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Recensione Recensione di Def Jam: Rapstar

Recensione di Def Jam: Rapstar di Console Tribe

di: Federico Lelli

Nell’ampio panorama di giochi musicali che si sono affacciati per le nostre console è sempre mancato un genere che negli ultimi anni riscuote un enorme successo. I producer londinesi di 4MM Games – studio creato da due dei fondatori di Rockstar – probabilmente hanno notato questa mancanza e hanno deciso di colmarla nel migliore dei modi: nasce così Def Jam: Rapstar.

We represent for Console-Tribe

Dai canti di protesta Blues dei primi anni del ‘700 ai ritmi sincopati del Jazz, passando per Gospel, Soul e Funk, il Rap e il Rythm & Blues sono solo l’evoluzione finale della Black Music e contengono in sé tutto il bagaglio culturale di un popolo che ha dovuto soffrire per vedere riconosciuti i propri diritti. Termometro del disagio dei ragazzi del ghetto negli anni ‘80, dopo essere stato masticato e digerito da MTV e dalle varie emittenti musicali, il rap arriva ai giorni nostri trasformato nella forma ma non nella sostanza: si veste di catenoni, anelli con diamante e denti d’oro ma rimane un chiaro indicatore della società attuale.
Molti titoli avevano già provato ad inserire il Rap nelle loro tracklist: ci ha provato Rock Band con qualche DLC e con brani tratti da RBN ma con un sistema troppo orientato verso i generi Rock e Pop per funzionare ottimamente; stessa cosa per Singstar e Lips, che hanno meccaniche troppo concentrate verso la melodia per soddisfare pienamente. Rapstar nasce invece in funzione del solo Rap, con un sistema studiato appositamente e dedicato ai veri fan della cultura Hip-Hop.

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Let me show you the rhyme

Dopo i titoli iniziali il gioco ci presenta un surreale skyline dove un cielo dai riflessi dorati colora d’oro i palazzi e strade; in pura atmosfera “bling bling” tutte le schermate e i titoli dell’interfaccia sono intrise del regale colore.
La prima delle modalità, disposte in ordine di importanza, è quella per cominciare a giocare: possiamo scegliere di iniziare una carriera, andare nella modalità Festa (con 40 delle 45 canzoni sbloccate sin da subito) o buttare delle rime su una delle 15 basi disponibili per il freestyle.
La carriera ci presenta un percorso di canzoni selezionabili per livello: una volta conseguiti un certo numero di microfoni, che valutano la nostra bravura da uno a cinque, saliremo al livello successivo con nuove canzoni da affrontare. Completando i livelli sbloccheremo particolari sfide che richiedono un punteggio prestabilito o una lunga serie di frasi consecutive completate con successo per essere vinte.
Ci troviamo fondamentalmente davanti ad un gioco di karaoke, quindi non ci aspettiamo novità sconvolgenti a livello di interfaccia o di gameplay: una volta scelta la canzone – tutte disponibili con e senza la voce dell’artista originale – e selezionato il livello di difficoltà, si apre il video in una finestra e in basso scorrono i testi da seguire. Le opzioni, sempre accessibili tramite il tasto Start, ci permettono di regolare i volumi dei microfoni e delle canzoni.
Il nuovo sistema di controllo prevede due varianti: la prima, più tradizionale, segue l’intonazione con una linea ed è usata per le parti più melodiche; la seconda, fiore all’occhiello di questo titolo, piazza un segno tondeggiante sopra le frasi da accentare, con una pallina che indica il tempo delle rime rimbalzando di simbolo in simbolo. Grazie a questa idea possiamo evitare di intonare durante le strofe Rap e concentrarci sul flow della musica e sugli accenti delle rime, ma non pensiate che sia una cosa facile!
Rapstar è infatti molto preciso ed esigente nel riconoscimento delle parole, quindi scordatevi di cantare un pezzo con i “la la la” o con i “na na na” che ci sono sempre tornati utili negli altri giochi musicali: questo titolo richiede concentrazione, memoria e una buona quantità di fiato. A riprova dell’ottimo riconoscimento vocale, al termine dell’esibizione sarà anche possibile vedere quante e quali parole del testo abbiamo scandito con successo. Come se non bastasse il gioco tiene conto anche della nostra aderenza al ritmo proposto.

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Dall’altra parte però rimane un solido party game e, anche nel caso fossimo veramente penosi nel trovare le nostre rime, non c’è modo di fallire una canzone prima del tempo: unico indicatore della nostra prestazione sarà l’impietoso giudizio finale.
Oltre a sbloccare livelli, sfide e altre canzoni, ogni buon punteggio ci regala effetti per il microfono, selezionabili tramite le opzioni e attivabili in gioco tramite il pad, e particolari item da utilizzare per l’editing dei nostri video. Il gioco infatti supporta Xbox Live Vision e Kinect per 360 e PSEye per PS3 che permettono di catturare e condividere 30 secondi di filmato.
Qui entriamo direttamente nella sezione community relativa a Rapstar: c’è infatti la possibilità di connettersi tramite console e PC alla community del sito ufficiale dove possiamo condividere, vedere e scaricare clip create da altri utenti intorno al mondo; non manca inoltre la possibilità di sfidarsi in battaglie di freestyle o di karaoke e guadagnare la vittoria tramite il voto dei nostri pari.
La tracklist presente nel disco, che spazia dai classici old school ai successi più recenti, mette d’accordo tutti i fan del genere e, anche se 45 pezzi più 15 basi per il freestyle per un gioco retail possono sembrare pochi, offre una discreta varietà pur con delle assenze importanti.
Dall’altro lato però si poteva fare un lavoro migliore sulla qualità del sonoro, che non è stato rimasterizzato, e del video, in bassa risoluzione; senza contare inoltre il vero tallone d’achille del gioco: le tracce censurate per rispettare il PEGI12. È disponibile inoltre un negozio online, che ad oggi comprende 14 tracce, dove comprare ulteriori canzoni.

Here to stay

Def Jam: Rapstar è un titolo rivolto ad una fetta di pubblico grande ma ben selezionata ed è difficilmente approcciabile dai profani del mondo Hip-Hop. Se invece droppate beat come se piovesse e avete un flow da paura probabilmente non aspettavate altro: l’ottima selezione di brani e il preciso riconoscimento delle parole fanno pendere l’ago della bilancia verso l’acquisto sicuro. La semplice interfaccia, i testi censurati e le poche opzioni per gli utenti senza videocamera non riescono a gettare in ombra un titolo che vive di luce propria e che sembra essere solo il primo di una lunga serie.