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Recensione Crossing Souls

di: Simone Cantini

Cosa hanno in comune Ritorno al Futuro, I Goonies e Ghostbusters? Beh, oltre ad essere tre dei migliori film che siano mai comparsi sul grande schermo (no, su questo non transigo!), il trittico di pellicole rigorosamente anni ’80 rappresenta solo un infinitesimale tassello dello stratificato universo che è stato fonte di ispirazione per Crossing Souls. L’opera degli iberici Fourattic, difatti, non nasconde il suo voler essere un sentito e riuscito omaggio a quel periodo che, ancora oggi, non riesce a non essere fertile fonte di ispirazione per i vari media.

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Ricordi di un’estate

Una terribile tempesta ha causato ingenti danni alla rete elettrica di Tajunga, tranquilla cittadina californiana in cui vivono i cinque protagonisti di Crossing Souls. Apparentemente niente di così particolare, solo che ben presto quello che aveva tutto l’aspetto di un normale evento meteorologico finirà per dare origine ad un qualcosa di molto ben più grande e pericoloso. Difficile addentrarsi in maniera più precisa all’interno della narrativa imbastita dai ragazzi di Fourattic, visto che questa giocherà un ruolo fondamentale per l’economia generale del titolo, in virtù del fatto che il suo svolgimento andrà direttamente ad impattare sul gameplay dell’intera produzione. Posso solo dirvi che tutto si svilupperà in una maniera che richiama profondamente alla mente il mood delle pellicole citate in apertura. E lo farà sia presentandoci uno svolgimento tanto caro ai teen movie della mia infanzia, sia snocciolando situazioni che ricalcheranno in maniera decisamente fedele eventi cari alla cinematografia dell’epoca, non disdegnando inoltre di presentare tutta un’impressionante serie di citazioni più o meno velate ad elementi della cultura pop del periodo (che vi sfido a trovare tutte quante: un vero gioco nel gioco!). L’insieme è tenuto in piedi dal quintetto di eroi che saremo chiamati a controllare, modellati attorno ai felici stereotipi che imparammo a conoscere oltre 30 anni fa: l’eroe dal cuore buono, il nerd ipertecnologico, il maschiaccio di cui tutti sono innamorati, il cicciottello forzuto ed il classico, piccolo, combinaguai. Si tratta di un cast a cui, soprattutto se si è cresciuti all’ombra delle suggestioni precedentemente citate, è impossibile non affezionarsi, visto anche il modo perfetto con cui sono costruiti ed amalgamati all’interno del contesto. E così, tra richiami a Stand by Me, squarci di E.T. ed un fuggevole poster de La Storia Infinita, gli otto capitoli di cui Crossing Souls è composto scorreranno via in un baleno, anche se in realtà ci vorranno all’incirca altrettante ore per giungere ai titoli di coda, magari dopo aver raccolto i citazionistici e spassosi collezionabili. È proprio vero che il tempo vola quando ci si diverte.

L’unione fa la forza

E l’intrattenimento, nel caso di Crossing Souls, non si ferma certo al semplice aspetto narrativo, ma si espande in maniera convincente grazie ad una struttura videoludica che fonde tra loro in modo interessante molteplici realtà. La più grande ed evidente e quella che richiama gli episodi classici di Zelda, con un ambiente di gioco diviso in schermante in cui, di volta in volta saremo chiamati a risolvere enigmi oppure a lottare contro i vari avversari. Non mancheranno anche sezioni in stile beat’em up in salsa Final Fight, momenti shoot’ em, platform e molto altro, oltre a delle interessanti e decisamente ben costruite boss fight. Questa varietà si riflette anche sulle possibilità offerte dai personaggi giocabili, dato che ognuno di loro sarà dotato di un’abilità unica che, a seconda della situazione, dovrà essere gioco forza sfruttata per venire a capo delle varie problematiche. Vorrei davvero potervi dire di più, ma andare oltre rappresenterebbe uno spoiler non da poco, pertanto mi limito a chiedervi di fidarvi delle mie parole.

Accorato omaggio

Dal punto di vista puramente estetico, Crossing Souls tiene fede alla sua indole citazionistica, optando per presentarsi con la consueta grafica retrò che, però, mai come in questo caso non risulta assolutamente essere fuori luogo (anche se a dire il vero siamo più nel campo dei 16 bit che non in quello degli 8, ma si chiude volentieri un occhio!). La pixel art realizzata da Fourattic richiama in modo prepotente gli scenari tratteggiati dalle gloriose avventure Sierra e LucasArts e, pur presentandosi in forma estremamente minimale, riesce a rendere perfettamente riconoscibili tutti gli omaggi al periodo che arricchiscono ogni singolo frame dell’avventura. Una vera chicca, inoltre, è rappresentata dai brevi intermezzi animati, realizzati in maniera estremamente fedele ai cartoon americani del periodo ed impreziosisti da un nostalgico effetto noise tipico delle vecchi VHS. Sono tutti dettagli secondari, è chiaro, ma evidenziano in maniera magistrale l’amore profuso dal team nel confezionare il tutto. Una pecca? L’assenza totale di qualsiasi localizzazione nostrana, un vero smacco visto che sono presenti anche il russo ed il coreano.

Crossing Souls è un sentito ed accorato omaggio ad un irripetibile decennio, che è stato capace di scavare un profondo e radicato solco all’interno dei nostri ricordi. Sarebbe però riduttivo condensare il valore del lavoro dei ragazzi di Fourattic all’interno di questa semplice definizione, visto che la loro creatura riesce a sorreggersi saldamente sulle proprie gambe anche in virtù della sua intrinseca natura videoludica. Si tratta, di una commistione tra due realtà che traggono beneficio l’una dall’altra e che, grazie ad un sapiente lavoro di incastri, riesce a dare vita al più moderno e spassoso gioco anni ’80 che sia recentemente comparso su console. Insomma, verrebbe quasi da definirlo il tie-in perfetto, se solo esistesse la sua controparte cinematografica…