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Recensione Recensione di Kane & Lynch 2: Dog Days

Recensione di Kane & Lynch 2: Dog Days di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Dog Days è il seguito di Kane & Lynch: Dead Man titolo sviluppato da IO Interactive, famosa per aver dato i natali alla serie Hitman. Il primo capitolo della saga non ha riscosso grandi consensi né da parte del pubblico né dalla critica specializzata. Il problema del titolo risiedeva tutto in un gameplay poco curato e approssimativo, tuttavia godeva di una trama di fondo ben realizzata e personaggi davvero carismatici. Ecco quindi che approda sulle nostre console Kane & Lynch 2: Dog Days. Oggi siamo qui per scoprire se per IO Interactive saranno veramente giorni da cani o se gli sviluppatori hanno qualche motivo per scodinzolare.

Una serie di sfortunati eventi

Infila la cassetta nel videoregistratore e riavvolgi. Vai a quando sono iniziati i nostri problemi. Vai a quando la dea della fortuna non solo ci ha voltato le spalle ma, quasi per scherzo, ha deciso di pugnalarci fino a lasciarci in un mare di sangue. Vai a quando le nostre vite facevano schifo lo stesso ma almeno avevamo qualcosa in cui sperare.
La storia di Kane & Lynch 2 dovete proprio immaginarvela così: un racconto dalle tinte forti vissuto attraverso il disturbante occhio di una telecamera amatoriale. I nostri eroi dal grilletto facile s’incontrano di nuovo a Shangai per un lavoretto semplice che porterà loro abbastanza soldi in modo da potersi finalmente ritirare. Ma per Kane e Lynch nessun lavoro è facile, nessuna missione finisce senza aver prima fatto terra bruciata intorno a loro. Niente più rapine in banca o in edifici di lusso, Kane e Lynch passeranno questi giorni da cani negli angoli più bui e sudici di Shangai. Le nostre sparatorie si susseguono tra vicoli malfamati e palazzi fatiscenti in cui solo la luce fioca di qualche neon ci illuminerà la strada.

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Il canovaccio narrativo è condito da scene violente e linguaggio scurrile, una sorta di video delle vacanze di due tipi poco raccomandabili. Scene che da sole non possono reggere l’intera sceneggiatura che non convince a causa di una linearità di fondo nascosta proprio dallo stile crudo dell’opera. Tralasciando qualche piacevole colpo di scena, tutto appare poco ispirato, quasi come non si facesse altro che seguire una serie di spiacevoli eventi in cui i protagonisti non fanno che tentare di portare a casa la pelle, il tutto ovviamente accompagnato da una pioggia incessante di proiettili. Ogni capitolo è intervallato da una breve cut-scene in cui scorrono delle immagini mentre Lynch è al telefono col personaggio di turno e, manco a dirlo, anche in questo frangente si poteva approfondire di più. I personaggi, per fortuna, sono ancora fortemente carismatici ed hanno anche il merito di coinvolgere il giocatore in questa triste sanguinolenta storia che è Dog Days.

Chi ha ordinato 100kg di piombo?

Vai avanti veloce. Vai a quando la polizia cercava di ucciderci. Vai a quando i nostri amici hanno cercato di ucciderci. Vai a una scena qualsiasi e il primo colore che vedrai sarà il rosso, rosso sangue per essere precisi.
Sparatorie veloci e cruente accompagnate da altre sparatorie veloci e cruenti, niente enigmi, niente esplorazione, sullo schermo niente se non sangue e proiettili e… cadaveri, ma quest’ultimo dettaglio forse potevamo risparmiarcelo.
Il fatto che Dog Days si limiti a una serie infinita di sparatorie non significa che il gameplay non debba essere analizzato lo stesso. Prima di procedere oltre è opportuno fare una precisazione sull’inquadratura, la stessa di cui si fa velatamente menzione nel paragrafo precedente quando si parla appunto di “telecamera amatoriale”. Anche quest’ultima, posta alle spalle dei nostri protagonisti, si differenzierà dalle altre viste in giro per la sua dinamicità. Diversamente dalle telecamere fisse questa vi seguirà come a emulare un cameraman pronto a far riprese spettacolari delle azioni di gioco. La sensazione che ne scaturisce è davvero forte regalando all’intera produzione uno stile unico e inimitabile. Sembra quasi di trovarsi nel videogame di The Blair Witch Project e, in minor parte, di telefilm come The Shield. Il rovescio della medaglia è che è davvero inadatta per i deboli di stomaco o per chi soffre di particolari disturbi visivi, ma state pure tranquilli, nel menu c’è un’opzione apposita per disattivarla.

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Terminato questo excursus sulla telecamera, passiamo ora al gameplay vero e proprio. La prima sensazione che si ha è di trovarsi di fronte ad un Third Person Shooter più maturo rispetto al predecessore: a saltare subito all’occhio è il rinnovato sistema di coperture dinamiche. Ben più vicino agli standard attuali, il sistema è ora più intuitivo e comodo da gestire ma presenta al contempo qualche imperfezione lasciandoci più di una volta scoperti in balia dei colpi avversari. A conti fatti Kane & Lynch 2 non presenta particolari velleità ludiche: solito sistema di copertura, svariate armi da usare e ambienti che pullulano di nemici; in poche parole l’ennesimo TPS che deve gran parte delle sue meccaniche a Gears of War.
Da segnalare in positivo le ambientazioni sia per l’estrema variabilità sia per un ottimo livello di distruttibilità. Nei vari scenari difficilmente esiste un posto sicuro visto che ogni riparo, sotto l’incessante fuoco nemico, diventerà presto inutilizzabile. Vedere gli stage martoriati dai nostri colpi e quelli dei nostri nemici regala enorme soddisfazione e aggiunge quel tocco di realismo che non guasta. Sotto questo aspetto anche le armi sono ora più realistiche lasciandosi alle spalle quella sensazione di pistola Chicco che imperversava nel primo capitolo. Peccato invece per il sistema di puntamento che, a conti fatti, rovina quanto di buono fatto con la cura delle armi, risultando spesso impreciso e mal realizzato.
Nel complesso gli scontri a fuoco si susseguono piacevolmente, vuoi per la frenesia vuoi per la velocità ma Kane & Lynch, nonostante questi difetti, risulta abbastanza divertente. Divertimento che non è ripagato purtroppo da un adeguato livello di difficoltà e di longevità. Gli avversari rispetto il precedente capitolo hanno perso quell’aria da dilettanti allo sbaraglio o da sagome umane se preferite ma, allo stesso tempo, restano comunque degli ottimi candidati per le prossime selezioni del Grande Fratello.
Per la longevità, invece, non c’è molto dire, anche perché non c’è molto da giocare, infatti basteranno poco più di quattro ore per portare a termine l’avventura, quantità irrisoria alla quale, per fortuna, dobbiamo aggiungere il tempo speso online.

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Fidarsi è bene… non fidarsi è meglio

A completare l’offerta ludica di Dog Days ci sono una modalità cooperativa per due giocatori e un multiplayer semplice ma abbastanza innovativo. La co-op, sia online che offline, offra la possibilità di rivivere l’intera esperienza del single player insieme ad un amico. Il divertimento in questa modalità è assicurato e permette anche ai giocatori meno avvezzi al genere di portare a compimento il titolo anche ai livelli di difficoltà più elevati, regalando così preziose ore di gioco aggiuntive.
La restante parte del multiplayer è composta da Fragile Alleanza, Guardia e Ladri e Undercover Cop. La prima ci vede impegnati nell’assalto a un furgone porta valori in cui un’orda di poliziotti controllati dalla CPU ci sbarrerà la strada. Guardia e Ladri è una modalità piuttosto classica in cui le due fazioni rivali si sfidano senza esclusioni di colpi, divertente ma poco innovativa. Ben più stimolante è infine Undercover Cop, nella quale a inizio match un giocatore sarà scelto come poliziotto sotto copertura e dovrà, senza farsi scovare, eliminare gli alleati e rubare il bottino.
Ogni match prevede la possibilità di fare il doppio gioco e quindi di tradire i propri alleati per perseguire i propri scopi personali. L’anima di questo multiplayer risiede proprio in questa possibilità che, oltre ad arricchire il gioco, porta una ventata di novità nel genere creando di volta in volta partite divertenti e stimolanti.
Da segnalare la possibilità di cimentarsi offline contro i bot in una modalità chiamata Arcade che di fatto emula il comparto multiplayer.

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Effetto sporco

Kane & Lynch si ripresenta in una veste grafica totalmente rinnovata. I personaggi sono ora più curati e meglio definiti, il numero di poligoni che li compone è adeguato e in linea con le più moderne produzioni. Discorso diverso va fatto con i nemici che, oltre a essere caratterizzati da un design piuttosto anonimo, appaiono poco definiti e mal realizzati. A completare il quadro c’è l’I.A. che nonostante le migliorie apportate non è ancora in grado di offrire un adeguato livello di sfida. Di discreto livello le animazioni che, tralasciando qualche movimento macchinoso, risultano essere fluide e ben progettate. Da segnalare in positivo alcune animazioni che accompagnano la dipartita dei nemici presenti su schermo.
La Shangai messa a punto da IO Interactive è credibile e ben realizzata anche grazie a un sapiente uso delle luci che imperversano sugli scenari. L’aspetto migliore della produzione è tuttavia lo stile grezzo che si è voluto dare all’opera: vicoli bui, quartieri sudici e malfamati sono solo alcune della ambientazioni in cui ci troveremo a far mattanza di occhi a mandorla.
Tutto ovviamente è intensificato dalla telecamera amatoriale che ci accompagna per tutta l’avventura e che regala un colpo d’occhio (e di stomaco, aggiungeremmo) notevole.
Per una particolare scelta le musiche sono quasi totalmente assenti lasciando spazio a suoni ambientali e un doppiaggio ottimo. Nonostante non ci siano campionature e motivetti adrenalici durante i nostri scontri non si sente minimamente la mancanza di questa componente, anzi l’intera produzione ne giova aumentando ancora di più quella sensazione di realizzazione low-cost che caratterizza il gioco.

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Giorni da cani

Vai ancora avanti. Vai a quando siamo tornati a casa. Vai a quando ci tocca valutare il nostro percorso.
Kane & Lynch 2 si presenta come un TPS crudo senza troppi fronzoli: sparatorie su sparatorie sono la componente essenziale del gameplay. Nonostante la mancanza di particolari situazioni o azioni da compiere, le ore di gioco, poche purtroppo, filano via in tutta tranquillità facendo felice il giocatore. Alcuni difetti del passato sono stati limati ma la mancanza di un’intelligenza artificiale degna e un sistema di puntamento preciso sono ancora problemi da tenere in considerazione. La telecamera è invece una delle introduzioni più gradite e dona al titolo uno stile senza pari. Di buon livello anche l’aspetto tecnico che spicca per una componente sonora minimalista ma davvero ben realizzata. Per porre rimedio alla longevità davvero scarsa c’è un discreto multiplayer che vede nella possibilità di tradire i propri alleati l’aspetto più positivo e appagante.
Un filmato amatoriale che potrebbe piacere a molti ma sicuramente deluderà i fan del “cinema” più impegnato. Stop.