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Recensione Persona 4: The Golden

Ad oggi ritenuto uno dei migliori (se non il migliore) titolo della ludoteca di PS Vita, finalmente Persona 4: The Golden è riuscito ad approdare anche in occidente. Particolarissimo esponente del genere ruolistico nipponico, questo remake del classico Atlus è stato uno dei pochi titoli in grado di svegliare dal torpore le vendite della piccola di casa Sony. Ma come è possibile che un gioco uscito originariamente nell’oramai lontano 2008 possa riscuotere successo ancora oggi? Forse perché è semplicemente un ottimo gioco e si sa che l’eccellenza non ha mai età

di: Simone Cantini

Ad oggi ritenuto uno dei migliori (se non il migliore) titolo della ludoteca di PS Vita, finalmente Persona 4: The Golden è riuscito ad approdare anche in occidente. Particolarissimo esponente del genere ruolistico nipponico, questo remake del classico Atlus è stato uno dei pochi titoli in grado di svegliare dal torpore le vendite della piccola di casa Sony. Ma come è possibile che un gioco uscito originariamente nell’oramai lontano 2008 possa riscuotere successo ancora oggi? Forse perché è semplicemente un ottimo gioco e si sa che l’eccellenza non ha mai età.

Non può piovere per sempre

È quello che appare come un misterioso omicidio che sconvolge la quieta esistenza della cittadina di Inaba a fungere da incipit e, contemporaneamente, fulcro portante del gioco targato Atlus. Tutto ha inizio quando una giovane speaker televisiva viene ritrovata appesa ad un’antenna, ovviamente priva di vita. Subito il gossip si scatena, facendo emergere una tresca della donna con il marito di una popolare cantante enka (genere musicale tipico dell’arcipelago nipponico), lasciando aperta una miriade di spiragli utili a giustificare l’accaduto. Il fato vuole, però, che l’anchorwoman non sia altro che la prima di una serie di vittime, ognuna accomunata dall’apparire in una misteriosa trasmissione che compare sugli schermi spenti delle TV nelle notti di pioggia. E quando una giovane studentessa dell’istituto superiore Yasogami va ad aggiungersi alla lista dei caduti, toccherà al nostro alter ego ed alla sua compagnia di amici cercare di far luce su queste sinistre uccisioni, il tutto esplorando fisicamente l’assurdo mondo della TV in cui sembrano venire rinchiuse, poco prima di essere private delle vita, le varie vittime. Fortuna vuole, però, che la soluzione di questo intricato caso non sia l’unica preoccupazione del nostro ben assortito cast di protagonisti: da bravi studenti delle superiori, infatti, non potranno sottrarsi agli obblighi ed ai piaceri della vita di tutti i giorni, finendo con il doversi districare tra esami, attività extrascolastiche e rapporti interpersonali. Questo è il bello di Persona 4: The Golden, il suo non essere ancorato ad un determinato schema ludico, ad un unico genere, un ottimo esempio di come si possa imbastire un gioco di ruolo di stampo orientale capace di distinguersi ed elevarsi dagli, spesso, sin troppo abusati cliché che gli sono consoni.

Tante cose e poco tempo

Se pensavate di trovarvi al cospetto del più classico dei jrpg in cui siete chiamati a livellare selvaggiamente, con lo scopo di creare il party perfetto per procedere nell’avventura senza intoppi, farete subito bene a dare una vigorosa rimescolata alle vostre convinzioni. Il mix di attività proposte da Persona 4: The Golden, difatti, è quanto di meno canonico si possa aspettare da una produzione del genere, a partire da un elemento qua fondamentale e troppo spesso messo ai margini in simili esponenti: il tempo. Il suo scorrere in maniera dinamica, difatti, avrà un peso fondamentale nell’evoluzione della storia a seconda di come sceglieremo di affrontare i momenti in cui le 24 ore sono suddivise. Ogni giornata in cui il gioco è suddiviso sarà spezzata in varie fasi, alcune interattive altre no e starà a noi scegliere di volta in volta come approcciarle: volete trascorrere il pomeriggio in compagnia di un amico? Oppure preferite allenarvi con la vostra squadra di calcio? O più semplicemente ritenete più saggio trascorrere il pomeriggio in biblioteca a studiare? Bene, potrete svolgere ognuna di queste attività, unitamente a moltissime altre (potrete anche trovarvi un lavoretto part-time) e ciascuna di esse avrà un risvolto unico ed immutabile su quelle che saranno le evoluzioni dei vostri rapporti interpersonali, indispensabili per poter potenziare le proprie abilità quando sarete chiamati a scendere in battaglia. Già, perché questo, in fondo, è pur sempre un jrpg, pertanto non mancheranno anche momenti in cui sarà necessario menare le mani all’interno del nebbioso universo della TV. Questo è il luogo in cui il titolo Atlus mette in bella mostra tutte le sue velleità ruolistiche e le misteriose Persona del titolo, ovvero una sorta di manifestazione dell’io dei vari personaggi (simili agli Stand di jojoesca memoria) tramite le quali è possibile scatenare i vari incantesimi che il gioco mette a disposizione. La struttura degli scontri è quella classica a turni, in cui di volta in volta potremo decidere se attaccare con il nostro personaggio, utilizzare le abilità magiche della Persona equipaggiata, difenderci o utilizzare degli item. Inoltre sarà possibile scegliere se gestire in prima persona gli altri membri del party oppure se demandare il loro comportamento all’intelligenza artificiale. Al termine di ogni scontro, inoltre, non mancheranno i classici premi tra i quali è doveroso citare delle particolari carte, utili per sbloccare nuove abilità oppure ottenere nuove Persona. Queste ultime potranno poi essere fuse tra di loro, di modo da dare vita a nuove creature sempre più potenti: una vera sorta di gioco nel gioco. Appare quindi evidente come la struttura di Persona 4: The Golden sia assai stratificata e quanto mai varia, capace di non annoiare mai il giocatore con attività ripetitive e talvolta sin troppi fino a loro stesse.

Cura di bellezza

Nonostante sia un remake di un gioco dell’era PS2, bisogna riconoscere che Atlus non si è certo risparmiata in questa sua riproposizione, non limitandosi ad un mero aumento della risoluzione originaria, bensì ridisegnando molti elementi grafici, di modo da rendere giustizia al piccolo (grande) schermo di PS Vita. Ovviamente la base di partenza non poteva certo pensare di gareggiare con le vette raggiunte dalle produzioni odierne, ciononostante l’impatto visivo restituitoci da Persona 4: The Golden è tutt’altro che deludente a riprova della cura riposta in questo remake. Spiccano su tutte le varie sequenze di intermezzo realizzate in stile anime, ognuna di pregevolissima fattura, assieme al comparto sonoro che grazie ad un ottimo doppiaggio in lingua inglese e ad un set di tracce audio di tutto rispetto eleva il lavoro Atlus al livello di produzioni più recenti. Nessun difetto? Non proprio, ma tutto decisamente marginale se paragonato all’abbondanza ludica dell’offerta: il gioco ha un incipit forse sin troppo lento, dato che le prime 3 ore serviranno unicamente ad introdurre gli eventi ed i membri principali del cast, lasciando da parte (quasi) ogni elemento interattivo. Spiace, inoltre, notare l’assenza di una qualsiasi forma di localizzazione che non sia quella della lingua di Albione, fattore che di sicuro non aiuta simili produzioni ad uscire da quella sorta di ghetto in cui talvolta sono loro stesse a confinarsi a causa di scelte non proprio popolari. Marginale ma comunque interessanti le esili funzionalità online del titolo che vi consentiranno, ovviamente a patto di essere connessi al PSN, di vedere quali sono state le scelte degli altri player, oppure di chiamarli in vostro aiuto sottoforma di un bonus di punti vita e magia in occasione degli scontri. Niente di trascendentale, ma comunque una piacevole aggiunta.

Inutile girarci tropo intorno: se avete una PS Vita siete moralmente obbligati ad acquistare Persona 4: The Golden. Una piccola attenuante può essere costituita dal fatto di aver già giocato l’originale per PS2, ma dati i molteplici snodi della trama e i numerosi finali disponibili, di sicuro anche in questo caso il titolo Atlus non mancherà di sorprendervi ancora una volta. Profondo, ottimamente scritto, quanto mai vario e longevo, impossibile chiedere di più ad una produzione di questo calibro. Spiace solo notare come una simile abbondanza di ottime idee, splendidamente realizzate, faccia parte di un’eredità ludica oramai remota che difficilmente sembra aver dato vita ad una discendenza altrettanto gloriosa.