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Recensione Prima di Fez si pensava che la terra fosse piatta

Uno degli aspetti più difficili da affrontare quando si tratta di recensire un gioco è senz'altro quello di analizzarlo nella maniera più obbiettiva possibile, senza farsi influenzare dalle aspettative, da nomi altisonanti e quant'altro. Fermo restando che l'oggettività assoluta non esiste, oggi siamo qui per parlarvi di un gioco che grande scalpore ha suscitato nel mondo dei videogiochi: il tanto atteso Fez. Atteso come un vero e proprio messiah in grado di risollevare i videogames dallo stadio di torpore creativo nel quale sembrano versare, Fez è finalmente disponibile per il download digitale.

di: Nicola "Wanicola" Caso

Uno degli aspetti più difficili da affrontare quando si tratta di recensire un gioco è senz’altro quello di analizzarlo nella maniera più obbiettiva possibile, senza farsi influenzare dalle aspettative, da nomi altisonanti e quant’altro. Fermo restando che l’oggettività assoluta non esiste, oggi siamo qui per parlarvi di un gioco che grande scalpore ha suscitato nel mondo dei videogiochi: il tanto atteso Fez. Atteso come un vero e proprio messiah in grado di risollevare i videogames dallo stadio di torpore creativo nel quale sembrano versare, Fez è finalmente disponibile per il download digitale.


Il taglia e cuci di spessore

Figlio di quel periodo d’oro che fu per i giochi a scorrimento 2D, Fez è un titolo la cui trama rappresenta poco più che un pretesto per poter iniziare a saltellare qua e la per il mondo di gioco. C’è un villaggio iniziale e un eroe che parte per salvare il mondo. C’è un’antica profezia e un oggetto magico in grado di fare cose incredibili. Ci sono anche dei gufi. E dei cubi. Troppo minimalista ed ermetico? Iniziate a farci l’abitudine perchè in Fez le spiegazioni sono proprio ridotte all’osso e ogni elemento di gioco è intriso di misticismo e mistero.
Quello che a prima vista può apparire come un innocuo emulo di Super Mario è in realtà un diabolico clone di Metroid al quale aggiunge la possibilità di poter giocare con la prospettiva. Un’idea non proprio originale e già ampiamente esplorata da numerosi giochi del genere rompicapo (Echocrome su tutti), ma comunque in grado di dare (letteralmente) un certo spessore al piatto mondo di Gomez e compagni. Posta in questi termini la carica innovativa di Fez viene decisamente ridimensionata ma fortunatamente le idee veramente interessanti sono altre.

Volta la carta

Richiamando alla mente giochi come BraidThe Misadventures of P.B. Winterbottom e il mai troppo lodato Portal, tutto il mondo di Fez si sviluppa in virtù dell’abilità del protagonista principale: in questo caso la peculiarità di far ruotare attorno a sé la prospettiva del mondo circostante. Per meglio intendersi, due piattaforme a prima vista troppo distanti, se osservate da una diversa angolazione possono rendere una di esse una striscia di terra sul quale camminare tranquillamente. Un esempio facile facile tanto per andare sul leggero. Sviluppate questa semplice premessa e potete farvi un’idea di come possa apparire il mondo agli occhi di Gomez, allo stesso tempo piatto e profondo. Statico eppur mutevole. Intrigante sulla carta, poco stimolante al lato pratico.
Dopo i primi, entusiasmanti, momenti di gioco passati a ruotare, saltare e sperimentare, l’entusiasmo viene in parte ridimensionato a causa di una struttura labirintica poco chiara e di difficile fruizione. Ogni zona può essere assimilata a un mini livello di un 
platform classico ed è esplorabile in lungo e in largo (e in profondità), rimanendo comunque collegata alle aree limitrofe. Ciò, oltre a causare un disorientamento e spaesamento con pochi precedenti, nega anche ai rompicapo ambientali e alle fasi platform la naturale evoluzione che ci si aspetterebbe da un gioco del genere. Tanto le aree centrali, quanto quelle periferiche, presentano infatti sempre lo stesso livello di interazione ambientale ed enigmi. Non mancheranno ovviamente variazioni sul tema come bombe, piattaforme girevoli e interruttori a tempo, ma la sensazione generale è che la raccolta dei 32 cubi base sia fin troppo diluita e in qualche sezione decisamente poco ispirata. Fortunatamente la situazione viene risollevata dagli anticubi, particolari manufatti reperibili nelle maniere meno ortodosse e più assurde, richiedendo spesso l’interpretazione di svariati codici (armatevi di carta e matita) in grado di spremere anche il giocatore più smaliziato. Una trovata sicuramente interessante, ma nulla che non si sia già vista nei tempi che furono. Ottima comunque per suscitare lo stupore facile negli amici.

Pixel art

Archiviate queste premesse, è comunque doveroso affermare che Fez è e rimane un ottimo prodotto, anche se non è il capolavoro universalmente riconosciuto per cui viene spacciato. Ciò su cui non si discute, invece, è lo stile grafico e l’immaginifico messo su da Polytron. Strizzando l’occhio ai classici dell’era 16 bit, Fez propone un impianto stilistico di prim’ordine. Ispiratissimo per ambientazione e realizzazione, il mondo di gioco riesce a risultare sempre credibile e coeso pur nella sua totale assurdità. In un mondo bidimensionale dove i cubi sono solo un mito, l’avventura del piccolo Gomez è in grado di trasportare il giocatore in un viaggio unico attraverso paesaggi incredibili, popolato da personaggi ancora più incredibili, che parlano una lingua addirittura più incredibile (tutta da decifrare ovviamente). Un caleidoscopio in grado sorprendere a ogni sua rotazione, accompagnato da una colonna sonora “chip-tune” che fa molto retrò per la gioia di tutti i nostalgici. Se non fosse per qualche imperfezione, con vistosi rallentamenti nelle zone architettonicamente più complesse e alcuni fastidiosi bug che raramente possono portare la console a nefasti freeze, il comparto tecnico di Fez sarebbe quello di una piccola perla.

Indie Intellectual Mod Chic Col Cardigan

In apertura si parlava della difficoltà derivante dal classificare alcuni prodotti “d’avanguardia” e Fez è forse l’esempio attuale più lampante di ciò. Un gioco unico in un panorama fatto di titoli AAA e blasonati seguiti, tutti incentrati sull’azione pura. Ed è forse proprio questo suo cercare di fare il diverso, “l’alternativo”, che ne ha giustificato gran parte del successo ottenuto. Le idee ci sono, inutile negarlo, ma spesso la loro realizzazione si perde in un bicchiere d’acqua consegnando al giocatore sì una portata completa e appagante, ma anche di difficile comprensione e con alcuni passaggi che potevano essere sviluppati meglio. Detto ciò, rimane per lo meno un’esperienza da provare, soprattuttto in vista dei golosi 800 MSPoints a cui viene proposto!