Recensioni

Professor Layton VS Phoenix Wright: Ace Attorney

Ecco, prendete due delle saghe third party più popolari mai apparse sulle portatili (almeno a colori) targate Nintendo, differenti per stile ed approccio ludico ma accomunate dalla voglia di narrare una storia che si dipana sotto la pressione delle dita dei giocatori. Prendete, si diceva, l’avvocato dal ciuffo importante più famoso dell’intrattenimento digitale e provate, se ci riuscite, ad amalgamarlo ai cervellotici enigmi che costituiscono l’unica ragione di essere di Hershel Layton. Fatto? No? Bene, meno male che a mettere ordine in questo apparentemente improbabile pastrocchio ci hanno pensato Capcom e Level-5 in Professor Layton vs Phoenix Wright: Ace Attorney.

di: Simone Cantini

Ecco, prendete due delle saghe third party più popolari mai apparse sulle portatili (almeno a colori) targate Nintendo, differenti per stile ed approccio ludico ma accomunate dalla voglia di narrare una storia che si dipana sotto la pressione delle dita dei giocatori. Prendete, si diceva, l’avvocato dal ciuffo importante più famoso dell’intrattenimento digitale e provate, se ci riuscite, ad amalgamarlo ai cervellotici enigmi che costituiscono l’unica ragione di essere di Hershel Layton. Fatto? No? Bene, meno male che a mettere ordine in questo apparentemente improbabile pastrocchio ci hanno pensato Capcom e Level-5 in Professor Layton vs Phoenix Wright: Ace Attorney.

Mi è sembrato di vedere una strega

Inutile negarlo, quando di mezzo ci troviamo la tuba del geniale professore è impossibile non imbattersi nel classico mistero di turno. E anche in questo caso la nostra brava Londra, teatro dell’incipit della vicenda, non ci risparmia una matassa bella ingarbugliata da sbrogliare. A tenere per mano uno dei capi di questo groviglio troviamo Luna, una giovane ragazza, scortata da un ex allievo del professore, in fuga da delle creature misteriose. Una folle corsa, però, destinata a rallentare bruscamente in seguito ad uno spaventoso incidente. La ricerca della salvezza non si interrompe certo così, finendo per portare Luna a bussare alla porta di Layton e Luke, l’ultima speranza suggerita daSebastian. I due, nel tentativo di fare chiarezza sulla vicenda e saperne di più sulla misteriosa Labirintia, la città da cui Luna proviene, si troveranno ben presto a fronteggiare un nemico in apparenza al di fuori della loro portata, finendo con il perdere di vista la loro protetta e venire risucchiati all’interno di un non meglio identificato tomo. E a questo punto che entrano in scena Nick e Maya, invitati a Londra dalla federazione degli avvocati per presenziare ad una riunione. Anche loro, vuoi per il destino beffardo o per volere di un disegno ben delineato, finiranno per intrecciare le loro esistenze con quella di Luna: sorpresa a rubare a bordo di una nave, la giovane si troverà coinvolta in un processo e toccherà proprio (guarda un po’) a Nick scagionarla dalle accuse. L’esito, anche se è superfluo indicarlo, non lo spoileriamo, ma diciamo che anche Phoenix eMaya finiranno per condividere il fato di Layton e Luke, finendo con l’essere risucchiati all’interno del misterioso volume e trasportati chissà come tra le mura di Labirintia. E qua tra enigmi, processi, bizzarre testimonianze ed improbabili personaggi, la trama si dipanerà mano mano, forse talvolta in maniera un po’ troppo prolissa, sino all’inevitabile finale.

Picarati? Obiezione!

Era decisamente complicato miscelare in maniera omogenea due stili e due gameplay profondamente differenti come quello che caratterizza le avventure di Layton e Phoenix Wright e, scegliendo la strada più scontata ma decisamente più efficace, Capcom e Level-5 hanno scelto di non prodursi in arditi mash up, optando per affiancare in maniera alternata i due differenti modus operandi: il gameplay di Professor Layton vs Phoenix Wright: Ace Attorney, difatti, si svilupperà in due tronconi paralleli in cui, di volta in volta, saremo chiamati a confrontarci con le meccaniche peculiari di una delle due saghe. Preparatevi, quindi, a tenere impegnate le meningi in occasione degli enigmi che, come ci ha abituato la tradizione laytoniana, saranno volta volta nascosti all’interno delle varie schermate di gioco. A questi frangenti, ovviamente, troveremo contrapposti i canonici processi, vero terreno di caccia di Phoenix Wright, in cui saremo chiamati a smascherare le consuete testimonianze mendaci, fornire prove schiaccianti e ribaltare anche i più ostici dei giudizi. Nulla di nuovo, quindi, per l’appassionato dei personaggi di casa Capcom e Level-5. Nessuno stravolgimento pesante pare avere investito delle meccaniche ludiche oramai ben oliate e affinate dallo scorrere degli anni. Le uniche due sottolineature, se proprio vogliamo cercare il classico quid aggiuntivo, le possiamo fare in merito alla natura degli enigmi e alla struttura dei processi: i primi sono ora meno cervellotici ed improntati sul ragionamento, scelta che ha portato il team ad optare per un approccio più tattile e concreto in cui la farà da padrone un uso importante del touch screen. I secondi, invece, si avvalgono della presenza delleMonete Aiuto tanto care alla saga di Layton, preziosi strumenti in grado di guidare il giocatore in occasione di deposizioni più ardue da scardinare.

La strana (doppia) coppia 

Sì, l’effetto iniziale è decisamene un po’ spiazzante. Parliamo del primo incontro tra Layton e Phoenix, con conseguente accostamentodei due stili grafici, così profondamente differenti tra loro. Vedere affiancati i tratti tipicamente manga della saga Capcom alle inchiostrazioni più vicine al fumetto di stampo franco/belga del professor Layton non neghiamo sia stato un fatto davvero curioso eppure, superato il comprensibile sbigottimento iniziale, questi due gusti in principio così contrastanti finiranno con l’assumere dei contorni meno spigolosi, fondendosi (seppur mai completamente) senza violentare in modo corposo gli occhi del giocatore. Se è palese come i personaggi cardine delle due saghe viaggino su due binari grafici paralleli, quindi destinati a non incontrarsi mai, spetta ai character secondari svolgere il compito di ideali trait d’union tra le differenti realtà visive: a metà strada tra le stilizzazioni del duo londinese e i colorati esponenti dello stile nipponico, Luna e compagnia, oltre a fungere da vettori ad una trama interessante, stempereranno gli iniziali attriti esteriori. Attriti che non si avvertono affatto sul fronte sonoro che, presentando un doppiaggio in italiano di tutto rispetto e richiami musicali che strizzano l’occhio ad entrambe le produzioni, costituisce uno degli elementi migliori di Professor Layton vs Phoenix Wright: Ace Attorney.

Funziona? Sì, il bizzarro mix di stili funziona e anche bene, a patto di essere legati almeno ad una delle saghe made in Capcom e Level-5. Questa inedita avventura di LaytonPhoenix, difatti, non nasconde il suo voler unire due marchi assai popolari, seppur così differenti tra di loro, magari proprio allo scopo di avvicinare ad un modus giocandiignoto le due branche di fan. O magari, perché no, in un moto di curato fan service, esaudire uno dei sogni proibiti degli appassionati di entrambi i cast. Rifuggendo (come già scritto) ardite e rischiose variazioni sul tema, Professor Layton vs Phoenix Wright: Ace Attorney propone un gameplay privo di sorprese ma non per questo meno divertente, il tutto accompagnato da uno storyline accattivante e decisamente longevo. L’unica pecca che abbiamo riscontrato è nell’eccessiva lunghezza di alcune linee di dialogo che, purtroppo in modo non certo infrequente, frammentano un po’ troppo il puro giocato. Però questo non cambia quanto scritto in apertura di paragrafo: funziona? Sì, il bizzarro mix di stili funziona e anche bene.