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Recensione di Heavy Rain

Recensione di Heavy Rain di Console Tribe

di: Giorgio "Nadim" Catania

Cosa sareste disposti a fare per salvare una persona amata? Fino a che punto sareste in grado di mettervi in gioco pur di proteggerla e tenerla al sicuro? Sareste pronti a togliere la vita a qualcuno per lei? O a porre fine alla vostra?
Queste sono alcune delle domande che ruotano attorno alla struggente trama di Heavy Rain, nuovo capolavoro targato Quantic Dream, nonché ultima esclusiva PlayStation 3 giunta nei negozi.
Il titolo era stato presentato la prima volta sotto forma di tech demo all’E3 del 2005, con il principale scopo di stupire la platea di giornalisti mettendo in risalto le capacità tecniche della console Sony. All’epoca quella demo riuscì pienamente nel suo intento, mostrando alla stampa specializzata volti digitali mai così dettagliati, capaci di assumere espressioni tanto ben realizzate da sembrare realistiche. Fu mostrata tempo dopo un’altra demo, più concreta, che metteva in risalto il particolare gameplay che caratterizzare il gioco e l’importanza che aveva ogni singola scelta del giocatore su ciò che avveniva su schermo. Ancora una volta Heavy Rain riuscì a stupire chiunque ebbe la fortuna di provarlo, aumentando così aspettative già alte.

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Ora, dopo quasi cinque anni di attese, il pubblico può finalmente testare con mano quello che sembra essere il degno erede delle vecchie avventure grafiche, un gioco capace di rinnovare meccaniche antiquate e adeguarle ai tempi, con alcune trovate particolarmente azzeccate.
Noi abbiamo camminato a lungo sotto questa pesante pioggia, e siamo pronti a spiegarvi il perché ne sia valsa la pena. Lasciate da parte quindi gli ombrelli, e continuate a leggere questa recensione senza paura di bagnarvi: non sarete in cattive acque.

Dramma interattivo

Dramma interattivo: questo è il nome del primo Trofeo che otterrete, una volta concluso il lungo prologo di Heavy Rain, capace di definire con due semplici parole il genere di videogame a cui il titolo appartiene, e dandovi al contempo l’idea di quello che vi si parerà di fronte nelle ore di gioco a venire.
Heavy Rain è infatti un videogioco cupo, dalla trama adulta, che vi narrerà le vicende di quattro persone alle prese con la ricerca di un serial killer, l’enigmatico Origami Killer. Il giocatore in breve tempo imparerà a conoscere quindi Ethan Mars, un architetto che ha sofferto un lutto familiare nonché principale protagonista, Madison Paige, una giornalista alla ricerca dello scoop, Norman Jayden, un agente dell’FBI a cui sono state affidate le indagini sull’assassino, e Scott Shelby, detective privato risoluto nel scoprire la verità. Non i soliti protagonisti di un normale videogame, ma quattro sconosciuti la cui vita è stata in qualche maniera sconvolta da terribili eventi, su cui verrà fatta luce andando sempre più avanti con la storia, il cui unico scopo è quello di trovare lo stesso assassino.

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Gli avvenimenti principali del gioco saranno perciò segnati da numerosi eventi secondari, alcuni dei quali molto forti e violenti, che non faranno altro che rendere la trama del titolo ancora più oscura e triste. Assassini, ladri, spacciatori, sociopatici… tutta la feccia della società farà in qualche maniera la sua comparsa nel corso delle numerose scene giocabili, e i quattro protagonisti non saranno altro che povere vittime intente a sopravvivere agli orrori in cui si imbatteranno.
Eppure, mano a mano che andrete avanti con le vostre indagini, ciò che accadrà attorno a loro continuerà a mutare, tutto in base alle scelte che voi prenderete per loro. Ecco perché Heavy Rain viene definito dramma interattivo: ogni volta che il giocatore si troverà d’innanzi a una delle tante scelte da dover affrontare, potrà decidere più o meno liberamente come agire. In base alle azioni che compirete, la cupa storia muterà, in alcune occasioni in maniera impercettibile, in altre in modo drastico. Questo non solo contribuirà a rendere la trama del gioco meno prevedibile di quanto ci si possa aspettare, ma anche particolarmente varia, incitandovi a rigiocare il titolo una volta finito solo per scoprire cosa sarebbe successo se voi aveste agito in maniera differente.
L’unico modo per scoprirlo è quello di rigiocarsi il gioco, e osservare con i propri occhi l’evolversi della situazione.

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Quando uno sguardo dice più di mille parole

Uno degli aspetti più stupefacenti della produzione Quantic Dream riguarda la resa dei volti di protagonisti e comprimari principali.
Mai in un videogioco si era potuto osservare espressioni così dettagliate, che contribuiscono non poco a rendere la trama emozionante come non mai. Ethan, Madison e tutti gli altri personaggi saranno in grado di piangere, sorridere, sorprendersi, arrabbiarsi… tutto con una naturalezza quasi disarmante, tanto da farli sembrare persone vere, capaci di soffrire davvero o provare gioie reali. Il giocatore si affezionerà a loro in breve tempo, immedesimandosi e provando talvolta le loro stesse sensazioni.
E non è nemmeno un caso che i brevi caricamenti tra un capitolo e l’altro siano scanditi da un primo piano dei volti stessi dei quattro protagonisti, capaci di stupire chiunque, e allo stesso tempo sottolineando la perizia dei programmatori e designer nel crearli.
Peccato che non tutti i personaggi siano stati resi con lo stesso dettaglio, e che lo stesso impegno non sia stato riposto in tutti gli aspetti grafici del gioco.
Le animazioni dei protagonisti non sempre appaiono naturali come dovrebbero, a causa di controlli tanto particolari quanto poco immediati, rivelando in taluni frangenti qualche penetrazione poligonale di troppo o qualche movenza particolarmente legnosa.
Anche le ambientazioni, che risultano in molte occasioni davvero eccellenti e curate, forti di effetti di illuminazione di prim’ordine, in alcune circostanze si rivelano meno dettagliate di quanto ci si aspetterebbe, alternando elementi ben sviluppati e ricchi di particolari ad altri coperti da texture slavate o composti da modelli poligonali concepiti frettolosamente. Nonostante la grafica altalenante, il comparto visivo si difende molto bene con una qualità sempre mantenuta su standard di alto livello. A ciò si accosta un framerate che in qualche rara occasione incespica più del dovuto, specialmente durante certi filmati di intermezzo. Forse con un po’ di lavoro in più tutto ciò si sarebbe potuto evitare.

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Per quanto concerne il comparto audio, uno degli aspetti più importanti in una produzione simile, non ci si può proprio lamentare: il lavoro svolto da Quantic Dream è davvero impeccabile.
Il doppiaggio, completamente in italiano, è di altissimo livello, e dimostra una cura maniacale rara in un videogioco. I nomi di chi ha lavorato alla localizzazione, inoltre, già di loro sono sinonimi di qualità: Pino Insegno ha prestato la sua voce per Ethan Mars, Claudia Gerini alla sexy Madison Paige, il conosciutissimo Alessandro Rigotti, che ha lavorato a titoli quali Assassin’s Creed e Prince of Persia, ha doppiato Norman Jayden e Gianni Gaude il solitario Scott Shelby.
Di rado vi potrà capitare di udire qualche frase dal tono forse appena fuori luogo o potreste notare una non perfetta sincronizzazione labiale, ma si può dire che le centinaia di frasi che sentirete sono state tradotte con l’attenzione e perizia che solitamente vengono riservate solo ai film hollywoodiani.
La colonna sonora si rivela epica, capace di adattarsi perfettamente ad ogni singola scena. Quelle più tranquille saranno accompagnate da brani lenti, malinconici, mentre alcune musiche incalzanti saranno in grado di tenervi letteralmente con il fiato sospeso durante alcuni dei colpi di scena più importanti.
Ogni sequenza, insomma, avrà un proprio accompagnamento, capace di mutare in base a come si agisce e a ciò che avviene su schermo.
Ultima nota da appuntare riguarda gli effetti sonori, di pregevole fattura, che non fanno altro che far sembrare il tutto ancora più realistico. Quello riguardante la pioggia, inoltre, è quello meglio realizzato, e dimostra una cura da parte di Quantic Dream per i dettagli non indifferente.

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Per i controlli, invece, si può muovere qualche critica in più.
Sebbene il titolo appartenga ad un genere che non pone particolare importanza sulla libertà di movimento, in talune situazioni la linearità del gioco sarà davvero eccessiva, facendovi sentire intrappolati in un’area senza la minima possibilità di esplorazione. Esplorazione che, quando possibile, potrebbe risultare un po’ troppo ostica, a causa di controlli talvolta legnosi o di un cambio di inquadrature troppo frequente, capace di confondere il giocatore.
Per far avanzare il protagonista di turno dovrete premere il tasto R2, indirizzandone i passi tramite lo stick analogico sinistro, a cui verrà inoltre relegato il compito di dirigere lo sguardo nella direzione indicata. Se ciò in parte contribuisce ad aumentare il realismo dei movimenti dei nostri eroi, a volte sarà difficile mantenere il perfetto controllo dei loro movimenti.
Premendo L2 con una certa frequenza si potranno ascoltare i pensieri di Ethan e degli altri, ricevendo utili indicazioni su cosa fare e sbloccando talvolta azioni altrimenti non effettuabili, oltre a ricevere interessanti indizi sulla loro vita. Con L1 invece si potrà cambiare manualmente l’inquadratura, in modo da poter sempre osservare le aree come meglio si crede e da punti di vista differenti.
I numerosissimi Quick Time Event presenti su schermo, visibili su dei quadrati trasparenti avvicinandosi agli oggetti con cui si potrà interagire, fanno intelligente uso dei sensori di movimento, dei dorsali e dello stick analogico destro, con cui riprodurre in maniera naturale molti dei movimenti del corpo. La loro presenza sarà costante, e saranno di natura differente: alcuni costringeranno alla pressione singola di un tasto, altri ad una pressione costante dello stesso, altri ancora ad una pressione ripetuta per un determinato numero di volte. In certi casi dovrete pigiare più pulsanti per fare un’azione particolarmente complessa, e ciò non farà che aumentare l’immedesimazione del giocatore.
Particolarmente riusciti risultano però i QTE che caratterizzano i numerosi scontri, che si riveleranno particolarmente concitati e dai risvolti vari e imprevedibili, rendendo ogni situazione emozionante e carica di adrenalina.
Bisogna considerare però che non sempre può essere immediatamente chiaro cosa fare o che azioni si stiano per compiere, visto il numero troppo consistente di QTE su schermo e, in rare circostanze si potrebbe eseguire qualcosa di differente da ciò che si voleva fare, o si potrebbe far dire al protagonista una cosa anziché un’altra.
Rimangono casi isolati, questi, ma a volte fastidiosi e irritanti.

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Il ritorno di un genere che sembrava ormai morto

Heavy Rain si discosta in modo tanto originale quanto brusco dagli altri videogiochi presenti nei negozi. Il prodotto targato Quantic Dream offre una trama profonda e articolata, dal ritmo incalzante e dal sicuro impatto, capace di tenere incollati allo schermo per ogni minuto di gioco. Storia che, grazie ad un’interpretazione degli attori digitali degna di un Oscar, emozionerà totalmente il giocatore, che si ritroverà così a gioire con loro per le piccole vittorie ottenute, a rattristirsi per le prove non superate.
L’atmosfera cupa contribuirà poi non poco a farvi angosciare nelle situazioni più drammatiche, presenti in gran quantità, e a farvi vivere ogni singolo scontro con il cuore in gola, consci del fatto che il più piccolo errore potrebbe essere fatale per l’eroe di turno.

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Il gameplay che affianca la trama si rivela lento e pacato in talune situazioni, perlopiù quelle riguardanti gli interrogatori e lo studio delle scene del crimine, concitato e ricco di QTE in altre, in particolare durante gli scontri e le fughe rocambolesche. Ma l’utilizzo di comandi preparati a tavolino, se da un lato privilegia il taglio cinematografico del titolo, tende a sua volta a soffrire di una linearità di fondo quasi inevitabile, cosa che potrebbe alla lunga annoiare chi predilige l’azione pura e l’interazione totale. Le scelte effettuabili, inoltre, sono molte, e sebbene non tutte apportino variazioni significative al plot narrativo e talvolta si abbia la sensazione di seguire binari predefiniti, alla lunga premiano il giocatore con finali tanto vari quanto non scontati e di sicuro effetto.
Se a tutto ciò si aggiunge un sonoro d’impatto e davvero ben fatto, oltre che utile a creare un’atmosfera altrimenti ineguagliabile, si noterà di sicuro una certa somiglianza tra Heavy Rain e le avventure grafiche che andavano di moda alcuni anni fa.
Anzi, si potrebbe dire che il gioco stesso si riveli come una loro evoluzione, e come cerchi di porre nuovi standard per le produzioni future, sia a livello grafico che a livello emozionale. Anche se, per fare tutto questo, sacrifica un aspetto del gameplay, quello legato agli enigmi. Enigmi che, durante il gioco, saranno presenti in numero davvero esiguo, e che non spiccheranno per difficoltà o originalità. Più che altro varierà il modo a cui accostarsi ad essi, ma alla fin fine la loro risoluzione si rivelerà quanto mai semplice e scontata.

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È vero inoltre che sono presenti alcune piccole lacune, evitabili con qualche accorgimento, e dei bug, in taluni frangenti fastidiosi ma facilmente risolvibili tramite una patch; però questi riescono a scalfire solo in minima parte l’eccellente lavoro svolto da Quantic Dream e dal visionario produttore, nonché regista, David Cage.
Insomma, quando giungerete all’atto finale di questa avvincente avventura, ciò che vi sarà rimasto impresso nella mente non saranno questi piccoli difetti, ma la storia emozionante, i personaggi caratterizzati magistralmente e la suspense che permea ogni singolo momento del gioco, e non vedrete l’ora di scoprire quali effetti avranno le vostre azioni nel capitolo conclusivo.
Perché in Heavy Rain non esistono scelte giuste o sbagliate, migliori o peggiori, ma solo scelte. Scelte che vi condurranno verso una direzione anziché un’altra, che potranno piacervi o meno, ma che alla fine vi lasceranno soddisfatti nell’averle effettuate liberamente, e nell’aver davvero contribuito al guidare la vita dei quattro protagonisti virtuali.
Fino a quando alle battute conclusive, in un susseguirsi di colpi di scena uno più stupefacente dell’altro, tutti i nodi verranno al pettine e, con un’ultima sorprendente rivelazione, scoprirete che l’assassino dell’Origami è…