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Recensione di Fallout 3

Recensione di Fallout 3 di Console Tribe

di: Redazione
FIRST OPINION by Corax

Terzo capitolo di una delle saghe video ludiche più acclamate,
Fallout 3 rispolvera vecchie intuizioni e apre nuove prospettive. La
guerra non cambia ma migliora la sua veste. A undici anni dal rilascio
del primo capitolo, la situazione è la stessa : dopo 2 secoli
l’umanità è ancora in ginocchio. E’ proprio
questa popolazione di derelitti, piegati da una guerra nucleare su
scala mondiale, ad essere il cuore pulsante dei deserti che ci
aspettano a Washington DC. L’America è un immondezzaio:
città distrutte, discariche e perversione. La violenza è
pane quotidiano e il puzzo della morte spira col vento. Tra le
comunità di baraccopoli, nelle quali i deboli si stringono per
aiutarsi, si trascina una vita difficile tra acqua radioattiva e
incursioni sanguinarie. La legge è della pistola più
veloce. Unico gioiello dell’epoca passata rimane il Vault,
un bunker autosufficiente nel quale si è installata una piccola
comunità che non ha e non deve avere contatti con
l’esterno. Da qui parte il nostro viaggio di formazione, una
strada tutta in salita per il giovane abitante del Vault, costretto a
lasciare l’unico luogo sicuro per cercare il padre scomparso in
circostanze misteriose. Bethesda è riuscita in un’impresa titanica, mantenere gli standard di un action rpg
e non snaturare la classica modalità a turni che è stata
una delle componenti fondamentali del successo dei precedenti capitoli.
I paragoni con Oblivion si sprecano, ma Fallout non si riduce mai ad una sua traduzione heavy metal.





E quindi uscimmo a riveder le stelle



Il primo impatto con Fallout è sconvolgente. Uscire dal Vault
ferisce gli occhi. Il deserto ci accoglie come una mamma troppo
apprensiva, definendo chiaramente il panorama che ci
accompagnerà durante le lunghe passeggiate da una location
all’altra. Il mondo che ci aspetta si estende per oltre 20 km
quadrati. I colori monotoni, dal grigio polvere al rosso ruggine,
permettono di entrare con decisione nell’ottica di un mondo senza
fronzoli, votato alla sopravvivenza. Lo sguardo si estende per alcune
centinaia di metri, perdendo qualcosa negli oggetti a sfondo. Alcune
strutture fanno improvvisamente capolino all’orizzonte e in
alcuni casi le texture sono afflitte da un noioso effetto pop up. La vegetazione è quasi nulla (ci saremmo meravigliati del contrario), gestita ancora dal motore Speedtree. La scarna ambientazione si rispecchia in una limitata quantità di wild life: nei deserti si incontrano, oltre ai Raiders, cani rabbiosi, ratti e scarafaggi.

L’alternarsi del giorno e della notte scorre con un perfetto timing
lasciandoci sufficiente tempo per goderci i desolati tramonti e albe
livide. La gestione delle luci è precisa grazie alla tecnologia HDR
che ricrea in modo realistico le proprietà fisiche delle fonti
luministiche. Mancano completamente gli effetti atmosferici che sono
limitati al passaggio sporadico di gruppi di nuvole.
L’immobilismo è ravvivato solo da un sottile effetto
particellare generato da fumi e polvere. Gli effetti di fuoco,
esplosioni ed acqua mantengono il buon livello visto in Oblivion. Le
città si presentano ognuna con un proprio stile,
l’architettura varia a seconda del luogo e della filosofia di
vita degli abitanti. Le location vanno da un agglomerato di case
diroccate a veri e proprie cittadine con tanto di saloon. Lo stile Far
West è sapientemente bilanciato con l’atmosfera cyberpunk,
dando un tocco di colore in più. Gli interni non brillano per
inventiva, si ripete quasi sempre lo stesso mobilio pseudo anni
’50 intervallato da paccottiglia raccogliticcia per le abitazioni
più povere. Oggettistica e chincaglieria sono presente in
vastissimo assortimento, permettendovi di deliziarvi anche nella nobile
professione dell’accattone.

I dungeons veri e propri si limitano ai sotterranei della metro, a
tunnels e, stiracchiando il concetto, anche ad alcuni degli edifici
diroccati. Le piantine non si ripetono mai alla lettera, costringendoci
ogni volta a trovare il percorso giusto nel groviglio labirintico di
detriti e ferraglia. L’effetto davvero devastante si esprime nel
complesso dell’ambientazione: i dettagli, ripetuti,curati,
precisi creano una sorta di mitologia di un’epoca dell’oro
passata. Nuka-cola, dopo qualche ora di gioco, la bevanda delle favole che avremmo voluto nella nostra infanzia.

Gli NPC principali risultano molto curati nel character design:
hanno uno stile proprio che li imprime nella memoria. Le texture non
brillano per accuratezza ma riescono in un discreto effetto foto
realistico. I personaggi marginali perdono ulteriormente in dettaglio,
finendo nella schiera della folla anonima. Rimangono, come in Oblivion,
i problemi relativi alle espressioni facciali, evidenti nel forzato close-up
che si attiva quando intavoliamo un discorso. Le quattro o cinque
espressioni che i volti assumono e che cadono spesso in ritardo tolgono
effettivamente piacere alle chiacchierate. Le animazioni non
raggiungono effetti sublimi, con movimenti leggermente impostati e
innaturali. In generale il set di animazione dei corpi risulta povero
per gestire le diverse situazioni che un mondo cosi complesso propone.
E’ il tallone d’Achille del comparto tecnico: la forte
immersività, la cura dei dettagli nelle ambientazioni fanno
risaltare la scarna simulazione degli esseri viventi. Le
comunità stesse sembreranno animate da una vita stereotipata e
sterile.

La modalità terza persona si rivela quasi inutile: le movenze del Vault boy sono eccessivamente legnose e l’utilizzo in combattimento è una pessima soluzione. Il motore fisico Havok si esprime al meglio nel ragdoll: i morti precipitano al suolo con molta più naturalezza di quanta ne abbiano avuto in vita. Interessante lo slow motion, assimilabile al bullet time,
che si presenta all’attivazione della modalità a turni.
E’ una piccola pausa splatter che spezza l’azione e crea
intensità drammatica: con un colpo critico potremo goderci un
doppio carpiato di un braccio staccato oppure una testa che volteggia
nell’aria, a seconda della parte del corpo che abbiamo deciso di
colpire.

L’HUD ingame è funzionale e mai
invasivo: poche e vitali informazioni. Avremo sempre sottocchio la
bussola e le statistiche del personaggio. Bene o male lo stile si
integra con l’atmosfera generale. In sostanza il motore grafico Gamebryo
di Oblivion fa il suo lavoro, soffre, scalcia ma alla fine si tira
fuori egregiamente da ogni situazione, al costo di impercettibili
scatti. Le texture non fanno gridare al miracolo ma sono piacevoli e
tutto sommato curate. Il rendering speculare integra bene luci, ambienti ed oggetti. La vera forza rimane però nell’art work e nel character design.





I Don’t Want To Set The World On Fire



La prima novità è costituita dalla radio, uno strumento
che ci accompagnerà per tutto il gioco. E’ inserita nel
pip-boy 3000 e potremo selezionare una delle due stazioni disponibili:
il network dell’enclave e la radio libera di DC, la Galaxy.
Le trasmissioni vanno dalla propaganda dell’enclave a vere
canzoni anni’ 40. La colonna sonora si colora di piacevoli
accenti sinfonici, creati da Inon Zur, nei momenti di maggiore
tensione. Il doppiaggio non esalta ma comunque caratterizza
perfettamente i personaggi, sopperendo in parte alla mancanza di
espressioni degli NPC. Bella la prova di Liam Neeson che
nell’orginale presta la propria voce a James, padre del Vault boy.





Sistema di Puntamento Assistito Vault-Tec



Veniamo alla parte più succosa. Se il gameplay di Fallout non
introduce novità di spicco, l’insieme degli strumenti
forniti per affrontare l’avventura si dimostra valido e
stuzzicante. All’uscita dal Vault avremo a disposizione
l’intera mappa da esplorare. In generale il bestiario non propone
un’ampia gamma di soggetti, oltre ai succitati animali si trovano
le tre razze classiche, uomini,ghoul e super-mutanti. Perfetta la
realizzazione del pip-boy, una sorta di braccialetto techno-retrò corredato da schermo con colori customizzabili.
Il pip-boy racchiude una miriade di funzioni raccolte in tre macro
gruppi: statistiche, inventario e dati. Nella sezione dati si trovano
le due mappe, una della location in cui ci troviamo e l’altra
dell’intera zona esplorabile di DC.

Vista l’estensione della mappa è stato inserito una praticissima funzione di fast travel
che ci permetterà di annullare i tempi morti del viaggio e di
raggiungere la location desiderata in un batter d’occhio,
funzione d’obbligo vista la completa assenza di qualsiasi mezzo
di trasporto. Il Vault boy avrà la possibilità di crearsi
un vero e proprio arsenale. Le armi si sprecano e vanno dal classico
lanciamissili, che farà la felicità di molti, alle armi
da taglio, passando per una caterva di fucili e pistole. Come in
Oblivion le armi deperiscono coll’uso, toccherà farle
riparare da mani esperte oppure sarà possibile integrare
l’arma con una dello stesso tipo cosi da allungarne la vita.
D’altra parte l’arma primaria è il S.P.A.V., la modalità che introduce un brandello del vecchio sistema a turni.

Lo S.P.A.V. mette in pausa il conflitto permettendoci di gestirlo in
modo strategico ed efficace selezionando quale parte del nemico si
vuole colpire . In base ai nostri action point e al rate fire
dell’arma potremo colpire anche più avversari. Questa
è la croce e delizia del lavoro di Bethesda. E’ anche
l’elemento più frainteso. L’approccio da fps non
solo è sconsigliato ma anche poco efficace. Cercare di colpire
il nemico senza l’utilizzo dello S.P.A.V. è una soluzione
estrema e da usare solo in mancanza di AP. Il fuoco libero che
produrremo sarà sempre controllato dalle caratteristiche ed
abilità del personaggio e mai dalla mira del giocatore. Con i
dovuti perks lo S.P.A.V. si dimostrerà un’arma devastante. Lo S.P.A.V. comunque è limitato all’ aim mode
e non permette di utilizzare oggetti, cambiare arma o armatura nel
momento di sospensione del combattimento. In ogni scontro i danni
subiti non sono relativi ai soli HP del personaggio ma anche a parti
specifiche del corpo. Molto spesso ci ritroveremo con un braccio
fracassato o una gamba sanguinante con le dovute limitazioni che ne
conseguono. Il corpo è ulteriormente affetto dalle radiazioni,
presenti nelle zone sensibili e dall’uso di droghe che migliorano
o impoveriscono le nostre capacità combattive.

La gestione del personaggio è complessa e stimolante. Niente
scelte a casaccio ma dovremo ponderare ogni punto da aggiungere alle
nostre caratteristiche. Il livello massimo raggiungibile è il
ventesimo, costringendoci ulteriormente ad una scelta oculata nella
distribuzione delle abilità. Come i suoi predecessori il terzo
capitolo sfrutta un sistema di sviluppo del personaggio basato su S.P.E.C.I.A.L. (Strength, Perception, Endurance, Charisma, Intelligence, Agility and Luck),abilità
e perks. Le stats S.P.E.C.I.A.L. gestiscono le caratteristiche
fondamentali del personaggio mentre le abilità, aumentabili in
percentuale da 0 a 200, regolano le capacità del personaggio. I
perks sono,invece, il marchio di fabbrica di Fallout: vanno da bonus
sulle abilità al conferimento di nuove. Il ritmo rimane quello
altalenante degli open world, stasi ed azione da dosare a seconda dei propri gusti.

Le quest si fanno notare per varietà e lunghezza, alcune
affrontabili anche secondo approcci diversi. Retaggio dei vecchi
capitoli rimangono le quest type specific
che potremo risolvere solo avendo un determinato livello
nell’abilità richiesta. Bethesda ha scelto di eliminare
completamente i quattro archetipi che gestivano il personaggio: charisma boy, stealth boy, scientist boy e combat boy.
L’approccio al personaggio è più ragionato in
termini di abilità permettendo di avere un maggiore equilibrio e
superando con maggiore facilità l’ostacolo delle quest
type specific. L’intelligenza artificiale va valutata nel suo
complesso. Siamo sempre di fronte al sistema Radiant A.I. che aveva dato buoni frutti in Oblivion. Il sistema di navigazione degli NPC
è stato migliorato passando da un’analisi nodale al
navmesh. In sostanza gli NPC si muovo con più naturalezza e
realismo, evitando il più delle volte di agire stupidamente. Le
situazioni di stallo sono risolte comunque in modo poco convincente.
Stessa cosa si può dire per gli avversari che applicheranno
tattiche elementari. Nessun tentativo di aggirare o circondare, si
limiteranno a trovare riparo dai nostri colpi o a fuggire nel caso le
cose si mettessero male. Si ripresenta l’effetto tira e molla
già fastidiosissimo in Oblivion: gli avversari tendono ad
accorciare e allungare la distanza per sottrarsi al fuoco con una sorta
di ridicolo effetto moon walk. L’intelligenza dei seguaci
è meglio bilanciata anche se le complesse situazioni di lotta
non gli permettono di scegliere sempre una tattica coerente. Avremo
comunque la possibilità di impartire delle direttive ai seguaci
per adattarli al nostro stile di gioco. Oltre al cane, altra
eredità dei passati episodi, potremo portare con noi un solo
seguace.

La modalità stealth permette di affrontare alcune quest in modo meno sanguinoso. Il furto è stato sdoganato in linea con l’atmosfera outlaw.
Non ci saranno, quindi, prigioni o taglie sulla nostra testa. La
coerenza delle azioni degli NPC è stata garantita
dall’introduzione di una morale di fazione. Ogni fazione ha una
filosofia di vita che ne limita le azioni. Il dialog tree è corposo e profondo, ogni risposta a nostra disposizione è chiara e permette di capire con immediatezza il mood
con cui stiamo rispondendo. I discorsi e la scrittura in generale sono
leggeri, coinvolgenti e spesso piena di humor. La rigiocabilità
è aumentata dai multiple endings presenti in numero
spropositato, anche se molti non sono altro che variazioni sul tema.





War never changes



Fallout 3 rimane un enigma corroso dall’hype. L’innovazione
è una rispolverata, la visuale isometrica è stata
tradotta in un fotorealismo imperfetto. Il motore grafico preso in
prestito si presta ma non esalta. Eppure qualcosa rimane, qualcosa
nascosto nel filo narrativo che circonda la vicenda,
nell’intensità drammatica che inevitabilmente le
condizioni estreme portano con sé. Là fuori, fuori dal
nido, c’è un universo di orrore che è pronto a dare
battaglia. Bisogna solo essere pronti a raccogliere la sfida.

VALUTAZIONE

  • Grafica: 9
  • Sonoro: 8.7
  • Innovazione: 8.5
  • Longevità: 8.8
  • Giocabilità: 9
  • Globale: 8.8
PRO
  • Open world;
  • Trama avvincente;
  • Longevo;
  • Art work perfetto;
  • 20 main quest, 80 sub-quest, altissima rigiocabilità.
CONTRO
  • Motore grafico datato;
  • Comparto tecnico non esaltante;
  • Crea dipendenza.




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SECOND OPINION by Nadim

Cosa direste se, usciti dalla porta di casa, trovaste un mondo in completa rovina?

Cosa pensereste vedendo un gruppo di uomini e donne armati fino ai
denti, pronti a combattere per il controllo di una pozza d’acqua?

Cosa fareste sentendo i passi di un mutante sempre più vicini,
con il vostro fucile al plasma quasi scarico, senza scorte medicinali?

Per fortuna nessuno di noi si ritroverà mai in una situazione
simile – almeno si spera – ma bisogna ringraziare i ragazzi
della Bethesda, se è possibile provare tutto ciò nel nuovo capitolo dell’epica saga di Fallout.

Finalmente, dopo tanto tempo, potremo vivere forti emozioni nel grigio
e morto universo di questa saga fantascientifica, in cui non importa se
siete delle persone oneste o dei luridi banditi, ma solo se siete
abbastanza svegli da sopravvivere alle minacce più
terrificanti…





È un mondo dannatamente ingiusto…



Il gioco inizia con voi, letteralmente. Cioè con la vostra
nascita in un ospedale, piangendo come ossessi. Un maschietto o una
femminuccia, cosa preferite?

Vostro padre e vostra madre gioiranno vedendovi e voi avrete modo di
“osservare”, e quindi decidere, come sarete da grandi,
modificando qualsiasi caratteristica fisica del vostro alter-ego. Poi,
nell’arco di poco più di mezz’ora, farete continui
salti temporali vivendo i vostri anni migliori all’interno del Vault 101
(un bunker anti-atomico): quando comincerete a camminare sulle vostre
gambe e sceglierete che caratteristiche sviluppare, quando compirete
l’ottavo anno ricevendo un nuovo e sfolgorante Pipboy,
quando sarete adolescenti e dovrete scegliere le vostre abilità
peculiari. Meglio essere dei bravi soldati o dei ladri abili?

Una volta vissute queste esperienze-base inizierà davvero la
vostra avventura, e sarete costretti ad abbandonare le sicure mura del
Vault per partire alla ricerca di vostro padre, misteriosamente fuggito
senza di voi.

Dovrete imparare in fretta a gestire oculatamente le vostre risorse, le
scorte alimentari e medicinali, nonché le poche munizioni in
vostro possesso. Perché il mondo esterno, che i veterani del
Vault vi hanno dipinto come uno scenario apocalittico, è un
posto pericoloso, in cui uno sprovveduto non sopravvive per più
di pochi minuti. Mutanti e robot impazziti saranno pronti ad eliminarvi
senza pietà, i ghoul faranno di tutto pur di sfamarsi con la vostra carcassa, tagliagole di ogni genere cercheranno di togliervi ogni bene .

E questi nemici sono solo una frazione di tutti quelli in cui vi imbatterete…





Come sopravvivere senza munizioni e medicinali?



Ciò che caratterizza Fallout 3 è il senso di ansia, paura
e di pericolo di ogni ambientazione, dalla casa abbandonata alla
città di schiavisti senza scrupoli.

Ovunque andrete e qualsiasi cosa farete, nei vostri pensieri
rimarrà sempre il timore di non potercela fare, di esservi
imbarcati in un’impresa più grande di voi: quella di
sopravvivere. Ciò che vi terrà in vita per tutto il
viaggio, infatti, non saranno solo le conoscenze acquisite, ma anche le
vostre abilità (apprese, come scritto sopra, all’inizio
del gioco, e sviluppabili proseguendo il viaggio) e ciò che
avrete trovato durante il cammino.

Una delle tre caratteristiche più interessanti del titolo,
infatti, è la possibilità di viverlo ogni volta in
maniera differente, imparando tecniche sempre diverse (visto il loro
impressionante numero). La seconda è quella legata
all’idea di sopravvivenza tipica del gioco stesso. Dovrete
decidere, ad ogni scontro, quale arma utilizzare (e quindi logorare),
quali oggetti sfruttare (per potenziare le vostre abilità e le
caratteristiche base) e quali cure adottare nel caso di lesioni. Eh,
sì, perché nel mondo di Fallout verrete spesso feriti, e
sarete costretti a curarvi per tirare avanti. E le risorse necessarie
saranno, fino ai livelli più avanzati, sempre carenti. Cosa fare
allora?

Converrà sempre cercare in luoghi abbandonati nuovi medicinali,
razziare supermercati, o comprare dai mercanti ambulanti ciò di
cui avrete bisogno.

Tutto ciò che otterrete durante il vostro cammino lo potrete
utilizzare accedendo al vostro Pipboy, simpatico menù di gioco.
Quest’ultimo vi servirà anche per controllare le vostre
statistiche e la mappa di gioco, leggere le informazioni aggiornate
sulle vostre missioni, e molto altro ancora.





Adesso sì che quel ghoul non mi darà più fastidio!



La terza caratteristica che rende Fallout diverso dagli altri FPS
è la più originale e interessante di tutte, ovvero quella
legata alle fasi di combattimento contro i nemici. Nonostante il gioco
abbia l’aspetto di un qualsiasi sparatutto in soggettiva, non lo
è affatto. Durante gli scontri avrete la possibilità di
fermare momentaneamente il gioco stesso e decidere, tramite un sistema
simile a quello di uno strategico, quale parte del corpo di un nemico
colpire, infliggendo così un certo quantitativo di danni.

Ovviamente prima di decidere dove sparare dovrete prestare attenzione
alla possibilità di successo e ai “punti azione” che
avete (se non ne disporrete non potrete preparare il colpo). A seconda
del tipo di ferita che infliggerete, ci saranno conseguenze diverse:
colpendo un nemico alla mano gli farete cadere l’arma, alle gambe
lo menomerete gravemente, alla testa – con un pizzico di fortuna
– lo ucciderete sul colpo.

Inizialmente i puristi degli sparatutto potrebbero storcere il naso
d’innanzi a questo stile di gioco, ma dopo un po’ di
pratica si convinceranno del contrario e lo adoreranno sinceramente.

Ciò non vuol dire che non si possa utilizzare lo stile
preferito, che sia esso di tipo strategico o più di stampo
“FPSisstico”. Gli amanti degli sparatutto non si aspettino
di ritrovarsi un gioco simile a quelli a cui sono abituati,
perché Fallout 3 ha solo la visuale in prima persona degli FPS e
poco altro. Non si potrà andare in giro a sparare come se non ci
fosse un domani a causa delle carenti risorse di cui disporrete, e
ciò vi obbligherà ad usare prima la testa (per preparavi
delle strategie) e poi l’indice (per premere il grilletto).





In questo mondo terrorizzante e… longevo!



Il motore grafico che muove il gioco non è certo il più
potente in circolazione, e non è esente da piccoli bug, ma
nonostante tutto svolge più che egregiamente il suo compito,
regalandovi panorami mozzafiato e scenari ricchi di dettagli. Ok, le
texture possono sembrare poco definite o sgranate ad uno studio
ravvicinato, ma il primo impatto visivo, una volta abbandonati gli
ambienti claustrofobici del Vault, è indescrivibile.

Vi imbatterete in numerose aree di gioco dalle caratteristiche uniche e, al contrario di Oblivion (creato sempre dai talentuosi ragazzi di Bethesda), sempre diverse.

Questo buon motore grafico è affiancato da un comparto sonoro di
tutto rispetto, capace di regalarvi attimi di terrore durante le
esplorazioni nei vari edifici abbandonati, tra urla e lamenti dei
mutanti nemici, scontri a fuoco pieni di tensione (gli spari sono
realistici e ogni arma produce rumori diversi) e dialoghi di discreta
fattura, completamente tradotti e parlati in un corretto italiano (ma
su questo aspetto poteva essere fatto di più, poiché
spesso si sentono le stesse voci per più personaggi).

Last but not least, l’ottima durata dell’avventura
(nonostante priva del multiplayer), con una campagna principale condita
da eventi adrenalinici ed epici, e decine di missioni secondarie molto
varie e ben strutturate.

Inoltre, con il rilascio della patch per i Trofei, giocare a questo
titolo sarà ancora più entusiasmante, in attesa degli
imminenti DLC.





Per chi?



In conclusione, si può dire che Fallout 3 è un gioco
più che riuscito. Un ottimo sparatutto ricco di elementi tipici
dei giochi di ruolo (leveling
del personaggio, ottima articolazione delle abilità e numerose
missioni) e dei tattici, condito da un sistema di combattimento
originale e unico nel suo stile, numerose missioni, e dialoghi dai vari
esiti.

Certo, il gioco presenta qualche piccolo bug, graficamente non è
certo il top, e potrebbe far storcere il naso a chi non ama le
esperienze troppo lunghe o prive dell’online, ma tutti coloro che
sono pronti a vivere emozioni uniche in un mondo devastato dalla guerra
nucleare possono tranquillamente goderselo fino all’ultima
missione e… all’ultima radiazione!



VALUTAZIONE
  • Grafica: 8,2
    Stupendi panorami e ambienti vari, bassa risoluzione per alcune texture e alcune scalettature
  • Sonoro: 8,8
    Suoni realistici, differenziati per le armi, dialoghi parlati in un ottimo italiano
  • Innovazione: 9,2
    Sistema di sopravvivenza e combattimento coinvolgenti, arricchiti da numerose e varie missioni
  • Longevità: 9,6
    La missione principale vi terrà occupati per un bel po’, quelle
    secondarie ancora di più, ottimo sistema di abilità che invoglia a
    rigiocare (come per i Trofei)
  • Giocabilità: 8,7
    Il titolo si lascia giocare senza problemi di alcun tipo, con comandi
    semplici e intuitivi, solo qualche raro bug può infastidire
  • Multiplayer: assente
    Ma di per sé non rappresenta un difetto vero e proprio poiché il gioco
    in singolo è lunghissimo, e in fin dei conti è un’esperienza da vivere
    in solitario
  • Valutazione globale: 9,4 Killer App