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Recensione Far Cry 5

di: Luca Saati

Far Cry deve la maggior parte del suo successo al terzo capitolo che ha rappresentato un punto di svolta per la serie. Se Far Cry 3 è riuscito a entrare nel cuore dei fan diventando un punto di riferimento per l’intero brand, il merito è principalmente dell’incredibile carisma del suo cattivo con Vaas e il suo concetto di follia che restano tutt’oggi impressi nella mente dei giocatori. Da quel momento in poi ogni capitolo di Far Cry è entrato giocoforza in competizione con il terzo episodio con Pagan Min e l’Himalaya del quarto capitolo che non hanno avuto purtroppo la stessa forza. Ubisoft però non demorde, così, dopo lo spin-off Primal ambientato durante l’età della pietra, ci riprova ad affrontare sé stessa con Far Cry 5 che, per la prima volta nella storia della serie, ci porta negli Stati Uniti d’America per mettere la parola fine al progetto di Eden’s Gate.

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Confessa i tuoi peccati

Hope Country è una contea come tante negli Stati Uniti d’America, ma a un certo punto accade qualcosa che la trasforma radicalmente. Joseph Seed arriva infatti in questo tranquillo luogo del Montana per proferire la parola di Dio. Ben presto però i suoi modi si rivelano tutt’altro che pacifici, il padre (così si fa chiamare dai suoi discepoli) è infatti il leader di una setta religiosa millenarista. Il mondo, per Joseph, sta per finire e per questo motivo vuole prepararsi per una rinascita tramite la preghiera e il pentimento. Chi non crede alle parole del padre viene rapito e trasferito nelle prigioni per subire un vero e proprio lavaggio del cervello con l’unico obiettivo di divenire seguaci di Eden’s Gate.

Dopo un breve filmato in stile documentario che ci introduce proprio tutto questo, ecco che ci ritroviamo insieme a sorvolare Hope Country in elicottero insieme allo sceriffo per porre definitivamente fine al regno di terrore di Joseph Seed. Ci dirigiamo in una chiesa dove il padre sta tenendo uno dei suoi sermoni, lui ci porge le mani per farsi ammanettare, eppure dimostra una grande tranquillità perché in fondo sa bene che Dio non gli permetterà di finire dietro le sbarre. Così in men che non si dica l’elicottero finisce con l’essere distrutto, lo sceriffo e gli altri vengono catturati mentre il protagonista riuscirà a sfuggire dalle grinfie dei cultisti dell’Eden’s Gate.

Per fortuna che a Hope Country c’è ancora qualcuno pronto a combattere contro Joseph Seed e i suoi, così dopo la rocambolesca fuga ci ritroviamo su di una piccola isoletta posta nel cuore della contea per dare inizio alla Resistenza. Questa piccola isola serve in sostanza per spiegare al giocatore come fare per liberare Hope Country: salvare i civili, conquistare avamposti, uccidere i VIP del culto, distruggere gli altari sono tutte operazioni fondamentali per indebolire l’Eden’s Gate. Hope Country è suddivisa in tre macro aree, ognuna controllata da un membro della famiglia Seed: John nella regione di Holland Valley tortura le sue vittime per spingerle a confessare i loro peccati, sfruttando il suo esercito per militarizzare la zona; Faith a Henbain River supervisiona la produzione e la distribuzione della droga trasformando i suoi adepti in una specie di zombie completamente assuefatti da quella sostanza, qui vivrete momenti che ricordano molto da vicino le sequenze oniriche dei precedenti episodi; infine la regione di Whitetail Mountains è governata da Jacob che piega le persone alla sua volontà trasformandole in prede per i suoi cacciatori.

Svolgendo le attività sopracitate e una serie di quest andremo a riempire una barra che indica la percentuale di completamento di quella zona. Questa barra è suddivisa a sua volta in tre parti, ogni volta se ne completa una si sblocca una missione principale in cui affrontare il membro della famiglia Seed che controlla la zona. In modo simile a quanto visto con Assassin’s Creed Origins e Ghost Recon Wildlands, anche Far Cry 5 vuole dare la massima libertà al giocatore che potrà dunque scegliere senza nessun limite a quale zona dedicarsi per prima.

Se da una parte questa libertà è una caratteristica sicuramente apprezzabile di Far Cry 5, dall’altra parte c’è il rovescio della medaglia con una componente narrativa che viene eccessivamente frammentata risultando quindi poco omogenea. Davvero un peccato perché gli antagonisti hanno carisma da vendere, ma la storia non riesce mai a ingranare la marcia, complice anche la pessima scelta di non dare voce al protagonista (personalizzabile mediante uno scarno editor) che sembra essere vittima degli eventi non riuscendo a coinvolgere il giocatore come invece successo con i precedenti episodi. È pur vero che i protagonisti di Far Cry non hanno mai brillato per carisma, tuttavia in passato riuscivano a trasmettere una personalità e delle emozioni, mentre in questo quinto capitolo non avviene niente di tutto ciò.

Caos in America

Chi ha giocato i precedenti Far Cry si troverà immediatamente a casa con questo quinto capitolo. Il feeling pad alla mano è quello a cui siamo abituati con la solita commistione di shooting e stealth. C’è quindi la possibilità di utilizzare il binocolo per marchiare i nemici presenti in zona e decidere così come agire: i novelli Rambo possono affidarsi a diverse bocche da fuoco con un gunplay arcade semplice, veloce, immediato e sempre divertente; i giocatori più discreti preferiranno invece un approccio più diretto e silenzioso sfruttando abbattimenti silenziosi e armi come arco e frecce, la fionda o i coltelli da lancio; i sabotatori invece potranno scatenare il caos grazie a ordigni a distanza; infine spazio anche per i cecchini.

Questa volta però a darvi man forte ci sono gli Specialisti, personaggi da reclutare durante l’avventura in grado di supportarci in diversi modi; in questo caso ci viene subito a mente Metal Gear Solid V: The Phantom Pain che permetteva di scendere sul campo di battaglia con il cane DD, la cecchina Quiet e non solo. In Far Cry 5 avremo un totale di nove specialisti a cui si aggiungono tre soldati arruolabili, ogni volta potremo farci accompagnare solo da due di loro. Ogni specialista ha le sue abilità: il cane Boomer è in grado di marchiare i nemici in zona e di raccogliere armi; Grace è la cecchina in grado di eliminare a distanza i nemici che le indichiamo; Nick è invece il pilota che col suo aereo sorvola la zona e sgancia una bomba non appena gli diamo l’ordine; questi sono solo alcuni esempi, ma vi assicuriamo che c’è n’è per tutti i gusti dall’amante delle esplosioni, al piromane, il felino in grado di fare abbattimenti silenziosi e il possente orso pronto a colpire con i suoi assalti.

Il sistema di crescita del personaggio è stato snellito: la caccia e la pesca (piccola novità che introduce un semplice minigioco) infatti non serviranno più per costruire nuove fondine o per migliorare lo zaino come avveniva in passato, ma semplicemente per ottenere le pelli da vendere in cambio di denaro. Tutto viene gestito da un semplicissimo ramo delle abilità suddiviso in cinque parti in cui spendere i vari punti, ottenibili mediante il completamento di apposite sfide e non tramite la classica barra dell’esperienza, per migliorare il proprio personaggio. Le abilità disponibili sono quelle a cui ci ha abituato la serie con la possibilità di aumentare la barra della salute, ingrandire la riserva di munizioni, migliorare la maestria con le armi, effettuare abbattimenti silenziosi consecutivi, velocizzare il tempo di recupero degli specialisti in caso di loro morte e non solo. Dopo diverse ore passate con questo nuovo sistema di crescita, ammettiamo di essere rimasti delusi visto in quanto un’attività come la caccia, che nei precedenti episodi era un buon diversivo per spezzare un po’ la monotonia, diventa praticamente inutile e fine a sé stessa. Presente invece la personalizzazione delle armi con la possibilità di montare mirini, silenziatori e caricatori più grandi, così come cambiare la colorazione. Anche il garage presenta una buona varierà tra quad, auto, camion, elicotteri, aerei e barche acquistabili tramite la moneta di gioco.

Segnaliamo infine la possibilità di giocare l’avventura in co-op con un amico, anche se purtroppo ancora una volta l’unico a fare i progressi è colui che ospita la partita mentre l’invitato si limita a fare da supporto senza progredire. Un elemento più volte criticato dai fan visto che li scoraggia a utilizzare le funzionalità cooperative, ma Ubisoft sembra non sentirci bene da un orecchio.

Arcade

Dopo il dimenticabile multiplayer del quarto capitolo, questa volta Ubisoft ha pensato un qualcosa di nuovo chiamato Far Cry Arcade. Si tratta in sostanza di un editor che permette alla community di sbizzarrirsi creando livelli extra ed esperienze di gioco completamente diverse dall’opera originale. Anche in questo caso troviamo il supporto alla co-op, e in più la possibilità di portare i progressi anche nella campagna, di conseguenza il personaggio che utilizzerete è praticamente lo stesso in entrambe le esperienze. All’interno di Far Cry Arcade troviamo anche esperienze competitive come i Deathmatch con contenuti tratti da altri giochi Ubisoft come Watch Dogs e Assassin’s Creed. La software house francese ha inoltre assicurato un supporto continuo all’Arcade Mode con tanti nuovi contenuti in arrivo nei prossimi mesi. Si tratta insomma di una feature in continua crescita che, se la community supporterà come si deve, regalerà tante gioie. Già adesso potete trovare qualche chicca molto interessante.

Il fascino del Montana

L’elemento più riuscito di Far Cry 5 è senza ombra di dubbio la sua ambientazione. Hope Country è un luogo affascinante con ogni area caratterizzata sin nei minimi dettagli tra rigogliose foreste, colline, fiumi, cascate ed enormi laghi. Un luogo così bello da esplorare ‘rovinato’ però dal passaggio del culto di Eden’s Gate con i corpi inchiodati alle pareti degli avamposti, altri appesi sui tralicci della corrente, e massacri in ogni incrocio della strada. Hope Country sembra a tratti un paradiso terrestre quando ci si concentra solo sulla natura, per poi sembra un inferno quando troviamo la violenza degli edenisti. È proprio questa dicotomia tra paradiso e inferno l’elemento più riuscito della produzione Ubisoft.

Il tutto è poi accompagnato da un comparto tecnico solido con il Dunia Engine (motore storico della serie) che si presenta al massimo della forma presentando un’ottima pulizia visiva, texture migliorate ed effetti particellari di buon livello come il fuoco che si propaga nello scenario. Non ci troviamo dinanzi a un open world che setta nuovi standard dal punto di vista tecnico, eppure Far Cry 5 regala un comparto visivo assolutamente degno di nota. Anche il frame rate si comporta bene con 30 fps e rarissimi cali. Di ottimo livello anche il comparto audio con un buon doppiaggio in italiano e musiche azzeccate.

Commento finale

Arrivati al quinto capitolo di Far Cry forse era lecito aspettarsi qualcosa in più da parte di Ubisoft, e invece la casa francese ha preferito andare sul sicuro osando poco e presentando un prodotto molto tradizionale e in linea con quanto visto negli ultimi capitoli. La storia, a causa della struttura di gioco eccessivamente libera, risulta troppo frammentata e priva di mordente nonostante dei villain carismatici dal carattere eclettico e affascinante, e un’ambientazione assolutamente riuscita. Il gameplay è solido e divertente, ma il sistema di crescita risulta snellito eccessivamente rendendo praticamente inutili attività un tempo fondamentali per spezzettare un po’ la monotonia. Insomma definire una delusione Far Cry 5 non è del tutto corretto, e il voto che trovate qui sotto ne è la conferma visto che siamo sicuri che i fan apprezzeranno anche questo episodio, tuttavia, dopo un quarto capitolo altrettanto conservatore, era lecito aspettarsi qualcosina di più coraggioso e invece proprio da questo punto di vista siamo rimasti delusi.