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Recensione Recensione di Castlevania: Harmony of Despair

Recensione di Castlevania: Harmony of Despair di Console Tribe

di: Mariano "TylerDurden" Adamo

È strano: guardando al di là dello schermo, tutto fa presagire che ci troviamo proprio nel 2010; eppure guardo di nuovo la schermata e tutto mi riporta indietro nel tempo. Ho di nuovo di fronte Castlevania, un titolo in 2D vecchio almeno quanto me. Potrei vagare nei ricordi, potrei lasciarmi sprofondare nel citazionismo più efferato ma non lo farò, proprio perché siamo nel 2010. Davanti a me c’è una Xbox 360, uno schermo HD e un prodotto digital delivery. Davanti a me, in tutto il suo pixelloso splendore, c’è Castlevania: Harmony of Despair.

Il Castello dei ricordi

L’introduzione ha già permesso, seppur in maniera poco esaustiva, di portare l’attenzione su uno degli aspetti del gioco: il comparto tecnico. Di solito, come da linea editoriale, lascio sempre alla fine questo tipo di trattazione ma stavolta è il caso di iniziare dall’aspetto più retrò quindi perdonatemi se per una volta stravolgo un po’ il normale ordine. Non voglio tediarvi troppo e lo scriverò così apertamente: i giocatori di questa generazione troveranno la grafica di Castlevania: Harmony of Despair tremendamente brutta. Sì, avete letto bene; la ragione di quest’aggettivo è che ci troviamo di fronte ad un comparto tecnico vecchio e datato, destinato quasi interamente ai nostalgici. Non fraintendetemi, fosse uscito un bel po’ di anni fa staremmo parlando di un capolavoro. E’ quasi impossibile fare una degna valutazione di questa parte del gioco ma, nonostante questo, è comunque necessario descriverne gli aspetti fondamentali. Come già detto ci ritroviamo di fronte a una grafica interamente in 2D in cui personaggi pixellosi si muovono su uno sfondo, sempre bidimensionale, pre-renderizzato. L’effetto visivo ricorda molto i videogame anni ’80 che hanno fatto la storia.

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Da segnalare in ogni caso l’ottimo character design che da sempre accompagna l’opera. Tremendamente attuale invece è il comparto audio che nonostante gli arrangiamenti piuttosto semplici riesce ad insinuarsi prepotentemente nel ritmo di gioco. Ogni livello ha una sua soundtrack specifica, passando da melodie più leggere a musiche ben più assordanti, che in ogni caso fanno la felicità del giocatore. Discreti invece gli effetti sonori che accompagnano l’azione su schermo.
Terminata questa digressione sulla grafica e il sonoro non mi resta che analizzare l’aspetto principale del gioco: il gameplay.
Harmony of Despair, in termini puramente ludici, segue lo schema classico della serie e, più in generale, degli action/platform di quel periodo. Il nostro personaggio, selezionabile da un corposo roster di volti storici, si dovrà muovere all’interno di stage dalle grosse dimensioni; scopo finale di ogni livello è quello di arrivare nella stanza in cui risiede il boss ed ovviamente eliminarlo. Se vi aspettate un semplice scenario a scorrimento vi sbagliate, ogni livello è una sorta di piccolo castello in cui, a mo’ di labirinto, si susseguono varie schermate che si intrecciano tra di loro. Tramite una particolare telecamera è possibile guardare la struttura per intero e quindi scovare il boss ma, nonostante questo, raggiungere tale postazione non sempre è facile. Le varie schermate, oltre che di nemici, pullulano di trappole, leve da tirare e oggetti da prendere, rendendo quindi più macchinosa l’operazione di ricerca e sterminio. La struttura dei livelli, insieme ai nemici, è un elemento fondamentale del gameplay. Grazie al lavoro svolto, ogni stage rappresenta una sfida diversa infatti, il livello di difficoltà va sempre crescendo e, complice il countdown a inizio livello, può anche procurarvi più di una imprecazione.
Ma è proprio a questo punto che il gioco dal passato ci proietta ai tempi nostri. Harmony of Despair è capace di trasformarsi da semplice action/platform a gioco di ruolo. Ogni personaggio è interamente personalizzabile con la possibilità di modificare il proprio equipaggiamento migliorando di conseguenza alcune statistiche principali. Perlustrando gli stage, oppure semplicemente acquistandole, le nuove armi così ritrovate ci permettono di affrontare il livello con minori intoppi. Da una sonora sconfitta si passa a una più strategica vittoria e vi assicuro che il senso di soddisfazione è grande, grande davvero.
Non solo armi ma anche magia. Come in ogni buon gioco di ruolo i nostri personaggi sono dotati di alcuni poteri magici che ci permettono di affrontare i livelli in maniera diversa, variando così l’azione di gioco.

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A questo punto potrei anche concludere la mia recensione ma, come ho già detto, siamo proprio nel 2010.
Mi ritrovo di nuovo a guardare la mia console di nuova generazione, la mia TV e, poco più in là sulla mia scrivania, il router attraverso il quale un ceruleo cavo Ethernet mi lancia nel nuovo millennio: sono online!
Harmony of Despair è stato pensato, complice il livello di difficoltà, per essere giocato con ben sei amici. Ogni livello in cooperativa diventa un’avventura diversa: ci si aiuta, ci si consiglia sulla strada da seguire, insomma ci si sente davvero un gruppo di ammazza-vampiri all’azione. Purtroppo, dato che il gioco non è stato ancora rilasciato, non ho potuto incontrare un gran numero di giocatori ma confidando almeno in un discreto successo di vendite si può presumere che tra qualche giorno non ci sarà più questo problema.
La cooperativa non è la sola modalità online di cui il gioco dispone a questa si associa una modalità sopravvivenza, in cui lottare in una sorta di “last man standing” e un’immancabile leaderboard con svariate classifiche. Le opzioni di filtro partita sono buone, con la possibilità di poter limitare la ricerca per reperire giocatori della nostra stessa regione.

Ancora sul trono?

Castlevania è una di quelle saghe che ha fatto storia. Il tempo è passato, eppure questa roccaforte regge bene le intemperie. Ci troviamo di fronte ad un titolo corposo con un comparto ludico davvero ricco. Il single player, già da solo, regala notevoli soddisfazioni al giocatore ma il bello arriva con la cooperativa: affrontare gli stage insieme, rigenerare un compagno caduto e decidere una strategia sono gli elementi che caratterizzano questa modalità. Poco importa se la grafica bidimensionale è ormai logora e datata, Castlevania riesce ancora a regalare tante soddisfazioni.
Ormai è diventata quasi una cantilena per voi: siamo nel 2010 e la serie si arricchisce con Castlevania: Harmony of Despair, un motivo ci sarà dopotutto…