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Recensione Recensione di Gears of War 2

Recensione di Gears of War 2 di Console Tribe

di: Redazione
“Polemos è di tutte le cose padre, di tutte re, e gli uni rivela dei e gli altri uomini, gli uni fa schiavi e gli altri liberi”



Nuvole di fuoco sconvolgono la luce del cielo notturno. Sera
è uno schifoso pianeta ai confini della galassia, sconvolto da tremende
guerre senza fine. Di ciò però non ha molte colpe, la colpa è di chi ci
vive. Vecchi miti sui libri raccontano un genere umano che non ha mai
conosciuto la pace e che ha sempre ucciso il proprio fratello senza
guardarsi mai indietro. Anche quando non era stato ancora scoperto il
potenziale economico dell’Imulsion e l’incubo delle locuste era lontano. Forse se la dottoressa Cooper non avesse inventato il processo Lightmass, capace di sfruttare il fluido verde come energia, non ci saremmo trovati coinvolti nella Pendulum War,
una tremenda guerra durata settantanove anni. Solo in pochi potrebbero
trovare qualcosa di positivo in tutto questo marciume, solo noi della Coalition of Ordered Governements.
Senza la guerra non saremmo esistiti, senza di noi non ci sarebbe stata
speranza per il futuro. Ordine, diligenza, purezza, lavoro, onore,
lealtà, fede e umiltà: questi sono i principi che ci hanno permesso di
resistere al giorno dell’emersione, quando in sole 24 ore un quarto
della popolazione di Sera perse la vita. Maledette Locuste! Sembra siano passati pochi mesi da quando evacuammo sull’Altopiano di Jacinto invece
son passati più di dieci anni, sembra siano passati pochi giorni da
quando disertai per salvare mio padre ma arrivai tardi alla East Barricade, sembra ieri il giorno in cui Dominic mi liberò dal penitenziario di Jacinto. Doveva essere l’inizio della fine, ma non fu così. La terribile notte passata sulle strade di Ephyra sfuggendo alla morte seminata dai kryll, l’impossibile viaggio nelle miniere di Imulsion tana dei Corpser, guardare gli occhi spietati di Raam morire, l”esplosione della bomba Lightmass,
sono serviti solo a darci un po’ di tregua. Sono passati sei mesi. Dopo
il lancio della bomba solare sono apparsi enormi crateri capaci di
fagocitare intere città. Montevado e Tollen sono scomparse per sempre e Jacinto,
considerata inespugnabile, è vicina alla resa dei conti. Stiamo morendo
tutti. Ora basta! Non possiamo più aspettare, è arrivato il tempo di
andare a stanarli, ovunque siano: dobbiamo colpire le Locuste lì dove
si nascondono, vivono e si riproducono, e distruggerle! Forse l’Operazione Tempesta nel Vuoto sarà l’ultima missione della Squadra Delta ma non abbiamo altra scelta, noi siamo i Gears.





Atto 1: Il ritorno della Squadra Delta



Arrivare al cuore delle locuste e annientarle definitivamente: è questo
l’obiettivo della nuova avventura della leggendaria Squadra Delta dei
Gears, formata dal sergente pluridecorato Marcus Fenix, il caporale
Dominic Santiago, Augustus “Cole Train” Cole e Demon Baird. Meraviglia,
soddisfazione ed ammirazione sono le sensazioni che pervadono l’animo
del giocatore davanti alla maestosa opera che sembra racchiudere il
meglio delle arti antiche e moderne: architettura, pittura, musica,
cinematografia sembrano trovare in Gears of War 2 una
perfetta alchimia, tenuta segreta ai comuni mortali ma prezioso tesoro
conosciuto dagli artisti più grandi. Degno delle sceneggiature
hollywoodiane più fortunate del genere action, il plot narrativo riesce
a catturare inesorabilmente il giocatore e a tenerlo inchiodato senza
tregua davanti allo schermo per ore, fino al termine dell’incredibile
avventura di Fenix e compagni.

Se la storia del primo Gears ruotava essenzialmente attorno alla figura
carismatica di Marcus Fenix, il canovaccio studiato per il secondo
episodio sposta l’attenzione sui catastrofici eventi che coinvolgono
l’intero pianeta Sera;
la vastità del conflitto globale non sminuisce però l’importanza della
Squadra Delta ma, al contrario, la rende assolutamente protagonista e
consapevole di essere l’ultima speranza dell’umanità intera. Lo
scenario apocalittico fa da perfetta scenografia alle intime vicende
dei personaggi che incontreremo nel corso del lungo viaggio e
soprattutto alla triste storia che mette in primo piano Dominic
Santiago, costretto ad affrontare la decisione più difficile della sua
vita. I dialoghi, decisamente più adulti e curati rispetto alla prima
avventura, completano alla perfezione il lavoro di caratterizzazione
che è stato fatto sui vari protagonisti e vicende del gioco. La
modalità campagna, decisamente più lunga e varia rispetto a quella
indimenticabile di due anni fa, sa regalare continuamente incredibili
sorprese, inoltre introdurrà nuovi personaggi che ci aiuteranno in
diverse circostanze come Tai Kaliso, Dizzy e Benjamin Carmine.
Suspense, orrore e angoscia crescenti avvinghiano il giocatore e lo
lasciano solo dopo circa 15 ore allo stupore della battaglia finale:
un’avventura indimenticabile.





Atto 2: Guerra totale



Tutto ciò che è stato il primo Gears of War è stato
ripreso ed elevato all’ennesima potenza dai ragazzi di Epic. La strana
sensazione di deja vu che si prova all’inizio dell’avventura,
all’interno degli angusti corridoi dell’ospedale di Jacinto, riesce ad
amplificare enormemente le nostre emozioni davanti all’impressionante
vastità degli scenari in cui saremo protagonisti una volta usciti
dall’edificio. L’iniziale smarrimento cederà ben presto il posto al
nostro spirito bellico, fomentato dalle decine e decine di nemici su
schermo: Droni, Sniper, Boomer, Guardie Theron, Seeder e Reaver ci si parano contro sovrastati dai giganteschi Corpser e Brumak. Nel cuore della battaglia, a volte a bordo dei Centaur Tank o dei Derrik,
scateneremo l’inferno grazie alle vecchie e nuove armi di distruzione
di massa: martello dell’alba, troika, mortaio, mitragliatore mulcher
falceranno in pochissimi minuti centinaia di locuste ed abbatteranno i
mostri più grossi.

Le enormi battaglie campali fanno da eccellente “liaison”
all’esplorazione di claustrofobiche locazioni in cui gli scontri a
fuoco ricordano le prima avventura dei Gears.
Gli oltre cinque milioni di players che hanno combattuto strenuamente
per due anni al primo episodio non avranno difficoltà ad affrontare i
mille imprevisti della nuova avventura, compresi i nuovi terribili
nemici studiati dalle geniali menti Epic. Fanno la loro comparsa in
battaglia i mastodontici Brumak, intravisti nella fuga dalla tenuta Fenix nel primo episodio, i Kantus,
locuste in grado di uccidere i nemici con onde sonore e di rianimare i
compagni caduti, le locuste armate di mortaio, lanciafiamme scorcher e mitragliatrici pesanti mulcher.

E’ stato introdotto il livello di difficoltà “facile” per dare la
possibilità anche ai neofiti di godersi il gioco fino alla fine senza
particolari patemi d’animo mentre i più esperti troveranno pane per i
loro denti nella difficoltà “folle”, davvero molto impegnativa, anche
in co-op.





Atto 3: Scatenate l’inferno



L’introduzione di nuovi nemici e di nuove armi ha spinto il team di
sviluppo a ricalibrare la potenza delle stesse in modo da aumentare
l’importanza delle scelte strategiche e tattiche da prendere durante le
convulse fasi di gioco, sia nella modalità campagna che nelle diverse
modalità online. L’arma tipica dell’equipaggiamento C.O.G., il lancer,
ha conservato inalterata la sua discreta efficacia negli scontri sulla
media distanza ma, usato a baionetta con la motosega avviata, è
diventato assolutamente inarrestabile. L’assoluto protagonista di
centinaia di scontri ravvicinati, il fucile a pompa gnasher, è
l’arma che più di ogni altra ha subito modifiche sostanziali: chi era
abituato a fare il fenomeno con carica attiva, capriola e fucilata
ravvicinata con conseguente smembramento dell’avversario, dovrà
rivedere pesantemente la sua tecnica di combattimento. Per scatenare
tutta la potenza distruttiva dello gnasher diventa
assolutamente necessario prendere la mira premendo il tasto LT, tecnica
davvero complicata quando si è circondati da più di un nemico ma
l’unica che consente di non spararci sui piedi; per bilanciare il
relativo depotenziamento dalla distanza breve, l’efficacia dei
proiettili è aumentata di qualche metro. Potenziate le pistole snub e boltok mentre sniper, boomshot, martello dell’alba, hummerburst ed arco torque
non hanno subito cambiamenti rilevanti, fatta eccezione per una minore
efficacia della ricarica attiva del fucile da cecchino e la possibilità
di eseguire terrificanti headshot con le frecce dell’arco se si mira alla testa.

Come è stato accennato in precedenza, fanno il loro esordio il lanciafiamme schorcer, ideale per fare piazza pulita di qualsiasi nemico si trovi a breve distanza, il mitragliatore di grosso calibro mulcher,
pesantissimo da trasportare ma in grado di creare larghi vuoti nelle
linee nemiche in pochissimo tempo, il pericolosissimo mortaio capace di
scatenare una pioggia di fuoco calibrando a dovere la distanza. Tutte
le armi, vecchie e nuove, sono caratterizzate da un nuovi e particolari
tipi di esecuzione, eseguibili con i pulsanti Y o B.

Grosse novità per i dispositivi esplosivi da lancio: alle granate a
frammentazione ed ai fumogeni si aggiungono le granate ad “inchiostro”
che avvelenano l’aria circostante per un breve periodo di tempo.
L’utilizzo di tali ordigni consente una strategia di gioco molto più
raffinata rispetto al primo episodio del titolo Epic:
non solo si possono lanciare ma è possibile incastrarle nelle strutture
in modo che vengano innescate e fatte esplodere dagli ignari nemici
nelle vicinanze. Da sottolineare che la detonazione di tutte le
granate, fumogeni inclusi, è in grado di stordire per diversi secondi i
mal capitati. Nel quadro della generale rivisitazione
dell’armamentario, appare eccessiva la potenza dei fumogeni, capaci di
scaraventarci sul pavimento e stordirci per alcuni istanti lasciandoci
alla mercè del fuoco nemico.





Atto 4: Azione



Il fortunatissimo sistema di controllo è stato rivisitato e corretto
dai piccoli problemi che lo affliggevano grazie ad importanti migliorie
e diverse novità rilevanti. La corsa, la capriola e la copertura sono
sempre affidati allo stesso pulsante (A) ma la risposta all’input è
molto più precisa ed immediata: difficilmente rivivremo la
fastidiosissima esperienza di rimanere incollati alle pareti o ai
diversi elementi architettonici mentre siamo impegnati in una fuga
disperata. Osannata per lo straordinario sistema di copertura proposto
nel primo episodio, Epic è riuscita a migliorare anche quest’aspetto
introducendo due importanti novità. La prima consiste nella possibilità
di impugnare una pistola ed imbracciare contemporaneamente uno scudo
tanto resistente quanto pesante, mentre la seconda dà sfogo a tutta la
cattiveria di cui il nostro animo è capace: raccogliere da terra un
nemico abbattuto e usarlo come scudo fino alla sua totale distruzione
sotto il fuoco nemico. Nei frequenti casi in cui ci troveremo abbattuti
non dovremmo più aspettare in modo inattivo l’aiuto dei nostri compagni
ma potremo strisciare in cerca di riparo lasciando per terra una lunga
scia di sangue. Molti in questi due anni hanno provato ad avvicinarsi
al gameplay di Gears of War, fallendo: Gears of War 2
alza il tiro e stabilisce nuovi parametri di confronto, ancora una
volta difficilissimi da raggiungere per i futuri titoli action in terza
persona.





Atto 5: Il mondo



Dal novembre 2005 Gears of War è rimasto costantemente
nelle prime tre posizioni dei titoli più giocati online e questo
nonostante la mancanza di modalità e caratteristiche considerate ormai
essenziali per il genere action. Matchmaking, sanzioni per chi abbandona le stanze in anticipo, eliminazione del famigerato host power,
implementazione di modalità più varie sono le richieste che l’enorme
community ha chiesto al team di sviluppo: chiaro, dunque, quanto le
attese per Gears of War 2 fossero alte.

Immancabile la possibilità di intraprendere la campagna in modalità
cooperativa, che seppur limitata ancora a soli due giocatori, è capace
di regalare emozioni irraggiungibili in single player.
Davvero impegnativa a livello di difficoltà “folle”, consente comunque
la personalizzazione della difficoltà per ogni singolo protagonista in
modo da permettere ai più navigati di divertirsi al fianco dei meno
esperti settando un livello più alto.

Una straordinaria variante della modalità cooperativa è la nuovissima modalità Orda.
Una squadra formata fino ad un massimo di cinque giocatori combatte
contro diverse ondate di locuste, sempre più resistenti e precise.
L’obiettivo è quello di liberare la mappa da tutti i nemici dell’ondata
per passare a quella successiva; al termine di ogni ondata i giocatori
superstiti mantengono le armi e la posizione mentre i caduti rinascono
nei diversi punti di respawn. Solamente dopo aver raggiunto
un’ottima affinità tattica con i propri compagni è possibile riuscire a
raggiungere e debellare, ai livelli di difficoltà più alti, la
cinquantesima ondata in tutte le mappe del gioco.

Grosse novità anche nelle modalità multiplayer, suddivise in partite pubbliche e private.

Le prime hanno opzioni di personalizzazione piuttosto limitate in modo
da garantire una certa uniformità della classifica generale e
consentire al matchmaking,
finalmente introdotto da Epic, di trovare giocatori dello stesso
livello di abilità. Da sottolineare, al momento in cui si scrive,
l’eccessiva lentezza del processo di ricerca, soprattutto se paragonato
a titoli che da anni offrono tale feature, su tutti Halo 3. Una partita pubblica per iniziare necessita di dieci giocatori, due in più rispetto al primo Gears,
e prevede la possibilità di invitare nel proprio team i propri amici:
finita dunque l’era in cui ci si dava appuntamento in una determinata
mappa sperando di entrare in quella giusta per giocare le cosiddette
“classificate” con gli amici. Nella sala d’attesa i componenti delle
due squadre possono scegliere il tipo di match e mappa attraverso un
sistema di votazione gestito con i pulsanti del joypad, personaggio e
arma di partenza.

A differenza delle partite pubbliche, quelle private offrono un livello di personalizzazione molto elevato. L’host
può determinare il tipo di match, scambio delle armi, mappa, numero e
livello del bot (personaggio controllato dalla cpu); ovviamente non è
previsto il macthmaking e i giocatori possono entrare in
qualsiasi momento di gioco, sostituendo eventualmente il bot. Nella
sala di attesa è possibile scegliere il proprio team premendo il
pulsante Y. Da apprezzare la caratteristica che anche per le partite
private siano previste le classifiche mentre appare inspiegabile che
non sia possibile determinare un ciclo di mappe come avveniva nel primo
Gears of War. Ciò determina tempi di attesa, fra una partita e l’altra, davvero estenuanti.

Gears of War 2 propone sette tipi di partite multiplayer, di cui tre sono new entry assolute.
  • Zona di guerra
    è stata la più giocata in questi due anni. L’obiettivo è piuttosto
    semplice: eliminare con qualsiasi mezzo tutti i componenti della
    squadra nemica. Non esiste respawn e, una volta abbattuti, si
    muore dissanguati se i compagni non intervengono in tempo. Nonostante
    le nuove modalità di gioco introdotte, zona di guerra rimane la più
    onesta nei confronti del giocatore: ad avere la meglio sarà sempre il
    più forte.
  • Esecuzione è molto simile ma non prevede la morte per
    dissanguamento quando si viene abbattuti e l’unico modo per eliminare
    un nemico è quello di andarci vicino e finirlo.
  • In Annessione i giocatori devono conquistare determinate
    zone (mobili) della mappa e difenderle in modo da guadagnare i punti
    che portano alla vittoria del turno.
  • In Guardiano ogni squadra ha nella propria formazione un
    leader che deve ad ogni costo rimanere in vita per consentire il
    continuo “respawn” dei compagni uccisi. Parola d’ordine: uccidere il
    leader nemico il prima possibile per poi procedere eliminando i
    restanti membri della squadra.
  • Molto divertente la modalità Compagno in cui, fino ad un
    massimo di cinque coppie, si sfidano fino al raggiungimento dei punti
    necessari per aggiudicarsi la vittoria finale. Ogni coppia è formata da
    personaggi dello stesso tipo e le regole per uccidere i nemici sono
    quelle di Esecuzione.
  • Re della colina è molto simile ad Annessione ma
    presenta differenze sostanziali: e’ previsto un solo punto di conquista
    nella mappa e per guadagnare punti è necessario rimanere all’interno ti
    tale zona.
  • Fa il suo esordio nella serie la famosa modalità Ruba la bandiera, denominata per l’occasione Capitolazione.
    L’obiettivo è catturare un arenato armato fino ai denti, portarlo in
    una zona precisa della mappa e tenercelo prigioniero per un determinato
    periodo di tempo.
Difficile non riuscire a trovare un tipo di match online che si
adatti alle proprie caratteristiche di gioco sia tecniche che tattiche.
Rispetto al primo Gears of War l’approccio al gioco online deve
essere necessariamente rivisto anche dai più esperti e come stile di
gioco si avvicina molto a quello della modalità campagna. Se prima
l’arma determinante era lo gnasher, oggi l’introduzione delle nuove armi e la ricalibrazione delle vecchie, in particolare del lancer,
obbliga a strategie prima improponibili. Avvicinarsi al nemico con il
fucile a pompa nella maggior parte dei casi significa andare incontro a
morte certa: questo farà sicuramente storcere il naso a chi era
abituato ad affrontare in solitario più di un nemico alla volta
obbligandolo a cercare un’intesa maggiore con il proprio team.
L’obiettivo di Epic di dare più rilevanza ai movimenti sincronizzati
della squadra piuttosto che ad iniziative individuali è stato raggiunto
non solo grazie al nuovo bilanciamento delle armi ma anche curando in
modo adeguato le dieci nuove mappe. Molto più vaste e ricche di
elementi strutturali dietro cui ripararsi, sono state chiaramente
studiate per esaltare la potenza distruttiva delle armi a lunga gittata
come il mortaio, il mulcher, lo sniper e il lancer
o per nascondersi nei numerosissimi anfratti armati di motosega.
Inoltre da sottolineare come le mappe risultino più “aperte” con
accessi multipli alle stesse zone per cui è d’obbligo guardarsi sempre
le spalle! Per non rendere troppo traumatico l’abbandono del primo
Gears, Epic propone cinque vecchie mappe (Ingorgo, Stazione, Palazzo,
Canali e Sottopassaggio) arricchite dalla straordinaria cosmesi
ambientale consentita solo dall’incredibile potenza dell’Unreal Engine .
Queste mappe sono scaricabili solo col codice abbinato al disco
originale e Epic ne ha sfruttato il forte richiamo per smascherare in
qualche modo i possessori di copia pirata. Una volta organizzate le
squadre per il multiplayer, il nick di chi non ha queste mappe
lampeggia inesorabilmente in arancione impedendo a tutti di giocare le
mappe bonus. Uno stratagemma decisamente originale ma che è destinato a
mortificare il mercato dell’usato visto che il codice è utilizzabile
una sola volta e non “migra” insieme al gioco non essendo strettamente
associato ad esso.





Atto 6: la nuova arte



Difficile trovare parole per descrivere l’emozione che si prova davanti
allo schermo. Dopo aver lanciato il gioco rimarrete attoniti e senza
parole per ciò che vedrete. Il motivo che accompagna i menu si affida a
una melodia tenue e malinconica, calmo preludio al fragore della guerra
che andremo ad affrontare. Non appena vi lancerete in battaglia, vi
renderete conto del lavoro svolto per non deludere le aspettative. Gli
sviluppatori della Epic sembra abbiano fissato un nuovo limite alle
potenzialità della console di casa Microsoft. Il termine di paragone
per tutti ora è GoW2 ma la trilogia è annunciata e siamo sicuri che
alla Epic sapranno migliorarsi ancora.

Quello che si muove sullo schermo non è una semplice scrittura su
codici informatici complicati, ma è un complesso progetto artistico che
ha lo scopo di affascinare il giocatore. Gli scenari sono quanto più
evocativi possibili, ma soprattutto non lasciano quel senso di
monotonia provato nell’illustre predecessore, riuscendo a variare con
l’avanzare del gioco attraverso architetture e situazioni di volta in
volta diverse. L’effetto “a perdita d’occhio” è più rimarcato e
facilmente vi soffermerete solo per ammirare il paesaggio. Le textures
hanno subito un prezioso miglioramento risultando corpose e ben
definite, con una ricchezza i particolari mai vista prima. Alla stessa
stregua gli effetti particellari sono stati implementati con maestria,
al fine di ricreare, nei limiti del possibile, situazioni credibili e
realistiche. Durante le battaglie saranno le esplosioni, il fuoco e
persino le viscere nemiche a mostrare la bontà del motore grafico,
anche grazie a un sapiente uso delle luci anch’esso maestoso e poetico,
in grado si sottolineare nel migliore dei modi l’azione. L’interazione
con l’ambiente è aumentata ma ha le sue contraddizioni, è possibile
sbriciolare colonne sotto il proprio fuoco ma non fino a provocarne il
crollo, è possibile interagire con determinati oggetti ma non con altri
che sembrano ancorati al terreno. Ovviamente non si tratta di una
distrazione ma è una pura scelta tecnica, implementare una interazione
totale con l’ambiente oggi è improponibile soprattutto alla luce
dell’immane lavoro grafico presente in Gears, dei milioni di poligoni
gestiti in tempo reale e della vastità delle zone.

L’elevato dettaglio e la limitata velocità d’accesso al disco talvolta
rendono difficile caricare subito alcuni elementi, causando qualche
rallentamento prima di poter ammirare le vesti grafiche in tutto il
loro splendore. Installando il gioco su hard disk invece la situazione
migliora notevolmente in ogni fase di gioco, sia offline che online.



La notevole esperienza visiva trova alleato fidato nel comparto sonoro.
Le battaglie godono di un’intensità emotiva unica grazie agli effetti
sonori e le musiche d’arrangiamento, create da Steve Jablonsky
(Tensformers: il film, Metal Gear 2 tra i tanti). Per ogni istante di
gioco è stato studiato il giusto motivo, dal sapore epico o desolante,
graffiante o ruggente. Anche quando la musica non padroneggia, ci
saranno i “rumori” a tenerci compagnia. Il sibilo di proiettili
vaganti, il boato sordo delle esplosioni in lontananza, le urla nemiche
e alleate che creano un crescendo unico ed avvolgente. Il cast dei
doppiatori ci immerge ancora di più nel gioco e le voci ormai diventate
amiche si sentono ”vicine” come se i personaggi ci accompagnassero in
prima persona attraverso lo svolgimento della trama. Ancora una volta
il doppiaggio non sfigura nei confronti delle ben più blasonate
produzioni nipponiche e statunitensi. Emozione: è questa la parola che
regna sovrana per tutta la produzione tecnica e artistica del gioco





Epilogo: Sera ha bisogno di noi



Abbiamo aspettato Gears of War 2 due anni durante i quali abbiamo letto centinaia di news ed articoli, guardato decine di video in game, ascoltato attentamente Cliff Bleszinski: abbiamo sognato ad occhi aperti. Oggi Gears of War 2 è realtà. Il risultato è un prodotto eccellente che vede la sua maggiore pecca nella lentezza del matchmaking
e nel fastidioso lag che assilla le partite pubbliche. Fiduciosi in una
patch che risolva il problema possiamo affermare a gran voce che il
titolo Epic è una impressionante espressione artistica applicata ad un
videogame assolutamente fantastico. Armiamoci di lancer, la Squadra Delta ha bisogno di noi, tutti noi.

PRO

  • Plot avvincente;
  • magnifica realizzazione tecnica ;
  • gameplay migliorato;
  • modalità orda;
  • nuove modalità e opzioni online.

CONTRO

  • Macthmaking lento;
  • mancanza del ciclo mappe.