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Recensione Pro Evolution Soccer 2019

di: Luca Saati

Quando venne annunciata la perdita della licenza della UEFA Champions League nella serie Pro Evolution Soccer, in molti subito hanno iniziato a preoccuparsi visto che la serie Konami andava a indebolire ulteriormente quello che è il suo più grande limite: le licenze. Eppure se ci pensate, la licenza della Champions League non rappresenta questa grande perdita visto che il fascino di questa competizione andava scemando vedendo in campo il London FC, Man Red e affini. Konami questo lo sapeva bene e per questo ha sempre messo in mostra una grande tranquillità sicura delle qualità di PES 2019.

https://youtu.be/SSfko2Ps9oY

Gameplay

Iniziamo subito dalle note positive di PES 2019: il gameplay. La formula di gioco non è stata stravolta ma riparte dall’ottima base di partenza del precedente episodio. Konami ha apportato piccoli ritocchi per far avvicinare la serie a quel realismo tanto ricercato negli anni mantenendo sempre il suo tipico approccio accessibile.

Dove gli sviluppatori hanno lavorato in particolar modo è la fisica della palla e dei giocatori. Adesso pad alla mano PES 2019 trasmette una maggior sensazione di peso senza però andare a colpire in negativo la fluidità delle animazioni che mai come quest’anno ci sono sembrate più naturali rispetto al passato. Passaggi e tiri vengono adesso influenzati da diversi fattori come la postura e come si calcia la sfera. Discorso simile anche per i dribbling che ora tengono conto di elementi come la posizione del giocatore,del pallone, il tipo di marcatura dell’avversario e i movimenti con la levetta analogica.

Altra aggiunta molto interessante è la fatica visibile: si tratta di un sistema che rivede la gestione della stamina con i calciatori che danno chiare indicazioni visive per mettere in mostra la loro stanchezza. Quando ci si avvicina alla fine di una partita si possono notare i calciatori mettersi le mani ai fianchi per via della stanchezza con dei risvolti anche nel gameplay visto che il tutto influenza anche il modo di giocare. Come nella realtà insomma i giocatori possono perdere lucidità con il proseguo di una partita sbagliando passaggi e tiri all’apparenza semplici. La stamina va quindi gestita con attenzione visto che fare un pressing asfissiante per tutta la partita può portare la squadra a staccare la spina nei minuti finali e provocare addirittura qualche infortunio.

Proprio per questo le sostituzioni assumono un ruolo di maggior peso e Konami ha ben pensato di inserire un sistema di cambi veloci: quando la palla è fuori adesso è possibile, tramite la pressione di un tasto (su PS4 il touchpad) effettuare delle sostituzioni senza mettere in pausa e passare per il menù degli schemi di gioco. Un’aggiunta gradita che non blocca il proseguo di un match.

Sul fronte intelligenza artificiale sono molte le note positive con giusto qualche difetto da segnalare. Se in fase offensiva e difensiva i giocatori si rivelano sempre impeccabili, ciò che un pochino infastidisce a lungo andare è il comportamento dell’avversario nelle partite contro la CPU. In quest’ultimo caso infatti l’IA tende a non differenziare il gioco e a orchestrare spesso azioni molto simili tra loro cercando la fascia per concludere l’azione con un cross basso. Insomma mancano azioni più solitarie come le conclusioni da fuori area, sfondamenti per vie centrali e così via. Ottimi i portieri che tra i pali si rivelano una vera e propria garanzia, le uscite sono invece un po’ da sistemare con il numero uno che tende a restare troppo ancorato alla porta.

Grafica e sonoro

Graficamente PES 2019 tocca nuove vette di eccellenza con un FOX Engine tirato sempre più a lucido. Innanzitutto il gioco sfrutta i 4K su PS4 Pro e Xbox One X, con tanto di HDR (disponibile anche su PS4 e Xbox One S). Il sistema di illuminazione appare più naturale grazie al software Enlighten: giocare al tramonto non è mai stato così bello. Gli stadi su licenza sono realizzati con una cura maniacale così come il pubblico sugli spalti che può vantare nuove animazioni che cambiano in base alle dinamiche di gioco. Di ottimo livello anche i modelli poligonali dei giocatori ricreati con fedeltà rispetto alle controparti reali. Altalenante invece il comparto sonoro: da una parte abbiamo il boato del pubblico che migliora l’immersione, dall’altra invece la pessima telecronaca del duo Caressa Marchegiani priva di enfasi, con frasi fuori luogo e altre ripetute fino allo sfinimento.

Licenze e modalità

Perse Champions ed Europa League, Konami ha cercato di mettere una pezza sul fronte licenze accaparrandosi una serie di campionati minori assenti nel rivale FIFA. In PES 2019 troviamo quindi le licenze dei campionati di paesi come Belgio, Russia, Danimarca Turchia e così via. Presente anche la Liga spagnola, la Premier League inglese e la nostra Serie A ma senza le licenze dei campionati e quindi con nomi come PM Black White (Juventus), London FC (Chelsea) e MD White (Real Madrid). Grave mancanza invece quelle della Serie B italiana e della Bundesliga. Anche quest’anno insomma ci sono i soliti problemi sul fronte licenze, per fortuna si può sempre mettere una pezza grazie ai file opzioni creati dalle community, peccato solo che questa feature sia disponibile solo su PS4 e non su Xbox One. 41 sono gli stadi presenti nel gioco, alcuni realmente esistenti e altri inventati di sana pianta o ispirati a quelli veri.

Le modalità restano invece praticamente invariate rispetto allo scorso anno. Niente di nuovo sul fronte Diventa un Mito, troviamo poi le Sfide, le Divisioni, co-op, Master League e MyClub. Quest’ultime due sono state ritoccate senza però quegli stravolgimenti di cui si sentiva davvero il bisogno.

La Master League vede l’introduzione dell’International Champions Cup nel precampionato, ma questa licenza non viene sfruttata come si deve limitandosi alle solite manciate di partite estive. Grazie all’inserimento della modalità Sfida, le trattative appaiono più soddisfacenti vantando inoltre la presenza delle clausole zero gol subiti e solidarietà. Le novità del Campionato Master insomma sono davvero troppo poche, ed è un peccato perché questa modalità mantiene ancora dei punti di forza come la gestione della squadra e l’intesa tra i calciatori che migliora partita dopo partita.

MyClub, la risposta di PES a all’Ultimate Team di FIFA, può vantare qualche novità in più ma anche in questo caso è davvero troppo poco per riuscire a catturare i giocatori. Troviamo ad esempio le carte settimanali con nuove versioni dei calciatori sullo stile del Team of the Week di FIFA. Non mancano poi nuove leggende, tra cui Beckham, protagonista di un’edizione del gioco. La lotteria per ottenere nuovi giocatori è sparita, eppure tutto il sistema di acquisizioni continua a ruotare attorno agli agenti e agli osservatori. Il calciatore che si può ottenere tramite gli agenti sarà quindi sempre casuale, gli osservatori invece consentono di stringere il cerchio e di pescare con più facilità stelle come Messi, Ronaldo e compagnia. È stata introdotta la possibilità di sbarazzarsi dei doppioni scambiandoli per calciatori dello stesso livello. Troviamo infine una serie di competizioni da affrontare in singleplayer o in co-op.

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Commento finale

Ormai con la serie Pro Evolution Soccer ci stiamo stancando di ripetere ogni anno sempre le stesse cose. PES 2019 soffre degli stessi problemi del suo predecessore con modalità che si presentano anno dopo anno troppo uguali e che necessitano assolutamente di un completo rinnovo. È davvero un peccato perché quando si tratta di giocare a calcio, il titolo Konami si presenta con un gameplay dannatamente gratificante in grado di restituire agli appassionati di questo sport una simulazione a 360° con un comparto visivo di primissimo ordine.