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Recensione Dead Cells

di: Marco Licandro

Parliamo di Dead Cells, che ultimamente sta avendo un non per niente inaspettato successo sui socials. Al solito venite sul Tribe per sapere se effettivamente un prodotto è tutto hype oppure ha effettiva sostanza, ed il più delle volte riusciamo ad aprirvi gli occhi su un prodotto acclamato dagli streamers ma che in realtà manca di contenuto. Beh, non è questo il giorno.

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Benvenuto in Dead Cells, sei appena morto

Se siete veramente bravi, il vostro primo walkthrough durerà all’incirca 6 o 7 minuti, prima di soccombere contro i nemici. Perché? Semplice, il titolo è strutturato in maniera tale che fornisca una sfida sempre nuova, con nemici sempre diversi e letali, e alla prima partita (e probabilmente anche la seconda) sarete ancora confusi ed ingenui nei confronti del curassimo mondo di gioco. Con livelli composti in maniera procedurale, e sempre diversi ad ogni tentativo, Dead Cells vi sfiderà a completare il gioco, sconfiggendo il boss finale, con una sola vita e senza mai perdere. Pena, reiniziare da capo.

Ne voglio ancora

Sostanzialmente Dead Cells non è altro che un Castlevania pixellated rogue fast paced difficult but fair action slash game Non avete capito nulla? Eppure è la descrizione migliore che ci venga in mente.
È quella tipologia di titolo action dove dovrete saltare in livelli proceduralmente generati su più livelli, affettando nemici ed evitando i loro letali colpi, guadagnando esperienza reale di gioco e sfruttandola per il tentativo successivo. Nonostante la sfida generata dalla difficoltà intrinseca del gioco, non avremo mai la sensazione che questa sia eccessiva o sleale, attribuendo la colpa semplicemente alla poca esperienza, e tornando in campo nuovamente con la stessa energia e volontà di prima. Ogni volta che tenteremo diventeremo, per forza di cose, più veloci, più abili, consapevoli, permettendoci di andare un pelino oltre la nostra ultima run.

Tutto da capo, ma non proprio

In maniera intelligente, il gioco forza il giocatore a reiniziare da capo in caso di morte, ma grazie alla complessità del titolo, questa funzionalità non da assolutamente fastidio al giocatore per via di una serie di stratagemmi utilizzati che andremo ora ad analizzare. Innanzitutto il fatto che i livelli siano sempre diversi porta comunque aria fresca, seppure questi abbiano comunque stile e nemici uguali tra loro. La presenza di un inventario nel quale porre armi e poteri ci spingerà a tentare costantemente nuove combinazioni così da vedere con quale saremo più forti. L’esplorazione è fortemente premiata dalla presenza di potenziamenti che andranno a toccare una delle tre tipologie di arma, prediligendo attacco, azione tattica, e salute.
Non solo, uccidendo i nemici, questi rilasceranno spesso delle sfere blu, le quali andranno necessariamente utilizzate tra un livello e l’altro per acquisire armi e potenziamenti, i quali una volta sbloccati rimarranno nel mondo di gioco anche in caso di morte, arricchendo di volta in volta l’esperienza complessiva del gameplay.

Un gioco sempre nuovo, tutto da scoprire

Il tutorial di gioco vi istruirà nelle basi, ma non oltre. Man mano che giocheremo, andremo a sperimentare sempre qualcosa di nuovo, con un numero tale che anche in fase di recensione risulta difficile ricordare ed elencare tutte le possibilità a disposizione. Vi sono forzieri normali e forzieri maledetti, i quali daranno accesso ad un loot migliore, ma maledicendoci con una sfida decisamente ardua, come può esserlo morire in un solo colpo, a meno che non sconfiggiamo prima 10 nemici, in tal caso la maledizione verrà automaticamente sconfitta. Potremo sbloccare armi diverse casuali all’inizio di ogni run, tener conto di quanto effettuato nel gioco finora, sbloccare poteri sempre presenti che ci permetteranno di interagire con elementi del livello dapprima inutili. Vi saranno chiavi che apriranno porte blindate, e altre porte che si chiuderanno per sempre dopo un certo minuto di gioco. Potenziamenti a scelta che ci daranno attacco maggiore sulle combo o che ci ridaranno punti vita all’uccisione di ogni nemico.

Quel gameplay che, oh

Se finora abbiamo parlato della struttura di gioco e delle infinite possibilità che questo offre, aspettate a sentire come si gioca. Lo stile pixelloso è veramente ben fatto, dando quello stile retro al titolo che lo rende di suo abbastanza unico. Ma la parte migliore è probabilmente l’estrema fluidità di gioco, grazie alle sua animazioni rapide, che sembrano rispondere istantaneamente ai nostri pensieri, ancor prima delle nostre mani. Giocare Dead Cells è una goduria, c’è poco da dire, e nonostante l’estrema sfida proposta, non ci sentiremo mai scoraggiati dall’andare avanti, quanto spronati a iniziare tentando qualcosa di nuovo, fino a raggiungere il complicatissimo boss finale, che prima o poi riusciremo a sconfiggere. Forse.

In conclusione

Dead Cells? Venduto, aggiudicato. Basta. Un must have, a meno che non abbiate paura di accettare la sfida…

EXTRA

Godetevi il simpaticissimo trailer animato che ritrae lo “spirito” del gioco.

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