Recensioni

Recensione Chernobyl VR Project

di: Simone Cantini

Ci sono delle date che ti rimangono cucite addosso per tutta la vita, magari non sempre per il motivo corretto, ma è innegabile come taluni avvenimenti, per quanto filtrati attraverso la propria sensibilità, finiscano per diventare una parte consistente del nostro patrimonio mnemonico ed emotivo. Ed è per questo che, giunti quasi alla fine del ventesimo secolo, seppur il mondo non finì per essere sconvolto dalle esplosioni atomiche, l’incubo radioattivo riuscì nell’intento di modificare in parte le mie abitudini di bambino. Allora non capii bene tutto, in fondo avevo solo 9 anni, ma la storia di quel reattore nucleare finì per rappresenta uno snodo importante della mia crescita. Un momento che oggi, con un po’ di malinconia, unita ad un pizzico di tristezza, sono riuscito in parte a rivivere grazie a Chernobyl VR Project.

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11.04.1986

Sembra solo ieri che, apparentemente senza motivo, a tutta la mia classe venne vietato di passare la consueta oretta di ricreazione nel giardino della scuola. Magari si trattava solo di una futile precauzione di dubbia utilità, e poi c’era quel tanto chiacchierato stronzio che non poteva che far sghignazzare come matti quel gruppetto di piccoli studenti. Fatto sta che passare in classe quelle giornate di primavera inoltrata aveva tutta l’aria di una punizione non meritata. Ma in fondo che potevamo saperne noi di quanto era successo a kilometri di distanza, in quell’enorme e sconfinata macchia verde che sulla cartina politica dell’aula riportava la scritta U.R.S.S.? Per noi rappresentava soltanto un argomento di lezione, una sorta di intangibile minaccia puramente intellettiva, pertanto ci sembrava impossibile che un simile spauracchio potesse aver causato così tanta apprensione nel mondo degli adulti. Eppure quella nube era reale, quel reattore era veramente esploso e la vita di tutte quelle persone si era davvero tramutata in un incubo, i cui strascichi sono visibili ancora oggi. Ed i ragazzi di The Farm 51, gli stessi dell’ottimo e recente Get Even, hanno deciso di condurci per mano, ad oltre 30 anni da quella sciagurata giornata, alla (ri)scoperta di quei  fantasmi legati al passato di tutti noi grazie a Chernobyl VR Project. Si tratta di un tour, ovviamente virtuale, all’interno di alcuni dei luoghi simbolo della cittadina di Pripyat e del reattore nucleare situato a pochissima distanza. Il tutto facendo affidamento su scatti e testimonianze reali, oppure su fedelissimi rendering modellati attorno ad ambienti realmente esistenti, che potremo esplorare a 360° e toccare quasi con mano grazie al PlayStation VR. Si tratta di una sorta di lungo documentario interattivo, della durata di circa due ore, in cui visiteremo le macerie dell’agglomerato urbano, rimasto praticamente congelato alla metà degli anni ’80, e ne approfondiremo alcuni aspetti grazie all’aiuto di una guida in carne ed ossa e ad alcune interviste realizzate appositamente. Non mancherà, ovviamente, la possibilità di esplorare fisicamente alcune zone del reattore e di udire la diretta testimonianza di alcuni sopravvissuti alla tragedia. Sfruttando una modalità che ricorda in parte i primi esperimenti multimediali legati ai CD-Rom, Chernobyl VR Project si configura come una sorta di mosaico interattivo che, aprendosi su di una suggestiva visuale area di Pripyat, ci permetterà di accedere alle varie sessioni semplicemente premendo un pulsante del pad. È ovvio come non ci sia nulla di ludico in tutto ciò, ma l’impatto emotivo garantito dalla realtà virtuale, per quanto mitigato da una marcata staticità dell’esperienza, rimane davvero molto forte.

Tuffo in un doloroso passato

Esperienze educative simili si erano già viste su PlayStation VR (vedi Virry VR e simili), ma è solo grazie a Chernobyl VR Project che la capacità divulgativa della periferica Sony riesce davvero a compiere quel significativo passa avanti che era lecito aspettarsi da una tale tecnologia. È ovvio che si tratti ancora di un meccanismo produttivo che ha ampi margini di miglioramento, ma il modo in cui tutto è confezionato, non limitato al proporre unicamente un video panoramico, evidenzia una cura realizzativa ben più corposa di quanto fosse lecito aspettarsi. Ovviamente non mancano alcune piccole criticità, prima tra tutti la brusca interruzione di molti video (un fade out avrebbe addolcito lo stacco) e l’impossibilità di controllarne la riproduzione a piacimento, così come la scelta di limitare al teletrasporto la capacità di movimento all’interno delle scene esplorabili. Si tratta comunque di piccole accortezze che non minano assolutamente la qualità realizzativa di Chernobyl VR Project che, seppur disponibile unicamente in lingua inglese e senza sottotitoli (il parlato è comunque molto lento e ben scandito), si configura come un’esperienza interattiva decisamente ben realizzata.

Chernobyl VR Project si incunea di prepotenza all’interno delle produzioni educative legate al PlayStation VR, uscendo da questo pericoloso sentiero senza riportare troppe ferite. Il modo in cui i vari racconti sono presentati, per quanto fortemente retrò, rappresenta un netto passo avanti nel proprio ambito di riferimento, sebbene permanga qualche piccola incertezza nella pulizia generale della presentazione. Al netto di queste marginali perplessità, Chernobyl VR Project rappresenta un modo decisamente interessante ed accattivante per affacciarsi su di un evento che ha segnato, nel bene e nel male, la nostra storia recente.