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Recensione Recensione di Final Fantasy XIII

Recensione di Final Fantasy XIII di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

I grandi giochi, si sa, sono sempre accompagnati da grandi attese. Ogni immagine, ogni video rilasciato suscita forti emozioni nei giocatori, che trepidanti attendono il rilascio del titolo come dei bambini in occasione della vigilia di Natale. Quando le saghe sono famose poi, l’attesa diventa ancora più grande sfociando spesso in notizie che, per un motivo o per un altro, scatenano il panico tra i fan di tutto il globo. Questo è il caso di Final Fantasy XIII che, sia per alcune meccaniche di gioco sia per le differenze tra le due versioni ad oggi rilasciate, negli ultimi mesi ha fatto molto parlare di sé.
Quando il gioco uscì in Giappone (inizialmente solo per PlayStation 3), decidemmo di pubblicarne una recensione; ora che il titolo è arrivato anche in Europa ci è sembrato opportuno ripetere l’esperienza. In questo articolo troverete un look-up generale sugli aspetti comuni: per non tediarvi troppo abbiamo deciso di offrirvi una panoramica generale ma se siete ingordi di informazioni vi basterà dare un’occhiata alla recensione della versione PlayStation 3 consultabile a questo link.
Per offrirvi inoltre un articolo quanto più completo possibile abbiamo deciso di analizzare in un unico paragrafo l’aspetto tecnico del gioco, facendo attenzione, dove è stato possibile, ad evidenziare le differenze tra le due versioni.

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Ti avevamo lasciato così…

Se c’è un minimo comun denominatore in tutti i capitoli della saga, così diversi tra loro, quello è il coinvolgimento. Ogni Final Fantasy, dal primo all’ultimo, ha saputo catturare il giocatore come altri pochi titoli. Il successo della serie, al di là delle stupende meccaniche di gioco, è rimasto inalterato proprio grazie al pathos e l’affetto che i personaggi e la trama erano in grado di suscitare. Con l’avvento delle nuove generazioni di console sarebbe stato troppo facile per i produttori puntare maggiormente sull’aspetto tecnico tralasciando quelle che sono le componenti essenziali di un gioco di ruolo. Paradossalmente con Final Fantasy XIII i ragazzi di Square-Enix hanno alzato il tiro e hanno scelto un’impostazione di gioco che, per quasi tutta la durata dell’avventura, tiene il giocatore incollato a seguire le vicende dei protagonisti. Quest’ultimi, infatti, sono il più delle volte tra i maggiori responsabili del successo di un titolo di questo genere.
Come si accennava poco sopra, gli sviluppatori hanno puntato molto su questo aspetto ed il risultato ottenuto non può che dargli ragione.
I protagonisti di questo nuovo capitolo sono sei: Lightning, Hope, Snow, Vanille, Sazh e Fang. Ogni personaggio ha il suo background che lo contraddistingue, e che, soprattutto, lo rende parte integrante della storia. Ognuno di essi fa la sua parte senza che ci siano personaggi poco importanti ai fini narrativi. Il character design di primissima fattura impreziosisce quelli che sono i tratti distintivi di ogni protagonista, ma non è solo look, da essi traspare anche una grande profondità d’animo. Un’umanità che li avvicina al giocatore, rendendolo partecipe e coinvolgendolo nella giusta misura.
I nostri eroi loro si trovano in un mondo diviso a metà: da un lato la città di Cocoon e dall’altro Pulse, un mondo selvaggio ed inospitale. Le ragioni di questo odio sono sconosciute ma sembrano riconducibili a degli esseri chiamati Fal’Cie, che difatti sono presenti in ogni attività umana: dall’uso come fonte di energia fino ad entrare attivamente nella scena politica. Proprio quando i protagonisti entrano in contatto con Fal’Cie di Pulse inizia quella interminabile serie di eventi che costituisce la trama del gioco.
Non sta a noi narrarvi ogni aspetto della storia, ma non possiamo far altro che ricordarvi come questa sia intesa e capace di catturarvi rendendovi parte del gioco.

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Puntare così tanto sul coinvolgimento emotivo ha però il suo rovescio della medaglia. Molti giocatori, infatti, prima dell’uscita del gioco hanno puntato il dito contro Final Fantasy XIII etichettandolo come “story-driven”. Difficile dire se le scelte attuate da Square-Enix siano esatte; è vero che a conti fatti per gran parte dell’avventura non si fa altro che seguire gli avvenimenti, ma al tempo stesso è anche vero che, arrivati ad un certo punto, si offre al giocatore un’ampia gamma di missioni secondarie da svolgere ed un farming davvero ben curato, sia per gli oggetti che per il livello dei personaggi. L’intento dominante è quello di immergere il giocatore nella storia e di lasciarlo poi libero quando i tempi della narrazione sono diventati maturi; in questo non si può dire che gli sviluppatori non abbiano centrato il bersaglio.
Se l’esplorazione è una meccanica di gioco un po’ tralasciata, lo stesso non si può dire per i combattimenti e lo sviluppo dei personaggi. Durante le battaglie controlleremo unicamente il leader del gruppo, scelta opinabile ma necessaria vista la velocità degli scontri. Le azioni eseguibili saranno a disposizione del giocatore tramite il comando abilità, oppure se la situazione lo permette potremo affidarci al computer che sceglierà per noi le azioni migliori. Il ritmo delle battaglie è forsennato ed è scandito da una barra ATB. Quest’ultima è divisa in segmenti, ogni azione costa un determinato numero di segmenti: i colpi più letali come evocazioni o le magie più potenti costano un maggior numero di porzioni di ATB.
Questo ovviamente è quello che succede per il leader controllato direttamente dal giocatore; i personaggi gestiti dal computer, invece, varieranno le loro azioni in base alla classe assegnata. Quasi a commemorare il classico job system, in Final Fantasy XIII saranno presenti sei diversi classi. La scelta delle suddette prima della battaglia è importantissima vista la difficoltà di gioco e l’enorme componente strategica, è fondamentale costruire il proprio gruppo in modo che sia capace di affrontare ogni situazione. Vista la dinamicità dei combattimenti è anche possibile cambiare set di classi durante le battaglie: grazie al sistema Optimum è possibile cambiare le classi in relazione a quanto accade in combattimento.
Tale discorso si aggancia direttamente allo sviluppo dei personaggi tramite il sistema Cristallarium: ogni giocatore potrà apprendere nuove abilità e potenziare le statistiche semplicemente spendendo i punti cristallo ottenuti dopo ogni battaglia. Per ogni classe ci saranno diversi percorsi di potenziamento, per cui scegliere opportunamente la strada migliore ci consentirà di sviluppare personaggi quanto più equilibrati.
Visto da lontano il Cristallarium ricorda molto la Sferografia vista in Final Fantasy X; la differenza è che questo si traduce in battaglie molto più tattiche dove ogni minima scelta può cambiare radicalmente le sorti di ogni scontro.

!==PB==!
Eppure sei diverso dall’ultima volta…

Nei mesi che hanno preceduto l’uscita Europea del gioco, su tutto il web si sono susseguite voci e indiscrezioni sulla qualità della versione Xbox 360. A farsi strada tra i vari rumor spiccavano video e screenshot compartivi delle due versioni, talvolta subito seguiti da smentite ufficiali e illazioni sulla veridicità del materiale presentato in analisi. I giorni sono passati e alla fine Final Fantasy XIII è giunto in Europa, permettendoci quindi di poter testare la versione destinata alla console Microsoft.
Senza farci condizionare da tutte le notizie di cui sopra ci siamo lanciati a capofitto nel gioco e siamo pronti ad esprimerci con una prova diretta.
Prima di procedere in questa analisi, vogliamo ricordarvi ancora una volta che la bontà del gioco, entro certi limiti, non è direttamente proporzionale a quelli che sono gli aspetti tecnici, che soprattutto in questo genere arricchiscono sì l’esperienza giocata ma non rappresentano certamente il fulcro dell’intera produzione.
Square-Enix è famosa per la realizzazione di filmati in computer grafica dalla grande qualità e dall’enorme spessore artistico.
Quando i primi frame della sequenza introduttiva sono comparsi sullo schermo la nostra adrenalina era alle stelle. Ogni sequenza sembra calcolata con una cura maniacale, tutto sembra voler suscitare grandi emozioni, ed in questo senso il lavoro svolto è decisamente riuscito.

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Passa qualche attimo e purtroppo le notizie rimbalzate su tutti i portali trovano conferma: i filmati in computer grafica, nonostante la realizzazione tecnica di prima qualità, sono stati notevolmente compressi. Non è compito nostro stabilire se con lo spazio ed il tempo a disposizione si poteva trovare una soluzione migliore per comprimere la mole di dati che compongono i suddetti filmati; il nostro compito è constatare il risultato di questo lavoro che, a conti fatti, appare scadente e non all’altezza dell’opera, soprattutto visti i livelli raggiunti con la versione PlayStation 3. I difetti più evidenti dei filmati in computer grafica non riguardano poi così tanto la definizione degli stessi, che rimane comunque su altissimi livelli, quanto piuttosto un macroblocking selvaggio che di fatto influisce negativamente sulla qualità finale e di conseguenza rovina, seppur in parte, l’esperienza visiva.
Purtroppo anche la qualità grafica generale non è stata risparmiata dal lavoro di porting: la risoluzione adottata è “sub-HD”, con un livello di dettagli chiaramente inferiore rispetto alla versione PS3. Texture e palette di colori sono comunque di buon livello, quindi anche considerando la bassa risoluzione non c’è poi molto da recriminare sull’effettiva riuscita tecnica del titolo. Sottotono la pavimentazione che costituisce i fondali: osservandola sono facilmente riconoscibili superfici “pixellose” e mal definite. Sul quadro generale è riscontrabile anche qualche problema di aliasing, per cui nonostante l’ottimo filtro spesso saranno presenti le tanto odiate “scalettature”.
L’unico aspetto che nella versione Xbox 360 sembra essere migliore è legato al framerate: se la versione PS3 soffre di cali fino a 20fps, la versione Xbox 360 risulta leggermente più stabile scendendo, nel peggiore dei casi, a circa 26fps.
Nonostante le differenze bisogna comunque apprezzare quanto di buono ha da offrire il comparto tecnico di questa versione, infatti tralasciando tutti questi tecnicismi, Final Fantasy XIII resta comunque un grande capolavoro. Se tecnicamente può presentare qualche lacuna, è sul fronte artistico che l’opera Square-Enix riesce a dare il meglio di sé: location evocative, character design, scelta dei colori, eterogeneità delle ambientazioni sono solo alcuni degli elementi da cui trasuda un senso artistico ed un fascino che fa invidia a tante altre produzioni.

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Ma vederti è sempre un piacere…

Nonostante il nome del gioco riporti la parola Final, anche questo capitolo ci ha fatto ricordare come la Fantasia non muore mai. Square-Enix ha avuto coraggio e l’ha dimostrato sfornando un prodotto che tenta di portare delle novità in un genere ormai saturo di cliché e rivisitazioni su tema. Ha avuto la voglia di puntare sull’aspetto più importante per un gioco di ruolo: la trama. Nonostante questa scelta le meccaniche di gioco sono mature, tattiche, coinvolgenti, appassionanti, insomma tutto quello che ogni fan dovrebbe chiedere alla sua saga preferita. Poco importa se non ci sono città, o che l’esplorazione sia ridotta ai minimi termini, Final Fantasy XIII è un capolavoro, una pietra miliare videoludica e questo lo si può affermare senza esitazione una volta che si è stati catturati dalle vicende di gioco.
L’unica pecca è imputabile al lavoro di porting per portare il gioco su console Microsoft; il risultato di questo lavoro è che i video in computer grafica sono molto compressi e la risoluzione finale è addirittura sub-HD.

Tutto il resto è arte.
Tutto il resto è storia.
Tutto il resto è una fantasia che non muore mai.