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Recensione Recensione di Dante’s Inferno

Recensione di Dante's Inferno di Console Tribe

di: REdeiDESIDERI

“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura,
esta selva selvaggia e aspra e forte,
che nel pensier rinova la paura!”

Inferno – Canto I

Molte sono le uscite che hanno caratterizzato il primo trimestre dell’anno. Produzioni attesissime, titoli di enorme spessore, o più semplicemente nuovi IP caratterizzati da un’attesa estrema, capace di caricare di speranze utenti interessati a diverse “fette” del mercato dell’intrattenimento videoludico.
Prodotti attesi, dicevamo, e talvolta anche controversi. È stato questo il destino di Dante’s Inferno, ultima fatica di Visceral Games, gli abilissimi studios dietro i quali si cela l’ottimo Dead Space. Portato in grembo da EA, il gioco ha diviso sin da subito pubblico e critica in due fazioni contrapposte: chi osannava il titolo acclamandone la bontà (che pian piano si palesava a suon di notizie e video), chi invece era già pronto a stroncarlo, a causa del suo background narrativo a dir poco pretenzioso. Eh già, perché molti (davvero tantissimi) non hanno apprezzato l’idea di Visceral di basare un videogame su una delle più grandi opere letterarie dell’umanità. Parliamo ovviamente della Divina Commedia, partorita dall’estro del celeberrimo poeta fiorentino Dante Alighieri, in cui l’autore compie un viaggio di ricerca e redenzione attraverso i tre regni ultraterreni di Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Sostituire il poeta con un crociato? Uno scrittore con un assassino? “Burlarsi” di un mondo tanto radicato nella fede da etichettare il titolo come una blasfemia? Lo ammettiamo, la controversia potrebbe anche essere giustificata, ma noi non siamo qui per dare torto o ragione a questa o quella fazione. Siamo qui per parlarvi del gioco. Che poi sia stato un madornale errore o un tiro centrato quello di ispirarsi alla letteratura di Dante, lo faremo decidere a voi.

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“Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.”

Inferno – Canto III

Come avrete ben compreso, Dante’s Inferno non si propone come un’esatta trasposizione dell’opera letteraria, quanto piuttosto come una sua possibile interpretazione. Più che blasfemia, parliamo in effetti di una allegoria in cui i versi dei canti danteschi si sposano con le necessità della trama, invero, anche piuttosto bene, senza evidenti o storpianti forzature. Attingendo dall’opera originale, e mischiando ad essa un pizzico del mito del rapimento di Persefone ed uno spruzzo di quello di Orfeo ed Euridice, la trama ci presenta Dante, un cavaliere che, dopo aver servito Re Riccardo nelle crociate per la conquista di Gerusalemme dai mori, si ritrova sulla via della perdizione e del peccato. La sua amorale condotta, infatti, sarà il motore immobile che innescherà tutta una serie di avvenimenti che, partendo dal suo incontro con la Morte (quella fisica, ossia la Cupa Mietitrice), lo porteranno, poi, ad intraprendere un viaggio alla volta dei gironi infernali. Tra essi vaga l’anima della sua bella e giovane moglie, Beatrice. La donna, uccisa da un misterioso straniero, è stata fatta prigioniera da Lucifero in persona che, intenzionato a farne la sua matriarca infernale, riserverà a Dante un viaggio tra i dolori ed i deliri dei peccatori infernali, nel corso del quale il crociato si scontrerà con le conseguenze dei suoi stessi peccati. Sebbene viaggi sulla soglia della banalità dall’inizio alla fine, la trama del gioco ha però il merito di contestualizzare sapientemente l’opera dantesca ai fini della narrazione stessa. Spesso i versi della Commedia si fondono con le immagini a schermo con risultati appaganti, incarnati dalla stessa rozza ferinità che contraddistingue il protagonista. Riutilizzare versi ritenuti “sacri”, per un’opera tutto sommato al limite del clichè, ci è sembrata, quindi, una mossa decisamente vincente. Il poema di Dante scrittore, le sue parole e i suoi intramontabili versi divengono pensieri nitidi attraverso le azioni ed i tormenti del Dante videoludico, con effetti che non fatichiamo a descrivere come inattesi e sorprendenti. La “selva oscura” diventa quindi il tormento dell’uomo che si scontra con la sua amara condizione, con annessa la consapevolezza di aver peccato. La “via smarrita” rispecchia i peccati che il personaggio ha commesso nel corso delle crociate e l’essere lontano dai suoi giuramenti e dalle sue promesse. “La città dolente”, è il cammino di redenzione che porterà l’eroe lontano dalla sua stessa dannazione. La scelta, poi, di aggiungere al tutto le ispirate parole di un inedito ed aleatorio Virgilio, cui Dante potrà porre diverse domande in merito ad i gironi visitati (ed alle anime che vi dimorano), amplifica ancora un po’ il concetto di fusione tra l’opera originale ed il media ludico. Il risultato è dunque inaspettato, efficace, di sicuro impatto per chi ha anche una lontana e vaghissima idea della potenza immaginifica cui sono portatori i versi del sommo poeta fiorentino.

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“E io sol uno
m’apparecchiava a sostener la guerra
sì del cammino e sì de la pietate,
che ritrarrà la mente che non erra.”

Inferno – Canto II

Prima che lo diciate voi, lo diremo noi: Dante’s Inferno copia lo stile e le idee di titoli ben più noti del genere action, tra cui è impossibile non citare sua maestà God of War. In effetti, a ben vedere, tutto, a partire dalle combo sino alle efferate finish move in quick time event, sembra prendere spunto dalle produzioni di Sony Santa Monica, con un primo impatto che sa di dejà-vu. Non parliamo quindi di qualcosa di innovativo (ed a ben pensarci Visceral Games non ce lo aveva mai proposto come tale), quanto piuttosto di un titolo che, rifacendosi ai “maestri” del settore, fonda le radici del suo gameplay in un sistema ampiamente collaudato e certamente appagante. Quasi si fosse scelto di puntare alla “garanzia” piuttosto che alla creatività. La scelta ci è sembrata sensata ed anche discretamente riuscita, tanto che, non bastassero le ben note caratteristiche del titolo Sony a far da trampolino di lancio per il titolo, Visceral ha comunque deciso di dare una propria personalità al gameplay, aggiungendo alla solita solfa di attacchi deboli e pesanti anche un semplice e utile sistema di crescita: affidando al giocatore il compito di condannare o assolvere praticamente tutti i nemici presenti nel gioco, Dante potrà accumulare due distinte tipologie di punti, quelli “Empietà” e quelli “Santità”. Entrambi saranno quindi spendibili in qualsiasi momento per il potenziamento del personaggio, il tutto attraverso una semplice e comoda schermata richiamabile dal menu di gioco. La differenza sostanziale starà tutta nelle decisioni del giocatore in merito alla spesa dei punti, che permetteranno di potenziare la famosa falce – strappata direttamente dalla mani della Morte – o la croce, veicolo delle magie e degli attacchi a lunga gittata. Ogni ramo di abilità sarà inoltre diviso in ben sette livelli cui ovviamente si potrà accedere solo con il sempre maggiore accumulo di punti che, ovviamente, porterà anche allo sblocco di potenziamenti sempre migliori. Ma non è finita qui! A dare man forte a Dante ci saranno non solo la falce, la croce e tutti i vari “incantamenti” che verranno sbloccati con il progredire delle ore, ma anche ben trenta artefatti (molti dei quali ritrovabili solo con una buona esplorazione) che, una volta equipaggiati, doneranno tutta una serie di bonus utili al miglioramento delle proprie performance di gioco. Si va dalle cose più ovvie, come il maggior numero di punti ottenuti con le uccisioni, sino alla difesa auto-innescata, combo più lunghe, assorbimento danni, e via dicendo. In tal senso ci sembra evidente la scelta degli sviluppatori di rendere il personaggio il più malleabile possibile, così che chiunque, in base alle proprie capacità, potrà ingraziarsi gli efferati e affollati combattimenti. Se già solo questo vi sembra propedeutico per un prodottino, tutto sommato, niente male, Visceral Games ha rincarato la dose aggiungendo un sistema di controllo tanto intuitivo e semplice quanto profondo, capace sia di soddisfare l’utente medio che quello più hardcore e la cui unica pecca risiede in un sistema di schivate purtroppo non all’altezza delle sezioni più concitate. Al tutto si aggiunge, infine, una struttura dei livelli che, già ai tempi del primo God of War, aveva deliziato i fan, mescolando sapientemente esplorazione, scontri dall’assoluto dinamismo e sezioni puramente platform in cui si fanno spesso strada anche alcuni discreti enigmi ambientali. In tutto questo ben di Diavolo, forse un’unica pecca. Vi sono sparse per gli Inferi trentasette anime dannate, personaggi illustri dell’antichità già presenti nell’opera letteraria. Come per i vari nemici, anche esse potranno essere condannate o assolte, con la sola differenza (al di là del numero di punti ottenuto per l’azione scelta) che nel caso di assoluzione si avvierà un breve minigioco in cui, con meccaniche simili ai più tipici bemani, occorrerà premere il pulsante giusto al momento giusto. Tali sezioni, oltre ad essere terribilmente noiose, hanno il demerito di spezzare l’azione in modo tanto rozzo da risultare poco più che delle onerose quanto demotivate “necessità”. È infatti fondamentale assolvere tali anime al meglio per l’ottenimento di un consistente numero di punti, ma il mini-game è così insulso che, una volta raggiunto il massimo livello di santità, probabilmente condannerete tutte le altre sfortunate anime.

!==PB==!
“Or discendiam qua giù nel cieco mondo”,
cominciò il poeta tutto smorto.
“Io sarò primo, e tu sarai secondo”

Inferno – Canto IV

E veniamo al nocciolo della questione, il nodo gordiano dietro al quale si celano le infervorate critiche di moltissime persone: l’ambientazione infernale. Come abbiamo più volte ribadito, Dante’s Inferno si propone come un’opera che, ispirandosi alla letteratura dantesca, si compiace nel tinteggiare a grane grosse, e nel miglior modo possibile, quanto il sommo poeta aveva immaginato nel suo onirico viaggio. L’ambientazione è dunque il fulcro della narrazione, tanto che più che Dante sembrerebbe essere l’Inferno stesso il protagonista dell’intera vicenda, con i suoi tormenti, le sue punizioni, le sue anime ed ovviamente i suoi gironi. Prima di affondare la nostra critica al comparto tecnico del gioco, ci sembrava dunque più che doveroso spendere due parole sull’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori per ricreare, secondo il verbo dantesco, un’immagine dei gironi infernali il più vicina possibile a quella descritta nel poema. Non ci sono mezzi termini per dirlo: il lavoro è perfettamente riuscito! Ebbene si, l’Inferno dantesco è davvero una gioia per gli occhi! La sua caratterizzazione, se anche si ha una vaghissima idea di quanto descritto dal poeta, è pressoché perfetta, salvo le sole Malebolge, probabilmente ridimensionate per la loro effettiva grandezza. Le immagini si fanno strada potenti, talvolta addirittura disturbanti, capaci di incuriosire, stupire e disgustare l’utente come probabilmente era stato ai tempi della pubblicazione della Commedia stessa. Ogni girone è infatti caratterizzato nel dettaglio, così che sia gli ambienti che i colori e le creature che le abitano siano unici, caratteristici, associabili direttamente al peccato cui la cerchia è adibita. In tal senso tutto sembra perfettamente al suo posto, sebbene, è il caso di dirlo, talvolta le immagini a schermo sfocino realmente nel grottesco. Così avrete venti sferzanti ed edifici falliformi per il girone dei lussuriosi, sfinteri eruttanti fiamme e mari di liquame per quello dei golosi, fiumi di ribollente sangue per quello dei violenti e così via di girone in girone, sino alla gelida traversata del Cocito, sino allo scontro finale con Lucifero il Caduto. Come ai tempi di Dead Space, Visceral ha dimostrato di saper caratterizzare i propri ambienti dando personalità più che al protagonista (in entrambi i casi abbastanza anonimo) allo stesso mondo di gioco, offrendo quindi un’esperienza immersiva ed affascinante. La discesa agli Inferi, sin dalle sue prime battute tra le campagne fiorentine, è tanto bella ed entusiasmante che, se non fosse per la bontà del gameplay in sé, probabilmente verrebbe comunque voglia di portarla a termine. Peccato solo che, nonostante l’ottima caratterizzazione dei nemici, alcuni modelli si somiglino un po’ troppo, a conti fatti non c’è una gran varietà di demoni di affrontare. Da segnalare inoltre che, per ovvi motivi di spazio, non si è potuta dare la giusta dignità a tutte le figure tratteggiate da Dante Alighieri, tra queste mancano Omero, Teseo, Ulisse, il Minotauro, Caino e tanti, tantissimi altri personaggi. Un vero peccato.

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“E l’occhio riposato intorno mossi,
dritto levato, e fiso riguardai
per conoscer lo loco dov’io fossi”

Inferno – Canto IV

Dante’s Inferno non propone, in termini grafici, una rivoluzione copernicana, sebbene sia comunque capace di difendersi bene in termini di qualità e quantità. Su tutto siamo ben lieti di constatare come, nonostante le ottime ambientazioni ed i numerosi nemici su schermo, il gioco risulti sempre molto fluido, complice soprattutto un framerate stabile (60 fps) anche nelle situazioni più caotiche. A ciò si aggiunge un comparto animazioni semplicemente ottimo, capace di caratterizzare tanto il protagonista quanto il bestiario infernale. Risultati più che buoni anche in campo poligonale, dove l’ottima modellazione del protagonista come dei nemici contribuisce certamente alla buona riuscita del titolo, soprattutto durante le cut-scene girate con il motore di gioco. Sottotono è invece il comparto texture, dove si alternano texturizzazioni eccellenti ad altre decisamente più scialbe, soprattutto per ciò che concerne gli ambienti dove, talvolta, su piattaforme mobili o su murate particolarmente ampie (è il caso delle pareti scalabili) si evince una minore qualità. L’effetto complessivo è comunque buono, complice un’ottima gestione dell’illuminazione, che dà il meglio di sé in presenza di fonti di calori quali fuochi e lava, ed una regia che spesso sa inquadrare gli ambienti nel modo giusto, così da evitare che il colpo d’occhio cada sui dettagli meno nitidi. Dulcis in fundo abbiamo effetti particellari non eccellenti ma comunque degni di nota ed un comparto audio capace di restituire ampiamente le lugubri atmosfere infernali, con tanto di anime in pena, evocazioni demoniache (“Pape Satàn, pape Satàn aleppe”), dialetti infernali e quant’altro. Ciliegina sulla torta un discreto doppiaggio in italiano (in cui forse stona la voce del solo Virgilio alias Gianluca Iacono, voce italiana del Vegeta di Dragon Ball), con tanto di versi presi direttamente dall’opera dantesca ed un evocativo set di musiche originali, capaci come nel caso dell’acustica di background di immergere appieno il giocatore nel viaggio tra i gironi infernali.

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“Salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo.

E quindi uscimmo a riveder le stelle.”

Inferno – Canto XXXIV

Conclusosi il nostro viaggio alla volta dell’Inferno possiamo ritenerci più che soddisfatti dal lavoro svolto da Visceral Games. Dante’s Inferno è infatti un titolo solido, divertente ed anche abbastanza longevo (7 ore di gioco garantite), alla cui mancanza di innovazione cerca di porre argine una caratterizzazione degli ambienti evocativa e riuscita, capace di attingere da una delle opere massime della letteratura senza risultare poco più che una mera e fracassona “americanata”. Parliamo di un titolo che non eccelle, ma che comunque sa divertire, grazie anche ad una difficoltà ben calibrata capace di rendere il titolo impegnativo ma mai frustrante. Con un comparto tecnico ancor più dettagliato, qualche motivo in più per rigiocalo (che non sia la sola ricerca di qualche reliquia) e con meccaniche magari più distanti dai precedenti di altri illustri esponenti del genere, probabilmente ci saremmo trovati tra le mani un prodotto perfetto. Tuttavia, anche solo per come si presenta, l’ultima fatica Visceral si è dimostrata all’altezza delle aspettative. Immediato, efferato, magnetico e disturbato, Dante’s Inferno è pertanto un acquisto caldamente consigliato a tutti gli amanti del genere action, nonché un prodotto da tenere in considerazione anche per chi si volesse avvicinare al genere per la prima, truculenta, volta. Eresia, blasfemia, allegoria. Quale che sia l’opinione di molti sulla trasposizione videoludica dell’Inferno dantesco, la certezza è solo una: i videogiochi sono fatti per affascinare, intrattenere e divertire. In tal senso Dante’s Inferno compie egregiamente il suo lavoro. Tanto ci basta.