Recensioni

Recensione Metal Gear Rising

Dopo una delle gestazioni più tormentate degli ultimi anni è arrivato finalmente il momento di valutare l’ultimo lavoro di Platinum Games, chiamati ad una prova del nove davvero critica: dare vita al nuovo capitolo di Metal Gear. Niente più pistola silenziata, niente più scatolone dove nasconderci. La parola d’ordine è una sola: Revengeance!

di: Simone "PulpGuy88" Bravi

Dopo una delle gestazioni più tormentate degli ultimi anni è arrivato finalmente il momento di valutare l’ultimo lavoro di Platinum Games, chiamati ad una prova del nove davvero critica: dare vita al nuovo capitolo di Metal Gear. Niente più pistola silenziata, niente più scatolone dove nasconderci. La parola d’ordine è una sola: Revengeance!

Killing Desperados

La storia di Rising si posiziona cronologicamente dopo gli avvenimenti di Metal Gear Solid 4 e vede Raiden contrapporsi ad una nuova organizzazione terroristica chiamata Desperado. I cattivoni di turno non hanno gradito l’interruzione del programma Sons of the Patriots e il conseguente ridimensionamento delle compagnie belliche private. Il business della guerra praticamente non esiste più e questo ovviamente non va molto bene ad un gruppo di criminali belligeranti.
Nonostante la complessità e la profondità dei capitoli curati direttamente da Kojima-san sia lontana anni luce, il plot di Rising riesce a dimostrarsi all’altezza della situazione, mantenendo un filo logico e spirituale con i capitoli principali della serie ed offrendo una carrellata di personaggi credibili e ben tratteggiati, oltre che fuori di testa, come da tradizione Platinum. Deliziosi, soprattutto per gli appassionati, i vari rimandi e ammiccamenti alla saga originale che non fanno che creare ancora più empatia verso questa nuova incarnazione del brand.
Peccato che il ritmo fin troppo forsennato dell’avventura renda un po’ difficoltoso stare dietro alle cut-scene, non più diluite in valanghe di minuti come in passato. Comunque sia il lavoro del nuovo team di sviluppo è di livello e va omaggiato per l’evidente impegno profuso.

Sword of Vengeance

Pad alla mano le sensazioni che abbiamo provato sono state contrastanti. Partiamo subito col dire che il gioco è, se possibile, l’action più spettacolare di sempre. Il lavoro di Platinum sembra fondere verosimilmente i tecnicismi hack n’slash di Bayonetta e la dinamicità dei movimenti di Vanquish.
Raiden ha a disposizione decine di combo (tutte effettuabili combinando l’analogico ai due attacchi classici: veloce e pesante), più o meno complesse man mano che si prosegue nell’avventura. La possibilità di attraversare alcune sezioni in stealth, compiendo uccisioni silenziose, spezza poi efficacemente il forsennato ritmo degli scontri. Raiden può inoltre usare delle armi secondarie come granate e lanciarazzi, utili per indebolire i nemici più coriacei, come i gekko (già visti in MGS4).
La Ninja Run, attivabile con la sola pressione di un tasto, permette a Raiden di muoversi in maniera fulminia per gli stage, superando automaticamente gli ostacoli e permettendoci anche di sferrare un’efficace svicolata d’attacco. Abbiamo poi l’iper-pubblicizzata Blade Mode, attivabile per finire i nemici, ci permetterà di affettarli piacevolmente in tanti piccoli pezzetti in maniera “manuale”. Altro power-up è il Jack The Ripper Mode, una sorta di modalità furia ottenibile col massimo dell’energia che, per pochi secondi, renderà il protagonista praticamente invulnerabile e capace di eliminare qualsiasi nemico sul campo. Il tutto si fonde alla perfezione nell’economia del gameplay, soprattutto attraverso l’integrazione di spettacolari script e quick-time event, immancabili ma fortunatamente usati con parsimonia, senza abusarne mai. Quello che ci ritroviamo tra le mani è quindi un cocktail esplosivo, nel vero senso della parola, che trova la sua massima espressioni nelle spettacolari boss fight, impostate in maniera piuttosto classica ma caratterizzate da una piacevole imprevedibilità nei pattern d’attacco dei boss che renderanno ogni scontro davvero epico.
Il sistema di crescita del personaggio è stato studiato veramente con attenzione, fornendo al giocatore una lista di parametri potenziabili in pieno stile GDR. Dopo ogni scontro verremo valutati e riceveremo dei punti esperienza spendibili per acquistare nuove combo, potenziare i parametri della nostra armatura, della spada e così via. Il tutto aggiunge una notevole profondità al gameplay e ne arricchisce intelligentemente le meccaniche di base.
Veniamo però al rovescio della medaglia. A tanti lati positivi si affiancano altrettante pecche, alcune di queste pesanti. Prima in assoluto è la telecamera virtuale, una delle peggiori in tutto il panorama action. I movimenti saettanti di Raiden non vengono seguiti con l’adeguata rapidità e la camera, invece di posizionarsi sempre alle nostre spalle per darci modo di tenere sott’occhio i molti nemici che ci attaccheranno, finisce per impallarsi in qualsiasi ostacolo possibile, appiattendosi la maggior parte delle volte e finendo per posizionarsi di fianco al protagonista. Certo, c’è sempre la possibilità di richiamare la visuale originale manualmente premendo l’analogico sinistro ma nella frenesia della battaglia, come vedremo, risulterebbe impossibile praticare ad ogni attacco questa manovra.
Questo ci porta al secondo grande difetto del gameplay: l’assenza della schivata. Uno dei punti cardini di qualsiasi action è stato totalmente rimosso e sostituito con un sistema di counter sì molto tecnico e appagante una volta assimilato, ma terribilmente scomodo da usare. In pratica ogni qual volta un nemico effettuerà un attacco leggero dovremo muovere l’analogico nella direzione da cui proviene l’attacco e premere velocemente il tasto adibito all’attacco veloce. Se contro uno sparuto gruppo di soldatini questa tecnica risulterà più o meno semplice da padroneggiare le cose cambieranno quando verremo circondati da cyborg, gekko, supersoldati, torrette automatiche e artiglieri armati di lanciarazzi. Nel caos della battaglia sarà praticamente impossibile utilizzare efficacemente la parata, soprattutto per l’inspiegabile scelta di non permettere l’interruzione delle combo per difendersi; se quindi staremo effettuando una combo e scorgeremo un altro nemico che si prepara all’attacco non potremo che subire il colpo.
L’alternativa all’assenza della schivata rimane la sola Ninja Run, utile per sfuggire ai veementi attacchi nemici per qualche secondo, ma dovremo pur sempre ingaggiare lo scontro e il loop ricomincerà inesorabilmente da capo. Come se non bastasse alcuni nemici sono dotati di attacchi non parabili, caratterizzati da un bagliore arancione, dai quali non potremo far altro che scappare proprio con la corsa acrobatica, rendendo l’intero combat system molto meno fluido di quanto sarebbe potuto essere.
In contrapposizione a tutto questo però troviamo un livello di difficoltà abbastanza basso, inframmezzato, di tanto in tanto, da sezioni veramente frustranti, ma più per i difetti sopra elencati che per una reale difficoltà nella sfida. Questo sbilanciamento del gameplay è aggravato dal bizzarro sistema di recupero dell’energia: Raiden oltre a disporre di oggetti curativi in quantità industriale, potrà recuperare in un colpo tutta l’energia perduta finendo i nemici con la tecnica Zan-datsu: aprendo a metà un nemico e premendo, col giusto tempismo, il tasto richiesto, strapperemo la spina dorsale del poveraccio e ne assorbiremo l’energia.

Capirete bene come il gameplay possa suscitare non pochi grattacapi sia ai novizi che ai veterani del genere. Entrambe le categoria troveranno pregi e difetti. Il gioco in se diverte e quello che vuole fare riesce a farlo anche bene, peccato che Platinum abbia rovinato gran parte dell’ottimo lavoro svolto con scelte infelici come quelle sopra descritte.

Does he look like a B…ot?

Graficamente il titolo presenta alti e bassi: se la modellazione poligonale e il livello del dettaglio dei personaggi principali sono curati nei minimi dettagli (i boss del clan Desperado in particolare godono di un design magnifico), le ambientazioni talvolta sembrano provenire da una generazione precedente, risultando spogli e poco dettagliati. Capiamo bene come il team sia dovuto scendere a compromessi visto la buona interazione ambientale, data dalla possibilità di affettare praticamente qualsiasi oggetto dello scenario. Come al solito di grande livello il doppiaggio originale e assolutamente adrenalinica la soundtrack, che renderà elettrizzante qualsiasi combattimento, le boss fight in particolare.

Arma a doppio taglio

E’ dannatamente difficile valutare un titolo come Metal Gear Rising. Così tanti pregi e così tanti difetti in una produzione attesissima, che si prefigge di innovare un brand storico e lo fa realmente, con coraggio e spregiudicatezza. Obbiettivamente però siamo qui per valutare il videogioco in sé e dobbiamo dire che ci troviamo davanti ad un action game divertente e spettacolare ma minato da alcuni difetti abbastanza gravi ed evidenti, che rovinano parzialmente l’esperienza di gioco. Non fraintendeteci, Rising è un must per gli appassionati di action game e potrebbe diventarlo anche per i cultori di Metal Gear ma sappiate che in commercio ci sono titoli ben più validi dal punto di vista della giocabilità, che alla fine è il cuore pulsante di questo genere di videogame.