Recensioni

Recensione Recensione di Dead Rising 2: Off The Record

Recensione di Dead Rising 2: Off The Record di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

Dead Rising è una serie che nel corso di questi ultimi anni è diventata davvero importante per Capcom. Il secondo capitolo, oltre che da un discreto successo, è stato accompagnato anche da due corposi DLC. Tant’è che tutti eravamo pronti all’annuncio di un terzo capitolo ma, invece… Capcom ci ha stupidi annunciando Dead Rising 2: Off The Record, un titolo davvero particolare, azzardato oseremmo dire. Difatti ci troviamo di fronte ad uno spin-off, una sorta di riedizione del gioco uscito circa un anno fa.
È giunta l’ora di scoprire se questa idea è risultata fruttuosa.

Rotolando verso Ovest

Frank West è tornato. A dire il vero era già tornato in Case: West, ma fingiamo di non notare la cosa. Siamo buoni, per ora. Dicevamo, Frank West è tornato. Il nostro amato e indimenticato protagonista è tornato (il senso di déjà-vu è così forte, che sembra persino di scrivere la stessa recensione). Quando fu presentato, Off The Record, tra lo sgomento generale, si attestava come uno spin-off del secondo capitolo, e fin qui ci siamo. L’incipit narrativo, ottimamente studiato, riusciva a collocare Frank all’interno dei fatti narrati in maniera quantomeno plausibile. La domande che allora tutti si ponevano erano le seguenti: ci sarà una nuova storia? Saranno svelati dei retroscena? Le risposte – ahinoi – non sono state per niente piacevoli. Nessuna nuova trama, nessun particolare collegamento narrativo; gli sviluppatori hanno preso gli eventi del secondo capitolo, ci hanno inserito Frank e hanno cercato di rendere il tutto credibile. C’è da dire che il carisma del “nuovo” protagonista sicuramente rende le cutscene più divertenti. La sceneggiatura ha subito un notevole miglioramento ma, a conti fatti, il succo è lo stesso. La trama è la stessa. La storia è la stessa. Tralasciato qualche dettaglio, il “2” sulla copertina del gioco è davvero azzeccato. Se vi aspettavate una storia nuova ed intrigante, lasciate perdere.

[IMG]16278[/IMG]

La solita vecchia mattanza

Ma tanto, essendo il solito Dead Rising, ci sarà il solito discorso: la trama non è granché, però il divertimento è assicurato e ci sono tanti zombie da maciullare (ho ancora uno strano senso di déjà-vu, quasi quasi faccio una ricerca sul computer, potrei aver già scritto questa recensione ed essermene dimenticato). Fatto sta che, cliché redattoriali a parte, il concetto espresso prima si riconferma, anche se con i dovuti limiti imposti dalla “vecchiaia”. Il concept di gioco è rimasto praticamente inalterato: il tempo stringe e dobbiamo scoprire la verità su ciò che è accaduto a Fortune City. Durante il nostro lavoro incontreremo superstiti e tanti, tantissimi zombie. Perno centrale del gameplay è ovviamente la pura mattanza: a nostra disposizione ogni qualsivoglia arma di fortuna. Tutto fa brodo, pardon, tutto fa sangue. E il divertimento? Quello c’è, ma un triste pensiero s’insinua nella nostra mente durante le sessioni di gioco e, ovviamente, avete già capito di cosa stiamo parlando. Dead Rising è davvero avvincente, ma l’aver testato già il secondo capitolo, compreso i DLC, ci ha davvero rovinato l’appetito videoludico. Il peso dell’età e la mancanza di novità si fanno sentire davvero presto. Quasi ci sono cascate le braccia quando, per l’ennesima volta, siamo stati costretti a salvare i soliti superstiti, tra l’altro perlopiù nelle stesse identiche situazioni già viste l’anno scorso. Tuttavia qualcosa di “nuovo” c’è. La prima è sicuramente offerta dal protagonista, essendo Frank un reporter non abbandonerà mai la macchina fotografica. Eccoci quindi catapultati nel più macabro dei set fotografici; ogni scatto ci regalerà dei punti in base al contenuto: una foto divertente, una particolarmente brutale e, udite udite, anche erotica ci offrirà un gran numero di punti esperienza. Gli stessi ottenibili uccidendo nemici e salvando superstiti. In realtà, volendo essere sinceri, anche questa idea è stata riciclata dal primo capitolo della serie e persino dall’ultimo DLC uscito. Tutte le altre introduzioni: nuove armi, nuove location e qualche boss aggiuntivo, sono decisamente marginali e non regalano granché alla produzione.

[IMG]16276[/IMG]

Se per ora tutto ciò che Off The Record offre non è altro che un add-on, a risollevare le sorti della produzione ci pensa la modalità Sandbox. Accanto alla Storia, infatti, è possibile esplorare, come in un qualunque free-roaming, ogni zona della città in completa e assoluta libertà. Lo spirito scanzonato di Dead Rising viene interamente fuori proprio in questa modalità. Tutto è effimero, semplice e divertente. I fan della saga ameranno non avere i minuti contati e si godranno il bagno di sangue in completa tranquillità. Se il semplice girovagare non bastasse, all’interno delle aree di gioco sono disponibili alcune sfide da completare. Passando per la semplice mattanza, fino a obiettivi più complessi, le sfide vi impegneranno davvero tanto. Il livello di difficoltà della Sandbox ci è sembrato leggermente ritoccato verso l’alto e, anche i fan più incalliti, non avranno la vita facile. Una gradita sorpresa che, pur non rappresentando una vera novità per la serie, regala più di una ludica soddisfazione. Da tenere in considerazione anche la possibilità di giocare in cooperativa con un amico. Il multiplayer infatti si conferma enormemente divertente e, soprattutto, gestito in maniera egregia. L’unica pecca è che non sempre è facile trovare giocatori, e non fatichiamo a capirne il perché.

!==PB==!
Putrescenza tecnica

Anche sotto il profilo tecnico Off The Record non tenta certo di rinnovarsi. Capcom ha sfruttato ancora una volta il solido motore grafico che ci ha accompagnati nel secondo capitolo, il problema è che da allora è passato tempo e la vecchiaia si fa sentire. I personaggi non appaiono così definiti come in passato, la texturizzazione non ci regala poi tanta precisione. I difetti sono evidenti e trasudano da ogni pixel. Se la perfezione non è di certo il punto forte di questo comparto, la mole di poligoni che è in grado di caricare è ancora elevatissima: centinaia di non-morti, quasi tutti diversi, si muovono su schermo con estrema disinvoltura, sfoggiando parecchie animazioni capaci di rendere credibile una situazione surreale come quella che vivremo giocando. A completare l’opera un sonoro di tutto rispetto, condito da un doppiaggio in lingua inglese abbastanza curato.

[IMG]16277[/IMG]

Dead Ideas

Off The Record, come il suo predecessore, si presenta come un prodotto davvero notevole. E allora perché un voto così diverso? Per quanto gli sviluppatori si siano sforzati – nemmeno tanto, a dire il vero – di inserire qualche novità nel titolo, l’appeal generale è notevolmente calato. È un po’ come ricevere per due anni di fila lo stesso regalo di Natale. Per quanto possa essere bello, la voglia di scartarlo è ormai esaurita. È vero che ci troviamo in un mercato in cui le idee scarseggiano, è vero anche che tra gli scaffali stagnano prodotti tutti uguali ma, cara mamma Capcom, questa volta hai esagerato. Il riciclaggio delle idee è stato troppo estremizzato e l’avarizia dietro questa trovata commerciale è andata troppo oltre. Al prezzo a cui si propone, con le pochissime novità aggiunte, Off The Record non ci sembra altro che una presa per i fondelli.
In conclusione, chi dovrebbe comprare questo nuovo titolo? Stranamente è sconsigliato, soprattutto a prezzo pieno, a chiunque abbia giocato al secondo capitolo, mentre chi non ha avuto modo di provarlo, non vivrà la perenne sensazione di già visto. Con la speranza che Capcom impari a puntare anche sulle novità e non sulle mille riedizioni di uno stesso capitolo che ogni anno ci propina.
Fine delle comunicazioni.