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Recensione Mortal Kombat 11

di: Simone Cantini

A volte mi capita di immaginare una statua del buon Ed Boon troneggiare in ogni sede dell’AVIS. Sì, mi rendo perfettamente conto di come si tratti di una fantasia idiota, ma è anche lecito chiedersi dove possa mai andare a finire tutto quel sangue, per quanto digitale, che da 27 anni viene versato nella serie che lo ha reso celebre in tutto il mondo videoludico. E anche in questa ultima settimana, proprio mentre stavo allegramente menando le mani in Mortal Kombat 11, il pensiero di tutte quelle trasfusioni virtuali non ne ha voluto sapere di abbandonare il mio cervello. Ecco, diciamo che questo delirio potrebbe seriamente corroborare la maledetta teoria secondo la quale i videogame nuocciono gravemente alla salute.

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Chi ha tempo non aspetti tempo

Pronti, via. Mortal Kombat 11, o almeno il suo corposo story mode, inizia subito dopo la fine delle eventi che hanno caratterizzato il precedente capitolo, ovvero con la morte di Shinnok ed il progressivo imbarbarimento del caro e vecchio Raiden, oramai sempre più corrotto dal potere dell’amuleto del dio malvagio. In preda ad un vero e proprio delirio di onnipotenza, l’elettrico personaggio decide di muovere battaglia contro tutti coloro che hanno osato mettere in pericolo l’esistenza del Regno della Terra, dando il via ad una controffensiva che ha inizio proprio nel Regno Occulto, e più precisamente nella cattedrale di Shinnok. I suoi piani, però, hanno attirato le attenzioni della madre di quest’ultimo, ovvero la guardiana del tempo Kronika: l’entità suprema, intenzionata a dare il via ad una nuova era, decide di scendere personalmente in campo, cercando di mettere fine ai piani del vecchio dio del fulmine. È da qua che prende il via una serie di eventi che porteranno varie linee temporali a sovrapporsi, in un gioco di specchi che, per quanto abusato e visto in ogni forma possibile, ha il pregio di incastonarsi a dovere all’interno della complessa continuity della serie, intrattenendo a dovere il giocatore e dimostrando, ancora una volta, come il mondo di Mortal Kombat goda di una caratterizzazione davvero eccellente per un picchiaduro. Certo, la sceneggiatura non brilla per sagacia, avvicinando il tutto alle pellicole action anni ’90 che furono d’ispirazione per il primo capitolo della serie, ma il modo in cui tutto è confezionato, dalla regia alla cura per il dettaglio, non possono che accontentare lo spettatore, per quanto conscio di come ogni situazione finirà per essere risolta per mezzo di una sana scazzottata. L’occasione, oltre che ghiotta per riproporre sulla scena personaggi che avrebbero dovuto averci salutato da tempo, è stata utile anche per introdurre un paio di nuove conoscenze, con un Kollector che, per quanto sacrificato in termini di pura scrittura, riesce a bucare letteralmente lo schermo in quanto a caratterizzazione estetica.

 

Piatto ricco, mi ci fikko

Ovviamente, la manciata di ore necessarie a sconfiggere definitivamente Kronika, non rappresentano altro che la punta dell’iceberg che risponde al nome di Mortal Kombat 11 che, mai come in questo caso, è risultato letteralmente ricolmo di attività in grado di intrattenere per un numero spropositato di tempo il player che decida di avvicinarsi al titolo NetherRealm. Sia che si parli di attività single che multiplayer, il nuovo capitolo della serie ha in serbo un ricco menu, capace di ospitare al suo interno portate per tutti i gusti. Tornano le classiche Torri, suddivise in un due distinte esperienze, legate alla presenza o meno di una connessione internet: le prime sono le classiche scalate, in cui siamo chiamati a superare un numero prestabilito di avversari, sino a giungere all’epilogo personale di ciascun personaggio, in perfetto stile Arcade. Le seconde, invece, riprendono in toto quanto già visto nel Multiverso di Injustice 2, proponendo sfide a tempo peculiari e contraddistinte dalla presenza di modificatori in grado di alterare in modo sensibile l’essenza degli scontri. Si tratta, invero, di una delle porzioni più interessanti di tutto il pacchetto, anche se allo stato attuale delle cose il già auspicato ribilanciamento dell’esperienza è quanto mai benvenuto, visto il tasso di difficoltà estremamente elevato che contraddistingue queste prove, che spinge in modo marcato ad usufruire dei vari consumabili che è possibile reperire (o acquistare) giocando. L’utilizzo di questi particolari bonus, difatti, risulta quasi sempre obbligatorio per riuscire ad avere la meglio su avversari a tratti quasi inavvicinabili in frangenti normali, situazione che ha già sollevato malumori in rete per il modo smaccato in cui sembrano indirizzare l’utente all’uso delle sempre presenti microtransazioni. Nell’occhio del ciclone c’è anche il sistema di progressione e di reward che gestisce tale porzione di gioco, che evidenzia uno sbilanciamento marcato per quanto riguarda il rapporto fatica/premi. Le critiche, ad onor del vero, ci stanno tutte ampiamente, ma è anche innegabile come l’esperienza proposta da queste Torri del Tempo sia di assoluto spessore, con sfide sempre stimolanti ed appassionanti e che hanno negli scontri di gruppo contro boss particolarmente agguerriti e coriacei (forse un po’ troppo) uno dei punti di forza. Speriamo, comunque, che l’update previsto per questa settimana riesca a rendere giustizia a questa felice intuizione di Boon e soci. Ovviamente, però, ciò che Mortal Kombat 11 ha da offrire non può certo esaurirsi così, ecco quindi che arriva la possibilità di cimentarsi nei classici scontri 1vs1, tornei, King of the Hill e molto altro ancora, ovviamente sia in locale che online. Presente anche una feature marginale, utile per recuperare bonus, in cui è possibile allestire una squadra di 3 elementi, controllati dall’IA, con la quale sfidare le compagini degli altri giocatori sparsi per il globo, lasciandoci buoni a goderci lo spettacolo. Torna, in forma più che smagliante, anche la Kripta, al cui interno potremo spendere il denaro e le risorse faticosamente accumulate, il tutto per ottenere nuove Fatality, skin, equipaggiamenti e potenziamenti per i nostri kombattenti, che potremo ampiamente personalizzare in una apposita sezione del menu di gioco. Questa possibilità ci permetterà di plasmare il guerriero prescelto in maniera estremamente puntuale, modificandone sia il comportamento sul campo di battaglia che l’estetica, ovviamente a patto di avere la pazienza necessaria per sbloccare ogni singola componente editabile. A chiudere il cerchio di questa gargantuesca abbuffata di violenza, ci pensa tutta una serie di bozzetti, artwork e musiche, che non potranno che fare la gioia dei collezionisti più incalliti.

Fattore K

Di sangue sotto i ponti ne è scorso parecchio da quel lontano 1992 che vide la nascita della serie, ma i litri versati non sono andati certo sprecati, visto il modo in cui quel rozzo combat system delle origini ha finito per evolversi. Senza girarci troppo attorno, mi sento in dovere di considerare quello di Mortal Kombat 11 il miglior sistema di combattimento della saga, vista l’estrema cura con cui è stato confezionato. Uno dei pregi maggiori è quello di essere sia estremamente accessibile per chi desideri semplicemente menare le mani, sia dannatamente profondo ed appagante per tutti coloro che avranno la voglia di sviscerarne ogni singolo aspetto. E questa duplice natura è evidente grazie all’accuratissimo tutorial presente nel gioco, in grado di illustrare in modo semplice e puntuale tutte le caratteristiche del lavoro firmato NetherRealm, siano esse le mosse basiche che il ben più ostico sistema di lettura dei fotogrammi. Il tutto mi aveva già piacevolmente colpito durante la closed beta delle scorse settimane, ma dopo aver squartato decine e decine di avversari, non posso fare altro che confermare con più veemenza gli entusiasmi precedenti e le nuove feature introdotte per l’occasione. Se sui Fatal Blow, devastanti attacchi utilizzabili una volta per match (a patto di avere il 30% di salute a disposizione) ed i Crushing Blows (l’equivalente delle vecchie X-Ray), ho già parlato nel precedente pezzo, ritengo giusto soffermarmi sui due nuovi indicatori inseriti per l’occasione: questi ultimi, che si ricaricheranno con lo scorrere del tempo, sono demandati alla difesa ed all’attacco e ci permetteranno di amplificare la potenza delle mosse speciali, interagire con oggetti dello scenario, oppure permetterci di assorbire parte del danno subito in parata. Si tratta di due aggiunte apparentemente marginali, ma che nell’economia dei match riescono ad aggiungere una ulteriore spruzzata di benvenuto tatticismo, senza però che finiscano con l’essere legati al portare o meno a segno i nostri colpi. Al netto di tutto ciò, quindi, Mortal Kombat 11 finisce per risultare uno dei picchiaduro più completi, divertenti ed appaganti che siano mai apparsi sulla scena, tanto bello da giocare quanto da vedere, grazie anche al rinnovato set di animazioni, ora molto più amalgamate e coerenti rispetto al passato. E tanta bellezza è dovuta anche al sontuoso comparto estetico, capace di mettere in scena un mondo vibrante e caratterizzato in modo eccellente, al cui interno i modelli dei personaggi, dettagliati come non mai, danzano letali ed impeccabili. Peccato solo per un audio che, almeno nel doppiaggio nostrano, è risultato un po’ sotto tono in alcuni frangenti, a causa di un sync non sempre perfetto e qualche sporadico sbilanciamento nei volumi generali. Ma solo se si vuole davvero cercare il classico pelo nell’uovo.

 

Bello, violento e sadicamente divertente, Mortal Kombat 11 riesce a rinnovare, senza snaturarlo in modo imperdonabile, una delle serie iconiche del mondo del gaming. La cura riposta da NetherRealm in questo suo nuovo lavoro traspare in ogni singolo elemento, anche il più trascurabile (guardate la schermata di caricamento dei match 1vs1), raggiungendo la propria sublimazione nell’eccellente e rinnovato combat system, sapientemente sorretto da un comparto tecnico di abbacinante bellezza. Intrattenere con perizia, senza lasciare in bocca uno stucchevole retrogusto, era impresa difficile, ma Ed Boon e soci hanno ampiamente dimostrato di aver fatto centro ancora una volta. Certo, la progressione necessaria per lo sblocco dei vari elementi cosmetici, unita alla debordante difficoltà delle Torri del Tempo, potrebbe far inarcare un poco il sopracciglio, ma ritengo che non siano elementi sufficienti per affossare un lavoro quanto mai sontuoso, anche in virtù del già promesso ed imminente ribilanciamento dell’esperienza. Ora come non mai non posso fare altro che chiudere la recensione con un Flawless Victory: Fatality.