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Recensione From Borderline to Borderlands 2

Con il primo Borderlands Gearbox ha confezionato un prodotto di tutto rispetto, estremamente godibile nonostante alcune carenze e divertente come pochi. Riusciranno i nostri eroi a doppiare il successo del passato. Non ci resta che scoprirlo, quindi afferrate un arma generata casualmente in un box tecnologico con caratteristiche bilanciate dal vostro livello, attivate gli scudi acquistati da uno psicopatico nella prima città desolata e infilate un cappello (fa freddo dove stiamo per andare). Pandora ci aspetta.

di: Redazione

Il primo Bordelands è stata una vera e propria mazzata sulla testa. Dopo i primi screenshot, il dubbio serpeggiava nei cuori degli impavidi avventurieri: sarà bello? sarà brutto? il cel shading in un FPS di stampo CyberPunk funzionerà? E’ un sistema per coprire qualche magagna (si lo è!)? Tutte chiacchiere scoppiate come la testa di uno psycho in preda a crisi isteriche. Gearbox ha confezionato un prodotto di tutto rispetto, estremamente godibile nonostante alcune carenze e divertente come pochi. Quindi afferrate un arma generata casualmente in un box tecnologico con caratteristiche bilanciate dal vostro livello, attivate gli scudi acquistati da uno psicopatico nella prima città desolata e infilate un cappello (fa freddo dove stiamo per andare). Pandora ci aspetta.

Trama

Ecco la trama. A quanto pare Borderlands 2 è uno di quei giochi che può fare a meno della trama e non te ne fa pentire. Il setting è quello del primo capitolo(segue piccolo spoiler): dopo l’apertura della critpa Pandora è cambiata, c’è in giro una seconda cripta e il tizio che governa il piante, tale Jack il bello, vuole impossessarsene. Compito nostro arrivarci prima di lui. In pratica quanto visto nel primo si ripete con nuovi protagonisti e una spruzzata dei vecchi che diventano co-protagonisti della nuova avventura. Tutto in pieno stile sequel. La magia, però, si nasconde nello stile particolare con cui Gearbox porta avanti questa cantilena. Jack il bello è uno dei cattivi più carismatici, fastidiosi e creativi della storia del videogioco. Uno che ha un cavallo chiamato Stallone da Culo non può che avere classe. Su questa falsariga si alterna una sinfonia di macabro e grottesco che non ha rivali nel moderno videoludico. Uno spasso di sangue, proiettili e battute che fa passare le ore del tram tram quotidiano (o del rattattattaàà che dir si voglia) con una freschezza e facilità davvero invidiabile. Colonna sonora sopra la media e intro di una bellezza devastante confezionano un pacchetto d’autore.

ODDIO! Gunzerkami!

Immaginate tutto quello che vorreste in un GDR, ed aggiungetevi pure tutto quello che potreste desiderare da un FPS. Non sarà perfetto ma Borderlands 2 è probabilmente quanto di più vicino si sia mai visto alla coronazione del sogno di cui sopra. Rimanendo fedele all’impianto ludico perfettamente rodato nel primo capitolo, Gearbox ha confezionato un sequel con tutti i crismi, elevando all’ennesima potenza tutti i concetti che erano alla base del precedente gameplay. Complice un approccio quanto mai diretto al divertimento, Borderlands 2 propone un mondo di gioco open world quanto mai dinamico e straripante di missioni in cui sviluppare gradualmente, nel corso delle circa 25 ore utili per la campagna principale (almeno il doppio per godere del titolo al 100%), il nostro personaggio. Anche stavolta la rosa comprenderà ben quattro cacciatori della Cripta, oggi più che mai differenziati e rifiniti nelle loro peculiari abilità. Sarebbe infatti un errore considerare le classi alla stregua di quelle del primo capitolo, essendo state completamente ridisegnate e ricalibrate in virtù di approcci di gioco completamente inediti. La scelta della classe è ora una questione da intraprendere in maniera oculata, consci anche del fatto che l’albero abilità è oggi molto più ampio che in passato ed offrirà diverse variazioni ai temi “mortuari” su cui fa perno il gameplay. È comunque doveroso sottolineare che Gearbox ha fatto il possibile per incentivare il giocatore alla costruzione di personaggi molteplici cosicché giocare per la seconda, terza o anche centesima volta a Borderlands 2 è sempre una novità, soprattutto se c’è nelle proprie intenzioni il pallino di esplorare a fondo tanto il mondo di gioco quanto le possibilità di ognuno dei singoli PG: commando, sirena, gunzerker e assassino. I box a lato vi aiuteranno a scegliere meglio, così non vi troverete a bestemmiare riavviando la partita.

BANG! BANG! BANG! DROP! DROP! DROP! KILL! KILL! KILL!

Ma torniamo al gameplay gente, che è una roba così goliardica, dinamica e galvanizzante che al confronto un film di Tarantino sembra una storia a puntate di Topolino. Il gioco è in effetti tutta una roba in stile “Bang bang, he shot me down. Bang bang, I hit the ground. Bang…” e così via ma, e c’è un ma, impreziosita da uno scheletro GDR con tutti I crismi! È infatti proprio la struttura ruolistica a rendere l’opera di Gearbox un vero e proprio fiore all’occhiello dell’attuale ludoteca per console, presentando in virtù di tanti, tantissimi proiettili, anche un’ossatura dura da “gdristi” puri (che nerd!). Non parliamo in effetti di una semplice spolverata di abilità, livelli e quant’altro possa rendere un semplice sparatutto macchinoso quel tanto che basta da ricordarci un gioco giapponese (suppadupanerd!), ma piuttosto di un sistema preciso che, a metà tra un sistema a punti di tipo arcade ed un The Elder Scroll a caso, sarà capace di aprire gli occhi a chi, sino ad oggi, si è beato semplicemente dell’uccidere i propri nemici premendo un grilletto sul pad (che sfigati!). A ben vedere, quindi, c’è proprio tutto: dalla dinamicità tipica di un FPS fatta di movimenti rapidi, ricariche al cardiopalma et varie, sino alla precisione di un sistema da GDR puro, fatto di statistiche, power up, classi rocciosamente definite e così via. Il bello è che concedersi anima e corpo ad una sola delle due succitate caratteristiche del gioco non premia e, a conti fatti, non diverte nemmeno. Il bello del gameplay di Borderlands 2 è proprio il sapersi approcciare appieno ad entrambi gli schemi architettati da Gearbox che ci voglio tanto forsennati fucilieri quanto raffinati strateghi. Se dovessimo sintetizzare il tutto con un concetto, sarebbe come dire che il gioco soffre di una spiccata personalità multipla che lo mette, da bravo schizofrenico, tanto in costante conflitto/confronto con sé stesso quanto con gli altri (dove “gli altri” siamo ovviamente noi e le nostre capacità). A coronare il tutto, per la gioia di ogni feticista delle armi, c’è poi un armamentario così grande che difficilmente se ne vedrà mai uno simile. Le armi reperibili sul campo sono tanto numerose quanto assurde e godranno di così tanti diversi effetti che imparare a capirne pregi e difetti farà VERAMENTE parte del gioco, pena una morte da poveri coglioni. Ogni classe, poi, gode di sue particolari peculiarità in campo bellico, cosicché a seconda del personaggio che prenderete sarete di volta in volta incoraggiati a sperimentare diverse combinazioni di armi o, piuttosto, a tentare di fare quel che cavolo vi pare, perché magari scoprirete che nelle vostre mani, un buon fucile sa essere più diplomatico di un devastante lanciarazzi (CREDICI!). Sempre parlando di grossi numeri, un plauso va anche alle missioni, molto più numerose e varie che in passato, ed alcune delle quali cesellate da un humor nero come il carbone e, proprio per questo, assolutamente godibile dai frequentatori di bettole quali siamo. Se la missione principale, per quanto variegata ed improbabile sia di sicuro impatto, sono le side quest a farla decisamente da padrone, con alcune di queste davvero divertenti e memorabili tanto per giocabilità quanto per level design. A supporto di tanto ben di Dio ci sono poi un numero impressionante di location ed ambienti che spaziano dalle lande ghiacciate dei primi livelli, sino ai tipici paesaggi polverosi e western conosciuti nei primi capitoli. Non mancano poi ambienti come fabbriche high tech, zone rurali, pianure a perdita d’occhio o prati fiorenti e riccamente colorati. Il team si è davvero sbizzarrito per quest’avventura sul mondo di Pandora, confezionando, come detto pocanzi, una fitta serie di quest che sovente ci porterà da un punto all’altro del mondo dandoci modo di esplorarne ogni meandro in cerca di segreti e, ovviamente, armi! Giocoforza, in questa situazione vi troverete invogliati a giocare sempre di più sino (ed oltre) i crediti finali, dopo i quali sbloccherete poi la modalità Hardcore ricca non solo di nuove quest, ma anche di nuovi mostri e nuove sfide, cosicché quasi sarete obbligati a cercare in rete qualcuno che sappia darvi una mano. Se poi voleste aiutarvi da soli, Gearbox ha introdotto tra le novità anche i cosiddetti “punti duro” utili a sbloccare degli appositi gettoni. Questi ultimi ad altro non serviranno che ad aumentare le vostre statistiche “minori”, come i danni inflitti dalle armi o dal corpo a corpo, nonché la velocità di ricarica dello scudo, dei proiettili e così via. Per ottenere punti e quindi gettoni, altro non dovrete fare che risolvere una mezza infinità di obiettivi in game che andranno dall’uccisione di un certo numero di creature, sino al ritrovamento degli oggetti più disparati. Facendovi due calcoli da somari capirete che la sola somma di quest principali, quest secondarie, oggetti ritrovabili e “obiettivi duro” costituirà circa il 90% del divertimento nonché un numero di ore utili al completamento che si approssima a più o meno infinito.

Cieli d’Orione, con che fa rima Orione?

Fa rima con ottimizzazione (no? e sti ca…), parola sconosciuta ai giovani rampati di Gearbox. Se il primo aveva qualche magna tecnica, il secondo borderlands non si è certo migliorato. Texture caricate in ritardo, tearing e qualche inciampo nella gestione delle collisioni e degli hitbox costituiscono i problemi più evidenti di una produzione sicuramente megliorabile. Altra campana quella artistica. Questa suona una musica celestiale tanto da rimanere incantati. Il cel shading è allo stato dell’arte con una quantità di nemici davvero invidiabile, ben caratterizzati e in buona parte originali. Le città sono in perfetto stile senza risultare già viste con una Pandora in forma smagliante. Stessa cosa dicasi del level design che coniuga immersione con un perfetto bilanciamento ai fini del gameplay. Ci sono gli Skag e no ancora non hanno messo un negozio per acquistarli come animali domestici da tenere ai piedi del letto.

Quando scalciare culi è un’arte…

Ma che diavolo ci fai ancora seduto li?! Non lo hai letto il voto globale!? Ma certo che lo hai letto! E comunque, se non lo hai capito Borderlands 2 è forse uno dei migliori giochi usciti per questa generazione di console. È una roba immensa, condita da uno stile ricercato, canzonatorio e unico che fa della violenza, del divertimento (e di un sotteso citazionismo da “presa per i fondelli”) i suoi punti di forza. Ti giuro che 2K Games non mi ha pagato un centesimo per dirti robe come: “è un gioco fighissimo” o “scendo subito e vallo a comprare” o ancora “se hai un amico che ce l’ha dovete giocarvelo subito in coop”. Giuro! Sono parole mie e… oh al diavolo! Io torno a giocare che devo raggiungere il livello 50! ORA! SUBITO! ANCORA! BANG! BANG!