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Recensione Recensione di Dungeons & Dragons: Daggerdale

Recensione di Dungeons & Dragons: Daggerdale di Console Tribe

di: Francesco "F.B.8." Santoni

D&D, ben noto acronimo di Dungeons & Dragons è sicuramente il gioco di ruolo più famoso sul mercato. Chi di voi non ne ha mai sentito parlare? Le sue origini risalgono a quelle dei primi videogame e nella sua lunga vita è cambiato parecchio, fino al 2000 quando è stato implementato il d20 system e sono stati introdotti gli ormai celeberrimi dadi a 20 facce. In questa occasione la Wizards of the Coast dopo averne acquistato i diritti commerciali ha avviato una campagna pubblicitaria immensa e così ha portato D&D ad essere il gioco di ruolo che conosciamo e che molti di voi avranno anche provato. Come Magic the Gathering anche D&D reclama adesso la sua controparte videogame. Riuscirà ad avere lo stesso carisma del gioco da tavolo, con schede, dadi e tutto il resto? Scopriamolo subito.

Tutta la magia di D&D… o no?

Una volta avviato il gioco, potremo subito scegliere se affrontare l’avventura da soli o con amici. Il gioco sarà identico a prescindere da questa scelta, comunque spenderemo qualche parola in più sul multiplayer più avanti. Possiamo scegliere tra quattro possibili combinazioni per il nostro personaggio, e già qui gli appassionati storceranno il naso visto che oramai in qualunque gioco di ruolo, su carta o schermo che sia, è possibile scegliere separatamente razza, sesso e classe. Qui invece possiamo scegliere solo tra un nano chierico, un’elfa ladra, un mago halfling e un guerriero umano, senza alcuna possibilità di cambiare neanche l’aspetto. Tra l’altro tutti e quattro i personaggi sono assolutamente privi di carisma, non parlano mai neanche attraverso i sottotitoli e non è possibile fare alcuna scelta morale. La trama è limitata allo stretto indispensabile e difficilmente sarà in grado di appassionarvi, soprattutto alla luce degli ottimi plot di altri giochi dello stesso genere, e certi passaggi saranno tanto scontati da risultare nauseanti.

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Ma passiamo ora a parlare del gameplay. Il gioco non è a turni come la sua controparte cartacea ma è praticamente un hack & slash, bisogna premere i tasti per attaccare i nemici, e così funziona anche con i poteri. Quest’ultimi, tra l’altro, sono in numero fissato per ogni personaggio, che sia un guerriero o un mago. Quindi scordatevi tutte le decine di pagine di incantesimi che conoscete dalla controparte cartacea, qui ce ne sono solo cinque-sei e sono tutti finalizzati al combattimento, e si lanciano in modo simile a come si attacca, ricordando solo di tenere premuto l’apposito tasto per caricare il potere fino al livello desiderato. Salendo di livello potrete acquisire punti da spendere sui poteri, oltre a punti caratteristica e talenti. Inoltre, come in ogni gioco di questo tipo, è possibile migliorare il personaggio con armi, armature e accessori di vario tipo, regolarmente acquistabili presso dei mercanti o ritrovabili nei dungeon dentro bauli o sui corpi dei nemici. Ma veniamo al più grande punto debole nel gameplay di questo gioco: la ripetitività. Tutto il gioco segue infatti questo iter: raggiungere il personaggio X, farci assegnare la missione Y e recarsi nel posto Z per uccidere i vari nemici che incontreremo. Nessuna variante, nessuna componente di esplorazione (ed è un peccato perché le ambientazioni sono ben curate), niente di niente. Solo lo scontro finale spezzerà la monotonia del complesso, ma è decisamente troppo poco per un gioco che dura 7-8 ore e costa circa 15 €, di cui tra l’altro la ripetitività non è neanche uno dei maggiori problemi.

Se la localizzazione la fa Google Translate

Dopo aver parlato del cuore del gioco, vediamo un po’ come è fatta l’infrastruttura. Qui c’è poco da spendersi in complimenti, il gioco semplicemente non va. La risposta ai comandi è legnosa, la navigazione nei menu anche, e inoltre questi sono tutt’altro che intuitivi e pieni di inutili richieste di conferma. Chi non ha familiarità con le regole di D&D difficilmente saprà orientarsi e anche per i più esperti ci potrebbe essere qualche smarrimento iniziale, visto che non è immediato capire che tipo di bonus fornisce esattamente un determinato oggetto.
Il comparto audio/video non è da meno, o da più a seconda dei punti di vista; il framerate è buono anche in situazioni con molti nemici a schermo ma c’è del tearing mentre si sposta la telecamera per guardarsi attorno, purtroppo abbastanza accentuato da risultare fastidioso. Neanche il sonoro è sufficiente, la soundtrack è assolutamente anonima e nella maggior parte dei casi i personaggi non parleranno ma emetteranno strani mugugni accompagnati da sottotitoli. Se i dialoghi legati alla trama sono ben tradotti, i nomi degli oggetti e i suggerimenti sono totalmente storpiati. I nomi degli oggetti sono del tipo “argento bastone ferrato ornato della carneficina” o “spezzato elmo della velocità”; mentre durante i caricamenti potremmo anche ricevere suggerimenti del tipo “utilizzare un altro potere, mentre siete in attesa di un’altra potenza di raffreddamento per scadere”, che non possono far altro che causare conati di vomito al giocatore. Non è proprio possibile pagare per avere un gioco tradotto con dei traduttori automatici.

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L’unione non fa la forza

Spendiamo qualche parola in più per parlare del multiplayer, che dovrebbe essere l’elemento di riscatto di questo gioco.
Già dal condizionale potete capire che purtroppo non è così. Il gioco supporta il multiplayer online fino a 4 giocatori e offline fino a 2 giocatori. Innanzitutto le uniche informazioni che ci vengono date prima di unirci a una partita online sono il nome dell’host e il numero di giocatori che la stanno giocando. Questo vuol dire che con il vostro personaggio appena creato e quindi al primo livello potreste anche entrare in una partita in cui gli altri sono arrivati all’ultimo capitolo, e inutile dire che sareste solo un peso per il gruppo. Il tutto è corredato da bug e freeze abbastanza pesanti, per dirne una se vi dovesse capitare di morire mentre salite di livello (cosa che può succedere tranquillamente in una partita multigiocatore, visto che i mostri riappaiono dal nulla e siamo facili bersagli mentre navighiamo tra i lentissimi menu) i punti abilità potrebbero sparire, completamente o parzialmente. Questi bug non sono assenti neanche nella versione single player del gioco, ed è inutile spiegare quanto sia frustrante vedere i propri punti potere faticosamente conquistati sparire nel nulla. Quindi, anche qui si poteva fare veramente molto di più con pochissimo sforzo, sarebbe bastato che nella ricerca della partita fosse stato noto anche il livello attuale dei personaggi, così come anche il tipo (per evitare di avere squadre formate da 4 guerrieri uguali, sia di aspetto che di caratteristiche). E visto che c’erano potevano anche far lavorare di più qualche beta tester.

Ma che è?

Se avete letto tutta la recensione, già saprete quali saranno le conclusioni. Questo gioco è semplicemente sbagliato fin dall’inizio (le scene introduttive prima della partenza del gioco non possono essere saltate, ma se premete Start il gioco lo riconoscerà comunque e navigherete dei menu mentre ancora appaiono il logo di Atari, Wizards ecc.). Il gioco fa uso del nome di D&D per attirare quanti più interessati possibili, ma non riesce a essere un titolo di qualità come poteva esserlo stato il gioco di Magic, ben fatto nel complesso anche se privo del deck editor. Con una quantità sterminata di difetti in praticamente ogni ambito, conditi peraltro da un’enorme quantità di bug, il voto non può essere diverso dall’insufficienza grave, con l’aggravante che è stato sfruttato un nome importante per fare una figuraccia di dimensioni bibliche. C’è poco altro da aggiungere se non un consiglio: se siete in cerca di un hack & slash con caratteristiche di gioco di ruolo e multiplayer a 4 giocatori, prendete Castle Crashers, di gran lunga superiore su ogni aspetto! E attenti a non fare acquisti sbagliati fidandovi ciecamente del marchio!