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Recensione Outward

di: Donato Marchisiello

I videogiochi di ruolo costituiscono una delle dinastie più longeve e antiche dell’industria. Diretta emanazione dei giochi da tavolo fantasy, a loro volta concretizzazione ludica di secoli di letteratura fantasy e di folclore che confluisce in millenni di miti e leggende. Nonostante condivida sostanzialmente lo stesso universo concettuale, Outward si differenzia immediatamente da una buona fetta degli RPG presenti sul mercato. Nella fatica di NineDots, non impersoneremo un prescelto, un pre-destinato, un figuro che sta per scoprire i suoi immensi poteri. In Outward impersoneremo un comune cittadino, senza nessuna particolare abilità e che sarà chiamato a guadagnarsi qualsiasi cosa, con il perenne pericolo di perdere tutto improvvisamente.

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Outward è un gioco di ruolo in terza persona, il quale fonderà il suo gameplay anche su elementi di sopravvivenza e sarà ambientato in un mondo aperto liberamente esplorabile. Partiamo dicendo che Outward non è un gioco adatto a chi ha poca pazienza: il mondo sarà ricolmo di pericoli d’ogni sorta, da animali feroci a scheletri sanguinari, ma anche da climi e ambienti fondamentalmente ostili e che ci costringeranno a fare i conti con i problemi dettati dalla mera sopravvivenza. Nel gioco, infatti, dovremo far attenzione al caldo, al freddo, ma anche agli indicatori di fame, sete e di sonno. Dovremo curare le nostre ferite per non rischiare di morire d’emorragia o risposare abbastanza per non cadere in una sorta di stato letargico. In sostanza, una buona fetta del gameplay sarà sostanzialmente reso in chiave “realistica” ed il nostro personaggio, per nulla “speciale”, dovrà fare continuamente i conti con tutto ciò.

Un altro dettaglio da considerare sarà ovviamente il sistema di combattimento, impostato su meccaniche che ricordano abbastanza da vicino i soulslike e che saranno piuttosto difficili da padroneggiare. Avremo a che fare anche in Outward con una barra della stamina per gli attacchi ed i movimenti fisici, mentre dovremo badare all’indicatore del mana per poter contare sull’apporto della magia, la quale funzionerà con un sistema fondato su delle rune con cui evocare dei campi d’energia, i quali ci consentiranno di “sparare” magie a destra e manca. Nonostante il sistema di combattimento impegnativo e profondo, costituito da decine di skill che potremo imparare da specifici NPC sparsi per il mondo e in cui persino il peso del nosto inventario influirà sulla quantità di stamina consumata, Outward apparirà meccanicamente ed esteticamente come un titolo di una decina d’anni fa, con movenze legnose e sgraziate ed una hitbox un po’ troppo imprecisa.

Il titolo NineDots ci offrirà un mondo piuttosto vasto da esplorare, sufficientemente ispessito da una sceneggiatura di pregio e nel quale confluiranno una serie di biomi in modo sostanzialmente omogeneo ed armonico. Come detto, le condizioni climatiche influiranno direttamente sulla sopravvivenza del nostro personaggio, il quale dovrà ad esempio bardarsi con appositi indumenti nel caso si viaggi per territori piuttosto freddi ed aspri. Il mondo di gioco sarà suddiviso in una serie di potenti fazioni, le quali ci daranno compiti precisi e che sveleranno storyline piuttosto diverse fra loro e abbastanza interessanti, seppur non particolarmente elaborate o originali. Unica pecca, la vasta mappa sembra alle volte un po’ troppo vuota e priva di attività da svolgere, il che è un vero peccato per un gioco che punta fortemente sulla componente survival. In generale, una run completa con più di qualche secondaria, ci consterà di circa 30/40 ore di gioco, le quali aumentano a dismisura se consideriamo la possibilità offerte dal cooperativo online e locale disponibile nel gioco.

Da un punto di vista strettamente tecnico, Outward unisce in uno strano e mellifluo fluido caratteristiche molto positive e molto negative. In linea di massima, il titolo esteticamente offre scorci incantevoli ed un mondo concettualmente vario e dettagliato. Peccato che, in soldoni, un’ottima idea di base sia poi sostanzialmente tradotta in un comparto tecnico piuttosto antiquato, sia per quanto concerne la qualità media dei dettagli – i quali passano da un plus sicuro di quelli ambientali ad un minus altrettanto perentorio per quanto concerne la qualità dei modelli “umani”- sia per quanto concerne la fisica e le animazioni, quasi tutte sostanzialmente “vecchie”. Ciò non toglie che sia stato profuso un discreto lavoro di rifinitura a livello di luci, di palette cromatica ed in generale un look tutto sommato ispirato e credibile per un mondo fantasy. A livello prestazionale, il test su Xbox One X ha denotato un frame rate sostanzialmente solido ma che viene messo un po’ alla prova in situazioni più “difficili”, come centri abitati o dungeon colmi di dettagli e particolari. In generale, Outward scorrerà in modo piuttosto fluido e senza particolari intoppi.

Outward è un RPG interessante, che mette sul piatto caratteristiche abbastanza innovative e che ci metteranno a dura prova, come elementi survival misti ai canoni dei ruolistici. Se concettualmente il gioco offre ottimi elementi survival, d’esplorazione e combattimento, alcuni evidenti limiti tecnici inficiano un lavoro altrimenti ineccepibile.