertà concessa al giocatore per affrontare i vari
livelli è decisamente più ampia e ciascuno può affrontare i vari
compiti nell’ordine che desidera, senza nessuna priorità. Questo almeno
serve a non far sembrare il gioco ripetitivo e potrebbe aumentare il
fattore rigiocabilità.
Le missioni da portare a termine nei vari livelli, d’altronde, non
sono  particolarmente fantasiose, visto che si tratterà principalmente
di piazzare esplosivi, abbattere edifici strategici e liberarne altri
dai Nazisti asserragliatisi all’interno. Il pregio sta comunque nel
fatto che in ogni livello ci sono tante cose da fare, tanto da far
provare la sensazione di essere sempre indaffarati con qualcosa di
diverso da affrontare.


Gioco di squadra


Per quanto Boyd Travers sia il vero eroe della MoH, durante lo scorrere
del gioco non sarete mai da soli. Sarete sempre circondati dai vostri
commilitoni che cercheranno di darvi una mano a farvi strada attraverso
le linee nemiche. Purtroppo, l’intelligenza artificiale che governa il
gioco non è delle più sagaci viste in circolazione. Talvolta vedrete i
soldati che vi accompagnano correre da una parte all’altra come
impazziti, senza una vera meta, oppure piazzarsi davanti a voi nel
secondo esatto in cui state per scoccare il colpo decisivo alla testa
del soldato nemico. D’altronde sparare addosso ai vostri compagni non
li altera minimamente, per vostra pace.
Dall’altra parte della barricata le cose non sono certo migliori. Vi
troverete di fronte a degli alti e bassi dell’intelligenza artificiale
che hanno un che di disarmante. Talvolta vi troverete a sparare contro
Nazisti che sembrano fantocci piazzati lì solo per farsi ammazzare,
altre volte vi troverete di fronte a geni del male che riescono a
scorgervi a centinaia di metri di distanza, evitando i vostri colpi col
fucile da cecchino. L’aleatorietà di questi comportamenti rende il
gioco una sorpresa imprevedibile, peccato che tutto questo sia dovuto a
un difetto e non a qualcosa voluta dai programmatori.


Grafica e Sonoro

Sotto l’aspetto visivo MoH si attesta su degli standard più che
discreti. La ricostruzione storica è ovviamente molto fedele
all’originale, ma non ci si aspettava nulla di diverso. I livelli sono
ampi e articolati soprattutto per garantire la non linearità delle
missioni. Purtroppo gli edifici sono molto simili gli uni agli altri
anche confrontando le varie location. Un po’ più di fantasia nella
realizzazione di case e chiese sarebbe stata più che gradita. La
ricostruzione delle armi è molto ben fatta, ma d’altronde sono modelli
tenuti in stock da anni ormai, la cosa quindi non è per niente
sorprendente. Gli effetti speciali come il fumo o i giochi di luce non
sono però molto appariscenti e lasciano un po’ a desiderare. Le
esplosioni sono addirittura inguardabili, roba da old gen. I modelli
dei soldati  sono ben ricreati, anche se i vari gradi e le varie
compagnie non si distinguono in maniera netta. Le animazioni sono
credibili, soprattutto quando i nemici si accasciano al suolo sotto i
nostri colpi. Talvolta però le reazioni agli spari sono alquanto
esagerate: una scarica di mitra può far letteralmente volare il
malcapitato a metri e metri di distanza.
Ciò che non offre dal punto di vista grafico, il gioco lo regala nel
comparto sonoro. Lo score è epico e ricalca fedelmente lo stile
cinematografico dei precedenti capitoli, sottolineando con dovizia le
varie fasi delle battaglie. Gli effetti sonori sono ben ricreati e
molto ricercati. Il rumore emesso dalle varie armi è ben riconoscibile
e sicuramente realistico. Accanto a tutto ciò, un sacco di chatting tra
commilitoni ci accompagnerà durante tutta l’avventura.


Multiplayer

MoH Airborne offre una buona esperienza multiplayer online, senza che
questa si discosti molto dagli standard e come opzioni e come
giocabilità. Infatti potremmo scegliere tra i vari Deathmatch, Team
Deathmatch, Capture the Flag e Battaglia a Obiettivi. Nulla di nuovo
all’orizzonte. Comunque le partite aperte a ben 12 giocatori offrono
momenti di sano divertimento. Le mappe offerte sono tratte dalle stesse
location del gioco, e come nell’avventura principale inizieremo il
combattimento dall’alto di un aereo lanciandoci con un paracadute, con
tutti i rischi che questo comporta. Infatti il pericolo di essere
abbattuti in volo è sempre dietro l’angolo, se qualcuno dei nostri
nemici decide di sparare qualche colpo in aria. D’altronde se si è
abbastanza fortunati da non essere scorti, si può atterrare sulla testa
di un nemico e abbatterlo con un calcio in volo, cosa che regala una
certa soddisfazione.
Una modalità introdotta con Airborne è quella che vede gli alleati
lanciarsi con il paracadute, mentre le forze dell’Asse aspettano a
terra armate fino ai denti. Questo impone una certa tattica per vincere
le partite, anche se alla fine tutto si decide con sparatorie
frenetiche come nella migliore tradizione degli FPS.
L’unico rammarico è che non sia stata implementata una modalità
cooperativa, ormai quasi una moda che sta investendo tutti i titoli in
circolazione.
Grazie a un comparto multiplayer abbastanza ben fatto, MoH gode di una
buona longevità. L’avventura principale, d’altro canto, dura al massimo
otto o nove ore, anche se gli ultimi livelli vi daranno sicuramente del
filo da torcere.


Conclusioni

EA ama la Seconda Guerra Mondiale, considerando che ci ha trascorso più
tempo di coloro che l’hanno combattuta. Quello che non ha amato è stato
il gioco stesso. Gravato da imperfezioni tecniche che ne inficiano la
giocabilità, MoH Airborne si attesta al di sotto della media delle
produzioni odierne e il paragone con i vari Call of Duty non si pone
nemmeno. Giocando a questo titolo si prova la spiacevole sensazione di
una realizzazione effettuata in fretta, solo per rispettare dei
fantomatici tempi di rilascio puramente contrattuali, non si avverte la
passione con cui altri realizzatori hanno creato i loro titoli,
regalandoci dei veri e propri capolavori.
 
Pro 
  • struttura non lineare dei livelli
  • sonoro ben fatto
  • multiplayer on line abbordabile

Contro

  • ancora II guerra mondiale!IA insoddisfacente
  • armi mal bilanciate
  • difficoltà nel colpire i nemici