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Recensione Digimon Story: Cyber Sleuth – Hacker’s Memory

di: Luca Saati

Bandai Namco ci sta abituando bene con i videogiochi dei Digimon pubblicandone uno ogni anno. Lo scorso anno è toccato a Digimon World: Next Order, questa volta ritorniamo invece in Digimon Story, serie parallela che abbraccia uno stile più classico a quello dei JRPG a turniDigimon Story: Cyber Sleuth – Hacker’s Memory condivide buona parte delle cose viste due anni fa in Digimon Story: Cyber Sleuth, proponendo però una nuova storia e qualche piccola novità di gameplay. Ne varrà la pena ritornare nell’EDEN?

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I ricordi di un hacker

Ritroviamo quindi in Digimon Story: Cyber Sleuth – Hacker’s Memory le stesse tematiche viste nel capitolo originale con una Tokyo futuristica e una popolazione che si rifugia in una sorta di social network virtuale chiamato EDEN. La storia è quindi caratterizzata dal continuo passaggio da un mondo all’altro e vede protagonista un ragazzo di nome Keisuke. Quest’ultimo viene accusato di un crimine che non ha commesso, perde la sua identità nell’EDEN e si unisce così a un gruppo di hacker per provare la sua innocenza e recuperare ciò che gli è stato rubato. Ad aiutarlo ci sono ovviamente anche i Digimon pronti ad intervenire in combattimento in alcune zone dell’EDEN caratterizzate da numerosi pericoli.

La storia si abbraccia direttamente a quella dell’originale Digimon Story: Cyber Sleuth, durante l’avventura ritroviamo nuovi e vecchi personaggi come l’affascinante Detective Kuremi e non solo. Anche in Hacker’s Memory la storia è caratterizzata da casi da risolvere tra il mondo digitale e quello reale portandovi a sbloccare man mano nuove aree, alcune inedite e altre riprese direttamente dal titolo uscito due anni fa. Il problema della storia di Hacker’s Memory è lo stesso del gioco uscito due anni: l’eccessiva prolissità di dialoghi, specie nella prima parte, finisce ben presto a portare a noia e la trama quindi si trasforma in un semplice collante per giustificare l’andare in giro nell’EDEN con i propri mostri digitali, combattere e farli crescere per la Digievoluzione.

Se avete giocato a Digimon Story: Cyber Sleuth vi è anche possibile trasferire i salvataggi in Hacker’s Memory così da ottenere alcuni oggetti bonus e la possibilità di mantenere i progressi nell’albero di Digievoluzione di ciascuna creatura.

Digimon e social network

Chi ha già giocato all’originale Cyber Sleuth si troverà praticamente a casa con questo Hacker’s Memory. Il gameplay alla base del gioco è infatti praticamente identico arricchito di qualche piccola novità come un numero maggiore di Digimon (oltre 320) e un altro tipo di battaglie di cui ne parleremo più avanti. Lo starter iniziale permette di scegliere tra Gatsumon, Tentomon e Betamon. Molto presto si possono sbloccare ulteriori creature da far unire al proprio roster, l’unica cosa da fare è esplorare gli scenari, e andare alla ricerca di combattimenti tramite i soliti incontri casuali così da scannerizzare i Digimon che si mettono sulla vostra strada. Una volta raggiunto il 100% di scan vi sarà possibile far nascere la vostra creature al DigiLab o in alternativa aspettare che lo scan arrivi al 200% per aspirare a statistiche più alte. Tramite il DigiLab possiamo non solo gestire la nostra squadra di mostri digitali, ma possiamo anche farli crescere alla DigiFarm, una sorta di casa in cui tenere le creature che non potete portarvi con voi per i classici limiti di spazio nell’inventario. Ovviamente al DigiLab è possibile anche effettuare le digievoluzioni, a patto ovviamente che la creatura abbia il livello e le statistiche giuste. La cosa interessante è che ogni Digimon presenta un proprio albero delle digievoluzioni, questo vuol dire che sarete voi a scegliere in quale creatura farlo evolvere spingendo così i giocatori a sperimentare e divertirsi quanto più possibile passando da un mostro digitale all’altro.

Ovviamente il modo più veloce per far aumentare di livello il vostro Digimon, e portarlo così all’evoluzione, è il combattimento che si presenta come il più classico dei JRPG a turni. Sul campo di battaglia si possono schierare un massimo di tre Digimon a testa, nella parte destra dello schermo troviamo l’ordine dei turni, in basso a sinistra invece un menù in cui scegliere se effettuare un semplice attacco, utilizzare un’abilità, mettersi in difesa o oggetti come cure e bonus passivi. Inutile dire che per utilizzare le abilità dei Digimon bisogna spendere i loro punti stamina, elemento che nelle prime ore guarderete a malapena ma che nelle fasi più avanzate dovrete gestire con attenzione. La parte più ruolistica è gestita da un sistema di carta-forbici-sasso: i Digimon di tipo Vaccino sono più forti contro quelli di tipo Virus, quelli di tipo Virus sono più forti contro quelli di tipo Dati e infine quest’ultimi sono più forti contro quelli di tipo Vaccino. Oltre a questa componente bisogna tenere anche conto che ogni Digimon può appartenere a generi come fuoco, erba, acqua, terra e così via rendendo quindi gli attacchi più forti o più deboli a seconda di chi state utilizzando e di chi vi trovate di fronte. Può sembrare molto da tenere a mente, ma col tempo memorizzerete tutte queste cose, merito anche di un’interfaccia sempre molto chiara che presenta un indicatore di colore diverso in base all’efficacia del vostro attacco.

L’unica novità di rilievo in Hacker’s Memory è rappresentata dalle battaglie tra hacker rese come una sorta di gioco da tavolo in cui muovere i personaggi in apposite caselle da conquistare per ottenere i punti sufficienti per vincere. Se su una casella è presente un nostro avversario, si avvia un combattimento con ogni Digimon che può effettuare una sola mossa. Sconfiggendo l’avversario in poche mosse vi sarà possibile conquistare la postazione, in alternativa dovrete avviare un nuovo scontro con i Digimon che mantengono gli stessi punti salute e stamina della battaglia precedente. Si tratta di una variante molto piacevole grazie a una componente strategica più forte e utile a spezzare un po’ la monotonia.

L’unica critica che ci sentiamo di fare al gameplay di Hacker’s Memory è la sua incapacità di osare: il gioco di Bandai Namco infatti non propone niente di nuovo né per il genere di appartenenza e neanche per coloro che hanno giocato Digimon Story: Cyber Sleuth due anni fa. C’è invece molto da ridire sul comparto tecnico che non riesce a tenere il passo con i titoli di questa generazione presentando modelli poligonali scarni, texture in bassa definizione, ambienti molto spogli e animazioni legnose. Anche il sonoro non dà il meglio di sé e finisce ben presto per stancare a causa della sua ripetitività. Altra cattiva notizia viene dalla localizzazione, manca infatti la traduzione in italiano, un brutto passo indietro da questo punto di vista considerando che lo scorso anno Digimon World: Next Order era stato tradotto.

Commento finale

Digimon Story: Cyber Sleuth – Hacker’s Memory è un gioco dedicato solo agli appassionati dei mostri digitali, se avete apprezzato Cyber Sleuth due anni fa, apprezzerete allo stesso modo anche questo nuovo capitolo, a patto di tenere ben in mente che il titolo presenta davvero pochissime novità e un comparto tecnico abbastanza sotto tono. La speranza è che le prossime iterazioni videoludiche dei Digimon trovino il coraggio di osare un po’ di più e proporre così qualcosa di ancora più divertente per i fan.