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Recensione Dragon Age: Inquisition

C’è una legge non scritta secondo la quale il secondo capitolo di una saga, sia essa cinematografica, letteraria o, nel nostro caso, video ludica, rappresenti sempre un momento critico, incapace di raggiungere le vette dell’opera originaria. E Dragon Age ha fatto di tutto per non sfuggire a questo particolare e assurdo dogma, con un secondo episodio reo di aver gettato alle ortiche tutto ciò che era stato apprezzato dai giocatori nella sua incarnazione principale. Bioware, dunque, memore degli errori passati, si è trovata a correggere con forza la rotta nel suo Dragon Age: Inquisition, nuova iterazione del popolare brand ruolisitico giunto oggi alla sua terza avventura. I ragazzi canadesi saranno riusciti a riconquistare il favore dei fan?

di: Simone Cantini

C’è una legge non scritta secondo la quale il secondo capitolo di una saga, sia essa cinematografica, letteraria o, nel nostro caso, videoludica, rappresenti sempre un momento critico, incapace di raggiungere le vette dell’opera originaria. E Dragon Age ha fatto di tutto per non sfuggire a questo particolare e assurdo dogma, con un secondo episodio reo di aver gettato alle ortiche tutto ciò che era stato apprezzato dai giocatori nella sua incarnazione principale. Bioware, dunque, memore degli errori passati, si è trovata a correggere con forza la rotta nel suo Dragon Age: Inquisition, nuova iterazione del popolare brand ruolisitico giunto oggi alla sua terza avventura. I ragazzi canadesi saranno riusciti a riconquistare il favore dei fan?

C’è uno squarcio nel cielo

La lotta tra Maghi e Templari si sarebbe dovuta risolvere in maniera pacifica una volta per tutte in seguito al Conclave a cui i due ordini erano stati invitati a partecipare al gran completo, uno sforzo fatto per riportare la pace in tutta Thedas. Pare però che la guerra fosse destinata a non abbandonare così facilmente queste lande martoriate: una devastante esplosione, difatti, ha finito con lo spazzare via in un lampo tutti i partecipanti a questa riunione, ponendo così fine ad ogni tentativo di riappacificazione. È tra le macerie fumanti, testimoni della disgrazia, che entra in scena il nostro avatar, unico superstite scampato misteriosamente alla deflagrazione e sin da subito al centro di numerosi sospetti. Come se non bastasse un sinistro squarcio verde è apparso nel cielo, accompagnato dalla comparsa di numerose creature demoniache pronte a mettere a ferro e fuoco il continente. E così, tra lotte di potere, sospetti e numerosi colpi di scena, il nostro ruolo di Araldo di Andraste ci porterà a vivere in prima persona le vicende abilmente intrecciate dai ragazzi di Bioware.

C’è tutto un mondo intorno…

Se avete in mente di imbarcavi in questa epica avventura, preparatevi a trascorre molte, moltissime ore in compagnia dei personaggi (vecchi e nuovi) che popolanoDragon Age: Inquisition. Da buon gioco di ruolo quale è, difatti, il titolo ci metterà ben presto a disposizione un quantitativo spropositato di attività che, esulando dalla main quest, ci terranno impegnati a lungo. Tutte le macro aree di cui sono composti i territori di Ferelden e Orlais, difatti, saranno letteralmente costellate di subquest e segreti da scovare, ai quali si aggiungerà tutta una serie di attività collaterali che ci porteranno ad intrecciare relazioni sentimentali, arredare la nostra fortezza oppure creare o potenziare armi ed armature tramite un riuscitissimo sistema di crafting. Seppur tutto in apparenza superfluo, ciò si rivelerà ben presto molto utile, oltre che per mero divertimento, anche allo sblocco delle varie missioni principali e delle aree opzionali: ogni attività che svolgeremo, difatti, servirà ad accrescere il potere dell’Inquisizione, il quale ci consentirà di avere accesso ai vari capitoli della storia, oltre che ad una serie di abilità secondarie che vanno ad affiancare il già completo e complesso set di specializzazioni proprio di ogni personaggio.

Fusione perfetta

Orbene, tutta questa copiosa abbondanza come viene affrontata dall’incauto giocatore? Chiariamo subito che le affinità belliche di Inquisition affondano le loro radici all’interno del sistema introdotto nel secondo capitolo della saga, donando quindi agli scontri un’impronta decisamente più action. Il tutto però è stato limato per venire incontro anche a coloro che amano pianificare gli scontri in maniera decisamente più tattica. Se si sceglie la prima impostazione potremo avere il controllo, in ogni momento, di ciascuno dei membri del party, tra quali è possibile switchare in tempo reale tramite la pressione del d-pad. Ognuno di loro avrà a disposizione un set di abilità, dotate ciascuna di un tempo di ricarica (più contenuto rispetto al passato) oltre all’attacco standard. Tramite la pressione del dorsale sinistro, inoltre, sarà possibile accedere al kit di pozioni attualmente disponibili, strumenti quanto mai preziosi considerando che nessuna specializzazione prevede la presenza di incantesimi curativi. Se però è la pianificazione la nostra amica più cara, tramite l’impiego della visione tattica sarà possibile mettere in pausa il gioco e organizzare le mosse del nostro gruppetto di avventurieri. Questa opzione si rivelerà decisamente utile ai livelli di difficoltà più elevati e in caso di abilitazione del fuoco amico. Unica nota dolente di tale sistema è da riscontrare in un’area di visuale ridotta che, specie nelle mappe più ristrette, rende talvolta difficile la lettura delle situazioni.

Ammazzamenti in compagnia

Eddai, parliamoci chiaro, il multiplayer introdotto in Inquisition non ha certo l’ambizione di voler rivoluzionare il titolo, oppure di fornire un’alternativa corposa alla ben più ricca campagna in singolo. Diciamo subito che, pur essendo un’aggiunta che a qualcuno potrebbe far senza dubbio piacere, la possibilità di affrontare mappe generate in maniera semi casuale assieme a tre amici non è altro che un piccolo bonus che non va assolutamente ad inficiare, o elevare ulteriormente, l’indubbia bontà del gioco Bioware. Prendete un personaggio modellato sulla falsa riga di quelli visti nello story mode, personalizzatelo a vostro piacere e lanciatevi in questa esperienza simil MMORPG, sconfiggendo creature e boss vari e facendo man bassa del loot, indispensabile per potenziare e migliorare ulteriormente il nostro nuovo avatar. Funziona? Sul breve periodo senza dubbio sì, anche se spesso i combattimenti potrebbero risultare alquanto caotici, ma siamo sicuri che ben presto preferirete trascorrere parte del vostro tempo per portare a termine una delle innumerevoli subquest della storia, piuttosto che stazionare online in compagnia.

Guarda papà, un drago!

Seppur sviluppato in ottica cross generazionale, c’è di dire che l’impatto estetico di Dragon Age: Inquisition non è certo da sottovalutare, soprattutto considerando l’ampiezza degli ambienti di gioco. Certo non mancano alcune magagne grafiche, riscontrabili in primis in alcune texture decisamente sotto tono e in alcune animazioni da rivedere (il salto grida ancora vendetta!), ma tutto passa decisamente in secondo piano non appena iniziamo a muovere i primi passi perThedas, il tutto magistralmente sorretto da un engine decisamente solido. Nulla di spiacevole da dire sul comparto audio che mette in campo un sapiente doppiaggio in lingua inglese ed un accompagnamento musicale di qualità eccelsa. Peccato per alcuni bug di troppo che rendono macchinosa la riuscita di alcune subquest, le quali hanno richiesto il riavvio del gioco prima di poter essere concluse.

Prendete il mai troppo lodato Baldur’s Gate, titolo in cui ogni singolo centimetro di mappa racchiudeva un elemento ludico da affrontare, declinatelo in chiave moderna ed avrete un piccolo assaggio di quello che offre Dragon Age: Inquisition. Un mondo pulsante e ricco di contenuti, sorretto da una narrazione avvincente e da un gameplay di tutto rispetto, capace di accontentare sia i puristi del genere che coloro che sono più avvezzi all’immediatezza. Insomma, se non vi spaventa l’idea di venire rapiti da un gioco immenso, non avete assolutamente scuse per rimandare l’acquisto dell’ultima fatica Bioware.