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Recensione Mitsurugi Kamui Hikae

Evviva! Dato che ho un debole smodato per la cultura nipponica in generale, sia si parli di cibo, storia, architettura e fauna femminile, l’arrivo redazionale di Mitsurugi Kamui Hikae non poteva lasciarmi indifferente. Nonostante fossi completamente digiuno della sostanza del titolo in questione. In fondo, però, sapevo già che il mio arcipelago preferito non avrebbe potuto deludermi. Almeno non più di tanto.

di: Simone Cantini

Evviva! Dato che ho un debole smodato per la cultura nipponica in generale, sia si parli di cibo, storia, architettura e fauna femminile, l’arrivo redazionale di Mitsurugi Kamui Hikae non poteva lasciarmi indifferente. Nonostante fossi completamente digiuno della sostanza del titolo in questione. In fondo, però, sapevo già che il mio arcipelago preferito non avrebbe potuto deludermi. Almeno non più di tanto.

Ci sono una spada, una tipa e…

Bla, bla, bla, c’è questa Misa, ovvero la classica studentessa di scuola superiore munita di gonnella e calzettoni, che è una delle Blade Templar incaricata di custodire delle spade ammazza demoni. Peccato che una di queste prenda malvagiamente possesso della sua amica Suzuka, tramutandola in un essere spietato animato dal classico desiderio di soggiogare il mondo. Ecco quindi che la nostra Misa si lancerà a caccia della compagna, nel tentativo di liberarla dall’influsso della malefica arma. Questo perché amiamo le storie complesse.

Botte di classe

Superato l’arduo scoglio della comprensione dell’astrusa trama, giungerà il momento di entrare in contatto con il gameplay di Mitsurugi Kamiu Hikae, che altro non è se non un hack’n slash animato da luci ed ombre facilmente avvertibili. Visto che amo dare sempre per prime le notizie peggiori, inizierò dicendo che l’azione di gioco è tutta concentrata all’interno di arene circolari che, di livello in livello, differiranno solo per estetica. Queste saranno volta volta popolate da orde di nemici che, come nel più classico dei musou, faranno del loro numero crescente l’unica difficoltà tangibile. Scarsi come varietà, sia anatomica che combattiva, questi poveri malcapitati serviranno unicamente da antipasto al classico boss di fine livello che, al pari dei suoi miseri sottoposti, non brillerà certo per acume tattico e potrà contare su di una corposa barra di energia come unico e serio ostacolo da superare. Improvvisamente, però, tale assioma si infrange miseramente nell’ultimissima porzione di gioco che, a causa di una impennata mostruosa della difficoltà dei boss, sarà foriera di un corposo numero di improperi. Messa così la situazione appare davvero tragica, fortuna vuole, però che tutto sia condito da un combat system in grado di stupire positivamente per perizia realizzativa e qualità. La nostra Misa potrà contare su due tipologie di attacco, ciascuno legato ad un tasto del controller: quello con katana infliggerà un numero di danni più consistente, mentre quello a mani nude servirà principalmente per riempire un’apposita barra che verrà utilizzata per concatenare le varie mosse speciali. Non mancano, poi, un colpo in grado di danneggiare seriamente i nemici in fin di vita ed un potente attacco caricato, la cui velocità di azione potrà essere aumentata schiacciando il dorsale destro (al costo di una porzione della già citata barra). Inizialmente il parco mosse di Misa sarà decisamente ristretto, al punto da far dubitare dell’effettiva bontà di Mitsurugi Kamui Hikae. Le cose si faranno più interessanti una volta che avremo accumulato un numero sufficiente di punti abilità, ottenuti sconfiggendo i vari nemici, i quali potranno essere impiegati per sbloccare nuove combinazioni di colpi. Stupisce in positivo, sotto questo aspetto, l’incredibile reattività e naturalezza con la quale è possibile creare combo estremamente complesse, capaci di inanellare una sequenza di colpi davvero ingente. In buona sostanza è all’interno di questo pregevole combat system che il gioco racchiude tutto il suo vero potenziale, che ben si sposa con una frenesia di azione davvero elevata. Sotto questo punto di vista stona un po’ la gestione della parata legata al grilletto sinistro che, soprattutto su Xbox One a causa della corsa un po’ troppo lunga del tasto, non sempre si riesce ad impiegare ottimamente. E soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati è un peso che si avverte con maggiore facilità.

Nostalgia a 128 bit

Giusto per sottolineare ancor di più le brutte notizie, bisogna evidenziare il mediocre comparto grafico di Mitsurugi Kamui Hikae. Va bene che si tratta di una piccola produzione indipendente, ma la bruttezza delle arene sembra quasi provenire dall’era PS2 piuttosto che da una console di attuale generazione. Gli stessi modelli poligonali e le animazione dei nemici lasciano davvero interdetti a causa della loro grezza realizzazione, così come il loro design fortemente anonimo. Le cose cambiano, per fortuna, per quanto concerne il personaggio di Misa, realizzato con maggiore cura ed attenzione. Una simile pochezza tecnica ha però il pregio di garantire un frame rate ancorato ai 60 frame al secondo, un vero valore aggiunto data la frenesia di gioco.

Più che un gioco vero e proprio Mitsurugi Kamui Hikae appare quasi una tech demo cucita attorno al combat system sviluppato da Zenith Blue. Sicuramente insufficiente sotto l’aspetto tecnico, il titolo punta unicamente sulla bontà dell’azione e la brillantezza del suo gameplay. Se solo il tutto fosse stato accompagnato da un contorno più sostanzioso staremmo senza dubbio parlando di un piccolo gioiello.