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Recensione Recensione di Clive Barker’s Jericho

Recensione di Clive Barker's Jericho di Console Tribe

di: Redazione

Contrapponendosi all’attuale tendenza che vede la produzione di
shooters in prima persona ricchi di azione e di dettaglio tecnico, ma
carenti di solidità per quanto concerne il tessuto narrativo attraverso
cui si sviluppano, Jericho presenta una trama di tutto rispetto nata
dalla penna di Clive Barker, già noto in quanto padre di Hellraiser e
di varie opere horror nei campi della letteratura e del teatro.
Va specificato che il titolo di Codemasters non si propone di essere un
survival horror, non siamo davanti a un gioco dalla natura esplorativa
che alterna suspense e colpi di scena da infarto. L’atmosfera è si
raccapricciante, ma di natura più che altro splatter. Questa è ben resa
dalle repentine situazioni di concitato combattimento contro orde di
inquietanti nemici, da uno scenario intriso come non mai di sangue e da
effetti sonori che prendono spunto dal classico cinema horror basati su
cantilene di bambini e urla demoniache.

Plot


Viene tramandato che Dio, prima ancora di creare il cielo e la
terra, abbia generato un essere pari a se stesso in termini di scienza
e potere, denominato “il Primogenito”. Nonostante la magnificenza della
propria creazione, Dio si spaventò e decise di relegarla in una realtà
parallela denominata Pyxis.
Successivamente Dio creò l’uomo, l’essere imperfetto. Questa
imperfezione doveva limitarne il potere al fine di conservare
l’equilibrio esistenziale, tuttavia l’uomo aveva una virtù di cui lo
stesso potentissimo Primogenito era privo: la capacità di amare.
Nel corso dei secoli il Primogenito, dall’oppressione del suo esilio,
pervase con il suo richiamo l’universo dei mortali promettendo
onnipotenza e gloria a chiunque fosse riuscito a liberarlo. In questo
modo una breccia dimensionale si aprì tra la realtà ed il Pyxis
permettendo al Primogenito di entrare in contatto con l’umanità.
Solo i sette “sacerdoti” hanno la facoltà di richiudere tale breccia e,
nel corso della storia la lotta per chiudere il passaggio e relegare
definitivamente il Primogenito al suo esilio avverrà per ben quattro
volte ma per farlo c’è un prezzo da pagare: ogni volta che il passaggio
viene chiuso una porzione di universo viene assimilata dal Pyxis. La
compagine dei sacerdoti che interverrà in difesa dell’umanità è
denominata Jericho e la loro missione nasce proprio come conseguenza
della defezione di uno dei sacerdoti. Tutto inizia nel sito di Al-Khali
, allorchè Leach, il sacerdote traditore, tenterà di entrare in
contatto col Pyxis con lo scopo di liberare il Primogenito.

Gameplay


La squadra Jericho è composta da sette elementi, ognuno dei quali
dispone di armi e poteri distinti e ben definiti, grazie ai quali il
giocatore, assumendo il controllo di un personaggio in particolare,
sarà in grado di affrontare situazioni diverse con il miglior mezzo
disponibile.
Tutto è stato creato ad arte per rendere l’esperienza di gioco quanto
meno credibile, a cominciare dai vari personaggi che vi troverete a
controllare. Ross è il leader della squadra e rappresenta l’espediente
grazie al quale è possibile switchare da un membro all’altro. Infatti a
causa di una “situazione tragica per la propria persona” si ritrova a
essere presente come entità extracorporea, in grado di assumere il
controllo di uno dei sei membri rimanenti, al fine di sfruttarne le
abilità specifiche. Quindi in realtà il personaggio principale
governato dal giocatore è Ross e la sua abilità di trasmigrare da un
corpo all’altro è stata mirabilmente inserita nel variegato meccanismo
di gioco per permettere al videogiocatore di cambiare personaggio a
seconda della situazione.
I restanti membri della squadra sono anch’essi personalità ben
distinte, caratterizzate fin nei minimi particolari. Il passato di
ciascuno di loro emerge nei loro movimenti e si rispecchia sia nella
dotazione dell’armamentario che nel loro comportamento in azione.
Delgado, armato con un mitragliatore pesante ed una pistola, avendo
stipulato un patto con il demone del fuoco, gode della possibilità di
evocare un drago fiammeggiante che incendierà chiunque si inserirà con
ostilità lungo il suo cammino: tale personaggio è sicuramente atto a
scontri diretti in cui sia d’uopo una notevole potenza di fuoco.
Black, la tiratrice scelta della squadra, detiene poteri telecinetici
che si esplicano magistralmente nella capacità di utilizzare il
proiettile fantasma, grazie a cui è possibile guidare il colpo in
real-time dal punto di vista della stessa pallottola ed eliminare anche
più nemici in sequenza.
Church è l’esploratrice, dotata di buone competenze nel combattimento
corpo a corpo ed in grado di arrestare i nemici per breve tempo grazie
ai poteri di evocazione; Jones dispone di un fucile mitragliatore, a
complemento dei propri poteri di veggenza; Cole, specialista in
hi-tech, grazie allo speciale visore è in grado di individuare i punti
critici dei nemici; infine Rawlings, il religioso, armato di due
pistole munite di differenti modalità di fuoco, è in grado di
ripristinare a distanza la salute dei compagni di squadra.
Affrontare l’avventura narrata in Jericho vi catapulterà in una
dimensione parallela carica di tensione e giocando vi renderete conto
di quanto quello che state vivendo si rifletterà sulle reazioni dei
vari personaggi. In questa caratteristica è racchiusa tutta la magia
del gioco dei Codemasters. Avere tra le mani dei personaggi che
sembrani dotati di vita propria, capaci di provare emozioni, di
spaventarsi, di soffrire, rende l’intera avventura molto più
coinvolgente. E’ come se i vari Delgado, Black e company siano una vera
appendice del vostro io, terrorizzati dalle esperienze che state
vivendo e trasmettendole a voi. Questa trovata (nulla di eccezionale,
si intende) aggiunge una nuova dimensione ala narrazione della storia,
riempendola di un pathos che raramente si ritrova in un semplice video
gioco. Sembra decisamente qualcosa che ci si aspetterebbe in un film
ben fatto o in un romanzo degno di questo nome e in questo la penna di
Clive Barker ha le sue responsabilità, ovviamente!
Purtroppo, come narra il vecchio proverbio, non è tutto oro quel che
luccica. Infatti se da una parte l’aspetto umano dei personaggi è molto
realistico, dall’altra il loro comportamento nelle fase di
combattimento risulta impreciso e selvaggio, senza nessuna percezione
del reale pericolo che incombe. Una sbavatura non da poco che porta il
giocatore a curare continuamente i compagni feriti, spezzettando
l’azione e dando la sensazione di giocare da solo contro tutti.
Purtroppo questa cattiva interpretazione del gameplay non giova affatto
a questo titolo che avrebbe potuto portare una vera ventata di novità
in campo video ludico.
Effettivamente la novità di cambiare personaggio ha la funzione di non
schematizzare il gameplay rendendolo vario e avvincente. Purtroppo
l’unico vero stimolo che spinge a possedere gli altri compagni di
squadra ci viene offerto dal loro arsenale e dai loro poteri. Infatti
la maggior parte delle situazioni in cui ci ritroveremo può essere
affrontata tranquillamente con uno qualsiasi dei membri della squadra
Jericho a nostro piacimento, senza che questo alteri minimamente la
riuscita della missione o l’avanzamento nel livello.
I realizzatori hanno inserito un sistema semplice e quasi embrionale di
governo dei personaggi comandati dal computer. Le opzioni a
disposizione non raggiungono minimamente la quantità e la qualità di
titoli del calibro di Raimbow Six (per citarne uno) ma si riducono alla
possibilità di fare arrestare la quadra o di farla proseguire a spada
tratta verso il prossimo combattimento. Da questo punto di vista poteva
essere fatto di più, per rendere la giocabilità ancora più ragionata e
immersiva.
Un altro neo che balza all’occhio appena impugnato il pad è la scarsa
interazione con l’ambiente. Si avrà sempre la sensazione di correre
lungo binari prestabiliti. Barriere invalicabili ci terranno costretti
all’interno di percorsi già segnati, come già avevamo modo di
contestare al pluripremiato Gears of War. L’impossibilità di saltare
trasforma semplici muretti o basse ringhiere in barriere invalicabili,
annullando l’elemento esplorativo che avrebbe divertito moltissimo,
considerando la nera bellezza degli ambienti di gioco.
Infine, una menzione d’onore meritano i Quick Time Event: talvolta in
determinate occasione saremo costretti agli attacchi improvvisi dei
nemici dovremo premere con perfetto tempismo delle sequenze di tasti.
L’idea non è nuova, già Resident Evil 4 anni fa aveva proposto la
stessa cosa, ma in questo caso l’elemento terrorizzante e la tensione
generata in questi frangenti è assolutamente inestimabile, tanto da far
tremare il joypad nelle mani!
Con grande dispiacere Jericho non è annoverabile tra le avventure più
longeve in circolazione. Terminare il gioco occuperà una piccola parte
del vostro tempo (dalle 6 alle 8 ore), una caratteristica negativa che
non accresce il valore di un titolo che avrebbe potuto essere uno dei
capisaldi della stagione. Una storia affascinante, scaturita dalla
mente di Clive Barker meritava una longevità maggiore, anche per godere
a fondo del mondo oscuro e malvagio in cui ci troviamo a combattere

Grafica

La succitata giocabilità non certo priva di limiti è ben compensata da un comparto grafico ben elaborato e di tutto rispetto.
Nulla è immobile, a partire dai personaggi, dinamici nell’azione e
nella parola (forse troppo, ndr.). Le animazioni sono convincenti e
fluide, le texture di ottima fattura donano vitalità e personalità ai
vari membri della squadra, instillando quella scintilla di vita che li
tende a tutti gli effetti unici. Le armi sono anch’esse ben realizzate,
in tutta la loro potenza, mentre gli effetti di luce associati ai
poteri psichici sono molto evocativi e brillanti al punto giusto da
essere quasi magniloquenti.
Una menzione d’onore merita la resa digitale degli ambienti di gioco.
Il lavoro dei grafici è superlativo, a tal punto da aver creato un
teatro vivo, in continuo movimento. Le mura che ci circondano grondano
sangue o melma, ricordando le altissime torri di Dagon di lovecraftiana
memoria. La squadra Jericho si aggirerà in territori sconosciuti in cui
l’umano e l’inumano si sono incontrati più volte creando una scenario
in cui coesistono resti umani in decomposizione e creature demoniache
ormai marcescenti ma ancora vitali e distruttive. Il sangue non è mai
stato così rosso, se ne può quasi sentire l’odore metallico mentre
stilla dalle mura e gocciola infinitamente sulle catene che hanno
imprigionato tutte le vittime del Primogenito. Tutto questo è Clive
Barker. E’ nota la lunga partecipazione avuta dall’autore gomito a
gomito con i disegnatori di Codemaster nella creazione degli schizzi
dei paesaggi, in cui lui ha avuto un ruolo attivo cercando di mettere
su carta quello che poteva vedere solo con gli occhi della mente. La
trasposizione digitale non ha perso in verve, ma al contrario ha donato
una nuova dimensione agli incubi dell’artista inglese regalandoci delle
perle che rasentano lo stato dell’arte. I nemici che incontreremo nel
corso dell’avventura sono trai i più brutti (nel senso buono) del mondo
dei videogiochi che ricalcano molto la tradizione quasi sadomaso e
bondage che avevamo già visto in Hellraiser, coperti di ferite e
organici, quasi veri!
Il motore grafico di Codeaster si comporta egregiamente lungo tutta
l’avventura, anche nelle fasi più concitate non si nota un calo di
frame rate, rendendo lo scorrere delle battaglie frenetico e appagante.
Purtroppo Jericho è un gioco buio: un’illuminazione assai scarsa,
sicuramente atta a rendere tetro il contesto quanto più possibile, in
talune situazioni appare veramente insufficiente, creando qualche
disagio al giocatore e non permettendo di apprezzare nella sua totalità
la perizia grafica degli sviluppatori.

Audio

Una nota dolente è sicuramente da attribuire al comparto audio, in
special modo al modo in cui è stata elaborata la localizzazione in
Italiano. Costituisce infatti il vero elemento orrorifico il
doppiaggio, sicuramente degno della scuola Italiana di (mal)recitazione
per attori di telenovelas.
Il tono della recitazione è infatti piatto (vista l’esigua
disponibilità di doppiatori), il lessico non e’ certo forbito a causa
di una traduzione assolutamente non curata, le inflessioni appartengono
a qualche “dialetto di nicchia” che personalmente non ho mai udito da
persona nata e residente nel Belpaese. Tutto questo si traduce in una
perdita di pathos e tensione, soprattutto nelle scene teatrali quando
le parole sono messe in bocca al Male, il cui carisma inesorabilmente
soccombe.
Per fortuna gli effetti sonori tipici di molti film horror sottolineano
le scene più splatter, cercando di coinvolgere, ma non del tutto, il
giocatore. Una colonna sonora anonima ma non spiacevole ci accompagna
per tutta l’avventura, sottolineando con precisione le varie fasi di
gioco.

Multiplayer

Nota dolente del titolo di Codemasters è sicuramente la totale mancanza
di un supporto multiplayer, che certo non giova all’esperienza
videoludica stante la scarsa longevità in modalità giocatore singolo.

Conclusioni

Per concludere, Jericho è un gioco che ha molti pregi, come una trama
decisamente avvincente e un’ambientazione che lascia a bocca aperta.
Inoltre la presenza dei Clive Barker si fa sentire come una presenza
maligna che serpeggia per l’intero gioco, un soffocante senso di
terrore e oppressione che pervade l’atmosfera che si respira a
Al-Khali. Purtroppo accanto a tutto questo, sbavature nell’intelligenza
artificiale della squadra e una scarna gestione dei compagni minano un
gameplay che poteva essere davvero rivoluzionario. La mancanza di una
componente esplorativa e la struttura obbligata dei livelli rende il
gioco un po’ monotono e costrittivo. Un comparto audio non del tutto
soddisfacente minano conclude la serie purtroppo lunga di mancanze che
inficiano un titolo che poteva diventare un caposaldo del genere
horror.

 

Pro:

  • Plot solido e ben sviluppato
  • Comparto grafico ben realizzato
  • Presenta alcune note innovative


Contro:

  • Giocabilità limitata
  • Comparto audio insufficiente nella localizzazione Italiana
  • Totale mancanza di un supporto multiplayer
  • Nessuna componente esplorativa