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Recensione Deadlight: Director’s Cut

di: Simone Cantini

Gli zombie sono davvero irriducibili: puoi picchiarli, bruciarli, annegarli o sparargli alla testa, ma difficilmente riuscirai a liberarti di loro, visto che il loro numero è destinato a salire in maniera costante. E no, non sto parlando di quelli presenti in film e serie TV, bensì dei morti viventi che stanno da anni imperversando incontrastati nel mondo dei videogiochi, la cui presenza inizia un po’ a puzzare proprio come dovrebbe fare la loro ipotetica controparte reale. A meno che non si presenti una qualche eccezione come Deadlight: Director’s Cut.

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L’ennesima apocalisse?

È davvero difficile, specie in un mercato così stantio, rinnovare stilemi che paiono oramai incancreniti. Talvolta però salta fuori dal cilindro la proverbiale idea in grado di ribaltare e riscrivere situazioni e concetti oramai triti e ritriti. È quello che è successo ai ragazzi di Tequila Works che, nell’oramai remoto 2012, fecero uscire su Xbox 360 Deadlight, un bizzarro mix tra un platform bidimensionale ed un survival horror. Riuscitissimo sotto l’aspetto stilistico e quello meramente legato alla giocabilità, l’esordio di Tequila Works peccava però in quanto a longevità, data l’esigua durata dell’avventura del ruvido guardaboschi canadese Randall Wayne. Quasi a voler correggere i proprio errori, ecco quindi che lo studio spagnolo torna oggi con Deadlight: Director’s Cut, release stavolta multiformato che promette, almeno sulla carta, di rappresentare una solta di rinascita per questa interessante IP. Il gioco, nella sua ossatura principale, non presenta modifiche di sorta, limitandosi ad introdurre un comparto tecnico aggiornato ai 1080p, in grado di esaltare ulteriormente la cura maniacale riposta nella creazione della devastata Seattle del 1986. Le uniche ulteriori aggiunte al debutto originale sono rappresentate dall’introduzione del livello di difficoltà Incubo, in cui avremo a disposizione un’unica vita e non saranno presenti checkpoint, a cui si affianca la blanda modalità Sopravvivenza, in pratica una versione zombie dell’Orda cara a Gears. In questo caso, però, scordatevi di frantumare cervelli in compagnia, dato che Deadlight: Director’S Cut non presenta alcuna componente multigiocatore: ci limiteremo a far registrare il miglior tempo, utile unicamente a scalare le classifiche globali.

Deadlight screenshot_02

Luci e ombre

Alla luce di queste marginali aggiunte, quindi, appare chiaro come il piatto principale sia ancora una volta rappresentato dalla breve avventura che ha Randall come protagonista. E questa, pur con tutti i limiti già registrati quattro anni fa, risulta ancora una volta più che godibile, pur con i suoi inevitabili alti e bassi. I primi sono rappresentati da una felice rivisitazione delle meccaniche che resero grandi l’originale Prince of Persia e (soprattutto, almeno in questo caso) Flashback, calando il tutto all’interno di una ben tratteggiata apocalisse zombie che, seppur non certo originale, gode comunque di una scrittura piacevole e coerente. Muovendosi in un ambiente bidimensionale, Randall potrà saltare ed arrampicarsi e qualora la situazione non lasci altra alternativa, ecco che lo vedremo impegnato a fracassare cadaveri ambulanti a colpi di accetta, oppure a polverizzare cervelli grazie ai rari proiettili disseminati nell’area di gioco. Vero è, però, che data la sua scarsa resistenza e perizia nel combattimento, il gioco tenderà a favorire un approccio decisamente più furtivo ed intelligente, una scelta che ben si sposa con l’istinto di sopravvivenza che guiderà le azioni del nostro peculiare eroe con il quale, almeno inizialmente, risulterà difficile stabilire un qualsiasi legame empatico. Randall, difatti, apparirà sin da subito come un individuo solitario, mosso unicamente dal desiderio di rimaner in vita il più a lungo possibile, poco importa se questo significhi non curarsi minimamente degli altri essere umani ancora in vita con i quali entra in contatto. Ed il fatto che ne prendiamo il controllo quattro mesi dopo l’inizio dell’epidemia che ha devastato il globo ci lascia del tutto ignari in merito a quella che sia la sua reale personalità, una personalità che andrà delineandosi poco a poco nel corso dell’avventura, grazie alle pagine del suo diario che sarà possibile recuperare. Seppur non certo originale, il personaggio che ne emerge risulta comunque ottimamente caratterizzato e, se confrontato con la durata complessiva del gioco, bisogna comunque fare un applauso a Tequila Works per essere riuscita a tratteggiare in così poco tempo un individuo decisamente complesso. Purtroppo però, laddove c’è luce non può che esserci anche ombra, che nel caso di Deadlight: Director’s Cut è rappresentata, come già scritto, da una durata di gioco sin troppo risicata: in poco più di 3 ore si giungerà ai titoli di coda, lasciandoci con una fastidiosa voglia di averne ancora un po’. Questa sensazione è acuita anche da una campagna che, pur nella sua brevità, non manca di presentare sezioni decisamente poco ispirate (la parte nelle fogne pare quasi avulsa dal mood complessivo). Lo stesso level design, incentrato fortemente sul trial and error, funge quasi da escamotage utile unicamente a far lievitare il counter dei minuti. E data, comunque, la bontà dello stesso, l’utilizzo di questo approccio pare proprio un bieco trucchetto utile unicamente a superare un budget produttivo non certo esorbitante. Chiude il cerchio dei difetti la mancata rifinitura del sistema di controllo che, come in passato, tende ad essere poco reattivo in alcune sporadiche circostanze. Niente da dire, invece, sul comparto grafico e sonoro che, mai come ora, rappresentano il vero fiore all’occhiello di Deadlight: Director’s Cut.

Deadlight Directors Cut Survival Arena Interactive Defences Screenshot 2

Poteva essere l’occasione per rendere Deadlight: Director’s Cut un piccolo ed imperdibile gioiello, invece lo sbarco del titolo Tequila Works su Xbox One e PS4 si è rivelato l’ennesimo tentativo puramente commerciale. Le aggiunte che fanno da contorno al rivisitato comparto grafico, difatti, non rappresentano certo un incentivo all’acquisto per tutti coloro che già vestirono i panni di Randall Wayne su Xbox 360. Se invece il lavoro del team iberico non è mai transitato sui vostri schermi, Deadlight: Director’s Cut potrebbe rappresentare una felice, per quanto davvero breve, sorpresa.