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Recensione Mighty Switch Force! Collection

di: Simone Cantini

Alle volte, pur essendo un appassionato di lunghissimo corso, mi scopro profondamente ignorante in merito ai miei tanto amati videogame. Insomma, ci rimango un po’ male, visto che sono anni che mi sollazzo a più riprese (senza sconci doppi sensi!) con questo allegro passatempo, ma mi rendo anche conto che, pur avendo superato i fatidici 40 anni, è davvero impossibile aver giocato a tutto quello che il mercato ha prodotto sin dagli albori del media. Quindi mi ritrovo ad ammettere che ignoravo come i titoli presenti in Mighty Switch Force! Collection facessero parte di una saga iniziata addirittura sul Nintendo 3DS. Vabè, non è mai troppo tardi per imparare.

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Mi faccio in quattro

Avete un debole per i puzzle/platform? Adorate i titoli veloci, buoni anche per una partita e via, quando il tempo è poco? Vi piacciono le riviste di meccanica? Ecco, se avete risposto sì ad almeno una delle prime due domande, allora Mighty Switch Force! Collection potrebbe fare per voi. Se invece il vostro assenso è andato al terzo punto interrogativo, allora non avete ancora superato lo scioglimento dei Bluvertigo, anche se questa è decisamente un’altra storia. Ma visto che su Console Tribe non parliamo, almeno ufficialmente, di musica, vediamo di inquadrare l’offerta di questa Mighty Switch Force! Collection, che racchiude al suo interno quattro capitoli della serie, tutti incentrati, salvo qualche leggera modifica, su di un gameplay ben strutturato. Nella produzione WayForward, saremo chiamati ad interpretare la poliziotta Patricia Wagon, il cui compito sarà quello di riportare al fresco alcune criminali sfuggite alla detenzione, il tutto all’interno di brevi livelli incentrati su meccaniche puzzle/platform. Se sulla seconda declinazione c’è poco da aggiungere, sarà la prima ad occupare un posto di spicco sulla scena: i vari stage, difatti, presenteranno alcune piattaforme, che potremo rendere visibili semplicemente premendo un tasto del controller. La peculiarità è dovuta al fatto che far comparire alcune renderà indisponibili altre, elemento che ci porterà a dover capire di volta in volta la sequenza giusta di interazione. Si tratta di un’idea tanto semplice quanto estremamente funzionale che, unita ad un level deisgn sempre intelligente, rende molto divertente ed accessibile l’esperienza proposta dalla Mighty Switch Force! Collection. La raccolta contiene al suo interno il primo capitolo della serie, più la sua versione rimasterizzata in HD, che presenta anche nuovi livelli; a questo binomio fanno compagnia il secondo capitolo (che ci vedrà anche impegnati a spegnere degli incendi all’interno dei vari stage) e Mighty Switch Academy!, in cui le meccaniche base della produzione saranno declinate in salsa multigocatore, in una maniera che richiama alla mente l’originale Mario Bros.

Repetita iuvant?

Visto che parliamo di produzioni che hanno avuto le proprie origini in mobilità, l’impatto estetico con i capitoli originali contenuti in Mighty Switch Force! Collection non è certo devastante, ma non per questo è da disprezzare la pixel art impiegata. Certo, le cose cambiano non appena si avvia Mighty Switch Force! Hyper Drive Edition, ovvero la versione rimasterizzata in alta definizione del primo capitolo, che ovviamente non può fare a meno di presentare una scena decisamente più pulita e definita. Senza infamia e senza lode il comparto audio, che vanta un’effettistica ed una soundtrack piacevole ma parimenti priva di guizzi particolari. Nulla da obiettare sul versante delle crude performance, ma vista la semplicità di quello che la produzione è chiamata a gestire, era assolutamente assurdo aspettarsi meno della fluidità generale riscontrata.

Ad un prezzo decisamente contenuto, visto che parliamo di poco meno di 20 Euro, la Mighty Switch Force! Collection riporta in auge un concept nato nel lontano 2011 che, nonostante tutto, sembra aver resistito in modo convincente allo scorrere degli anni. Qualunque sia il capitolo, dei quattro, che preferirete, ad attendervi troverete un gameplay tanto semplice quanto soddisfacente, anche se è ovvio come la natura fortemente identificata della produzione non possa evitare di lasciare spazio ad una evidente ripetitività.